Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: RedLolly    12/03/2009    9 recensioni
In una buia sera, una donna ormai stanca di vivere pronuncia per l'ennesima e forse ultima volta il nome "Mihael". Un'ondata di dolorosi ricordi la travolge, rivelando poco a poco l'infazia di quella persona ormai per molti identificabile solo con lo pseudonimo "Mello". [Nuova fanfiction di Lolly, sulla scia di Reliquae Rosae]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo: Life

Memories of a Stolen Childhood

 

 

Epilogo: Life

 


Ever felt away with me
Just once that all I need
Entwined in finding you one day…
Ever felt away without me
My love, it lies so deep
Ever dream of me…

(Nightwish, “Ever Dream”)

 

 

La luna tonda illuminava con il suo chiarore pallido la notte invernale di Mosca. La luce entrava lieve dalla finestra della stanza, illuminandola debolmente. Era plenilunio, in quella triste e gelida nottata.

Natassia, seduta su una sedia davanti alla finestra, la osservava, ammirando le stelle e confrontandole con i bagliori forti dei lampioni cittadini, e, lontanissima sullo sfondo, la forma brumosa del Kremlino. Non riusciva proprio a dormire, era insopportabile. Non poteva fare altro che stare lì a guardar fuori, aspettando che l’afflizione scemasse lentamente, per il quarto anno consecutivo in quella stessa data, che teoricamente  avrebbe dovuto essere un giorno speciale e felice… Il tredici dicembre. Il compleanno di Mihael.

Era diventato un incubo angosciante, un momento di tristezza terribile. Lo pensava con molta più intensità del solito, cercava di immaginare dove potesse essere la sua Anima, pregando che si trovasse in Paradiso… Perché il suo Angelo era lì che doveva stare, lì con gli altri Angeli e con Dio, che l’aveva richiamato a sé.

Era però tanto difficile tentare di essere forte, anche se ci aveva provato con tutte le sue forze, e solo per Mihael. Le sue ultime volontà, quelle che gli aveva rivelato imprevedibilmente in quel giorno di gennaio, si era sforzata di esaudirle. Non aveva avuto il coraggio di dirle che forse sarebbe morto nel rapimento di quella Kiyomi Takada (Nome che non avrebbe scordato mai.), e così aveva trovato quell’espediente…

Fissò intensamente la fotografia incorniciata che era stata posata sul davanzale. Una candela bruciava lì accanto, la fiammella tremula scioglieva lentamente la cera bianca che si piegava verso l’esterno come un bocciolo. Un piccolo lume, regalo per il figlio defunto.

L’immagine inquadrata, ritraeva un bambino alle soglie dell’adolescenza, il viso ancora fanciullesco, i capelli biondi che incorniciavano un viso furbetto. Com’era bello e innocente a quel tempo, il suo Mihael… Se lo sarebbe sempre ricordata così…

A quel pensiero, le sue mani strinsero le spalle esili della figura che stava adagiata contro il suo petto. Il suo viso rigato di lacrime amare si spostò automaticamente per osservarla meglio. Era una testolina piena di bei boccoli biondi che stava appoggiata al suo seno, il volto completamente rilassato immerso nel sonno, gli occhi chiusi mollemente, le labbra che succhiavano ritmicamente un ciuccio, i pugnetti paffuti stretti alla sua camicia da notte.

Lo sapeva bene, forse non avrebbe dovuto, per non disturbarlo, eppure non aveva resistito a prendersi in braccio a quell’ora tanto tarda quel suo bambino di nemmeno due anni, che aveva avuto lei a quasi quaranta, secondo piccolo e sofferto dono del cielo, che amava esattamente come aveva amato Mihael.

Non l’avrebbe mai lasciato solo, non avrebbe più ripetuto gli stessi errori. Era la nuova speranza, sua ma anche di Mihael, la speranza di una vita migliore di quella che avevano trascorso assieme. Non voleva fallire più, non voleva più sbagliare. No, Misha (Così l’aveva chiamato, con un nome che le ricordava un po’ quello del primogenito defunto.) non avrebbe fatto quella fine, nessuno gliel’avrebbe portato via…

Lo strinse un po’ più forte, accarezzandolo sul capo quando sussultò nel sonno.

Era anche lui così dolce, proprio come era stato Mihael, incapace di difendersi e delicato… Dio era stato tanto buono con lei, per averglielo concesso. Magari, quella sua purezza e bellezza erano state proprio un regalo per perdita dell’altro, per ricambiarla, o lodare il fatto che aveva cercato di prendersi molta cura di lui, prima che morisse… Non lo sapeva, ma ci credeva fermamente.

Misha gli assomigliava molto: i suoi capelli erano dello stesso colore biondo, anche se erano riccioluti, e non lisci. Anche il suo viso era un pochino più paffuto di quello che aveva avuto l’altro figlio, gli occhi di un blu intenso, le fossette sulle guance rosee.   

Simili, ma non uguali. E per quanto la donna lo avesse desiderato, Misha non era Mihael. Era il suo fratellastro e basta, nato da stessa madre e padre differente. Questo l’aveva fatta leggermente soffrire in passato, tuttavia era riuscita a superare la difficoltà dell’accettazione in pochissimo tempo. Lo amava, e semplicemente non era possibile fare dei paragoni tra i due. Avevano fatto entrambi parte della sua progenie, per cui aveva provato lo stesso affetto per entrambi.

Abbassò il capo, e diede un bacio tra i capelli del piccolo che teneva in braccio. Sapevano di shampoo alle fragole, quei riccetti morbidi e setosi.

MishaMisha…” sussurrò per svegliarlo “Mi senti, amore mio?”

Il bambino aprì le palpebre, sbadigliando. Disturbato dall’interruzione del suo sonno, si rannicchiò di nuovo cercando una posizione comoda, emettendo lamentosi gemiti di disappunto e nascondendo completamente il volto nell’incavo tra i seni di lei. 

Misha, amore… Sai che la tua mamma ti vuole tanto bene, e ti ama… Non lascerò mai che tu faccia la fine di tuo fratello, mai… Tu sei molto fortunato rispetto a lui, perché qui ora abbiamo un po’ di soldi, anche se non tantissimi, e poi abbiamo una bella casa. Non c’è niente di cui devi avere paura…”

“Uhm… Ma… Ma…”

La rincuorava parlare con suo figlio di come le cose erano cambiate nella sua vita. Voleva convincere lui e principalmente sé stessa, che davvero nulla avrebbe potuto portare sofferenza in quel momento… Mihael non l’avrebbe permesso, perché li proteggeva…

Tutto d’un tratto, la porta della stanza si aprì scricchiolando sui cardini. Il rumore sul pavimento di passi lenti e un po’ pesanti riempì l’aria, ma Natassia non si voltò, per niente stupita. Rimase immobile, continuando ad accarezzare la testa del figlioletto, piangendo in silenzio. Conosceva bene la persona che era appena entrata. Non aveva alcun timore.

Natassia… Sapevo che questa notte ti saresti svegliata…

Solo a quel punto lei si girò, guardando l’uomo con espressione sofferente. Lui ricambiò lo sguardo triste, e posò una mano grande e ruvida sulla sua spalla esile. Tentava un gesto aggraziato, e pareva perfino strano come quell’arto vigoroso e gigantesco potesse essere capace di tale delicatezza. Le accarezzò piano il collo provocandole un leggero brivido, una guancia bagnata di lacrime, per poi chinarsi e posare un casto bacio tra i suoi capelli. 

“Scusami, Nicholai… Non ci riesco, non riesco a dormire, sto molto male! Il pensiero di Mihael mi tormenta… Lo vedo di nuovo dappertutto, mi sento in colpa perché non ho potuto fare nulla per lui… E non posso non pensare ora al nostro Misha… Non voglio che gli succeda mai niente, non voglio che faccia la fine di mio figlio, non voglio vederlo soffrire come lui…

Nicholai sospirò affranto. Si spostò mettendosi davanti a lei, e si piegò sulle gambe per arrivare alla sua altezza da seduta, per fissarla nel viso, inscurito dalle ombre notturne.

Era un uomo alto e robusto, con i muscoli sviluppati temprati dalle fatiche così come il suo volto, le mani forti e callose, una chioma castana folta e irsuta, sulle guance un accenno di barba scabra, segno che il giorno successivo sarebbe stato il momento di raderla. Il suo aspetto da operaio burbero e indelicato all’apparenza contrastava nettamente con quello della donna, che sembrava ancora più minuta e gracile in sua presenza. Probabilmente, se avesse voluto, Nicholai avrebbe potuto stritolarla a mani nude… Ma non l’avrebbe mai fatto… Perché la amava. La amava di un amore affettuoso e sincero, che mai prima qualcuno aveva provato per lei ad esclusione di suo figlio. I suoi gesti nei suoi riguardi tentavano di essere sempre delicati e misurati, quasi avesse paura di sbriciolarla, consapevole dell’evidente differenza di costituzione e forza che c’era tra loro.

Si erano conosciuti praticamente per caso, dopo che la donna era tornata a Londra, distrutta psicologicamente per la morte di Mihael, credendo di vivere in una specie di limbo, sospesa tra vita e morte. Nicholai era stato invitato per u periodo di vacanza dalla sorella emigrata proprio nella capitale del Regno Unito dove viveva, casualmente diventata amica di Natassia nel centro di accoglienza dove entrambe avevano vissuto per tanto tempo, amicizia nata per l’uso della stessa lingua madre. Fu così che Nicholai vedendola per la prima volta, ospitata da sua sorella ora che viveva autonomamente in un appartamento, ne rimase folgorato.

Era bellissima ai suoi occhi, piccola e discreta, fragile come un cristallo di ghiaccio. Un fascino triste e malinconico, bisognoso di affetto.

La sua storia, in più, lo impressionò particolarmente, quando, presa confidenza, la venne a sapere: le privazioni, le sofferenze, l’allontanamento dal figlio ancora bambino a cui era tanto legata, e la morte orribile di quest’ultimo, nonostante lei non confessò mai che in realtà Mihael fosse stato il criminale nominato Mello… Gli ricordava sé stesso, rimasto vedovo in seguito al decesso della sua prima moglie avvenuto qualche anno prima.

Tentò di corteggiarla in tutti i modi, prima rifiutato a causa nella naturale ritrosia di lei, troppo impaurita dai legami affettivi in seguito allo shock della perdita, ma successivamente accettato, compreso e ricambiato. Lei si aprì ai sentimenti di quell’uomo all’apparenza burbero, quando comprese appieno la sua sincerità e notò che avevano un passato quasi simile.

Lui ritornò a Mosca portandola con sé, sposandola in poco tempo. Tanto per Natassia non c’era più nulla che la legava a Londra. Qualsiasi posto sarebbe andato bene per ricominciare a vivere, come aveva promesso a Mihael. Nicholai le stava offrendo la possibilità del riscatto, sarebbe stato stupido e ingiusto continuare a rinunciarvi. Lo stesso Mihael le aveva chiesto di riavviare tutto prima di morire, e lei aveva esaudito il suo desiderio…

Ed ora, la sua vita era cambiata. Non era più sola al mondo. C’erano Nicholai e Misha che le volevano bene…

Natassiuska, non dovresti fare così, non devi soffrire per Misha.” Le mormorò per quietarla, accarezzando anche la testa del bimbo che teneva in braccio “Lo sai che non gli succederà mai niente, calmati, ti prego. Capisco che è una notte difficile da sopportare questa per te, e mi dispiace tanto… Mi fa troppo male vederti in questo stato orribile, piccola mia…”

Natassia non accennò a smettere di piangere tuttavia, nemmeno dopo quelle parole. Serrava ancora convulsamente il figlioletto, perché ne sentiva un vero e proprio bisogno, come necessitava di percepire il suo cuoricino battergli nel petto, il suo respiro caldo sulla pelle.

“Mi manca talmente tanto, il mio Mihael… Anche se so che lui sta bene adesso, che la sua anima è in Paradiso, in pace… Io ho paura… Non voglio perdere anche Misha

“Ma nessuno toccherà Misha, lo sai! Non permetterò a nessuno di farvi del male! Te lo promisi tempo fa, e te lo ripeto ora, se vuoi. Te lo ricordi, cosa ti dicevo quando doveva ancora nascere nostro figlio? Ti ripetevo sempre la stessa cosa…”

Annuì. Certo che si rammentava, come poteva averlo dimenticato? E con quelle frasi, le venne in mente anche tutta la vicenda della nascita di Misha

Perché già poco dopo essersi sposati, lei aveva subito dimostrato un desiderio forte di avere un altro bambino, e pure Nicholai ci teneva, sebbene lui un figlio, ormai adulto, ce l’avesse già, nato dal suo primo matrimonio.

Purtroppo però, l’animo della donna era dilaniato: da una parte c’era questa brama di maternità,  dall’altra il timore tremendo di una possibile gravidanza. Aveva il terrore fondato di incappare in un secondo aborto, data la sua esperienza traumatica in passato, e come se non bastasse, il pensiero di un’eventuale e illegittima sostituzione di Mihael nel suo cuore la tormentava. Straziata da queste pene, aveva evitato in tutti i modi di rimanere incinta, finché fu Nicholai stesso a sbloccare a modo suo la spiacevole situazione.

Fu la sola e unica volta in cui utilizzò verso di lei il proprio aspetto possente. La prese con un po’ di forza, consapevole però che se lei avesse opposto troppa resistenza, se avesse pianto e supplicato, scalciato e graffiato, non avrebbe osato spingersi più in là. Non era appunto sofferenza ciò che voleva darle, ma solo la felicità che da sola non riusciva a raggiungere.

Natassia, come c’era d’aspettarselo, dapprima tentò di respingerlo, ma data l’insistenza di lui, si lasciò andare successivamente, accogliendo più volte il suo seme nel il suo grembo, e accettando, tempo dopo, il successivo gonfiore del suo ventre. Durante l gravidanza tuttavia, non sempre si sentiva felice. I vecchi pensieri che le avevano precedentemente impedito di concepire ritornavano a galla, tormentandola. Nicholai, ovviamente se ne accorse, e allora glielo ripeteva quando la gioia veniva meno, quando era preoccupata o triste. La coccolava e le diceva che li avrebbe protetti e amati sempre, fino a morire, a lei e al suo bambino. Le dava forza e coraggio, la sosteneva fino a convincerla che quello era il vero volere di Mihael, che forse erano stato perfino le anime del suo stesso figlio e della rispettiva moglie morta a volere il loro incontro. E perché così non avrebbe potuto essere?

“Ti amo, Natassia… Sai che io mi sono innamorato di te dal primo istante in cui ti ho vista.” Disse come spesso faceva “Per me tu è Misha siete le cose più importanti che esistano.”

“E questo mi turba, Nicholai… Perché per me, se Mihael fosse ancora vivo, non ci sarebbe stato nulla di più importante di lui. Per quanto riguarda te, invece, tuo figlio Vania viene dopo di noi…

Vania ha diciannove anni. Ha un lavoro onesto che gli permette di essere autonomo, e ha deciso lui di non tornare dopo quel litigio. Posso perfino comprendere il suo comportamento, il fatto che tu non gli piaccia: non sei sua madre, io ti ho sposata in pochissimo tempo, abbiamo avuto Misha, che ai suoi occhi è solo un concorrente, un rivale. Io gli voglio bene lo stesso, ma non ho potuto sopportare ciò che ti disse. Non me ne frega niente se quel giorno era incazzato per i fatti suo… Non doveva darti della puttana, umiliarti, riferirsi a Misha, suo fratello, dandogli del bastardo figlio di cagna… Non ho potuto stare lì a guardare senza far niente, mentre tu piangevi disperata e Misha stava attaccato alle mie gambe spaventato a morte. Forse è stato perfino un bene che si sia messo a vivere per i fatti suoi. Se fosse rimasto qui ci sarebbero stati solo più casini. Preferisco così. E ciò non vuol dire che non lo ami, anzi, è che non voglio essere costretto a decidere tra lui e voi… Perché non ne sarei capace.

Natassia annuì riabbassando gli occhi verso il bimbo appoggiato contro di lei. Gli baciò ripetutamente la fronte tiepida, sfiorandogli con l’indice il nasino e le labbra umide. Misha aprì gli occhi, emise un singulto muovendosi, stiracchiando le gambe intorpidite. Irritato per essere stato svegliato di nuovo, era sul punto di scoppiare a piangere, la bocca semiaperta e le palpebre strizzate, i gemiti che fuoriuscivano involontari dalla sua gola.  

Misha, Misha, amore mio… Non fare così, non piangere…

“Senti, Natassiuska, Misha è stanco, guardalo, non ne può più… E’ nervoso, vuole dormire. Credo che sia meglio che tu lo metta a riposare, e che poi venga a letto tu pure.

“Non voglio lasciarlo… Voglio tenerlo con me, voglio stringere l’unico figlio che mi resta… E’ importante per me sentire in questa brutta sera il suo cuore che batte, il fatto che sia vivo… E poi ti ho detto che il ricordo di Mihael non mi fa dormire…

“Allora fai dormire Misha con noi. Per favore, amore mio, vorrei davvero che ti rilassassi adesso. Non voglio vederti in pena. In questa sera così brutta, la cosa migliore da fare è dormire. Piangere ancora non ti porterà indietro Mihael… E lui non vorrebbe vederti così.

Non aveva molta scelta, Nicholai era insistente e testardo.

La donna si alzò piano, sempre tenendo il figlioletto piagnucolante tra le braccia, e senza rispondere si allontanò, giungendo fino alla sua camera da letto. Il marito non la seguì immediatamente.

Posò Misha in mezzo al materasso matrimoniale, e lei si stese al suo fianco. Il piccolo però non accennò a calmarsi, preso dalla rabbia, anzi, si mise a piangere sul serio: grossi lacrimoni avevano iniziato a colargli sulle guance, e i suoi strilli erano sempre più acuti. Continuò a cercare di tranquillizzarlo, tenendolo contro di sé, anche da sdraiata, invano. Tirò su le coperte in modo che entrambi fossero coperti al caldo, lo baciò e lo accarezzò, gli bisbigliò le solite frasi affettuose, sentendo le sue stesse interiora strette in una morsa a causa di quel pianto angosciato. Le succedeva la stessa cosa, quando era Mihael, che piangeva…

Nicholai giunse poco dopo nella stanza. La moglie gli rivolse uno sguardo disperato, sofferente per l’impotenza di fronte al figlioletto che si lamentava in quel modo.

L’uomo era stato in cucina, e, previdente, aveva riempito un biberon di acqua e zucchero. A Misha piaceva molto.

Stendendosi a sua volta nel letto, lasciando il figlio nel mezzo, porse l’oggetto a Natassia, perché fosse lei a nutrirlo. Il piccolo si calmò all’istante, non appena lei lo posò sulle sue labbra. Smise di gridare come un forsennato, la bocca occupata a succhiare quel liquido dolce al sapore che gli scendeva giù per la gola regalandogli un forte senso di piacere. Anche gli ultimi singulti involontari si spensero in fretta, così come le lacrime smisero di stillare, e le palpebre si chiusero piano. Era esausto, Misha, non desiderava altro che dormire.

Era ritornata, così, finalmente la calma, nel piccolo appartamento.

La madre emise un sospiro di sollievo, posando il biberon sul comodino, e poi ritornando a coccolare il figlio, riempiendolo di amorevoli attenzioni. Nicholai lo baciò sulla fronte, trasportato anche lui dal senso di tenerezza, per poi scostarsi, e posare le labbra su quelle della sua donna. Un bacio casto, affettuoso, rassicurante, di quelli che lei amava. Perché dimostravano solamente amore, amore e nient’altro. Puro e semplice amore.

“E’ ora di dormire, tesoro. Ti scongiuro di non essere troppo triste per MihaelVivi felice come lui desiderava, come voleva che la sua adorata madre riuscisse ad essere…”

“Già… Sua madre che amava nonostante gli avesse rubato l’infanzia, a causa della sua stupidità…” sospirò lei a voce bassissima.

“No. La madre che cercò di dargli una vita migliore, e basta. La mia splendida e dolcissima Natassia.”

Non rispose più. Natassia decise che non ne era il caso. Chiuse gli occhi.

Perché aveva forse ragione Nicholai. E Mihael sarebbe sempre stato accanto a lei, ovunque, ora che era davvero un Angelo.

L’Angelo Mihael, sarebbe stato accanto a lei, per il resto dei suoi giorni.

 

Fine

 

 

E così ora è giunta veramente la fine. Mi dispiace tantissimo, ero affezionata a questa fan fiction, mi ha preso anima e corpo. Infatti, come avete potuto sicuramente notare, ho cercato di allungare l’epilogo il più possibile. Purtroppo ho avuto anche un problema al pc, quindi per concludere, ho dovuto aspettare fino ad oggi. Caspita, davvero, mi rattrista averla finita, ma così doveva essere.

Ringrazio TUTTI, chiunque abbia almeno letto la fan fiction, il doppio che l’ha anche recensita con assiduità. Grazie davvero a tutte voi. Non ce l’avrei mai fatta senza l’incentivo dei commenti positivi. In particolare ringrazio Elly_Mello, per avermi tanto aiutata e spronata. Grazie mille, amore.<3

Di nuovo, un bacio enorme a tutte, e chissà, magari arrivederci ad una nuova fan fiction.

Con affetto!

Lolly<3

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: RedLolly