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Autore: Sakura Hikari    04/01/2016    0 recensioni
Raccolta di flash-fiction, scritte per lo più durante i Drabble Event sul gruppo "We are out for prompt".
1)Pausa pomeridiana
2)Un Natale scioccante per Ludwig
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig, Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un Natale scioccante per Ludwig


Prompt di Jordan Hemingway: Hetalia, Gerita, festeggiando il Natale a casa Italia.


Ludwig si stava già pentendo di aver accettato l’invito di Feliciano di trascorrere il Natale insieme – e non erano trascorse neanche due ore da quando aveva messo piede in quella casa. Al suo arrivo era stato accolto da un turbine di luci, risate e volti sconosciuti, parenti e amici di Feliciano e Romano, tutti così simili tra loro che il biondo non riusciva a distinguere, né tantomeno a ricordare i loro nomi.
Era rimasto piuttosto deluso nel notare che non ci fosse nessun albero decorato con addobbi e luci in casa, e quando aveva dato voce alle sue perplessità a Feliciano, era intervenuto Romano che gli aveva indicato una palma bel giardino, con un paio di lucine ai lati. “Non siamo riusciti a far crescere un abete nel nostro giardino, così abbiamo optato per questa.”, aveva spiegato. Al che la mascella di Ludwig aveva toccato terra. Una palma! Come si poteva sostituire l’abete con una pianta tropicale?
Prima che potesse dare in escandescenze, però, erano venuti a chiamarli per il pranzo. O i pranzi, Ludwig non sapeva bene come definire l’ininterrotta processione di piatti e vivande che si alternavano: c’erano così tante cose da mangiare, salumi, formaggi, frittate, legumi, un pasticcio con pomodoro e melanzane, e ovviamente pasta. Pasta condita in mille modi diversi ovunque. Ludwig aveva una mezza idea di posare la forchetta e dichiararsi pieno come un uovo, ma ad un’occhiata minacciosa di Romano con tanto di: “Cosa c’è? Non ti piace?”, ebbe un ripensamento e accettò l’ennesima porzione, nel timore di fare brutta figura.
E quanto parlavano! C’era sempre qualcuno che gli chiedeva qualcosa sulle sue abitudini, sui suoi amici, sulla famiglia, per poi, senza aspettarsi una risposta, attaccare a parlare del tale dei tali che aveva compiuto la tale azione in tale anno, dando per scontato che Ludwig sapesse esattamente di cosa si stesse parlando, quando era invece il contrario.
Il tedesco cominciò a sentire caldo e sonno, e aveva completamente perso di vista Feliciano. Proprio in quel momento, la voce del giovane riuscì a contrastare il frastuono che regnava incontrastato: “Che ne dite di cantare qualcosa?”
Udendo la musica Ludwig si riscosse. I canti! Ecco qualcosa di familiare e tipicamente natalizio. Mentre si diffondevano le note di Silent Night, venne colto da un moto di nostalgia e si ricordò di un inverno di molti anni fa, quando tutto era ammantato di neve e nell’aria si diffondevano il profumo dei pini selvatici, dei dolci appena sfornati e le voci dei cori.
Cominciò ad intonare i primi versi con grande pathos, ma ben presto si accorse che il resto della comitiva stava cantando qualcosa di completamente diverso.
“Perché cantate di astri e pargoli?”, domandò stupito.
“Ah… noi conosciamo la versione tradotta.”, spiegò Feliciano. “Per alcuni di noi era difficile impararla in tedesco.”
“Anche la tua versione però non era male.”, s’intromise una fanciulla, forse una cugina.
Orrore! Dopo l’ennesima prova della pigrizia italiana nell’apprendimento di una lingua straniera, Ludwig si diresse mogio fuori in giardino, respirando a pieni polmoni l’aria fresca della sera.
“Hey, tutto bene?”, Feliciano spuntò al suo fianco e gli mise una mano sulla spalla. Ludwig trasalì, ma accolse di buon grado il calore emanato dalla mano dell’italiano. “Sì, certo.”, mentì. Se non altro, era felice che Feliciano si era accorto che qualcosa non andava e si era preoccupato.
“Ah, meno male! Allora io torno dentro, stanno per servire i dolci!”, esclamò allegramente, e Ludwig avrebbe voluto prendersi a calci da solo. Figuriamoci se quella zucca vuota potesse pensare a qualcosa di diverso dal cibo!
Feliciano però non si era mosso: guardava sopra di sé, alla pianta appesa sopra alla porta e, con orrore, Ludwig realizzò che si trattava di…“Vischio”, disse con voce stranamente acuta.
“Sì. L’ha portato Arthur”, confermò il bruno, ignaro del suo turbamento. “Aveva detto che era tradizione, ma non mi ricordo bene di cosa si tratta… aveva a che fare coi baci, mi sembra…”
Beh, tanto valeva rispettare la tradizione. Ludwig si chinò e sfiorò appena le labbra di Feliciano. Senza guardarlo in faccia, disse: “Dai, rientriamo. Se non sbaglio mi avevi fatto un regalo.”



 
  
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