Eros –
Cinque modi per dire Amore
“L'erotismo è
importante non per il sesso in sé, ma per il desiderio.
Il sesso è solo
ginnastica, il desiderio è forza del pensiero.
E la forza del
pensiero ha un potere immenso, può fare qualunque cosa”
Pedro Almodóvar
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-E
dunque com’è questa storia?-
Radamanthys
lo scrutava di sottecchi. Il suo sguardo da rapace scivolava sulla pelle nuda
del Saint di Gemini e pareva graffiarlo, sembrava voler svelare i più reconditi
meandri della sua anima per stracciarla una volta scoperti i suoi segreti più
nascosti. Guardava la sua intera figura distesa scomposta accanto a lui; non si
curava più di ostentare il portamento fiero da guerriero della Dea vergine che
ci si sarebbe aspettato da lui. Guardava le lenzuola spiegazzate avvolte
attorno al suo corpo, e guardava le onde azzurre dei suoi capelli sparse sulle
sue spalle. Non lo guardava negli occhi, in quegli occhi di smeraldo, del
colore più intenso delle profondità oscure degli abissi.
Kanon
si lasciava esaminare, sul viso dipinto un mezzo sorriso del quale non si era
ancora accorto. Non era un sorriso di tenerezza, né di amore – ci sarebbe
mancato altro! Lui non guardava certo il Giudice Infernale come una qualunque
sciocca ragazzina faceva con il proprio innamorato. Il suo, più che altro, era
un mesto ghigno di compiacimento. Non lo avrebbe mai ammesso, eppure gli
piaceva quando Radamanthys si fermava ad osservarlo, gli piaceva vedere quello
sguardo d’ambra, di solito tanto oscuro e spietato, che percorreva con una
malcelata meraviglia ogni curva del suo corpo, e gli piaceva leggere il
desiderio feroce in quelle iridi selvagge. Provava un piacere perverso quando
Radamanthys Østergaard* lo guardava, un piacere certo
non meno perverso di quello che provava lo stesso Giudice nello spogliarlo
persino della carne mentre lo fissava.
Non
che ci fosse molto da spogliare, giunti a quel punto. Ma anche con un misero
velo di lenzuolo che, a dirla tutta, non lo copriva mai come avrebbe dovuto,
Kanon si sentiva trapassare da quello sguardo, ogni volta come se fosse stata
la prima, e ogni volta incassava le spalle ad ogni nuovo fremito di pura lussuria
che gli suggeriva maligno di farlo suo di nuovo, ancora e ancora, fin quando
entrambi non fossero stati troppo distrutti anche solo per scambiare una
parola.
-Che
cosa vuoi?-
Replicò
il Cavaliere di Gemini in tono sgarbato. Si sollevò sugli avambracci stirando i
muscoli in maniera fin troppo plateale, sospirando rumorosamente. Poi si lasciò
ricadere su un fianco, i lunghi capelli sparsi sul torace dell’amante. Gettò
un’occhiata: sul viso di Radamanthys si era fatta strada una viva espressione
di disappunto. Sapeva di averlo fatto innervosire. Lui, con i suoi raffinati
modi da Lord, non poteva tollerare tanta scompostezza.
Nonostante
quello, Wyvern si curò di non commentare: sarebbe stata come dargliela vinta.
Vide Kanon mordersi il labbro inferiore per reprimere un sorriso impertinente.
-Allora,
cosa vuoi? Le lezioni di filologia hanno un caro prezzo-
Gemini
si voltò di nuovo sulla schiena, la testa premuta contro il suo fianco.
Inchiodò gli occhi sul viso impassibile del compagno.
-Sei
stato tu-
Fu
la risposta. Il tono piatto dato all’affermazione era di gran lunga troppo
studiato per essere naturale. Era evidente che Radamanthys non voleva dare
l’impressione che ciò che Kanon aveva detto lo avesse in qualche modo
incuriosito, eppure era rimasto tanto pensieroso da volere una spiegazione in
più.
-Tu
hai iniziato a blaterare cose senza senso. Cinque parole, tutte per esprimere
lo stesso concetto. Perché voi greci vi fate tanti problemi?-
-Agape- disse
Kanon sollevandosi –Philia.
Storge. Xenia-
E
mentre pronunciava ciascuna di quelle parole si metteva a sedere, il suo corpo
sfregava contro quello della Viverna tra il frusciare sommesso delle lenzuola.
Un attimo dopo il suo viso aveva occupato l’intera visuale del Giudice, il
respiro caldo che gli sfuggiva dalle labbra si infrangeva sulla pelle pallida
dell’uomo.
-I
diversi gradi dell’amore- continuò a spiegare mentre il suo sguardo indugiava
ancora affamato sulla bocca vicino la sua –l’amore dell’anima. La lealtà verso
gli amici. L’affetto verso i genitori. Il rispetto verso i propri ospiti-
Mentre
parlava, Radamanthys catturava con gli occhi ogni singolo movimento delle sue
labbra. Gli era arrivato vicino, quasi a sfiorarlo, e per un attimo le labbra
del greco avevano incontrato le sue. Quanto lo voleva, quando faceva in quel
modo. Kanon lo provocava, quello lo sapeva bene, il suo non era altro se non un
ben congegnato gioco di mera seduzione, e il cedere alla promessa che era il
suo corpo così vicino al proprio avrebbe decretato la vittoria del Gold Saint.
E lui, Radamanthys di Wyvern, Giudice degli Inferi, per un qualche arcano
mistero era sempre meno in grado di resistere a quella subdola tentazione.
Kanon si faceva desiderare, gli si gettava addosso per il puro divertimento di
illuderlo, e poi d’improvviso gli si allontanava senza motivo proprio quando
lui aveva appena deciso di stare ancora una volta al suo gioco.
-E
poi?- gli occhi della Viverna gli consumavano le labbra –La quinta. Ce n’era
una quinta-
Kanon
sorrise, e com’era prevedibile si allontanò da lui –Eros-
Radamanthys
si ritrovò a ripetere quella parola. L’aveva sentita altre volte, prima di
quella. Doveva anche esserci una divinità greca, con quel nome, se non errava
era un irritante fanciullo alato che si divertiva a scagliare dardi capaci di
far innamorare o rendere insensibili all’amore persino le divinità più potenti.
Affidare un potere così grande ad un misero moccioso, che non si curava di
quanti cuori infranti lasciava lungo il proprio cammino e continuava
imperterrito a giocare senza mai esserne stanco.
-Cosa
vuol dire?-
Di nuovo quel sorriso, l’angolo
sinistro delle labbra sollevato in un ghigno sfottente. Kanon tracciava con
l’indice la mappa segreta di un mondo immaginario sul suo petto, all’apparenza
incurante di quella domanda.
-L’amore
per il corpo- la sua voce fu un sussurro –l’amore passionale, quello che
conduce alla passione degli amanti, quella che canta l’amore tra due corpi-
Wyvern
si sentì contagiato da quel sorriso –Il grado più basso-
-Il
più alto, sostengono alcuni- ribatté Kanon. Giusto per dargli torto per
l’ennesima volta –Eros unisce gli animi e non solo la carne. Ma questo dipende
da come viene interpretato il rapporto-
E
lì inserì un’occhiata che al Giudice non piacque per niente.
–Che cosa vuoi dire?-
Ricevette
una risata in risposta, e l’eco infinita di quel suono aleggiò a lungo tra le
pareti della camera. Kanon ammiccò, inclinando il capo da un lato. Una cascata
azzurra gli scivolò sulla spalla.
-Andiamo,
lo sai. C’è differenza tra sesso e amore-
Quello
lasciò al Giudice molto poco su cui ribattere. Non si era mai curato di
riflettere su quello, e non credeva che ne avrebbero mai parlato. Non c’era
dubbio che, seppur in maniera indiretta, Kanon stesse parlando del loro
rapporto. Cos’era Eros, per loro? Non c’era mai stata dolcezza nei loro
incontri, nei quali spesso dolore e piacere si mescolavano in eguale misura.
Nessuno dei due si era mai spinto oltre nell’analisi di quel qualcosa che li
legava. Era semplice esigenza fisica, l’animo suggeriva ad entrambi. Non
avevano mai avuto bisogno l’uno dell’altro, né sentivano la mancanza del
compagno quando erano soli. Dunque per loro Eros era solo l’amore per
l’attrazione fisica, il semplice bisogno di quello che trovavano una volta
spogliati dagli abiti, il rude desiderio carnale che riusciva ad unirli come
gli amanti si uniscono nel più profondo dei sentimenti?
Quelle
domande che non si erano mai posti uscirono allo scoperto tutte in una volta
come un fiero esercito di Amazzoni decise a combattere per trovare una risposta.
Sarebbe stata una lotta lunga. Forse non sarebbe mai terminata, o una volta
conclusa il forziere dentro al quale risiedeva il tesoro si sarebbe rivelato
vuoto. Di certo, per il momento non c’era una risposta concreta, e forse mai ci
sarebbe stata.
Kanon
si accavallò su di lui, lasciando che la pelle gli si incendiasse a contatto
con quel corpo di cui, in un modo o nell’altro, aveva bisogno.
-Ma
Eros è anche desiderio- aggiunse chinandosi sull’uomo sotto di lui –Eros è
passione. Di questo ogni uomo ha bisogno. Di questo abbiamo bisogno adesso-
“Ma ora andiamo a letto e facciamo l'amore:
non mi ha mai preso il cuore un desiderio
tanto possente”
(Omero
– Iliade III)
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Salve, sono sempre io e ogni tanto sono sempre pronta a rompere
le scatole a Kanon e Rada, tanto per non essere monotona xD
Come qualcuno già sa, ho un rapporto ambiguo con questa coppia
(il che detto così fa anche pensare male… ma non dispiacerebbe). Kanon lo amo.
Radamanthys mi sta sulle balls, non come ai primi tempi, ma sempre
quell’antipatia verso il monociglio con le zampe da
gallina è presente.
Nonostante questo, l’ispirazione ha voluto che fossero loro
l’oggetto di questa nuova one shot,
anche perché mi sono sembrati la coppia più adatta a reggere la tesi “Eros >
amore carnale” – che ci vogliamo fare, non ce li vedo come coppia ufficiale,
sarà che mi sembrano entrambi troppo “freddi” per poter formare una coppia
duratura, e poi… nessuno dei due ammetterebbe mai di avere un debole per
l’altro! Spero che nessuno si offenda per questa mia presa di posizione.
Østergaard*
> è il cognome che ho già dato a Radamanthys in una mia precedente fanfiction (Dirty Little Secret) – ormai credo che
se lo porterà a vita.
Detto questo, grazie sin da ora a chi vorrà leggere e magari
lasciare un parere su questa storiella senza pretese :)
Bon, ho finito!
PS: Anche se disgustosamente in ritardo, buon anno a tutti :D
Kisses,
Rory_Chan