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Autore: Kirale    10/01/2016    6 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi di nuovo qui, vi sono mancata?
Innanzitutto, Buon Anno!!!
Intanto fatemi esultare per la conferma della settima serie, anche se il mio cuoricino trema molto al pensiero della trama...ma per ora almeno qualche giorno di euforia lo voglio!
Tornando alla fanfic, non è che sia tanto riuscita a scrivere in queste vacanze di Natale quindi cercherò di postare ogni Domenica ma sarà difficile. Vi ricordate ancora dove eravamo? Anche questo è un capitolo abbastanza tranquillo, vorrei far rodare un po' i due e fargli avere qualche settimana di calma prima di fiondare altre mazzate che non so onestamente se supereranno per cui posso dirvi solo, godetevi i capitoli come questo perché potrebbero non essercene tantissimi così dopo.
Poi magari non vi piace neanche.
Grazie come sempre per tutto l'incoraggiamento che mi date sia qui che su Facebook. Leggere le vostre reviews è uno stimolo a continuare sapendo che a qualcuno interessa come va a finire e se non le avessi, probabilmente non continuerei.
In ogni caso, passiamo al capitolo e noi ci vediamo dopo!!!
Buona Lettura!!


Meeting the enemy

I raggi del primo sole del mattino filtravano dalla finestra illuminando i due che si erano addormentati abbracciati e risvegliando l'uomo.
Alla fine non ce l'aveva fatta ad andare via.
Quando ci aveva provato, Camilla lo aveva guardato con un'espressione un po' imbronciata, e lui a quella faccia non era riuscito a resistere, così, dopo aver tentato alla meno peggio di sistemare la porta lasciandola infine socchiusa, era tornato indietro riprendendola tra le braccia e lasciandosi trasportare con lei nel mondo dei sogni.
Quanto era bello sentirla appoggiata all'altezza del cuore, dove alla fine lei era sempre stata, sincronizzare il respiro e accarezzare quei ricci ribelli che gli stavano facendo il solletico.

Avevano deciso che sarebbero andati a casa sua quella mattina per presentare Camilla come si doveva, oltretutto lei ci teneva particolarmente a questa seconda presentazione e lui, anche se non lo avrebbe ammesso mai apertamente, moriva dalla voglia di vedere come si sarebbe comportata la sua prof in quel frangente, dato che aveva percepito una più che evidente gelosia la sera precedente.

Era un po' egoista forse da parte sua, ma la gelosia di lei era un' ulteriore conferma di quanto tenesse a lui e anche se la trovava assolutamente immotivata, gli piaceva notarla e aveva adorato come la donna avesse marcato il suo territorio solo poche ore prima.

Alla fine si era addormentata sul suo petto e mentre era ancora immerso nei suoi pensieri percepì il respiro di lei cambiare, segno che si stava svegliando.
Continuò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
- La bella addormentata sta ritornando dal mondo dei sogni...-
La sentì sospirare ancora ad occhi chiusi.
- Sto così bene che ho paura di svegliarmi...-
- E chi ha detto che devi svegliarti? Io ora devo veramente andare ma tu puoi dormire ancora...-
- Ma devi proprio? - chiese con una voce quasi triste che lo fece sorridere, sembrava il ribaltamento della situazione vissuta un anno prima.
- Sì devo proprio, ho bisogno di una doccia e poi più tardi ti chiamo così rifacciamo le presentazioni ufficiali.-
Si tirò su dal suo petto e lo guardò con aria un po' assonnata.
- E perchè invece non fai una doccia qui e mangiamo insieme? Poi possiamo andare da te e sistemiamo anche quella cosa...-
- Ma scusa, se tua figlia si sveglia, non vorrei mi trovasse in giro per casa, pensa a tuo genero...-
- Guarda che loro due non credo abbiano nulla a che ridire, ti puoi mettere un accappatoio di Renzo che teniamo qui in caso di ospiti dell'ultim'ora, arrivano anche amici di Livietta e George a volte. Dai...ti prego.- sembrava una bambina.
In realtà neanche lui aveva una grande voglia di andar via, e in ogni caso trovava molto difficile dirle di no.
Doveva decisamente migliorare in quel frangente perché a parte una sola proverbiale vittoria, continuava a collezionare sconfitte a tappeto.

E questa ne era l'ennesima conferma.

- E va bene, io però adesso vado a farmi la doccia prima che gli altri si sveglino, dimmi dove sta l'accappatoio che così lo prendo.-
Un'idea estremamente interessante fece capolino nella testa di Camilla.
- Lo devo cercare, te lo porto io, stai tranquillo, tanto dormono ancora tutti...-
- D'accordo - rispose mentre si alzava dal letto e si rimetteva i boxer.
Si stava avviando verso la porta quando la sentì richiamarlo.
- Scusa..? -
Si voltò a guardarla ma non serviva che lei dicesse altro, la faccia parlava da sé.
Tornò indietro, si allungò sul letto e le diede un bacio.
Poi le scostò un riccio che cadeva sugli occhi.
- Buongiorno - sospirò lei con un sorriso - adesso direi che puoi anche andare.-
- Col suo permesso professoressa...- disse divertito mentre si alzava nuovamente e si dirigeva verso il bagno.
Lei lo guardò con un aria sognante e soddisfatta, era riuscita a parlare, a dire tutto quello che provava e per la prima volta si sentiva leggera e felice.
Poi si ricordò del suo piano e si alzò indossando la camicia di lui che era stata abbandonata ai piedi del letto.
Si mise a cercare l'accappatoio di Renzo e prese anche un asciugamano grande.

Mentre camminava nel corridoio lo sentì aprire la doccia e furtivamente, senza fare il minimo rumore, entrò anche lei in bagno e chiuse la porta a chiave.
Il vapore nella stanza stava già cominciando a creare una patina sullo specchio, poggiò i due asciugamani e guardò lo spettacolo che le si presentava davanti.
Era stata veramente una buona idea aver messo i vetri trasparenti alla doccia, così ora poteva godersi il suo vicequestore preferito che le dava le spalle ed ecco, quello era veramente un ottimo modo per cominciare la giornata.
Cercando di muoversi senza fare rumore, si tolse la camicia lasciandola cadere e aprì la porta trasparente.
Non gli diede tempo di girarsi che lo abbracciò da dietro.
- Mi fa un po' di spazio qui dentro commissario?- chiese con voce bassa facendo sfiorare le sue labbra sul collo di lui mentre Gaetano, leggermente preso alla sprovvista, si voltò a guardarla.
Ma la sorpresa presto lasciò il posto a ben altro.
- Mi sembra che questa sia casa sua professoressa, anzi, sono io che sto approfittando...-
- Però io sono una buona padrona di casa quindi, non si faccia problemi...approfitti pure..- rispose lasciando scorrere le mani sul suo petto per poi agganciarle al collo.
Non avrebbe trovato le parole per descrivere il sorriso di lui in quell'istante.
- Lo sai che sei veramente incredibile? - commentò mentre passava le mani intorno alla vita di Camilla e si chinava a lasciare una scia di baci sul collo.
Lei aveva un'espressione divertita.
- E tu lo sai che ...-
- Lo so, lo so, anche io non sono così male, vero? -
La precedette bloccandole la frase a metà, sul viso un sorriso sconsolato.
- No, hai sbagliato, stavo per risponderti che potrei dire la stessa cosa di te...stupido...-
Ma lo stupido era stato seguito da una carezza dolcissima che trasportò entrambi di nuovo nel loro mondo.
- Non dobbiamo continuare a parlare...vero? - domandò lui mentre le baciava l'interno del polso.
- Assolutamente no - fu l'ultima cosa che disse prima di trovarsi quelle labbra dolcissime sulle sue e venire spinta contro il muro della doccia.


Uscirono dal bagno che ormai si erano fatte le sette di mattina, Gaetano si rimise i vestiti del giorno prima, erano leggermente spiegazzati ma in fondo doveva solo attraversare un pianerottolo, in realtà era più preoccupato della reazione di Livietta e George.
Ma poi pensò anche che forse, con tutto il trambusto che c'era stato, trovarlo lì alle sette del mattino non li avrebbe scioccati più di tanto.
E doveva ammetterlo, adorava vivere quei momenti in cui vedeva Camilla muoversi per la cucina, anche se era solo per scaldare l'acqua di un tè o mettere dei biscotti su un vassoio.
- Posso fare qualcosa anche io?- Chiese mentre appoggiava i gomiti sul bancone, il mento sulla mano e la fissava come se fosse un quadro.
- Beh, volendo potresti fare il caffè dato che Livia e George comunque prendono il caffelatte...-
- Me la cavo anche abbastanza bene a farlo, tutto merito di Torre -
Commentò prima di girare intorno al bancone e muoversi in quella cucina come se non avesse fatto altro, soprendendola.
- Ma...come fai a sapere dove sta tutto? - Camilla era abbastanza scioccata.
Non smise di muoversi tirando fuori l'occorrente mentre rispondeva.
- Forse una professoressa smemorata si è scordata che le ho spesso preparato la colazione un anno fa...-
Aveva cominciato e mettere il caffè nella macchinetta quando lei appoggiò una mano sul suo braccio e lo accarezzò.
- E' vero...-
La voce aveva assunto una nota malinconica che non sfuggì a Gaetano, per cui cercò immediatamente di riportare la situazione sotto controllo.
- Comunque non mi distrarre che sono impegnato a prepare un caffè che lascerà tutti a bocca aperta - le sorrise facendole l'occhiolino, seguito poi da un bacio sulla guancia.
Era un piccolissimo gesto ma dissipò l'amarezza.
- Questa non è affatto una distrazione...- rispose mentre gli toglieva dalle mani la macchinetta e lo spingeva verso il tavolo della sala facendolo sedere su una sedia poi mettendoglisi a cavalcioni.
- Questa qui, è una distrazione.- affermò trionfante mentre lui dopo il primo stupore la avvicinò ancora più verso di sé.
- Lo sai, queste distrazioni mi piacciono immensamente...- commentò mentre la trascinava in un bacio da togliere a entrambi il respiro.
Erano talmente assorti nel loro mondo che non si accorsero dei passi che si avvicinavano.


- Oh mio Dio!!! - Una voce familiare li fece tornare improvvisamente consapevoli che non erano soli in casa e si voltarono all'unisono verso la persona entrata.
Livia, dopo il primo momento di stupore, si era girata a dar loro le spalle con la velocità della luce.
- Io non ho visto niente! Non ho visto niente! Non ho visto niente! Non ho visto niente!! - ripeteva in continuazione.
Gaetano e Camilla erano rimasti bloccati.
- Livietta, tesoro...vedi...-
- No no mamma va bene non dovete spiegarmi nulla...vi siete staccati? Posso girarmi? -
I due si guardarono un attimo prima di realizzare che Camilla gli stava ancora a cavalcioni e si separarono tentando di ricomporsi.
- Sì certo! - risposero contemporaneamente guardandosi.
- Ok - rispose girandosi lentamente e trovandoli ad una distanza di sicurezza.
Gaetano non aveva la più pallida idea di cosa fare.
- Livietta, ti chiedo scusa, veramente io non...-
La ragazza lo bloccò.
- Ma no Gaetano, aspetta, non scusarti, - non sapeva se si sentiva più imbarazzata per lei o per loro, quindi tentò in tutti i modi di salvare la situazione - non dovete scusarvi o darmi spiegazioni, voglio dire, sono sposata certe cose le capisco, è solo che non ero psicologiamente pronta a vederle con i miei occhi...- una pausa quando si accorse che stava peggiorando le cose - ma con questo non vuol dire che sia arrabbiata anzi, finalmente! Era ora!-
Gaetano e Camilla ripresero un colorito normale e la guardarono un po' sorpresi, Livietta aveva lo stesso modo di reagire di sua madre, quando era in imbarazzo rispondeva alla velocita della luce, anche se le sue ultime parole avevano tranquillizzato tutti.
- Allora non ti dispiace?- chiese come per conferma Camilla.
- Mamma, come fa a dispiacermi? Io avevo capito tutto da prima che tu mi parlassi di quello che c'era tra voi due. E poi ti ho visto in quest'anno, mi sono accorta di come stavi e non vedevo l'ora che Gaetano tornasse per sistemare la vostra situazione. Perché adesso è sistemata vero?- lo sguardo quasi a dir loro che se la risposta fosse stata negativa, ci sarebbero state conseguenze poco allegre.
I due si scambiarono un'occhiata prima che a Camilla sfuggisse un mezzo sorriso.
- Direi che siamo sulla buona strada... - rispose la donna un pochino imbarazzata guardando prima lui e poi abbassando gli occhi, non era mai stata brava a parlare di sé stessa con la figlia.
- Penso proprio di sì...- continuò lui alzandosi dalla sedia e passandole accanto per tornare verso la cucina, non prima di essersi scambiato con lei uno sguardo che definire complice sarebbe stato un eufemismo.

Il volto di Livietta era sorpreso e soddisfatto.
Non ricordava di aver mai visto sua madre in quel modo, aveva avuto probabilmente un piccolo assaggio quando frequentava Gaetano l'anno prima, ma Camilla in quel periodo lo teneva segreto per cui a parte essere sempre di buon umore, non le era mai capitato di vederli insieme. Le sembrava di ritornare indietro nel tempo, a quando era piccola e i suoi genitori non si erano ancora separati, anche se ora quei ricordi erano sfuocati.
Poi in ogni caso, Gaetano era molto diverso da suo padre. Si ricordava Renzo che spesso si lamentava con sua madre per quello che faceva, per la sua sbadataggine, o per il suo volersi sempre immischiare in cose che non la riguardavano.
Livia lo sapeva di avere una mamma diversa dalle altre, e per lei era speciale, anche se quello voleva dire che si dimenticava di andarla a prendere a scuola o alla lezione di danza.
Adesso che era cresciuta e si era sposata, capiva Camilla di più, comprendeva cosa vuol dire vivere accanto a qualcuno che ami e onestamente dopo tanti anni insieme, anche se come figlia quando si erano lasciati avrebbe desiderato che le cose tornassero come prima, come donna capiva che i suoi genitori stavano sicuramente meglio separati.
L'amore per lei non era mai mancato, la amavano come e più di prima, però ora era il suo turno nel volere la felicità di sua madre e suo padre. E mentre vedeva Renzo sempre dietro a Lorenzo e Carmen, quasi ringiovanito a fare il padre e nonno, sua madre la aveva preoccupata non poco.
Anche perché lo sapeva che alla fine Gaetano era la cosa migliore che le poteva capitare, ma Livia la sua testa dura la aveva presa proprio dalla mamma, e quindi aveva paura che alla fine le cose non sarebbero mai andate nel verso giusto.
Invece adesso, mentre li osservava affaccendati in cucina con la madre che dava indicazioni a Gaetano su come fare il caffè e lui che tentava di spiegarle la sua personale filosofia nella preparazione, derivata rigorosamente dalla tradizione napoletana, finalmente si sentiva tranquilla.

In quel momento arrivò George con in braccio la piccola Camilla e si diresse immediatamente verso la moglie stampandole un bacio.
- Buongiorno, allora questa signorina ha fame...che vogliamo fare?-
L'arrivo della bimba distolse Camilla e Gaetano dal loro mondo e si voltarono contemporaneamente a guardare i nuovi arrivati.
- Arriva subito, tra poco è pronto - rispose Camilla cominciando a mettere il latte nel biberon mentre Gaetano si allontanava per andare verso George, sembrava quasi ipnotizzato.
- Buongiorno, posso salutare questa signorina?- chiese poco prima di prendere la manina della bimba che lo guardava con occhi curiosi.
- Io credo che dall'effetto che le hai fatto ieri, potresti persino prenderla in braccio lo sai? Lei è molto buona con tutti ma non sorride spesso agli sconosciuti - rispose George guardando la figlia orgoglioso - e poi credo proprio, se non ho capito male, che dovrà abituarsi a te -
Non sfuggì né e George né a Livietta il sorriso che Camilla e Gaetano si scambiarono guardandosi.
- Dai avanti, prendila un attimo...- disse Livietta prima di prendere la bambina e metterla in braccio al vicequestore.
- Ma non mi conosce, non vorrei spaventarla - provò a dire l'uomo anche se in fondo non voleva fare altro che prendere quella piccolina in braccio.
La bimba lo guardò per un secondo confusa, e Gaetano per rassicurarla le sorrise
- Ciao principessa...-
La voce che aveva usato era talmente dolce da far voltare persino Camilla che stava ancora preparando il biberon per la nipotina.
Incontrò lo sguardo della figlia che sembrava pensare la stessa cosa ed entrambe contemporaneamente spostarono gli occhi verso il vicequestore.
La sua nipotina sembrava estremamente a suo agio, tanto che al sentire la voce di Gaetano aveva sorriso e aveva portato il pollice alla bocca.
- Camilla, ma lo sai che ha il tuo sorriso? -
Sentirsi chiamare mentre stava osservando quel momento la riportò alla realtà, si era imbabolata a guardarlo.
- Ma cosa dici, se è tutta sua madre! - rispose mentre si avvicinava a lui sistemando alla bambina il bavaglino.
- No ma guardala, il sorriso è assolutamente il tuo - insistè lui- vedi? -
- Ma povera amore mio, non ascoltarlo, non è assolutamente vero, sei bella come la tua mamma. -
- E come la nonna! E non provare a contraddirmi perché ti arresto! - continuò lui strappandole un sorriso.

*click*

Al sentire quel rumore Camilla e Gaetarono guardarono verso Livietta e George, lui aveva in mano un cellulare.
- Scusate, ma eravate troppo belli, non abbiamo resistito, vero? - George si avvicinò ai due e mostrò loro la foto che aveva fatto.
- Ma ragazzi, ma che vi passa per la testa? E poi lo sapete che detesto le foto!- Camilla era estremamente imbarazzata anche se si affacciò per vedere il risultato.

Entrambi guardavano la piccola Camilla nella foto con un sorriso talmente sereno da riscaldarle il cuore, se non si fosse saputa la reale parentela, ad un osservatore casuale sarebbe sembrata la foto di una famiglia.
Una sensazione di malinconia la attraversò, e notò la stessa cosa nello sguardo di lui che in quel momento fissava la foto e non si era accorto di nulla.
La voglia di diventare madre di nuovo non le era mai presa finchè era a Roma, non aveva assolutamente la forza di pensare di ricominciare con pappe e pannolini.
Poi quando si trasferirono a Torino, lo scherzo del destino le fece ritrovare Gaetano e per di più con un figlio di cui non si sapeva occupare.
Alla fine si era ritrovata di nuovo a fare da mamma ad un bambino che, forse, se non fosse mai partita per la Spagna, o anche se avesse ritrovato il vicequestore al suo ritorno a Roma, sarebbe potuto essere il suo.

Adesso non aveva più paura di guardare quel passato e chiamare le cose con il loro nome, anche se il rimpianto purtroppo rimaneva.

E poi c'era stato questo ultimo anno dietro alla piccola Camilla.
Invece di sentire la sua età, quando stava con la nipote, Camilla ringiovaniva e spesso anche se a lei sembrava impossibile, mentre passeggiavano nel parco veniva scambiata per la madre di sua nipote.
Ma adesso ormai era tardi, più che in gravidanza, tra poco sarebbe arrivata l'ora della menopausa, non prendeva più neanche la pillola ormai da quasi un anno, e comunque, se non era successo in tutto quel tempo, quante probabilità c'erano che succedesse ora?

George ricevette una telefonata e si allontanò un secondo mentre Livietta disse che andava un attimo in camera a prendere il sonaglino che tanto piaceva alla figlia, così Camilla rimase lì ad ammirare l'espressione di Gaetano mentre guardava quella foto.
Lui le aveva detto una volta che non ce l'aveva la vocazione del padre, invece, prima con Nino e poi con Tommy si era rivelato meraviglioso. Si vedeva che desiderava provare quell'emozione ancora...
E poi dal nulla le venne in mente la donna che stava dall'altra parte del pianerottolo.
Una bella donna, giovane e incinta di un uomo che la aveva lasciata.
C'era quella situazione da sistemare e una morsa cominciò ad attanagliarle lo stomaco, anche se non ne capiva il perché.
Si sarebbero comunque dovuti muovere presto se poi Gaetano voleva anche andare in ufficio.

- Amore senti, tra poco dovremmo andare...-
Al suono della sua voce l'uomo si bloccò voltandosi verso di lei.
- Che...cosa hai detto? - il viso sembrava quello di un bambino che aveva appena ricevuto una sopresa enorme nel giorno di Natale.
Per un attimo lei non capì.
- Ho detto che tra poco dovremmo andare..- rispose mentre lui metteva la bambina nel seggiolone.
- No, non intendevo quello, prima di quello...-
Lei comprese solo nel momento in cui lo vide avvicinarsi.
- Amore..? - lo ripeté un po' imbarazzata, anche perché le era uscito proprio senza pensarci la prima volta.
Gaetano le prese entrambe le mani e le fissò accarezzandone il dorso con i pollici.
- Ho sempre sognato di sentirtelo dire...-
Non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi e a Camilla si strinse il cuore.
Quanto doveva avergli fatto male in quegli anni? La sua paura non le aveva permesso di aprirsi, aveva avuto il terrore di dire "Ti amo" o "amore" temendo di essere di nuovo ferita.
E dall'altra parte aveva ricevuto così tanto di quelle stesse parole da lui senza avergliene mai data alcuna indietro.
- Mi dispiace se non sono mai riuscita a dirtelo prima...- provava un'amarezza verso quello che aveva fatto da roderla dentro.
Eppure lo vide sorridere mentre la prendeva tra le sue braccia.
- Te lo ho già detto, rifarei tutto, rivivrei tutto il dolore se questo mi portasse di nuovo ad essere qui con te adesso. E forse se me lo avessi detto prima non mi avrebbe fatto lo stesso effetto.-
Poi le prese il mento per farle alzare lo sguardo incontrando i suoi occhi.
- Stavolta andiamo piano quanto vuoi tu, ma Camilla, sappi che io faccio sul serio e lo ho sempre fatto. Non sarà oggi e non sarà domani, aspettiamo tutto il tempo che vuoi, ma devo avere la certezza che questa volta non finirà come le altre e che mi parlerai invece di scappare, perché non voglio perderti più, hai capito professoressa? -
La strinse e lei si lasciò trasportare dalla sua voce e dal fermo battito del cuore dell'uomo che riusciva a percepire perchè era all'unisono con il suo. Non c'era posto al mondo dove si sentisse più al sicuro.
- Promesso...e lo so che non ti fidi molto delle mie promesse, ma questa volta lo faccio. Anche perchè neanche io voglio rivivere tutto quello che ho vissuto durante questo anno.-
Rifugiata nel suo abbraccio le sembrò di sentire quasi che tirasse un sospiro di sollievo.
Un bacio dolcissimo a sugellare quel nuovo patto, e Camilla zittì quella sensazione di apprensione che aveva per la situazione di Gaetano e della bionda incinta, era convinta che se lui fosse rimasto al suo fianco, sarebbero stati capaci di affrontare tutto.

- Allora, come ti presento? Come la mia fidanzata? - chiese scherzando per smorzare l'aria.
Lei alzò lo sguardo con un sorriso sopreso e un ricordo le balenò nella testa...
- Siamo fidanzati? -
Sapeva che lui avrebbe capito esattamente il referimento.
- Non scherzare...e ti sto già abbracciando quindi vedi di fare la seria professoressa...-
- Ma alla nostra età si può ancora usare la parola fidanzati secondo te? - chiese un po' divertita.
- Perché c'è un'età in cui si smette? - rispose a tono.
- Non lo so...ma quindi posso dire che il mio fidanzato è il vicequestore di Torino? - stesso tono, ma con un pizzico di orgoglio e divertimento nella voce.
- Direi di sì, a patto che tu non vada a dirlo in situazioni pericolose decidendo di ficcare il naso in casi di omicidio...e non ci provare, so che lo faresti...-
- Ma non ho detto ancora nulla! - provò a protestare leggermente lei.
- No, ma mi hai guardato..- rispose con aria di chi sapeva molto bene cosa stava passando per la testa della donna che aveva davanti.
- Lo sai che sei noioso? -
- E tu lo sai che su questo non cambio idea vero? E non provare a farmi quegli occhi...non ci provare... -
Un sorriso e un bacio leggerissimo.
- Allora, andiamo? -
- Stai divagando...-
- Ma no, è solo che io devo ancora prepararmi e tu devi passare in ufficio oggi no? Dai andiamo...-
La vide dirigersi verso il tavolo mentre tornavano anche Livietta che George.

- "Al questore di Torino, mi dimetto dal mio incarico prima che la mia fidanzata mi faccia buttare fuori dalla polizia..."-
- Gaetano? Che fai lì impalato? Dai che si raffredda tutto..-
Lui la guardò tra l'adorante e il rassegnato.
- Tanto io lo so che prima o poi mi cacciano dalla polizia...lo so...- mormorò tra sé e sé prima di unirsi a quella visione familiare che lo aspettava.


Mezz'ora dopo, lei era vestita di tutto punto e persino truccata, si sentiva come se andasse a incontrare il nemico anche se sapeva che era una cosa stupida.
Gaetano invece era semplicemente la tranquillità fatta a persona, avevano scherzato durante la colazione e mentre lui sembrava non accorgersi di nulla, Camilla era per qualche ragione, agitata e ansiosa.

Appena entrarono in casa di Gaetano, sentirono anche da lì provenire profumo di caffè.
Lui prese Camilla per mano e la portò verso la cucina dove Sabrina stava apparecchiando per la colazione.
Quando alzò lo sguardo le si dipinse sul volto un'espressione curiosa ma allo stesso tempo tesa.
- Accidenti, quando mi hai detto di non aspettarti non avrei mai pensato che saresti stato fuori tutta la notte, complimenti eh...-
Camilla era rimasta spiazzata dal tono in cui la donna aveva parlato a Gaetano.
Non sapeva bene che tipo di rapporto ci fosse, ma alle sue orecchie la battuta suonava un po' troppo come quella di una fidanzata che si lamentava per il ritorno a casa tardi del suo uomo.

Non le piaceva proprio la storia.

- Scusa ma c'erano situazioni che dovevo assolutamente risolvere, anzi a proposito di questo, credo che voi due vi siate già conosciute e che ci sia stato un malinteso ieri...-
Le due donne si guardarono in maniera neutrale per un attimo, prima di piegare le labbra in un sorriso di circostanza.
Gaetano mise un braccio intorno alla vita di Camilla.
- Camilla, lei è Sabrina De Silva rimarrà qui a Torino fino a che il caso di suo fratello non sarà risolto, Sabrina, lei è Camilla Baudino, la mia fidanzata -
E lo aveva detto con un orgoglio e un sorriso che Camilla avrebbe voluto baciarlo in quel preciso istante.
Sabrina strabuzzò gli occhi.
- La...la tua fidanzata? Ma non mi avevi mai detto di avere una fidanzata! -
Quanto si stava divertendo Camilla a vedere la faccia della donna diventare di mille colori, non avrebbe saputo spiegarlo.
Gaetano in tutto questo non si era accorto di nulla, ma la sensazione che lei aveva avuto era esatta.
- Non te lo ho detto perché è una storia abbastanza complicata e lunga..-
- In realtà dura da dieci anni..- si intromise Camilla mentre vedeva che lui era leggermente in imbarazzo.
La donna, Sabrina, aveva ripreso a sorridere e si avvicinò ai due.
- Allora devo scusarmi per ieri, non sapevo che lei fosse la fidanzata di Gaetano, chissà cosa deve aver pensato...-

Eh, indovina un po' cosa ho pensato...

Le avrebbe voluto rispondere così ma evitò.
Sarà stata un' impressione di Camilla, ma il tono di Sabrina non sembrava affatto dispiaciuto.
- No ma si figuri, Gaetano mi ha spiegato tutta la situazione e capisco perché lo abbia fatto, mi dispiace di non averle detto chi ero ma, beh, è una situazione un po' particolare anche qui...o almeno lo era fino a ieri, vero amore? -
E quell'"amore" stavolta era arrivato dritto al punto, adesso sì che Gaetano se la stava guardando divertito, non avrebbe mai smesso di osservarla in questo tipo di situazioni.
- Effettivamente era molto complicata, ma adesso abbiamo risolto quindi direi che, dato che le presentazioni di rito sono fatte, io andrei a lavoro o verrò dato per disperso...-
- Ma non ti cambi? - domandò sopresa Camilla.
- Ho ancora delle camicie in ufficio, ne prendo una lì sennò si fa veramente tardi...pranzo? -
Il sorriso di lei era una risposta più che sufficiente.
- All'una e mezza? - chiese allacciando le braccia al suo collo.
- Direi che è perfetto - rispose sorridendo e passandole le braccia intorno alla vita.
- Effettivamente, oggi è tutto perfetto...- concluse lei mentre incuranti della donna che li stava osservando, ricadevano nel loro mondo.

- Gaetano scusami eh, ma io in tutto questo che faccio? Devo rimanere inchiodata a casa fino a fine processo? Oltretutto dovrei fare la visita di controllo tra qualche giorno...-
La voce della donna li riportò alla realtà.
L'uomo si girò verso di lei.
- La prossima settimana ti accompagno all'ospedale così puoi fare la visita di controllo, per questi giorni rimani a casa a riposarti, dovresti stare tranquilla nelle tue condizioni..-
- Sono incinta non malata!- protestò lei.
- Però ieri hai fatto un viaggio in aereo, quindi in questi giorni ti riposi e non ammetto repliche. Adesso fai colazione che io devo scappare in ufficio...-
I due la videro sbuffare e sedersi.
Gaetano si staccò da Camilla e andò verso di lei sedendosi anche lui.
- Ascoltami.... - disse prendendole le mani - devi prenderti cura di te, perché non sei da sola, hai capito? Lo so che ti annoierai e che la situazione è difficile, ma è per il tuo bene e per quello del signorino qui, sei quasi al settimo mese resisti ancora un po'...siamo intesi? -
Sabrina non rispose e lui si alzò per andarsene mentre Camilla lo guardava provando una sensazione nuova per lei.

Per un attimo si era sentita un' intrusa, per un attimo le era sembrato di essere lei quella di troppo.

Era ovvio che Sabrina provasse qualcosa per Gaetano, chi non proverebbe qualcosa per lui? Solo lei ci aveva messo anni per capirlo, e la sensazione che la attanagliava si faceva più forte.
Non dubitava affatto di lui, aveva visto il suo modo di fare, le sembrava di rivederlo con Francesca, e a questo doveva aggiungere il fatto che si sentiva enormemente in colpa per cui si comportava probabilmente come un fratello maggiore estremamente protettivo.
Però doveva capire in qualche modo che il suo atteggiamento poteva essere male interpretato.
Anche perché di lui si fidava ciecamente, ma di lei no.
Avrebbe dovuto tenerla d'occhio e sicuramente l'idea che quei due fossero da soli di notte, anche se Sabrina era al settimo mese di gravidanza, non le andava proprio.
Ma a quello avrebbe sicuramente rimediato.
Per il resto, mentre lo vedeva andar via, non aveva assolutamente voglia di rimanere in quella casa, non ora.
In un certo senso sentiva come se fosse stata profanata, come se non fosse più sua, loro.
Non ci voleva rimanere se non c'era lui.

Mentre le passava accanto, lei lo bloccò.
- Esco anche io con te, devo passare un attimo al mercato di Porta Palazzo- disse prima di voltarsi verso Sabrina con un sorriso tirato.
- E' stato un piacere conoscerla, immagino che ci vedremo spesso da ora in poi..-
Lei era ancora seduta e rispose sullo stesso tono.
- Anche per me è stato un piacere, e mi scusi ancora per il malinteso di ieri - ripeté senza il minimo entusiasmo.

Quando uscì da quella porta fece un sospiro di sollievo.
Gaetano si accorse subito che era estremamente contenta di essersene andata.
- Accidenti, sembri una che è appena uscita da una zona di guerra fredda -
- E non hai idea di come ci sei andato vicino, ma veramente non ti sei accorto di niente? -
Lo guardò con aria un po' incuriosita.
- Se ti riferisci al tuo marcare il territorio ti ho visto benissimo, e ti ho adorato, anche se comunque penso che tu non abbia affatto di che preoccuparti a priori-
Lei lo fissò come se fosse un alieno mentre scendevano in ascensore.
- Ma possibile che tu veramente non abbia notato nulla? -
La faccia di Gaetano era quanto più possibile confusa, capì che veramente non aveva la benché minima idea di quello che lei aveva visto.
- Lasciamo stare, prima o poi dovrò spiegarti un paio di cosette credo - disse lei con aria di chi ha quasi gettato la spugna prima di incamminarsi nel cortile.
Lui continuava ad avere un' aria interrogativa ma allo stesso tempo divertita.
- Lo sai che non me la racconti giusta? - le chiese sorridendo.
- Io non te la racconto mai giusta...- e niente, non riusciva a star seria e rispose al sorriso facendolo scoppiare in una risata.
- Allora all'una e mezza? - chiese prima di prenderla tra le braccia.
- Va bene...arresta tanti criminali mi raccomando..-
- E tu stai fuori dai guai...mi raccomando.-
Un sorriso, un bacio finito troppo presto, e si separarono fuori dal condominio andando verso le rispettive macchine.





A pochi metri da lì in un'auto dai vetri scuri, un uomo aveva visto tutta la scena.
- A quanto pare il nostro Berardi ha veramente successo con le donne - commentò tra sé e sé mentre prendeva il cellulare.
- Sono io...ci sono novità interessanti che devi proprio sapere...-




Ed ecco qui anche questa è fatta. Forse dal finale avrete capito che ci sono nubi all'orizzonte, dal prossimo capitolo inoltre, ritorneranno alcuni personaggi, saranno ritorni apprezzati? Me lo dovrete dire voi.
Come sempre se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, io ne sarò veramente felice. Ammetto che in questo capitolo ho avuto momenti in cui veramente mi sono divertita a scrivere perché ci sono molti dialoghi e io adoro scrivere i dialoghi, non so, mi sembra di avere i personaggi davanti a me, e poi amo anche molto le scene familiari. Sono scene che avrei sempre voluto vedere, dinamiche che avrei voluto venissero approfondite ma siccome ovviamente non è stato così, me lo sono fatta da sola.
Spero sia riuscita a trasmettere un pochino dell'atmosfera che ho percepito io anche a voi.
Che altro dire, aspetto commenti se vorrete e ci vediamo, sempre qualora ne abbiate voglia, la prossima Domenica!



   
 
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