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Autore: Skrill rider    05/01/2016    2 recensioni
(Sequel di "Eroi di Berk", leggete il primo libro, altrimenti non capirete niente di questa storia)
In questo secondo libro delle Cronache di Berk, si vedranno Arkius ed Eyvind ormai ventenni, alla ricerca della loro terra nativa, la terra del sud, la Southern bakken.
Durante il viaggio verranno a conoscenza di verità che segneranno per sempre le loro vite, stringeranno amicizie, combatteranno per la libertà, si faranno carico di una missione, cercheranno la loro vendetta...e dopo tutto questo? Resteranno nella loro patria o seguiranno il loro cuore, tornando a Berk?
Vi ho incuriosito abbastanza? Allora venite a leggere questa nuova avventura!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Drago Bludvist, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Berk'
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~~Southern bakken, terra del sud, chiamatela come volete. È sempre la stessa. I boschi bui sono infestati dalla paura. La paura che si muove sotto il comando spietato di un unico leader, che governa tutte le sue forze dalla sua roccaforte inespugnabile. Il suo nome è Drago Blüdvist.
Il suo luogotenente era un uomo, se così si può chiamare un tagliagole assetato di sangue, conosciuto da tutti come “il mietitore”. Il suo nome era dovuto alla sua abitudine di mozzare la testa alle sue vittime prima che potessero dire anche solo “Ti prego…”
Tutti lo odiavano, ma nessuno prima aveva mai osato sfidarlo. Tantomeno mettersi sulle sue tracce per vendicarsi di un torto. Ebbene, come si suol dire, c’è sempre una prima volta.
Arkius, Eyvind, Ranera, Franziska e Heather seguivano “il mietitore”, chiedendo indicazioni nei villaggi, individuando segni del suo passaggio, come vittime decapitate, per esempio.
Una sera, si erano accampati nel bosco per la notte. I draghi avevano collaborato ad accendere il fuoco, perché l’umidità rendeva difficoltosa questa operazione.
Seduti in cerchio attorno al falò, arrostendo allo spiedo delle lepri che avevano catturato, nessuno fiatava. L’unica voce udibile era il sussurro saggio e penetrante della foresta e di tutti gli spiriti che la abitavano.
Sapevano che il mietitore aveva capito di essere seguito e per questo non lasciavano un attimo le armi.
-Fa freddo di notte.- mormorò Arkius a bassa voce.
-Qui è così d’estate.- rispose Ranera –di giorno caldo, di notte freddo.-
-Io non ho affatto freddo, sto sudando.- disse Eyvind stranita.
Arkius si allarmò subito e le tastò la fronte con la mano, per ritrarla subito. Scottava.
-Devi avere una bella febbre.- sussurrò.
-Se avesse la febbre alta- si intromise Heather- starebbe tremando come una foglia.-
Ma la ragazza non stava affatto tremando, aveva caldo.
-Meoffio frtello, èna sctrega.- proruppe Franziska a bocca piena.
La guardarono tutti con aria interrogativa.
-Frankie, inghiotti prima di parlare- sbuffò Ranera alzando gli occhi al cielo.
-Shcufate!- disse lei, inghiottì e riprese:- Dicevo, è ovvio che Eyvind è una strega! Con qualche potere legato al fuoco magari.-
-Sai cuginetta? Forse era meglio se rimanevi a bocca piena…- sbuffò nuovamente Ranera.
-Sai una cosa? Tu staresti benissimo con i gemelli Thorston!- scherzò Arkius.
-E chi sono?- si incuriosì lei.
-Ehm, erano i miei migliori amici quando abitavo a Berk e avevo dieci anni e loro sono…un po’suonati, diciamo, ma fortissimi.- rispose lui.
-E come si chiamano?- chiese lei di nuovo.
-Testaditufo e Testabruta.- le rispose.
-Mmh, non starebbe meglio Tuffnut e Ruffnut?- chiese.
-Senti sorella, i loro nomi non li ho decisi io.- concluse Arkius.
Il resto della notte passò calmo e silenzioso.
Arkius stette sveglio a vegliare sugli amici. Su Eyvind in particolare. Gli piaceva poco quel caldo improvviso che l’aveva colta.
Mentre affilava i suoi coltelli non potè fare a meno di pensare che Franziska avesse ragione. Lui aveva sempre pensato a Eyvind come una ninfa dell’autunno. Ma adesso si rendeva conto che somigliava molto anche a una specie di “regina del fuoco”, coi suoi stupendi capelli rossi.
“O a uno spirito dell’alba.” Pensò quando vide il sole levarsi dall’orizzonte tingendo il cielo di rosa.
Poi sputò per terra, odiava il rosa.
“Facciamo del tramonto” decise tra sé e sé, andando a svegliare i compagni. Il tramonto gli piaceva di più, perché tendeva all’arancione. 
Si avvicinò a lei per svegliarla, ma come le toccò il braccio dovette ritrarre la mano. Era caldissima. Ma che accidenti di febbre aveva?
-Ragazzi! Sveglia, presto!- gridò allarmato.
Saltarono tutti in piedi. Franziska mugugnando qualcosa del tipo:- Leva le chiappe, il rum è mio!-
I draghi non emisero un suono, ma drizzarono la testa immediatamente.
-Che ti prende Arkius?- sbadigliò Ranera.
-Eyvind sta male! È bollente!- rispose lui.
Si fecero tutti intorno a lei, che era rimasta sdraiata.
-Ragazzi, guardate che sto benissimo.- disse lei confusa.
La ignorarono.
-Presto, nel villaggio qui vicino conosco un saggio medico che potrà dirci che male l’ha colpita.-
Arkius si caricò Eyvind in spalla, iniziando subito a sudare, per quanto lei scottava.
Volarono  verso il piccolo villaggio di Ghorst, situato al confine tra le colline verdi e le paludi della melma e costituito da pochissime capanne rozze.
Dopo avere nascosto i draghi, Ranera condusse il gruppo verso la più esterna. Dentro , nel poco spazio, sedeva il vecchio medico davanti a un fuoco centrale. Alle pareti erano appese parecchie sacche piene di chissà cosa. A parte questo e un giaciglio non c’era niente in quella capanna.
-Fate distendere la malata vicino a me.- sussurrò il vecchio con voce debole. La sua dentatura era ridotta al minimo e gli mancava l’occhio sinistro. Attorno alla cavità vuota si distinguevano i segni di una cicatrice simile a quella di Arkius.
-Come facevi a sapere del nostro arrivo?- chiese Ranera.
-Dilly mi ha detto questo.- rispose lui in tono pacato.
-E chi è Dilly?-
In quel momento arrivò un terribile terrore color verde chiaro.
-Lei è Dilly.- affermò il vecchio, alludendo al draghetto, che si appollaiò sulla sua spalla.
-Tu puoi parlare con i draghi?- chiese Arkius, incredulo.
-Posso parlare con molte creature, dipende da loro. Tu parleresti mai con uno che ti ignora?- rispose il medico.
Adesso il ragazzo ci capiva ancora meno.
-Il mietitore ti ha ferito l’occhio?- chiese all’improvviso il vecchio.
-Sì…- rispose Arkius, spiazzato.
-Anche a me ferì,  tanti anni fa. Ma non ho avuto la fortuna di tenermi l’occhio.- mormorò grattandosi lievemente l’interno della cavità e facendo venire la nausea a tutti i presenti.
-Comunque, portatemi la malata.-
-Non sono malata!- protestò Eyvind, ma fece come disse lui.
Il vecchio medico la fece sdraiare a terra e le passò una mano sulla fronte, poi le tastò la pancia e gli addominali, chiedendo se sentiva dolore. Eyvind rispondeva di no.
Allora le prese le mani e iniziò a cantilenare:
“Ar kius skanl omotl erenk all”
Arkius la riconobbe: era l’antica lingua dei saggi. Gothi era l’unica che la conoscesse. O così pensava prima di conoscere quel guaritore. Si ricordò che il suo stesso nome derivava da quella lingua. Ar kius, significava Senza nome. Ogni volta che ci pensava si rattristava.
Il vecchio si fermò improvvisamente. Balzò in piedi, frugò in una delle sacche appese alle pareti, ne estrasse un sacchettino di stoffa contenente ocra rossa e si verso questa polvere sulle mani.
Poi, con essa, tracciò sul volto e sulle braccia di Eyvind dei simboli composti da linee dritte e curve, riprendendo la cantilena.
Quando ebbe finito stette in silenzio.
Si udiva solo il fuoco che scoppiettava.
Ad un tratto tutti i simboli iniziarono a brillare sul corpo di Eyvind con luce scarlatta.
Il vecchio chinò la testa e disse a Eyvind di alzarsi.
Tornò a sedersi e rimase meditabondo a fissare il fuoco.
-Allora?- chiese dopo un po’Arkius.
Sembrò quasi che il vecchio fosse stato svegliato dal sonno.
-Beh, penso di poter giungere a una sola conclusione: non sei malata.-
Pausa di silenzio.
-Però, la reazione che i simboli hanno avuto sul tuo corpo denota che tu sei dotata di un’abilità maledetta.-
-Ehm…maledetta?- chiese Eyvind, un po’preoccupata.
-Beh, dipende da te. Non sei la prima nella storia e non sarai l’ultima ad avere un potere del genere.-
-Ma di che potere si tratta?- chiese Franziska, incuriosita.
-Sei in grado di generare il fuoco dal tuo corpo. Un solo pensiero, una sola emozione e il tuo potere si libererà. Dovrai imparare a controllarlo, perché crescerà con te. Non devi permettergli di essere più forte di te.-
Eyvind non potè nemmeno rispondere che il focolare del vecchio si ingigantì a tal punto da bruciare un uccello che stava arrostendo su uno spiedo.
-Ehi! Mi hai bruciato la cena!- esclamò il medico.
Eyvind balbettò delle scuse, sentendo l’agitazione crescere.
-Calmati.- la rassicurò lui –hai visto? Ti sei agitata e il tuo potere si è liberato, ma è stato più forte di te.-
Si alzò e porse alla ragazza una borraccia piena.
Lei la prese senza far domande.
-Quella è acqua magica. Bevine un sorso in casi estremi, spegnerà le fiamme.-
Lei ringraziò, ma era visibilmente sconvolta.
-Non disperare, imparerai a controllarlo. Ho visto la forza che c’è in te. O forse risiede fuori da te? Tutti abbiamo qualcosa o qualcuno che ci da forza. Dobbiamo scoprire chi o che cosa è.-
Eyvind guardò in basso e il vecchio ne approfittò per fare un occhiolino sfuggente ad Arkius, che si dimostrò più spiazzato che mai.
Quando uscirono dalla capanna, il fresco vento li accolse.
E anche qualcos’altro.
Lui era lì. Li aveva trovati.

ANGOLO AUTORE

Ciao a tutti! Perdonate il mio imperdonabile ritardo, ma le vacanze mi hanno distratto anche più diella scuola, e poi avevo bisogno di ritrovare l’ispirazione.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
Vi invito a recensire e ringrazio chi lo fa sempre!
Ciao!
Skrill rider
 

 

 

 

 

 

   
 
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