Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: alberodellefarfalle    05/01/2016    1 recensioni
Salve a tutti. Questa è una prova. Chi mi conosce sa che pubblico solo storie originali, quindi questa è la mia prima ff. Siate clementi. Ho voluto provare e dato che Robert Pattinson mi piace molto (ho avuto la mia fase da Twilight anche io), ho deciso di cimentarmi con lui. Ovviamente è tutto di fantasia. Vi avviso che non essendo un'amante del gossip non mi sono basata su un evento particolare, ho solo immaginato come potrebbe essere Robert Pattinson (e come spero che sia) se si ritrovasse a Roma per lavoro e lì conoscesse una comunissima ragazza italiana. Titolo omaggio al film "Vacanze Romane" con Audey Hepburn e alla canzone omonima dei Mattia Bazar. Non mi resta che augurarvi buona lettura.
NB In data 7/1 ho aggiunto una piccola frase finale che chiarisce l'epilogo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci siamo, ci siamo ... Felicità!!!!! Scusate per il ritardo. Ecco a voi l'epilogo.
BUON ANNO, BUONA EPIFANIA E BUON RIENTRO.
 

Vacanze Romane
 

Epilogo
 
Passarono due giorni ... Non potevo farmi rovinare così. Ripresi a visitare Roma. Mi mancava solo un giorno e poi sarei ritornata a casa. Sarei stata lontana, avrei dimenticato tutto, con il tempo avrei seppellito quello che provavo per lui e forse tutto sarebbe rimasto solo un aneddoto da raccontare. Avevo dato il mio primo bacio a una star internazionale e mi ero innamorata di lui. Sì, con il tempo, molto tempo, sarebbe divenuta una storia carina da raccontare, magari un giorno lo avrei raccontato ai miei nipoti. Per il momento la delusione e la tristezza prevalevano, ma avevo deciso che non potevo assolutamente predominare. Gianni stava lavorando come un matto in quei giorni, proprio per il film in cui ci sarebbe stato Rob … no Mr. Pattinson. Aveva provato a parlarmi ancora di lui, ma io mi ero rifiutata e, preso dal suo lavoro, aveva finito per rinunciare. Mi aveva invitato a una serata e io avevo accettato. Dovevamo festeggiare l’ultima mia sera a Roma. Così, rientrata da una lunga passeggiata, mi feci una doccia e mi preparai. Avevo comprato quello stesso pomeriggio un vestito nuovo, con scollo a cuore e piccoli ricami bianchi su sfondo blu, che scendeva morbido fin sopra il ginocchio. Avevo indossato i tacchi color carne e preso la borsetta di cuoio. Gianni mi comunicò il luogo e io mi avviai con un taxi.
Avevano fatto le cose in grande, questo era certo: tappeto rosso, scalinata, giornalisti appostati. Osservai tutto dalla vetrata della sala in cui mi trovavo. Io avevo percorso quella scena minuti prima, quando ancora non c’era quasi nessuno. Gianni lavorava in modo frenetico e non lo avevo ancora visto, quindi io mi aggiravo per la sala ancora quasi del tutto vuota, una sala di un lussuoso albergo, finemente addobbata per la festa. Le persone dello staff si aggiravano frenetiche, mentre io, ormai all’esasperazione, avevo abbandonato la sala per aggirarmi indisturbata per l’albergo. Composizioni floreali, ricchi drappeggi e mobili raffinati caratterizzavano gli ambienti che, deserti, visitavo. Vagavo senza meta, con una strana sensazione che mi serpeggiava nelle vene, sarebbe successo qualcosa, lo sapevo e la mia mente non faceva che elaborare possibili scenari e, purtroppo per me e il mio umore, erano tutti molto simili e presentavano sempre un volto. Come se si fosse sentito richiamato, quel volto apparve reale nel mio campo visivo. Era bello, incredibilmente bello, come lo avevo sempre visto su riviste, foto e film e come ormai lo avevo visto in quei pochi giorni, che però erano stati sufficienti per farmi capitolare il cuore. “Héloïse.” Disse solo il mio nome, che sulle sue labbra aveva un fascino particolare, che mai avevo pensato potesse avere; e si avvicinò. Io rimasi immobile mentre mi lasciavo scrutare dai suoi profondi occhi verdi(1), mentre le immagini di noi due insieme ruotavano in continuazione nella mia mente, come dimenticando gli ultimi giorni di delusione. Che brutti scherzi fa la mente, ma soprattutto il cuore. Mi giunse di fronte, a pochi centimetri da me, ci osservammo a vicenda, studiandoci, fino a che lui non prese il mio volto tra le mani e mi baciò. Un bacio impetuoso, passionale, che io non rifiutai, ma anzi al quale risposi con tutta me stessa, con tutto l’amore e il desiderio e con tutta la rabbia, che presto mutò in uno schiaffo. Si ritrasse di scatto ma senza lasciare il mio volto. “Guardami … guardami, Héloïse.” Mi disse. E io lo feci, non potevo fare altrimenti e con fatica trattenevo le lacrime. Non dovevo piangere, non se lo meritava. “Lei non significa niente, Héloïse. Guardami.” Continuava a ripeterlo e io lo facevo, restando in silenzio e lasciando che quelle parole si depositassero dentro di me e avessero effetto. Ma io ero solo confusa. Non significava nulla, ma era scomparso; Non significavo nulla nemmeno io? Eppure era lì a implorarmi; Era un attore e stava recitando o era sincero? “Cioè lei significa qualcosa, ma non nel modo che pensi tu. Devi credermi, Héloïse.” Dovevo credergli? Ero così confusa. Mi limitavo a fissarlo ad occhi sbarrati. Pensandoci dovevo sembrare un poco idiota. “Mr. Pattinson.” Qualcuno lo chiamò, ma lui non si voltò se non dopo che quella voce ripeté il suo nome un paio di altre volte. “Un attimo.” Rispose scocciato, mentre ancora si rifiutava di lasciare il mio volto, intrappolato tra le sue mani. Ritornò a guardarmi. “L’aspettano.” Nemmeno avevo guardato chi lo stesse cercando. “Ho detto un attimo.” Questa volta nemmeno si disturbò di voltarsi, continuò a mantenere il suo sguardo fisso sul mio. “Vai …” mi risvegliai “Non prima che tu mi abbia detto che mi perdoni.” E rimase immobile, come promesso. “Perdono? Perdono per cosa, Mr. Pattinson?” Come faceva male a me e lui pronunciare quel “MR PATTINSON” e non il suo nome; mi bruciava la gola e la delusione nei suoi occhi era così evidente. “Ti dovrei perdonare per essere sparito dopo che quasi come una stupida stavo per concedermi a te? Per cosa dovrei perdonarti esattamente, Mr. Pattinson? Per essere stato con una donna dopo che ci eravamo baciati in quel modo? Non me ne frega un cavolo di quello che vuoi tu, Mr. Pattinson. Mi dovrei prendere solo a sberle per essere stata così stupida tanto da fidarmi di te. Che pretendevo? Che una star trofia e piena di sé potesse essere interessata a me? Sono stata stupida, no? Ma devo ammettere che sei stato un bravo attore. Complimenti, Mr. Pattinson. E ora vai, altrimenti Gianni avrà problemi e sicuramente è quello che meno deve pagare per questa storia, anche se vorrei prenderlo a schiaffi per avermi trascinato qui oggi.” Non mi lasciava andare, non si spostava nonostante quanto gli avessi appena detto. Continuava a tenere il mio volto intrappolato tra le sue mani, in una presa decisa, ma non prepotente. “Robert, ti prego, dobbiamo andare.” Fu Gianni a strapparci da quello stallo dove eravamo finiti. Gli poggiò le mani sulle spalle e piano lo allontanò da me, affidandolo al signore che, invano, era venuto in precedenza a chiamarlo. Lui riluttante lasciò la sala, sapientemente scortato, mentre io rimasi con mio cugino e lo guardai in cagnesco “Robert?” fu l’unica parola che riuscii a sputare con rabbia “Si, Robert.” Fece indifferente lui “E da quando?” lo guardai ancora peggio, se possibile “Da sempre, ma diciamo che abbiamo fatto amicizia dopo che ho provato a prenderlo a pugni per la qui presente, ma è un energumeno quindi gli ho solo fatto il solletico. Ora vorrei stare qui a raccontarti tutto per filo e per segno, ma non ho né il tempo né la voglia, quindi andiamo di là … e non odiarmi troppo.” E mi trascinò letteralmente indietro nella prima sala “Amici … me la pagherai.” “Si, si, dopo Héloïse.”
Una conferenza stampa. Presentavano il lavoro a cui avrebbe preso parte Mr. Robert Pattinson, lavoro che lo avrebbe portato per molti mesi in Italia, lavoro a cui avrebbe partecipato anche mio cugino. E io me ne stavo ai margini di quella sala, così come ero consapevole di essere al margine di quel mondo patinato e luccicante che è il mondo del cinema. Me ne stavo ai margini, con il braccio di mio cugino saldamente ancorato alle mie spalle, come se avesse paura che scappassi, io imbronciata, lui felice e orgoglioso di vedere tutti quei giornalisti scannarsi per fare domande a Mr. Pattinson e gli altri. “Mr. Pattinson, è felice di dover passare così tanto tempo in Italia, così lontano dalla sua solita vita e dai suoi affetti?” era stata una donna a porre la domanda, sulla quarantina, con splendidi capelli rosso fuoco, tagliati in un simpatico caschetto. “Come potrei dirle di essere infelice? L’Italia è un paese meraviglioso, custodisce bellezze e tesori spesso sottovalutati e nascosti. Il mio lavoro mi ha spesso portato lontano dalla mia terra e dai miei affetti, anzi ormai da tempo torno a casa poche volte, ma sicuramente non sarà questa la volta in cui sarò più triste di stare lontano dalla mia solita vita. Anzi, voglio approfittarne per visitare l’Italia, anche e soprattutto quei posti meno conosciuti. Per esempio mi hanno parlato molto della Sicilia; ecco, quella è una terra che vorrei visitare.” E mi fissava insistentemente, come se in quella sala ci fossimo solo io e lui e nessuna massa di persone a dividerci. Gianni non parlava, non diceva nulla, si limitava a tenermi ancorata a sé. “E ci sarà qualcuno ad accompagnarla?” questa volta fu un uomo a porre la domanda “Il Signor Pattinson non risponde a domande personali.” Rispose Philip, ma lui, Mr. Pattinson, lo bloccò “No, intendo rispondere a questa domanda. No signori, non mi accompagnerà nessuna persona in particolare, non che io non vorrei. Ci sarebbe qualcuno che vorrei al mio fianco adesso, nei prossimi mesi e sempre, se possibile, ma ho combinato un casino e quindi non so se lei mi perdonerà mai.” Un brusio si levò dalla sala, i giornalisti si guardavano tra loro e scribacchiavano frenetici sui loro blocchi o sui loro tablet. Robert mi fissava, si Robert, al diavolo Mr. Pattinson. Io mi voltai a guardare Gianni, che non si era minimamente mosso, e mi fece un sorrisetto beffardo, come se lui sapesse cose che io non sapevo. Sbuffai spazientita. Ero io che mi ero rifiutata di ascoltare tutto e tutti, avevo spento il cellulare, negato di parlare con Gianni, mi ero chiusa in me stessa per non soffrire, ma in quel momento avrei voluto sapere e mi infastidiva terribilmente quella sorta di muro che mi trovavo di fronte. “E se ve lo state chiedendo, non parlo della ragazza che era con me l’altro giorno e che voi avete immortalato.” E la sala si trasformò in una vera e propria bolgia: domande che si accavallavano, mani che sventolavano in alto, gente che parlava tra di loro. Sicuramente si sarebbe parlato di quella conferenza stampa ancora a lungo. Io approfittai della confusione generale per avvicinarmi al tavolo dove erano seduti Robert e gli altri e Gianni mi lasciò andare tranquillamente. Mio cugino sembrava prevedere tutte le mie mosse quella sera e accompagnarle a reazioni perfettamente calcolate. Mi feci spazio tra giornalisti ormai fuori controllo, mentre gli uomini e le donne che si occupavano della gestione della sala tentavano di riportare la calma. Mi trovai praticamente di fronte al tavolo e ci ero arrivata sempre sotto lo sguardo fisso di Robert e di Philip, al suo fianco che pareva controllare tutto. “SEI TU” mimò in italiano come fui praticamente a pochi metri da lui. "SEI TU" ripeté e io in quel momento fui certa che avrei voluto che in quella sala ci fossimo solo io e lui per parlare, capire e ... baciarlo ... si, baciarlo ... era la sola cosa che avrei voluto fare in quel momento, in realtà. Gli sorrisi, "I'M HERE." mimai in risposta io. (2)
 
*La storia è totalmente inventata e con questa non voglio recare offesa a nessuno.


NOTE
(1) Ricordate la mia così detta licenza poetica sul colore degli occhi di Mr. Pattinson, solo per me sono verdi ahahah
(2) Questa scena è ispirata a due scene di due fil molto belli: “Vacanze Romane” con Audrey Hepburn e “Notting Hill” con         Julia Roberts e Hugh Grant
 
Angolo Autrice: Si chiude qui questa storia, questo esperimento. Ringrazio tutti. Mi scuso per il ritardo co cui ho pubblicato gli ultimi capitoli, ma la mia vita ha preso il sopravvento.
Piccola nota finale: ho pensato di chiudere diversamente, di spiegare chi fosse la ragazza con Robert, di capire cosa succederà ai due protagonisti, cosa farà Héloïse, ma ho preferito chiudere così, secondo me era la cosa migliore, un poco come succede nei due film a cui mi sono ispirata per questa scena. Non so, forse aggiungerò un extra dove spiegherò tutto, un poco come nella scena finale di Notting Hill, dove si vede che fine fanno i due protagonisti. Per quanto riguarda questa storia mi piaceva chiudere così. a voi libera immaginazione per il seguito.
È stato bello fare questo esperimento, di solito scrivo solo originali. Anche se un poco questa storia lo è, del resto, purtroppo, non conosco Robert Pattinson e non mi sono ispirata a nessun fatto reale. Spero solo che un poco somigli al mio Robert Pattinson. Se qualcuno dovesse incontrarlo ditegli che esiste questa storia e mi riferisca se ci ho preso almeno un poco con il carattere ahahah.
La smetto di blaterare, torno al mio studio, grazie a tutti, ma in particolare a ZIKIKI98 che ha recensito tutti i capitoli fino a qui.

Vi lascio con due ultime cose:
1. Se avete voglia, date un’occhiata alle mie storie
2. Progetti futuri: sto pensando a una sezione di originali da intitolare “Di principi e principesse”. Ho due storie in mente al momento, non so quando e se vedrà mai la luce, io spero di sì. Quindi spero a presto.

 
Chiara
  
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