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Autore: Assiage    11/01/2016    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se sul promontorio le cose fossero andate diversamente, e Uncas e Alice fossero sopravvissuti? Con un futuro ancora tutto da scrivere, le cose non saranno semplici per loro. Riusciranno a mettere da parte le loro differenze e vivere il loro amore?
Traduzione di: Eilan21
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alice sedeva sulla riva del fiume, occhieggiando con desiderio l'acqua spumeggiante. Desiderava moltissimo un bagno. Una cosa assai rara ormai. Alla peggio desiderava almeno immergere i piedi nella corrente. Sarebbe stato paradisiaco sentire la freschezza dell'acqua sulla sua pelle accaldata.

Uncas stava in piedi nel mezzo del torrente, immobile, tenendo sollevata una lancia di legno rozzamente assemblata che terminava con tre minacciose punte acuminate. Era così immobile che ad Alice ricordava le statue antiche e i busti classici. Era rimasto così per diversi minuti.

Puoi immergere le gambe.”

Lo disse così all'improvviso che Alice alzò la testa di scatto, perplessa. Le aveva dato la schiena fin da quando aveva messo piede nell'acqua, e lei non aveva parlato... non era così? Allora come poteva sapere cosa stava pensando?

Alice si schiarì la gola delicatamente. “Ti ringrazio per il suggerimento, ma temo di non poter fare una cosa simile.”

Uncas abbassò la lancia di una frazione e si voltò a fronteggiarla, perplesso.

Perché?” chiese semplicemente.

Alice parlò senza pensare. “E' inappropriato per un uomo vedere le caviglie di una signora e- e-”

Le scure sopracciglia arcuate di Uncas si sollevarono con una punta di incredulità.

Seguì un silenzio imbarazzato.

Alice sentì lacrime di umiliazione riempirle gli occhi, e cercò coraggiosamente di tenerle a bada. Per un po' aveva cercato di non pensare al suo avventato incontro con il giovane guerriero, e ora il ricordo delle sue azioni ribelli le riempirono la mente affaticata.

Vergogna. Disgrazia.

Uncas piegò il capo di lato, e i suoi occhi scuri vennero soffusi da cautela e compassione. E qualcosa di più ardente- la guardò con desiderio.

Lo sguardo che si scambiarono provocò una sensazione acuta nel ventre di Alice. Era una sensazione traditrice per lei, perché sapeva che era la punta di desiderio nascosto che lei stessa aveva provato per Uncas fin da quella notte nel terreno di sepoltura, quando lui l'aveva avvolta tra le sue braccia forti.

La voce di Uncas era dolce quando le parlò, “Tu- noi- non abbiamo fatto niente di male, Miss Alice.”

Alice si coprì il viso con le mani, sentendolo bruciare.

Ti prego!”

Percepì, piuttosto che vedere, Uncas che lentamente le si avvicinava e nascose il viso ancora di più tra le dita, scuotendo piano la testa.

Lui si fermò.

Alice alzò lo sguardo e incontrò il suo timidamente. L'espressione di lui era ancora forte e fiera, e lei incontrò il suo scrutinio senza battere ciglio. Come al solito la sua preoccupazione per lei spiccava più forte di qualunque altra cosa.

Per favore... non dirlo a nessuno.”

Cosa?” chiese Uncas, genuinamente confuso.

Non dire a mia sorella quello che ho fatto. Né a tuo fratello. Ti prego!”

Uncas scosse la testa. “E' stata una cosa tra noi due.”

Alice fece un sorriso tremulo, quasi venendo meno dal sollievo. Sapeva che era un uomo onorevole e onesto. Non avrebbe mai rivelato il suo comportamento scandaloso.

Lui ricambiò con un accenno di sorriso, voltandosi per ritornare al centro del ruscello, la presa sicura sulla lancia. Riprese il silenzio, e la posizione.

Alice si portò le lunghe gambe e le ginocchia al petto. Si sentiva un pochino meglio. Ciò che era successo sarebbe rimasto un segreto, e nessuno di importante lo avrebbe mai scoperto.

Perché rimani così immobile?” chiese, pensando ai pescatori che aveva sempre visto nella sua vita, con grandi reti, e resistenti fili da pesca.

Lui non si voltò. “Faccio credere ai pesci di essere uno di loro.”

Alice ridacchiò. Di nuovo, era riuscito a percepirlo senza vederlo. Aveva percepito il suo sorriso.

Passarono alcuni altri minuti, e Alice cominciò a perdere interesse. La pesca era veramente un lavoro monotono. Avrebbe voluto avere le sue matite da disegno, o un libro di poesia. Perfino il suo ricamo.

A Londra aveva avuto tutto ciò che voleva, l'altolocata figlia di un aristocratico colonnello dell'esercito. Lì, a parte le sue faccende, non aveva molto da fare. Almeno il paesaggio era bellissimo. Alice si schermò gli occhi con un sospiro e si guardò intorno, osservando i vividi verdi e blu della natura intorno a lei. Guardò la schiena e le solide spalle di Uncas, e riuscì a intravedere la linea dei suoi muscoli attraverso la camicia di cotone.

Il paesaggio era, davvero, molto attraente.

Vuoi entrare?” chiese Uncas arditamente.

Alice venne strappata ai suoi pensieri a queste parole.

Nel... dentro il fiume?”

Sì” disse lui semplicemente.

Che idea assurda! Alice aprì la bocca per declinare l'invito quando Uncas improvvisamente fece scattare il braccio, così velocemente che si trattò di un attimo. Tirando su la lancia e tenendola in aria, esaminò il pesce argentato che si dimenava inutilmente. Delicatamente, liberò la creatura e guardò verso la riva dove sedeva Alice.

Abbiamo finito?” chiese lei speranzosa.

Uncas scosse il capo. “Un solo pesce non nutrirà cinque persone.”

Oh,” mormorò Alice, guardando l'erba inaridita. Ma certo.

Avvicinandosi, Uncas mise delicatamente il pesce sull'erba accanto a lei. Alice fece una smorfia nel vedere gli occhi vitrei e la piccola bocca spalancata.

Trascorso un altro po' di tempo, Uncas aveva catturato e infilato sullo spiedo diversi altri pesci. Alice, seguendo le istruzioni di Uncas, aveva preso un canestro dalla capanna ed era impegnata a lavarli. Uncas si accovacciò accanto a lei. “Sai tagliarli?”

Alice esitò. “Non l'ho mai fatto, no.”Lui borbottò. “Puoi aiutare.”

Tirò fuori dalla cintura un piccolo ma affilatissimo pugnale e svelto tagliò la testa del pesce, poi la coda, e poi lo tagliò a metà, rimuovendo le delicate lische. Uncas le passò il coltello e Alice rifiutò, tirandosi su i capelli e giocherellandovi.

Normalmente, se fossero stati presenti, Nathaniel avrebbe sospirato con esasperazione, e Cora l'avrebbe mandata dentro con la sua materna preoccupazione.

Uncas la sorprendeva continuamente con la sua pazienza. Anche ora, annuì e procedette in fretta a tagliare il resto dei pesci lui stesso, mettendoli dentro il canestro di intrecciato.

Per qualche motivo Alice sentì il bisogno di difendersi.

Li... li cucinerò. Ne farò uno stufato.”

Va bene,” replicò Uncas, lo sguardo fisso sul proprio lavoro. “C'è un modo più semplice. Potrei mostrartelo se vuoi. Più tardi.”

Che modo è?” chiese Alice curiosa.

Il forno di terra.”

Questo fu tutto quello che disse e Alice rimuginò su quella frase. Non aveva mai sentito niente del genere.

Lui alzò la testa improvvisamente, lo sguardo intenso. “Nella grotta. Non sentirti in colpa. Non hai fatto niente di male.”

Alice maledisse la sua debolezza mentre le lacrime le riempivano di nuovo gli occhi. “Mi sono comportata peggio di una... una...”

No. Mai,” lui sollevò il pollice e le asciugò una lacrima dalla guancia, “E' stata colpa mia.”

Alice lo guardò, confusa. “Perché dovrebbe essere colpa tua?”

Lui sembrava turbato. “Tu sei quella giovane. Quella innocente.”

Alice fu presa alla sprovvista. Quello che lui aveva detto non corrispondeva a ciò che le era sempre stato insegnato sugli appetiti carnali degli uomini e sul comportamento audace delle donne. Se una donna si comportava come aveva fatto lei, la colpa era solo sua.

Uncas le avvicinò la mano al viso, e carezzò la sua treccina parzialmente sciolta. Il suo tocco la mandò in confusione di nuovo, quasi come se fosse una catarsi al suo dolore.

Alice si tirò indietro, asciugandosi goffamente gli occhi umidi. “Perdonami,” mormorò, “temo di essere stata insopportabile questi ultimi giorni.” Rise debolmente alla sua battuta.

E' tutto a posto,” rispose lui. Si alzò in piedi. “Vieni?”

Alice scosse il capo. “Arriverò fra poco.”

Uncas annuì, sollevò il cestino, soppesandolo, la lancia e la rete, e si incamminò in direzione della capanna.

Alice attese finché la sua figura scomparve, poi si guardò esitante intorno per diversi momenti, ascoltando attentamente. Soddisfatta, si sollevò furtivamente la gonna, centimetro per centimetro, e si tolse le lunghe calze sporche. Si avvicinò al fiume goffamente spostando il fondoschiena, interiormente atterrita ma determinata, finché la dita, le caviglie e i polpacci non furono a contatto con l'acqua.

Alice rabbrividì per il freddo. Ma era comunque paradisiaco.

Con un sospiro soddisfatto, Alice immerse le calze nell'acqua per lavarle, e si spruzzò l'acqua fresca sul viso e sui capelli.

Era contenta, realizzò. Non felice. Non gioiosa. Ma soddisfatta della sua vita come era ora, senza nemici a dare la caccia a lei e a sua sorella, e con il dolore per la perdita del padre e di un amico che stava cominciando a guarire. Uncas aveva promesso di mantenere il loro segreto, e presto lei avrebbe cominciato a fare piani per tornare in Europa.



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Il mese di settembre stava per concludersi.

Alice leggeva attentamente il giornale alla luce di una tremolante candela. Il Courant era uno straccio di giornale che in qualche modo era arrivato fin dal New England; era rinomato più per calunniare i governatori locali che per diffondere effettivamente notizie importate, ma Alice non era interessata ai pettegolezzi. Cercava le date di partenza delle navi dal porto della colonia di New York. Il giornale era vecchio di circa un mese, e l'ultima nave, una di nome Agamemnon, era salpata la settimana precedente.

Accidenti.

Il suo piano era trovare una nave che salpasse per Londra, chiedere a uno degli uomini di scortarla a qualunque porto fosse, e poi averla vinta sul capitano della nave per ottenere un passaggio. Lo avrebbe pagato una volta che avesse rimesso piede sul suolo inglese. Una volta che avessero saputo che era una signora, l'avrebbero certamente aiutata. Così Alice chiedeva ansiosamente un giornale avanzato a chiunque incontrasse in città. Anche quelli di dubbia reputazione come il Tattler – erano più diffusi e i tipografi non riuscivano a stamparli abbastanza in fretta.

Mettendo da parte il Courant, Alice sospirò pesantemente e prese a sfogliare la Gazette. Niente. Diede poi un'occhiata al Poor Richard's Almanack con silenziosa frustrazione. L'autore era un tipo piuttosto intelligente, ma il giornale era pieno di consigli sull'agricoltura e sciocchezze riguardanti calcoli astrologici, il tutto condito con le previsioni del tempo.

Vieni a letto, sorella,” si levò l'assonnato ordine di Cora dalla cuccetta che dividevano. Cora non era del tutto certa di quello che Alice aveva pianificato, ma Alice sapeva che sospettava qualcosa. Quando Cora glielo chiedeva, lei mormorava qualcosa di prosaico, o cambiava argomento. Cora si sarebbe preoccupata e l'avrebbe pregata di restare.

Alice si mise a sedere più dritta nella luce tremolante, e fece una smorfia quando lo stomaco le si agitò. Eccolo di nuovo, il malessere che la tormentava ormai da settimane. Non riusciva a mangiare, né a dormire, e finiva per correre fuori a vomitare vicino al gabinetto esterno. Per questo motivo preferiva dormire nel fienile della stalla, una cosa che scandalizzava Cora.

Alzandosi con cautela, Alice si diresse a passettini verso la porta, la aprì, e uscì agilmente fuori nella pallida luce lunare. L'attimo successivo però, stava correndo lontano dalla capanna e verso gli alberi. Si accasciò inelegantemente, sbucciando le ginocchia su una roccia o una radice appuntita. Alice si tirò i capelli indietro tremando e vomitò.

Per alcuni attimi dopo di ciò, Alice pensò, con un'amarezza nuova per lei, che se i suoi parenti in Inghilterra e in Scozia avessero potuto vederla ora, non avrebbero creduto si trattasse si lei. Forse avrebbero pensato che la povera giovane Miss Alice Munro fosse stata rapita dalle fate, che avevano poi lasciato una sostituta al suo posto. Cosa avrebbero detto, vedendola ora, così malmessa, sporca, le dita irruvidite dai lavaggi e da altri lavori ingrati, seduta nel suo vomito?

Una solida mano le afferrò la spalla fermamente ma gentilmente.

Uncas, pensò lei con sgomento. Faceva sempre in modo di sbrigare quella faccenda del malessere da sola. Lui era fuori a caccia con suo fratello, che fosse ritornato?...

Voltandosi, Alice fu sorpresa. “Chingachgook!” bisbigliò.

I suoi profondi occhi scuri erano fissi su di lei mentre la tirava su, poi le mise una mano sul gomito. Alice non sapeva che l'anziano Mohicano potesse essere così amabile. Non parlava molto con lei, e sorrideva raramente.

Sei stata male per giorni,” commentò. “Ti preparerò un tè.”

Tè?” chiese lei debolmente, ricordando gli infusi dall'odore sgradevole che i tre uomini ricavavano da erbe e radici. Cora aveva bevuto quello alla corteccia di salici per i suoi mal di testa, e aveva detto che l'avevano aiutata moltissimo. Solo per questo, Alice si addolcì.

Suppongo sia di qualche tipo di corteccia d'albero?” indagò stancamente.

Chingachgook annuì in fretta mentre la conduceva verso la capanna.

Di faggio.”

Certamente. Grazie sir.”

Lui non rispose.

Entrambi rimasero in silenzio mentre entravano nella capanna, e lui mise a bollire dell'acqua sul fuoco. Cora dormiva, e con i figli fuori a caccia, rimanevano svegli solo loro due.

Pochi minuti dopo lui le avvicinò una ciotola di legno. “Bevi.”

Alice lo accontentò immediatamente, trattenendo il respiro mentre ingurgitava in fretta il contenuto. Rabbrividì; era un peccato non avere zucchero da aggiungere.

Troppo in fretta,” la rimproverò lui. Alice gli lanciò un'occhiata attraverso il rozzo tavolo. I loro occhi si incontrarono alla luce del fuoco. “Sorseggia.”

Ciotola dopo ciotola Alice bevve come le era stato ordinato, e si accorse di sentirsi un po' meglio. Il suo stomaco non protestava a quel gusto.

Il giorno seguente, appena sorta l'alba, Nathaniel e Uncas tornarono dalla caccia, ed entrarono silenziosamente nella capanna. Furono sorpresi da uno strano spettacolo- Alice Munro, addormentata a tavola, una pelliccia d'orso sulla sua piccola figura; e il loro padre sveglio e in allerta di fronte a lei.

Quel giorno di primo autunno cominciava a sorgere fuori della capanna, e c'era molto lavoro da fare.


   
 
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