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Autore: Heaven Black    08/01/2016    1 recensioni
"Angel? Strano nome per una ragazza tormentata come te"
"Che ne sai tu? Non ci conosciamo nemmeno"
"Ti conosco fin troppo bene invece", continua senza smettere di guardarmi
"Io non ti ho mai visto", mormoro quasi spaventata dal comportamento del ragazzo.
"Questo non vuol dire che io non abbia visto te", mi sorride sincero e mi porge una mano, "James Sullivan"
Senza pensare gli stringo la mano, possibile che mi senta come se stessi stringendo la mano al Diavolo?
---
Storia nata dopo un lungo momento di riflessione, spero possa piacervi!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo dieci - I'll be broken, again


"Io sono stato semplicemente scordato.
Scordato dal mondo, scordato dalle persone che dicevano di
amarmi e scordato da chi mi implorava di restare
" -cit.


Credo che ora la mia vita sia davvero stravolta, nel vero e proprio significato del termine, nelle ultime cinque ore ho scoperto di non essere una persona appartenente a questo mondo, ho scoperto che i cinque ragazzi che hanno invaso la mia casa sono in realtà i miei migliori amici, due di loro sono demoni mentre gli altri tre sono angeli, e devo aiutarli a scontare la loro pena entro due anni, in caso contrario moriranno.
Nulla di che in poche parole, sono solo quelle informazioni che ti stravolgono la giornata rendendola bellissima ma con mille domande.
Si, bellissima, perchè per una persona come me, che ha sempre creduto di essere inutile, che non ha mai avuto l'affetto che avrebbe voluto ricevere e che non è mai riuscita nelle amicizie, bèh, questo è decisamente gratificante, sapere che fin da piccola hai sempre avuto una forma di angelo custode, ma tu eri troppo piccola e presa dalla tua vita iniziata già male per accorgertene. Perchè alla fine è così, dopo quell'abbraccio ristoratore con i ragazzi ci siamo seduti sul divano e chi sul tappeto e mi hanno raccontato che, quando mi hanno trovato, ero una neonata, avrò avuto si e no tre mesi e mezzo, da quel giorno non mi hanno mai lasciato, sono sempre stati con me anche se a debita distanza, seguivano la mia crescita, i miei sbagli, i miei pianti...lo so, può essere traumatico detto così ma la mia infanzia non è mai stata troppo allegra e la maggior parte delle mie giornate erano grigie e vuote, piene di sensi di colpa, di urla e mancavano d'affetto, mi hanno ricordato che erano con me quando, arrivata al liceo, iniziai a farmi del male non solo psicologico ma anche fisico, non mi tagliavo, se l'avessi fatto avrei rovinato i miei poveri tatuaggi che ricoprono la maggior parte delle mie braccia, semplicemente assumevo farmaci senza che mi venissero prescritti e bevevo, bevevo come solo un povero depresso poteva fare, eppure al fondo di ogni bottiglia ci trovavo un po' di pace, quella pace che era in grado di darmi solo la musica sparata nelle cuffiette nelle ore più impensabili della notte. Mi dissero che erano con me quando mi rinchiusero nell'ospedale psichiatrico, bei genitori i miei, non si preoccuparono nemmeno di provare a parlare con la loro propria figlia, preferirono buttarmi li dentro con la consapevolezza che l'elettro-shock sarebbe stato più utile.
Mi sono sempre stati vicino e io non gli ho mai visti nè tanto meno sentiti.
Mi riscuoto dai miei pensieri chiudendo l'acqua della doccia e infilandomi nel mio accappatoio, rabbrividendo per il freddo dell'inverno, mi tampono i capelli con un secondo asciugamano mentre mi avvio in camera mia e mi chiudo la porta alle spalle, apro l'armadio recuperando l'intimo e i vestiti per stasera, sono in orario e il pub stasera lo devo aprire io, mi vesto molto velocemente e, a piedi scalzi, torno in bagno per asciugarmi i capelli e truccarmi, apro la porta del bagno con sicurezza e ci trovo dentro Matt, intento a guardare la sua figura allo specchio, richiudo velocemente la porta borbottando qualche scusa mentre sento il ragazzo ridacchiare e invitarmi ad entrare, dopo aver preso un respiro profondo mi faccio coraggio e varco la soglia sentendomi decisamente in imbarazzo.
"Tranquilla non stavo facendo nulla", sorride rassicurante e mi lascia il posto davanti allo specchio, recupero il phon da capelli da dentro il mobiletto e collego la presa.
"Mi spiace, avrei dovuto bussare, ero convinta fossi con gli altri"
"Ero solo venuto a controllare questo", mi indica un tatuaggio coperto da una pellicola trasparente all'altezza del bicipite, "Volevo assicurarmi che non fosse troppo secco, non credo ci sia bisogno di spiegartene il motivo", conclude indicando i tatuaggi che ho addosso, sorrido e sto per accendere il phon quando una mano del ragazzo si posa sulla mia e mi intima di lasciare l'oggetto.
"Dai, ti aiuto, te li ho sempre asciugati io i capelli, sai?"
"Davvero?"
"Mh-mh", afferma, decido di lasciarlo fare e mi siedo sul bordo della vasca piegando di poco la testa in avanti sentendo il calore emesso dal phon subito dopo.
"Com'è che me li hai sempre asciugati tu, i capelli?", chiedo nuovamente curiosa.
"Eri una totale imbranata", sghignazza ricevendo un pizzicotto sulla coscia
"Si, si, quando la smetterete di sfottermi?"
"Mai", ridiamo di gusto per qualche minuto fin quando il ragazzo non spegne il phon, con un colpo secco alzo la testa e i miei capelli ricadono morbidi sulle spalle con le solite punte ondulate. Mi alzo e poso il phon al suo posto per poi ringraziare Matt del suo aiuto e spintonarlo fuori dal bagno, finisco di truccarmi in fretta e finalmente pronta esco dal bagno tornando nel mio piccolo nido, infilo le calze e i miei amati anfibi per poi uscire e andare in salotto.
"Io vado, non distruggetemi la casa", intimo ai ragazzi prendendo le chiavi della macchina e mettendo il giubbotto in pelle.
"Dopo usciamo anche noi, non ci aspettare sveglia", dice Zacky tranquillo.
Saluto i ragazzi e mi chiudo la porta di casa alle spalle.


"Angel, potresti servire questi ragazzi?", mi chiede Alex mentre è indaffarata ad andare su e giu per il locale a consegnare birre e alcune ciotole di patatine, senza ribattere inizio a distillare delle birre e a riempire dei bicchierini con dei liquori ai ragazzi davanti a me.
Stasera il pub è stracolmo, ragazzi e ragazze sono ammucchiati sulla pista da ballo e si scatenano sotto le note di alcune canzoni dei Pantera, mentre altri sono chi seduti intorno ai tavoli, chi al bancone e chi ancora parla rimanendo in piedi e battendo un piede a tempo di musica, sono giorni che non c'era questo pienone, ma con l'arrivo dell'inverno i locali si riempiono sempre.
Saranno appena le undici e già posso notare Max, il buttafuori, alle prese con dei ragazzi fin troppo ubriachi.
"Ehy", mi volto verso una voce acuta alla mia destra e noto un ragazzo dai capelli ricci e castani e con gli occhi verdi, in mano ha un boccale mezzo vuoto di birra rossa e nell'altra regge un cellulare che mostra una chiamata aperta, inarco un sopracciglio e non do troppa corda a questo ragazzo.
"Ti va di parlare?", mi chiede con voce bassa che fatico a sentire a causa della musica alta
"No, sto lavorando non vedi?", gli indico il bancone sommerso di bicchieri vuoti, alcuni puliti altri no e la maggior parte sono pieni e pronti per esser serviti.
"Ho voglia di parlare con qualcuno, la mia ragazza mi ha appena lasciato..."
"Non vedo come potrei aiutarti, prova ad uscire di qui, prendere una boccata d'aria e poi magari va da lei e chiarisci", sbotto abbastanza fredda cercando di scrollarmi il ragazzo di torno, per fortuna sembra che il mio consiglio abbia funzionato, lo vedo trafficare col cellulare mollare il boccale sul bancone davanti a me, e uscire quasi di corsa, certo che la gente è strana.
Mi lascio sfuggire un sorriso, pensando che ho davvero aiutato quel ragazzo, seppur contro volontà, infondo nemmeno lo conosco, eppure gli ho dato un buon consiglio.
Mi farei l'applauso da sola
"Angel!", mi volto verso una voce ben più famigliare
"John! Quanto tempo! Quando sei tornato?", chiedo al proprietario del locale, che si presenta con il suo solito pantalone alla cowboy abbinato al cappello e la sua camicia nera con il primo bottone aperto tenuta dentro ai pantaloni, gli stivali in pelle sono perfetti come al solito e la sua cintura di pitone è al solito posto, i baffi sono ben tenuti e i capelli grigi arrivano fino alle orecchie, i bottoni della camicia sono aperti sui polsi e posso notare la fede sempre al suo giusto posto.
"Siamo tornati proprio ora, ho portato anche mia moglie, stasera siamo pieni eh?", chiede mentre si guarda intorno, e si, lui e sua moglie avevano vinto un viaggio per l'europa e hanno colto l'occasione al volo per staccare un po' dalla monotonia della giornata, subito dopo vedo una signora di mezza età seppur di pochi anni più giovane del marito, avvicinarsi a noi, i capelli biondi ormai tendenti al grigio tenuti in una crocchia elegante e un vestito decisamente giovanile che le arriva fino alle ginocchia, alla vita ha stretto un cinturone in quoio marrone mentre il tema del vestito è rosso con dei piccoli pois bianchi.
"Eve! Benvenuta", saluto la signora continuando con destrezza a mischiare qualche liquore per servire i cocktail ai clienti.
"Angel, cara, sono mesi che non ci vediamo, quanto sei cresciuta!", mi saluta lasciandomi un affettuoso bacio sulla guancia, mentre io continuo il mio lavoro, questa donna è davvero una forza della natura.
"John, Eve! Siete tornati!", ed ecco arrivare anche Alex, che felice come una bambina davanti ai regali di Natale inizia ad abbracciare e salutare i due, iniziando a parlare con loro del viaggio.


Passata l'una di notte il pub è sempre più vuoto e la musica è decisamente più bassa, avendo soltanto più due tavoli occupati io e Alex decidiamo di sederci assieme a John e sua moglie, parlando del più e del meno come spesso facciamo.
"Allora ditemi, com'è l'Europa?", chiedo curiosa.
"Devo ammettere che è affascinante, abbiamo girato tutto il nord Europa, l'Inghilterra è stata una tappa molto bella quanto fredda, forse la mia preferita", afferma John
"Per quanto mi riguarda ho amato i Paesi Bassi, l'aria di solidarietà che c'è laggiù mi è piaciuta tantissimo", continua Eve con sguardo sognante, "E voi ragazze? Novità?"
"Nulla di particolare, sto frequentando una persona e sembra che le cose vadano bene", afferma felice Alex
"E tu?", mi chiede John con un sorrisone
"Io, ehm...nulla di nuovo in realtà, tutto nella norma", mento spudoratamente anche se credo sia meglio così.
La serata passa in fretta e quando anche gli ultimi clienti se ne vanno decidiamo di pulire le ultime cose e poi chiudiamo il locale, John e Eve ci salutano calorosamente e poi se ne vanno mentre io e la mia amica ci avviamo alla mia macchina, visto che lei è a piedi.
"Nulla di nuovo, sul serio? Secondo me nascondi qualcosa, Angel"
"Non nascondo nulla, Al, semplicemente non ho nulla di nuovo da raccontare"
"Mh, e quei ragazzi? Mai più visti?"
"Chi?", chiedo fingendo di non capire
"Come chi, quei cinque ragazzoni che abbiamo visto al pub"
"Ah, loro, no mai più visti", mento senza guardare negli occhi Alex
"Sarà, allora che ne dici? Domani usciamo?"
"Si, devo comprare delle cose"
"Ok, allora ti aspetto alle nove da Starbucks, niente ritardi o mi ritroverai sotto casa, mh?"
"Ahahah, va bene tesoro, a domani!"
"Ciao ragazza!"
Alex scende dalla macchina e si avvia a casa sua, aspetto che si chiuda la porta alle spalle e riparto per poter tornare anche io a casa mia, guardo l'ora e sono le due e mezza.
Varco la porta di casa e accendo la luce del salotto, la casa è immersa nel silenzio e posso notare che è tutto in ordine, per fortuna, lascio giubbotto e chiavi al loro posto e mi sfilo gli anfibi iniziando a camminare per casa a piedi scalzi, come d'abitudine, arrivo in camera dove mi affretto a cambiarmi indossando solo la mia solita felpona nera con il cappuccio, torno in sala e sto per andare in cucina quando il mio sguardo viene catturato da una lettera a terra davanti alla porta d'ingresso.
Strano, eppure prima non l'ho vista.
La raccolgo e noto la busta bianca priva di scritte, nè un indirizzo nè un nome, la apro e noto un foglio completamente scritto su tutta la prima facciata con inchiostro nero e una calligrafia elegante, mi basta leggere le prime righe per poi andare in panico, indietreggio fino alla cucina con la lettera ancora in mano, continuo a leggerla mentre cammino su e giu iniziando anche a tremare, arrivata alla fine la lascio cadere dalle mie mani e inizio a piangere.
Non può succedere di nuovo
Inizio ad aprire ogni sorta di armadietto della cucina in cerca di una bottiglia ma non le trovo, evidentemente ho finito tutto mesi fa, sono scossa dai singhiozzi e riesco a malapena a ragionare su questa situazione.
Perchè non ho mai un momento di pace?
Arrivo fino al bagno aprendo lo stipite del mobiletto posto accanto al vetro sul muro, ne prendo una botticina di pastiglie, non mi preoccupo di vedere cosa siano e nemmeno la data di scadenza, me ne verso quattro nel palmo della mano e le ingoio senza pensarci due volte, tossisco per poi afferrare i bordi del lavandino e fissare la mia immagine allo specchio.
E' bastata quella lettera a farmi fare tutto questo, è bastata quella lettera a farmi perdere la sanità mentale che tanto cerco di mantenere, in tutto questo non posso fare a meno di notare quanto sia psicologicamente debole e instabile, è stata colpa loro, è stata colpa di quei bastardi dei miei genitori se sono così debole, vedo e sento gli occhi inumidirsi di lacrime mentre il labbro inferiore inizia a tremarmi, presa da un imput tiro un pugno alla mia immagine riflessa e rompo lo specchio, subito dopo dei tagli si aprono sulla mia mano destra e il sangue inizia a colare lungo il polso e parte del braccio, iniziando anche a cadere nel lavandino sporcandolo, alla vista del sangue mi spavento sempre di più iniziando a respirare con affanno e sentendo la testa girare a causa delle pastiglie ingerite.
Provo ad aggrapparmi al lavandino ma finisco rovinosamente a terra, tra i vetri, il sangue che continua a colarmi dalla mano e le lacrime che lasciano i miei occhi per poi distruggersi sul pavimento freddo del bagno.





















***

















JAMES'S POV

"Cristo che mal di testa", si lamenta Johnny portandosi una mano sulla tempia sinistra
"Ti lamenti sempre, nanetto", lo punzecchia Brian
"Non è stata mia questa folle idea, la prossima volta resto a casa!"
"Qualcuno mi dice che qui non siamo più abituati al fumo, eh Johnnino"
"Fottiti Sullivan, e non chiamarmi così"
"Dai smettete di urlare, magari Angel sta già dormendo", ci rimprovera Zacky mentre si affretta ad aprire la porta di casa, per fortuna Angel ha pensato di lasciarci un paio di chiavi, almeno non saremo sempre costretti ad entrare dalla finestra.
Entriamo in casa e ci meravigliamo che la luce del soggiorno sia accesa così come quella della cucina, ci voltiamo un po' in giro ma della ragazza non c'è nemmeno l'ombra.
"Ehy, guardate qui", Matt si avvicina a noi con un foglio in mano che inizia a leggere ad alta voce, in modo da renderci partecipi di tutto.

"Cara Angel,
spero che la tua vita stia procedendo a dovere,
non che la cosa ci possa importare più di tanto.
Tra qualche mese torneremo in città, non vediamo l'ora di rivederti
devi sapere che noi non ci siamo dimenticati di Derek, te lo ricordi tesoro?
Quel ragazzo a cui ti abbiamo promesso da quando sei nata, ricordi la sua 
famiglia? Sono i migliori amici di tuo padre e sinceramente abbiamo
bisogno di soldi, ultimamente ci sembrano un po' pochi.
Derek è disposto a fare il suo dovere, com'è ben disposto quel giovane.
Spero vivamente che il tuo comportamento scontroso si sia calmato,
non vogliamo fare brutta figura. Abbiamo parlato con i genitori di Derek,
abbiamo raccontato loro che tu sei cresciuta nella maniera più perfetta
e che hai studiato nelle migliori scuole private di Huntington Beach.
Vedi di ricordartelo, non vorrai svelare la tua inutile vita davanti al tuo
futuro marito, no? E sicuramente non vorrai tornare al St. Patrick, ti ricordi,
il manicomio nel quale sei stata ospite per tre mesi della tua adolescienza?
Bene, sono sicura che non mi deluderai, per i tatuaggi, vedremo di farti operare,
ringrazia tuo padre che conosce i migliori medici della California, la tua pelle tornerà
quella di prima, senza quelli obrobri che ti ritrovi.
Ti informeremo del nostro ritorno a tempo debito, bambina mia, spero
di rivederti ben presto.
Con affetto,
Mamma."



Matt finisce di leggere e ci lancia uno sguardo tra lo schifato e l'incazzato, non che noi siamo da meno.
"Che persone disgustose", mormora Zacky stringendo i pugni
"E poi chi cazzo è questo Derek?", chiede Johnny
"Poco mi importa di quel bastardo, hai sentito cosa le hanno scritto? E si permettono ancora di rovinarle la vita!", sbotto sentendo un bruciore allucinante all'altezza delle scapole.
"Angel? Angel, dove sei?", inizia a chiamarla a gran voce Matt, iniziando ben presto a girare nel piccolo appartamento.
"Potremmo sempre uccidere tutte queste persone"
"Non essere idiota, Brian, non possiamo, darebbero subito la colpa a Angel, sapendo che li odia, è un buon movente per rovinarla"
"Jimmy! Cazzo venite qui!", la voce di Matt ci arriva preoccupata dal bagno, corriamo nella stanza e lo troviamo inginocchiato a terra che tiene tra le braccia la ragazza, immobile e con gli occhi chiusi.
Noto subito lo specchio in frantumi e le scheggie di vetro a terra, la mano destra della ragazza è ricoperta di sangue come anche il braccio, alcune ciocche di capelli sono appiccicate al volto a causa delle lacrime e, ai piedi del lavandino, giacie una botticina contenente dei farmaci.
"Cazzo, che ha combinato?", si allarma subito Zacky
Senza pensare nè tanto meno ragionare mi avvicino alla figura della ragazza e a Matt, mi piego e prendo il braccio sinistro della ragazza per poi sollevarla.
"Che fai? Jimmy, aspetta...", Matt prova ad afferrarmi un braccio ma lo respingo, prendo in braccio la ragazza che sentendo le nostre voci sta provando ad aprire gli occhi, senza riuscirci, la posiziono davanti alla tazza del gabinetto e le tiro indietro i capelli con una mano.
"Apri la bocca, Angel", ordino quasi alla ragazza che però è troppo stordita per capirci qualcosa, a questo punto non vedo altra soluzione.
"Scusa", mormoro quasi apprensivo per poi ficcarle due dita in gola con forza, poco dopo le tolgo e la ragazza si piega sul cesso per rigettare le pastiglie ingerite, spero non le abbia prese troppo tempo fa, mi alzo e mi metto in piedi dietro di lei mentre con una mano le sorreggo la fronte e con l'altra continuo a tenerle indietro i capelli, mi volto verso i ragazzi non vedendo Brian e Zacky mentre invece gli altri guardano la scena con tristezza, poco dopo rientrano nel bagno anche i due armati di paletta, scopa e stracci, danno una pulita veloce al pavimento mentre Matt mi porge un'asciugamano bagnato che mi affretto a passare dietro al collo di Angel e poi sulla fronte.
Finisce di rimettere e alza di poco la testa dal cesso, con mano tremante mi ferma il polso con cui reggo il piccolo asciugamano, ne afferra una parte per pulirsi la bocca, lo lascia e per la debolezza che si ritrova abbandona la testa all'indietro appoggiandola alle mia gambe, lancio l'asciugamano nella vasca da bagno e mi piego per prenderla in braccio, le faccio appoggiare la testa al mio petto e sento la sua mano sinistra afferrarmi il colletto della maglia, la stringo a me quasi per paura che possano portarmela via e mi avvicino alla porta del bagno.
"Cazzo, Angel...", i ragazzi provano ad avvicinarsi, apparte Brian che dopo avermi guardato negli occhi ha già capito la situazione, Matt sta avvicinando una mano alla fronte della ragazza per lasciarle una carezza ma io la stringo ancora di più contro di me e guardo Matt in cagnesco.
"Non toccarla", suona quasi come una minaccia.
"Ma, Jim, non volevo farle nulla..."
"Non devi toccarla, chiaro?", blocco le parole del mio amico sul nascere e divincolandomi riesco a sorpassarli per poi chiudermi nella camera della ragazza, percorro la stanza e scosto con un braccio le coperte del letto per poi farla sdraiare, la copro fino al petto tenendo la mano destra fuori dalle coperte, frugo nel piccolo cassetto nel comodino vicino al letto e ci trovo del disinfettante e delle bende, mi sorprendo nel trovarle qui ma non ci do troppo peso, inizio a pulire la mano e parte del braccio dal sangue ed estraggo delle scheggie di vetro rimaste attaccate alla mano della ragazza, vedendola contrarre il viso in un'espressione di dolore, le disinfetto la ferita e le lego la benda intorno facendoci poi un piccolo nodo sul polso, ripongo tutto nel cassetto e butto nel cestino sotto la scrivania le cose sporche di sangue, mi siedo sul bordo del letto e la riscopro osservarmi con gli occhi lucidi e socchiusi.
"Perchè?"
Non mi risponde e volta la testa verso la finestra lasciando due lacrime sfuggire al suo controllo, le lascio una leggera carezza tra i capelli e mi alzo dal letto, sto per allontanarmi quando una mano, piccola e fragile, mi stringe debolmente il polso, mi volto reincontrando i suoi occhi che sembrano urlarmi.
"Rimani...", sembra una supplica e decido di accontentarla, la sposto di poco verso il centro del letto matrimoniale e mi sdraio dove prima c'era lei, senza darmi il tempo di tirare le coperte la vedo stringersi contro il mio petto, tenendo un pugno chiuso sulla stoffa della maglia come se avesse paura di vedermi scappare, appoggia la testa sulla mia spalla e sento il suo respiro caldo e tremante infrangersi contro il collo, le passo un braccio intorno alle spalle e la stringo contro di me sentendola calmarsi piano piano.
"Dormi, bimba"











SPAZIO AUTRICE
 Ed ecco a voi un altro capitolo, quante cose sono successe??? Vi è piaciuto? Spero di si, perchè io lo trovato quasi adorabile...soprattutto alla fine!
Allora, volevo inoltre dirvi che ultimamente ho avuto un problema con facebook e non riuscivo ad accettare delle richieste d'amicizia, non ci ho nemmeno indagato troppo sopra, mi sono limitata ad insultare facebook ma va bene. Così ne approfitto per ricordarvi il mio nome del profilo, Mara Gates  e vi invito a richiedermi l'amicizia, per chi lo avesse fatto, spero che questa volta riuscirò ad accettarvela. Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo questa fanfiction e ammetto che è davvero diversa da Until the End e Follow dream reaching higher, che sono state le prime vere e proprie fanfiction che abbia pubblicato.
Vi ricordo che potete seguirmi anche su Wattpad come heaven6661 e su Instagram come Heaven6661vengeance per qualsiasi cosa potete contattarmi in modo più veloce su fb.
Mi raccomando voglio tante recensioni e spero di non annoiarvi con questa storia tutta particolare!
Un abbraccio...

Maraforevergates
   
 
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