Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Xion92    11/01/2016    4 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 35 - Adattamento


Angel era immersa nel sonno più profondo che avesse mai avuto in vita sua: tutto quello che era successo nei due giorni precedenti l’aveva letteralmente sfiancata. Aveva percorso il tragitto da Tokyo al Monte Fuji e viceversa, aveva cacciato, combattuto per tre volte contro gli alieni scampandone per miracolo, e inoltre tutta la fatica di trovare gli altri guerrieri. Nessuna meraviglia che fosse stremata.
Ma si svegliò all’alba, com’era abituata a fare e, vedendo filtrare dalle tapparelle i primi raggi di sole, si alzò precipitosamente: non c’era tempo da perdere. Senza neanche accendere la luce, si cambiò velocemente rimettendosi camicia e jeans, e rigirò fra le mani il pigiama troppo largo che aveva indossato quella notte: il suo sonno era stato molto agitato dai suoi brutti pensieri, e di conseguenza aveva sudato parecchio, bagnando quel pigiama un po’ troppo. Lo doveva subito andare a lavare. Ma era esagerato farsi una scarpinata fino al fiume portando solo quel pigiama lì. Ne avrebbe approfittato per andare a lavare anche i vestiti sporchi di Ryou e Keiichiro, almeno gli avrebbe fatto una buona impressione. Aprì la porta della propria stanza senza curarsi di fare rumore, visto che credeva di trovarli già belli alzati. Insomma, era l’alba, era ora di iniziare a sfaccendare. Ma fu meravigliata quando vide il corridoio completamente buio e le stanze delle camere dei due uomini ancora chiuse. No… non era possibile che fossero ancora a letto. Angel si rifiutava di crederci.
Si diresse verso la porta della camera di Ryou, che si trovava di fronte alla sua, e la aprì con circospezione. Dentro era il buio totale, e in quella cupa penombra si poteva solo distinguere, contro una parete, il letto del ragazzo, in cui lui era disteso con le coperte tirate fin sopra la testa. Non russava, ma Angel, col suo udito fine, riuscì a sentire il suo respiro regolare, segno che stava dormendo della grossa.
La ragazza si sentì cadere le braccia: ma era possibile che un ragazzo apparentemente così serio e assennato come Ryou, all’alba stesse ancora dormendo? Fece un sospiro scocciato e, dopo un momento, tirò un pugno violentissimo contro lo stipite della porta, producendo un rumore forte e secco.
Ryou fece un salto dal suo letto come se avessero sparato nella stanza un colpo di pistola, e quasi cadde giù a terra per lo spavento.
Angel, senza tante storie, accese la luce con l’interruttore al muro, entrò nella stanza a grandi passi e lo esortò, con lo stesso tono militaresco che suo nonno usava con lei quando, da piccola, cincischiava nel sacco a pelo prima di alzarsi: “forza, boss, esci da quel letto e dammi tutto quello che c’è da lavare, che almeno faccio un viaggio solo.”
Ryou, che probabilmente aveva perso dieci anni di vita, si alzò in piedi furioso. Addosso aveva solo un paio di boxer, ma Angel, che non possedeva il minimo senso del pudore, nemmeno ci fece caso; e Ryou era troppo nervoso per preoccuparsi di non scandalizzarla.
“Angel, ma cosa stai dicendo?! Sei matta? Perché mi hai svegliato?” le chiese con le mani sui fianchi.
“Ma scherzi? Il sole sta salendo nel cielo, e tu ancora dormivi. Ma non ti vergogni neanche un po’? Grande e grosso come sei, sono io che ti devo venire a svegliare?” rispose lei, alzando la voce.
Ryou gettò un occhio all’orologio digitale sul suo comodino. “Ma sono solo le sei e mezzo! È prestissimo!”
Angel fece un gesto impaziente con la mano: “prestissimo? Guarda che se non ci sbrighiamo, ci perdiamo le postazioni migliori!”
Ryou la guardò a bocca spalancata, senza capire. Allora lei riprese: “ti spiego, se non lo sai, al fiume i punti migliori sono quelli dove la corrente scorre più forte, ma sono pochi e sono i primi a venire occupati. Quelli che arrivano più tardi si devono arrangiare nei punti dove l’acqua è quasi ferma, ma lì non riesci a lavarci quasi niente. Ecco perché dobbiamo muoverci!”
Ryou rispose a fatica: “ma sei completamente impazzita?! Lavare i panni al fiume? Vuoi farti arrestare?”
Lei, che non comprese il senso di quella parola, alzò un sopracciglio: “arrestare? Guarda che se qualcuno dovesse cercare di fermarmi, un bel cazzotto non glielo leva nessuno.”
“Angel”, riprese Ryou cercando di moderare la voce. “Non ho idea da che Tokyo tu venga, ma i panni qui non si lavano al fiume. C’è la lavatrice apposta per questo. E, tanto per darti una regolata, in questa casa nessuno si sveglia prima delle sette e mezzo. Quindi fammi il piacere di uscire dalla mia stanza, di tornare nella tua e di rimanerci!”
E, dopo averla spintonata con mal garbo fuori dalla camera, le sbatté la porta alle spalle, rosso per la vergogna dopo essersi finalmente accorto di essere mezzo nudo di fronte a una ragazza praticamente sconosciuta.

La povera ragazza, completamente disorientata, ritornò nella sua stanza e si lasciò cadere seduta sul letto. Era lì da neanche un giorno e ne aveva già combinata una delle sue. Ma cosa intendeva dire Ryou? Cos’era una lavatrice? Un qualcosa per lavare i panni? E come facevi a lavarli, se non andavi a prendere l’acqua? Mica veniva lei da te. La giovane si prese la testa fra le mani e, per tutta l’ora seguente, cercò di trovare una risposta a questi appassionanti quesiti, ma non riuscì ad arrivarci in nessun modo. A un certo punto provò anche a sdraiarsi per poter riposare un po’ gli occhi, ma inutilmente: era da un giorno intero che non mangiava nulla, e sentiva dei crampi allo stomaco terribili. Alla fine, dopo un’ora buona, non ce la fece più e uscì di nuovo dalla stanza, andando al piano di sotto. In cucina trovò l’uomo più grande, che aveva iniziato a sfaccendare ai fornelli.
“Keiichiro, buongiorno”, fece Angel, un po’ vergognosa.
“Buongiorno a te, Angel-san!” rispose lui, cordiale e con un sorriso. Gli faceva un po’ strano che una ragazza sconosciuta lo chiamasse per nome. Soltanto Ryou si concedeva questo lusso.
“Ecco… non vorrei essere invadente, ma non avresti qualcosina da mangiare?” chiese lei, torcendosi le mani.
“Guarda, ho già apparecchiato il tavolo. Avevo immaginato che saresti stata affamata. Siediti pure e mangia tutto quello che vuoi”, disse l’uomo, indicandole il tavolo.
Angel si avvicinò, e quello che vide le fece spalancare gli occhi. Sopra quel tavolo c’era solo la colazione, ma era più di quello che lei era abituata a mangiare in tutta la giornata: latte, succhi di frutta, caffè, cereali, pane e marmellata. Lei non era abituata a mangiare cose sostanziose, a colazione, ma solo the non zuccherato. Perciò si sedette, trepidante, e fece per allungare le mani verso il cibo, ma, temendo di combinare un altro guaio, guardò incerta Keiichiro.
“Mangia, mangia”, la incoraggiò lui.
Avuto il suo consenso, Angel non se lo fece ripetere. Afferrò il cartone del latte da mezzo litro e se lo attaccò alle labbra, senza nemmeno versare il latte nella tazza, e se lo fece fuori tutto in venti secondi. Finito quello, passò alla brocca del succo d’arancia, scolandosi pure quello. Finita la roba liquida, spalmò con poca grazia la marmellata sulle fette di pane tostato, cacciandosele poi in bocca e mandandole giù senza quasi masticarle, col rischio di finire soffocata. Non ricordava di aver mai mangiato niente di così buono in vita sua. Ma mangiava talmente veloce che faceva anche fatica a sentire i sapori. Mentre ingollava la sua quarta fetta di pane, sentì una voce ironica dietro di sé:
“perché per te l’educazione è un optional, vero?”
La ragazza cominciò a tossire e si voltò. Era Ryou, con jeans e maglia. Si era alzato allora, alla fine.
“Senti”, gli rispose lei, infastidita. “Keiichiro mi ha detto che posso mangiare, e quindi io mangio.”
Ed afferrata la tazza del caffè, fece per buttarlo giù in un sorso, ma sentì in bocca un saporaccio amaro e orribile, e iniziò a sputacchiare con le lacrime agli occhi.
Ryou, che nel frattempo si era seduto di fronte a lei ed aveva preso una tazza di latte, iniziò a ridere di gusto. “Guarda che devi metterci lo zucchero, nel caffè.”
Lei si sentì arrossire fino alla radice dei capelli, ma prese la zuccheriera. “Guarda che mi piaceva. Mi era solo andato di traverso…” protestò poco convinta.
Le risate di Ryou aumentarono, ma lei non ci fece caso. “Ma quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato, si può sapere?” le chiese.
“Ieri mattina” rispose Angel, mentre si cacciava in bocca delle manciate di cereali direttamente dal sacchetto.
“Accidenti, eri praticamente a digiuno! E cosa hai mangiato, se posso chiedere?” chiese Keiichiro, curioso.
“Un passero”, rispose lei.
“Cosa?!” chiesero di due uomini, stupefatti.
“Sì”, insisté lei, mandando giù un boccone. “L’ho ucciso con le mie zampe”, aggiunse orgogliosamente.
“Un momento”, disse Ryou alzando un sopracciglio. “Non dirmi che sai trasformarti in gatto anche tu.”
Angel fu sorpresa da questa domanda. “Anche tu?”, ripeté, asciugandosi la bocca col dorso della mano.
“Ti spiego, Angel-san: anche Ryou è capace di trasformarsi in gatto, ma solo per dieci minuti”, disse alla ragazza Keiichiro.
Ad Angel brillarono gli occhi: si sentiva arrugginita dopo una nottata di sonno in quel letto morbido. Non sarebbe stato male sgranchirsi un po’ le membra intorpidite. “Allora ti sfido, boss! Trasformiamoci e combattiamo un po’.”
Lui si alzò dalla sedia. “Dopo. Adesso dobbiamo metterci a lavorare, perché riapriremo il Caffè oggi pomeriggio. Fra poco arriveranno anche gli altri. Fatti trovare pronta.”
Angel annuì, anche se non ci aveva capito molto. Cosa avrebbe dovuto fare, di preciso?
Avrebbe voluto chiederlo a Keiichiro, ma non fece in tempo, perché sentì il rumore della porta principale che si apriva, seguito da uno scampanellìo.
“Buongiorno a tutti”, sentì dire la discreta voce di Retasu.
Incredibilmente, vide Ryou andarle incontro, e rimase senza fiato per la tensione: se ora lui si fosse messo a sbraitare con la Mew Mew verde come aveva fatto poco prima con lei, di sicuro la povera Retasu, timida com’era, ci sarebbe rimasta secca. Angel era stata capace di tenergli testa per via del suo carattere forte e aggressivo, ma Retasu non sembrava audace allo stesso modo.
Invece rimase sbalordita quando vide Ryou fermarsi di fronte a lei con un sorriso sincero e salutarla in modo gentile e accogliente. Angel non ci voleva credere: ma era lo stesso ragazzo di prima? Come mai con Retasu si stava comportando in un modo completamente diverso da come si era comportato con lei? Notò poi che anche Retasu sembrava un po’ diversa: era tutta rossa in viso. Ma che motivo c’era? Mica aveva fatto una figuraccia, come lei prima con il caffè. Non riuscendo a trovare una risposta, si grattò la testa, perplessa.
Retasu, dopo aver salutato Ryou, si diresse verso di lei. “Buogiorno, Angel-san”, la salutò con un inchino.
Ad Angel queste formalità la mettevano a disagio, ma apprezzò molto la gentilezza e l’umiltà della sua nuova compagna. “Buongiorno, Retasu!” rispose con entusiasmo.
“Allora oggi si riprende a lavorare”, continuò Retasu. “Penso che non sarebbe male dare una ripulita prima di riaprire. Vado nello sgabuzzino a prendere l’aspirapolvere.”
“D’accordo”, annuì Angel, che naturalmente non aveva la minima idea di cosa fosse un aspirapolvere.

In quello stesso momento, Masaya stava suonando il campanello della casa della famiglia Momomiya. Dopo pochi secondi, Ichigo si affacciò alla finestra di camera sua.
“Vengo giù subito, sono quasi pronta!”
Scese le scale come un fulmine, e quando fu giù di sotto quasi volò tra le braccia del suo ragazzo, che la afferrò in tempo e la strinse forte in un abbraccio.
“Come stai stamattina, Ichigo?” le chiese lui.
“Molto meglio di ieri sera!” rispose lei in una risata. “E così si ricomincia, eh? Non potevamo proprio starcene tranquilli nemmeno per un mese.”
Masaya fece una risata sincera: “vedo che l’hai presa con positività”, e si chinò dandole un bacio sulla bocca. Anche lui si sentiva in pace col mondo quella mattina, nonostante le premesse non fossero per niente buone. Quei due alieni sembravano molto pericolosi, ma lui era sicuro che finché la squadra di cui faceva parte fosse rimasta unita, e soprattutto se la sua ragazza gli fosse rimasta a fianco, nulla lo avrebbe potuto sconfiggere.
Incominciarono a incamminarsi verso il Caffè, pronti a dare una mano prima della riapertura pomeridiana.
“Aoyama-kun, cosa ne pensi di questa Angel?” gli chiese lei. La sera prima non ne avevano fatto parola tornando verso casa, perché avevano fatto molto tardi e, stremati, non avevano quasi avuto nemmeno la forza di parlare.
“Non saprei dirti”, rispose lui scuotendo la testa. “Non ho abbastanza informazioni su di lei per dire la mia opinione. L’abbiamo incontrata solo ieri sera, dopotutto. Però è… non so come posso dirlo… ha qualcosa di familiare. Non pensi?”
“Di familiare?” gli chiese lei.
“Sì, intendo… i suoi occhi mi sembra di averli già visti”, cercò di spiegarsi lui.
“Veramente? Ma non è possibile. Io non ho mai visto uno sguardo come quello. Era, non so… forte, serio, triste, disperato al tempo stesso, e soprattutto, non era certo lo sguardo di una ragazza giovane”, disse Ichigo pensierosa.
“Questo è vero, hai ragione. Però non so… ha qualcosa di familiare lo stesso, nel profondo, qualcosa di familiare… con te” disse Masaya, girando completamente la testa verso la sua ragazza.
Lei rimase senza parole. “Con me? Ma come può essere? Cosa intendi, Aoyama-kun?”
“Non saprei spiegarmi meglio”, ammise lui. “È una sensazione, ecco.”
“A parte questo, certo che la sua storia è molto strana. Dice che viene dal futuro… ma dev’essere veramente un futuro apocalittico: mi sembrava molto spaesata al vedere tutte le comodità che abbiamo, quasi come se non le conoscesse…” ricordò Ichigo.
“È vero. Ieri sera si è anche spaventata quando hai acceso la luce”, confermò Masaya.
“Povera ragazza… se è veramente così, mi dispiace molto per lei”, commentò la giovane con voce triste. “Ma come può essere una Mew Mew come noi?”
“Non possiamo saperlo, non ci ha voluto dire nulla. Né l’origine dei suoi poteri, né il perché abbia alcuni particolari diversi da voi cinque, e nemmeno il suo cognome”, elencò Masaya.
“Se non ce l’ha voluto dire, avrà avuto i suoi motivi. L’importante è che non abbia tralasciato dettagli che ci potrebbero aiutare contro i nostri nemici. Ma lì mi sembra che sia stata molto chiara, ci ha spiegato bene tutto quello che occorreva sapere. Quello che conta è che si dimostri una buona compagna di battaglia, non importa chi sia e da dove venga”, concluse la leader della squadra.

“Buongiorno a tutti!” gridò una voce energica nell’ingresso.
“Ah, Minto-san! Buongiorno!” la salutò cordialmente Retasu, che stava portando l’aspirapolvere ancora spento nella sala coi tavoli.
“Ehm… buongiorno, hai dormito bene?”, la salutò Angel, a disagio.
Minto alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. “Ricordati che coi clienti dovrai parlare come si deve, però. Devi usare termini più formali ed educati e coniugare i verbi. Questo è un caffè, non un pub.”
Angel si sentì infastidita dai modi snob di quella tipa. Certo, lei non era il massimo dell’educazione, ma almeno non era così pignola come Minto.
“Non iniziate a discutere già di prima mattina”, le richiamò Ryou. “Angel, prendi questo panno e inizia a spolverare i tavoli.”
Angel, sempre più perplessa e spaesata, obbedì: prese il pezzo di stoffa imbevuto di detersivo e iniziò a strofinare con vigore i tavolini.
“Beh, sarà tutto nuovo per lei, ma ha buona volontà”, commentò Keiichiro al suo amico.
Angel stava spolverando da nemmeno un minuto che un forte rumore, continuo, minaccioso, si udì alle sue spalle. La ragazza fece un salto in aria, lasciò andare lo strofinaccio e, terrorizzata, si addossò con le spalle al muro. Per la prima volta dopo molti anni la sua coda e le sue orecchie erano spuntate di nuovo, dallo spavento che si era presa.
“Ma… Angel-san, che succede?” chiese esterrefatta Retasu, col bastone dell’aspirapolvere acceso in mano.
Angel non si mosse dal suo posto, e rimase lì, con gli occhi sbarrati dal terrore, la testa quasi infossata tra le spalle, le orecchie abbassate all’indietro sulla testa e la pelliccia della coda gonfia.
“Che succede, Angel-san?” chiese di nuovo Retasu e, senza lasciare né spegnere l’aspirapolvere, fece per avvicinarsi a lei.
“Tieni quel… quel… coso lontano da me!” le intimò in preda al panico la ragazza mora, e strisciando addossata al muro si dileguò dalla stanza in un baleno.
Minto, che in tutto quel tempo era rimasta stupefatta e con gli occhi spalancati senza sapere cosa dire, a quel punto non ce la fece più e si lasciò andare a una forte risata sguaiata, tenendosi una mano sulla fronte e quasi con le lacrime agli occhi.
“Buongiorno a tutti!”, si sentirono due voci, una maschile e una femminile, sull’ingresso.
Minto, senza smettere di ridere, si diresse a fatica verso Masaya e Ichigo che erano appena entrati.
“Ma Minto… che c’è di così divertente?” chiese Ichigo, meravigliata.
“Ragazzi, cosa vi siete appena persi!” rispose Minto ridendo ancora più forte.
“Che vuoi dire?” chiese Masaya, cercando una spiegazione.
“La nostra nuova compagna che combatte gli alieni e i chimeri ha paura dell’aspirapolvere! Roba che neanche il mio cane! Cioè, rendiamoci conto di in che mani siamo!” e si allontanò da loro ridendo quasi istericamente, tenendosi la pancia.
Ichigo si voltò a guardare Masaya, Masaya guardò Ichigo, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di commentare.
Retasu era rimasta impietrita, con l’aspirapolvere ancora acceso.
Ryou si diresse verso di loro. “No, seriamente, dove l’avete pescata, quella?”

Angel nel frattempo era corsa verso la cantina, aveva oltrepassato la porta che dava sulle scale e se l’era sbattuta alle spalle, appoggiandocisi poi con la schiena e ansimando forte.
‘Va bene, calmati, Angel. Un minimo di dignità’, riuscì a pensare appena lo spavento più grosso fu passato.
Agitò la testa per far sparire orecchie e coda e si precipitò di sotto, cominciando a rovistare in tutti i cassetti degli armadi che c’erano finché non trovò il suo frammento di µAqua.
“Basta, sono stufa di questo posto, voglio tornarmene a casa!” esclamò prendendo in mano la sfera. Non era passato neanche un giorno e già non ne poteva più. Quel luogo forse era più comodo, ma era troppo, troppo diverso da casa sua. Non ci si sarebbe mai abituata.
Ma all’improvviso riuscì a ritrovare la sua lucidità. Tirò un sospiro, poi un altro. Girò la testa e vide che appeso al muro c’era uno specchio. Così parlò molto seriamente alla sua immagine riflessa.
“Angel, perché sei venuta qui? Perché stai sopportando tutto questo? Per sconfiggere il guercio, no? E lui potrai sconfiggerlo solo restando qui e affrontando i tuoi problemi, non scappando e tornandotene a testa bassa da tua nonna.”
Fece ancora un respiro profondo a occhi chiusi, e finalmente, con uno sforzo enorme, rimise il frammento nel cassetto da cui l’aveva preso, chiudendo poi le ante dell’armadio.

 

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Capitolo mooolto comico, come lo saranno un po' anche i prossimi. La situazione era veramente troppo pesante, e andava smorzata. D'ora in poi ci saranno quindi più elementi che si mischieranno: shonen di formazione (con relativa trama che avanza, botte, e tutto quello che ne segue), slice of life, approfondimento psicologico dei personaggi e romanticismo per quanto riguarda le due coppie presenti. Il tutto comunque in relazione alla trama, non ci sarà nulla di isolato, "filler" o fine a se stesso. Tanta roba da gestire, ma spero di riuscire a far bene tutto (ho finito il 45 e ancora non sono nemmeno a un quarto della terza parte. Ho visto che la storia più lunga del fandom è di 56 capitoli. Qua batto il record xD)

   
 
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