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Autore: Cygnus_X1    04/01/2016    1 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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*** Parte Terza ***
La battaglia della Capitale


C
apitolo 22

Attesa



 

S



ciabordare d'onde che si frangevano contro la chiglia, cigolii e schiocchi dei legni e delle cime tese tra vele e alberi, le voci indistinguibili dei marinai, gli ordini gridati; e poi il vento, che impattava sulla tela sospingendo la Drago Bianco verso i Regni dell'Ovest.
Solo quei suoni giungevano a Myrindar, nel buio degli occhi chiusi, avvolta nel suo mantello pesante a gambe incrociate sul cassero. La mente vuota e proiettata fuori da sé, Myrindar percepiva con straordinaria chiarezza ogni cosa – il legno umido e screpolato su cui poggiava i palmi, i ricci che le schiaffeggiavano il viso e il collo, l'odore della salsedine; il rollare ritmico della nave sulle onde, sporadici spruzzi d'acqua che arrivavano a pungolarle la pelle, il tepore del Craidhal sul suo petto, sotto la camicia.
Non era ancora l'alba e il gelo mordeva con la furia delle bestie. Pochi della ciurma erano già fuori, e nessuno dei passeggeri oltre lei e Jahrien, i cui passi verso di lei producevano leggere vibrazioni all'impatto con il legno.
«Non è saggio fare gli esercizi di concentrazione con questo freddo» mormorò il giovane, prendendo posto accanto a lei. Prima di riemergere e accelerare il respiro, Myrindar avvertì il calore e l'energia magica che promanavano da lui, e ne fu sorpresa: non era mai sprofondata così intensamente in se stessa.
«Tanto non avevo freddo» gli rispose, squassata da improvvisi brividi.
«Ma ora sì. E dovresti riposarti e dormire, sei stata sveglia tutta la notte.»
Myrindar non rispose. La notte scorsa aveva dormito poco e male, soverchiata dal senso di colpa e dalla preoccupazione. Dane era poco distante da lei, oltre una semplice parete di legno, in pericolo di vita, assistito da Tarazed e Jahrien che, sfruttando tutti i loro poteri di Cavalieri Erranti e la magia che scorreva nel sangue misto del giovane, tentavano di trattenerlo con loro.
«Come sta?» disse invece. I suoi occhi fluttuavano sul ponte senza fermarsi su nessun dettaglio, alla deriva.
«Meglio, ora. Si riprenderà, vedrai.»
La ragazza si voltò a guardarlo. Alcune ciocche sfuggivano alla treccia, che alla luce scarsa dell'aurora pareva quasi argentea, e guizzavano come fiamme fredde all'aria scoprendo le orecchie a punta, ma lui non se ne curava. I suoi occhi fissavano senza guardarle le fasce che gli avvolgevano i polsi e le mani che ne tormentavano senza sosta un brandello sfilacciato; cupi, si perdevano nell'ombra tra la fronte aggrottata e le occhiaie livide sul suo volto disfatto. Nemmeno lui aveva avuto sonni tranquilli, da quando avevano lasciato le Isole.
E come avrebbe potuto? Sua sorella è là.
La sorella di Jahrien, la sua unica amica. E Dane, che con quella guerra non aveva a che fare, ora era disteso tra le lenzuola, pallido e svenuto. E suo padre era morto, e chissà quanti altri degli abitanti di Tadun, e chissà quanta altra gente.
Ognuno di noi avrà perso moltissimo prima che tutto questo sia finito.
E lei aveva un'enorme, colossale responsabilità in quella guerra, perché solo lei poteva fermare Layrath. Di colpo il Craidhal appeso al suo collo si fece pesante.
«Cosa succederà ora?» sussurrò.
«Ho contattato Alshain in sogno, la notte scorsa» rispose lui, passandosi le dita sugli occhi per scacciare la stanchezza, «Più o meno tre settimane fa un'avanguardia elfica si è unita all'Esercito Libero. Grazie a loro – e al fatto che Layrath non sembra più partecipare ai combattimenti – sono riusciti a prendere Thora in due giorni, e da lì l'esercito di Uthrag si è scompaginato. Tra una decina di giorni arriveranno a Sham, insieme con i due plotoni di Elfi che i Consiglieri di Gylne Lyset hanno inviato. Noi risaliremo il fiume Lokra e arriveremo direttamente là.»
Myrindar spalancò gli occhi. «Vuole attaccare direttamente la capitale?!»
«Ha deciso di sfruttare quest'occasione. Potrebbe essere quella definitiva di concludere la guerra, ora che abbiamo anche gli Elfi con noi.»
La giovane non rispose, sopraffatta dalla consapevolezza che entro due settimane, forse, tutto si sarebbe concluso. Entro due settimane affronterò mio fratello.
Sarebbe stata pronta, entro quattordici miseri giorni?
No, si rispose subito dopo. Per una cosa come quella nessuno poteva essere pronto.
 
***
 
Anser.
Non vedeva nulla attorno a sé. Tenebre liquide scorrevano in ogni dove, impedendogli di distinguere il sopra e il sotto, come se galleggiasse in un nulla indefinito. La voce gli era giunta lontana, soffocata dall'oscurità, distorta fino a diventare irriconoscibile.
Anser, mi senti?
Il lampo di un ricordo apparve a illuminare quel nero. Fiamme divampavano in ogni dove; la sua gola bruciava, irritata dal fumo che lo faceva tossire; i suoi muscoli dolevano dalla fatica di continuare a combattere malgrado la stanchezza. E poi l'angolo di una strada, il lampo di una spada, il vuoto.
L'avevano tramortito e imprigionato, concluse. Doveva sforzarsi per allineare i pensieri; scorrevano melmosi, densi, come impediti da qualcosa.
Se lui era caduto significava che l'insurrezione era fallita. Oppure i suoi avevano seguito i suoi ordini e avevano seguito il piano fino in fondo, e ora la città era divisa in due e contesa?
Maledizione, Anser, ascoltami!
Conosceva quella voce, ora che la sentiva più chiaramente. Un altro lampo attraversò il buio, un volto: una ragazza dalle curiose orecchie a punta sotto i capelli biondi e grandi occhi dorati. Keeryahel.
Che ci faceva lei lì? Ma dov'era questo ?
Keeryahel?, la chiamò. La sua voce rimbombò tra le volte delle tenebre nonostante lui non avesse fiatato.
Anser!, rispose lei. Il sollievo colorava quella semplice parola, il suo nome. Non ero certa che questa magia funzionasse, ho voluto provare.
Dove siamo?, chiese il giovane. Sondava tutto intorno con lo sguardo per vederla, ma non la trovava. La sua stessa voce sembrava provenire contemporaneamente da ogni direzione e da nessuna.
In un sogno, disse. Purtroppo non posso fare altro, mi hanno addormentata perché non usi la magia per fuggire. Ci hanno imprigionati entrambi, questo era l'unico modo che avevo per parlarti.
Anser annuì, ammirato dalla sua determinazione, prima di ricordare che lei non poteva vederlo.
Va bene. Qual è il piano? Cos'è successo finché ero svenuto?
Non lo so, si rammaricò lei. Un sospiro crepitò nell'aria nera. Non riesco a introdurmi nei sogni delle persone con cui non ho avuto un contatto visivo.
Mano a mano che il tempo passava, la nebbia che gli stritolava la mente si stava disperdendo. La scoperta di questo potere posseduto dalla ragazza aveva cambiato ogni cosa: potevano andarsene. Doveva solo elaborare un piano.
 
***
 
«Cosa pensi che succederà?»
Quella mattina, non appena era salita sul ponte, aveva visto Tarazed in piedi, da solo, i gomiti poggiati sul parapetto, a prendersi il vento. Myrindar gli si era avvicinata ed erano rimasti entrambi in silenzio per qualche istante, prima che la ragazza trovasse le parole adatte per interpellare il Cavaliere.
L'uomo indugiò, forse intento a sua volta a scegliere la frase migliore, poi sospirò.
«Sangue e morte, come in ogni guerra» disse infine.
«Pensi che vinceremo?» riprovò la giovane, per nulla scoraggiata. Dovette trattenere un sorriso: nonostante lui si ostinasse a definirsi un Cavaliere Errante non più tale, la risposta che le aveva appena fornito era proprio da Cavaliere. La stessa che avrebbe detto Jahrien, probabilmente.
«Vincere.» Sembrò far risuonare la parola nella sua testa. «Se con “vincere” intendi tirare giù Uthrag da quel maledetto trono per rimetterci il legittimo erede di Valair... non sarà affatto semplice, questo sì, ma sono consapevole delle capacità di Alshain e lui conosce Sham a memoria, in ogni suo vicolo, dato che era un generale di Dokhet prima che succedesse il disastro. L'Usurpatore non è sciocco, certo, e l'assenza dell'Aleestrya dai campi di battaglia negli ultimi tempi sembra far presagire una trappola... ma se conosco Alshain, ne starà preparando qualcuna anche lui.»
Myrindar stette per qualche secondo in silenzio a riflettere. Tarazed aveva chiamato Layrath “l'Aleestrya”, la Mano d'Ombra, ma anche lei lo era. Si sarebbero fronteggiati, come i Gemelli della leggenda, anche se molte cose di quella storia sembravano non combaciare.
«In che altro modo intendevi con “vincere”, oltre a quello di riportare l'ordine nei Regni?» disse poi.
Tarazed rise piano. «Proprio riportare l'ordine nei Regni intendevo» rispose.
Myrindar si voltò a guardarlo, dubbiosa. Lui le scoccò un'occhiata sbilenca con l'unico occhio che brillava come sempre.
«C'è molto più di quel che sembra – e quel che si sa – dietro a questa storia. Non si tratta solamente di Uthrag che ha congiurato contro Valair e Asheena per prendere il potere... c'è altro che trama nell'ombra e finché non ci sbarazzeremo di quest'altro non ci sarà ordine nei Regni.»
Ognuna di quelle parole si abbatté su di lei come un quadrello di balestra. Cosa significava tutto ciò? Aveva sempre saputo che era l'Usurpatore il nemico, colui che aveva infranto la pace dei Regni.
«Di cosa stai parlando?» mormorò. Non era certa di volerlo sapere, in realtà.
«Della persona che ti ha fatto quello» rispose il Cavaliere.
Per qualche attimo Myrindar non capì. Poi vide l'occhiata che l'uomo le aveva scoccato e comprese, e l'assalirono le vertigini.
«Cosa?!» quasi gridò, con voce strozzata, mentre la mano correva al petto dove, sotto camicia, tunica, corsetto e mantello, la sua pelle era tinta del marchio di Aleestrya.
«È il consigliere di Uthrag, l'uomo che ha ordito la congiura insieme a lui. Ed è ciò che gli Elfi chiamano Zerisha Ynahar, un Sacerdote dei Demoni.»
 
***
 
Un piano per uscire da là e vendicarsi di Temeh. Nella sua mente sembrava germogliare un abbozzo di idea.
Keeryahel, puoi controllare la mente di una persona attraverso i sogni? Fare in modo che la persona faccia quello che le ordini?
, rispose lei qualche istante dopo. Cos'hai in mente?
Un modo per fuggire dalla prigione, forse.
E poi cosa farai? Era difficile dedurre le reazioni di Keeryahel dalla sua voce, ma le sembrava triste.
Incontrerò i miei uomini. Ucciderò Temeh e mi prenderò la mia vendetta. Esitò. E troverò un modo di riportarti a casa.
Non tornerai nei Regni con me, quindi. Era un'affermazione e, ora Anser non aveva alcun dubbio, Keeryahel era dispiaciuta.
No, non tornerò, disse, deciso. Le Isole Nebbiose sono casa mia, non mi importa quello che ha detto Tarazed. Si accorse che la sua voce era apparsa più dura di quello che avrebbe voluto, e se ne dispiacque. La ragazza non aveva colpa.
Sei l'erede al trono di Dokhet...
Non posso essere re, Keeryahel, ribatté lui. Non ne sono in grado.
Non è vero, replicò la ragazza, e ad Anser sembrò che la sua voce si fosse infiammata. Se fosse di fronte a lui, ora vedrebbe i suoi occhi d'oro accendersi di determinazione. Hai guidato questi uomini in una ribellione contro il loro stesso capo, hai preso il comando di un qualcosa che esisteva già da molto tempo ma che nessuno aveva il coraggio di manifestare.
Una cosa è essere un condottiero, un'altra è essere un re.
Potresti evitare una guerra per la successione!
Non lo farò, Keeryahel. Mi dispiace deluderti.
Lei sospirò, ma non insistette. Non sarò io a importi una decisione come questa, disse invece. Ma ora pensiamo a uscire da questa maledetta prigione.
 
***
 
«Un Sacerdote dei Demoni... pensavo esistessero solo nelle leggende» disse Myrindar in un sussurro.
«E invece no, purtroppo» rispose Tarazed. «Gli Zerisha Ynahar esistono, sono sempre esistiti fin dalla Guerra dei Mille Inverni, fin da quando i Demoni sono stati esiliati. E questo Sacerdote è il consigliere di Uthrag, colui che l'ha aiutato nella sua ascesa al potere e che ha marchiato te e Layrath. Aveva intenzione di creare l'Aleestrya su di voi, per usarvi come armi. Il Kratheda vi avrebbe ucciso troppo in fretta, e sarebbe stato un potere troppo imprevedibile, ma serviva per Aleestrya.»
«Quindi... sai chi sono?» chiese la ragazza. Finalmente avrebbe ricevuto le risposte alle domande che da sempre la tormentavano.
«Sì» disse il Cavaliere dopo qualche secondo di indugio. «So chi sei. E non te lo dirò, non ora.»
«Ma... perché?» urlò Myrindar, esterrefatta. Non poteva crederci. Era stata così vicina alle risposte, tanto da poterle sfiorare, e ora le sembrava che un baratro si fosse aperto all'improvviso davanti a lei.
«Ho giurato.»
«Ad Anser hai detto la verità, anche se avevi giurato!» Gli sarebbe sembrata una bambina petulante per quella replica, ne era certa, ma non le importava. Era sconvolta.
«Lui pensava che fossi suo padre, e che fossi morto. Gli dovevo una spiegazione.»
«Ma...»
«Mi dispiace, Myrindar. È per il tuo bene, meno ne sai meglio è.»
Detto questo si allontanò senza guardarla. La ragazza restò immobile a guardarlo, come pietrificata.
Quasi non si rese conto che l'uomo di vedetta, in cima all'albero maestro, aveva gridato “Terra”.

 

   
 
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