Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Francine    12/01/2016    7 recensioni
Canzoni perdute, canzoni stonate, canzoni dimenticate e canzoni da dimenticare. O da canticchiare in un tedioso pomeriggio di pioggia. All'ombra dei ciliegi in fiore. Sotto la neve. Dispersi dove l'acqua è più blu.
C'è sempre una canzone che ci aspetta, dietro la curva. Trovate la vostra.
Inserite una moneta e lasciate fare al caso.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
#8 The Prettiest Star
Prompt: Stelle
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica 
Personaggi: Saroi Kido - Pegasus Seiya
Note: «Mi domando» disse «se le stelle brillano perché un giorno ciascuno possa ritrovare la propria.»
(Antoine de Saint-Exupéry)


 
One day though it might
as well be someday
You and I will rise up all the way
All because of what you are
The Prettiest Star
(David Bowie, The Prettiest Star, 1973)
 
 
 
«Resta, Pegaso.»
Il tono non ammette repliche. La mascella serrata, le mani nelle mani, ti volti mentre gli altri guadagnano l’uscita alla spicciolata, senza nemmeno dargli il tempo di replicare. E anche se lui ci provasse, anche se lui dicesse «No, non posso, no, ho da fare», cosa cambierebbe? Nulla. Sarebbe solo un piacevole diversivo, una pastiglia di zucchero da lasciar sciogliere in punta di lingua. Così avanzi verso l’ascensore che conduce al tetto. L’osservatorio si è salvato dall’incendio, per fortuna. Quello vuoi mostrargli. Il dono che tuo nonno –
che suo padre – ti ha fatto per avvicinarti il più possibile alle stelle – a loro – e lasciar perdere la visione di quell’Athena burbera e zitella che ti arrivava dalla televisione.

Una pace armata, questo vuoi offrirgli. Proporgli di abbassare le armi, perché sarebbe sciocco e controproducente combattere con te. Per lui, s’intende, ché tu sei Athena e perdere contro di te è scontato. E vuoi dimostrargli che Athena –
che Saori – è più forte di lui. Più potente dei suoi pugni. Che può schiacciarlo come un insetto a proprio piacimento. Una minaccia, certo, forse anche un po’ infantile; ma nessuno ti ha dato il manuale delle istruzioni quando ti hanno rivelato di essere Athena. E il nonno non diceva forse che a volte le guerre si vincono a tavolino, proprio rilanciando con una minaccia più grave e terribile, mostrando all’avversario che sì, si è pronti a scatenare l’inferno sul campo di battaglia solo schioccando le dita?
Certo che sì. E vuoi fare qualcosa di simile con Seiya. Piegarlo, plasmarlo, domarlo, come si fa con gli stalloni focosi che sono restii al morso e alle briglie. Prima li si cavalca a pelo. Si fa capire loro chi è che comanda. Poi, e solo poi, si passa al morso e alle staffe. Con animali più docili, come i cavalli da parata –
come Jabu – si può dire che la bestiola fa tutto il lavoro da sé. E se questo ti risparmia un po’ di sudore, ti toglie un bel po’ di divertimento.
Seiya non sembra essere una bestia a cui mettere un bel pennacchio di piume. Nessuno dei cinque guerrieri di Bronzo che hai attorno sembra esserlo. Tutt’altro. Seiya ha il fuoco che gli scorre sotto pelle, nelle vene assieme al sangue, e i muscoli che non chiedono che di potersi scatenare in una corsa a perdifiato sotto le stelle.
Lo senti trattenersi, alle tue spalle. Vorrebbe essere lontano da lì, a chilometri da te e dalla tua bella casa imponente. Magari all’orfanotrofio, per chiacchierare con Miho sulla veranda. O a storpiare due accordi in un arpeggio, che si sa, è più facile rimorchiare una ragazza suonando una chitarra che un pianoforte. Eppure è lì. Perché
deve, certo. E mentre schiacci il pulsante e la cupola si solleva lentamente dal pavimento, non nascondi un sorriso spavaldo, lo stesso di quando invitavi le tue amiche e mostravi loro cosa ti avesse regalato il nonno e loro stringevano impercettibilmente le labbra. Di invidia. Seiya è lì perché deve; ma forse, la prossima volta, sarà alle tue spalle perché vuole.

«Accomodati», gli dici, entrando nel planetario e fermandoti accanto alla tua poltrona. Lui ti prende in parola e scivola in quella di fronte, le mani nelle tasche e l’aria indecifrabile. Tu sorridi. Vorresti dirgli che adesso ti ricorda moltissimo il vecchio Mitsumasa. Lo stesso modo di irrigidire le spalle, le stesse mani nelle tasche, le caviglie accavallate. Forse è troppo presto per questa confidenza. Così ti limiti a schiacciare un pulsante sul telecomando e tutto si fa buio. Ed appaiono loro. Le stelle. Come tante fiammelle, piano piano, a poco a poco, a rassicurare il cammino.
Restate con il naso all’insù per qualche minuto – lo osservi con la coda dell’occhio – poi sorridi. «Lo ha fatto costruire il nonno per me. Perché potessi conoscere meglio le stelle», butti lì con noncuranza, come se quel planetario non fosse costato una cifra spropositata. Seiya tace. «Sai, ha preferito prenderla alla lontana. Farmi appassionare, prima di rivelarmi che questo, sarebbe stato»
il mio esercito «il mio compito.»
Seiya tace ancora.
«Quando il nonno è morto, ho iniziato a ritirarmi quassù. Mi nascondevo, dovrei dire. Ma questo era il mio angolo di pace. La mia quiete, capisci? Il mondo restava fuori e io restavo qui, a fissare loro. Orione, il Cigno, lo Scorpione, la Lira, l’Aquila, l’Orsa Maggiore, il Drago…» Gliele indichi ad una ad una, con lo sguardo alcune, tracciando i contorni con le dita le altre. «Qual è la tua stella preferita, Seiya? La stella, bada bene. Non la costellazione…»
«Qui non posso fartela vedere», replica Seiya, alzandosi.
«Ah, si trova nell’emisfero australe? Non c’è problema, basta premere…»
«Non posso fartela vedere, perché
queste», e lo dice indicando con le spalle le stelle sopra la vostra testa, «sono solo pallide imitazioni. Lampadine. Le stelle vere sono un’altra cosa.», e anche se sai che Seiya sta scappando, sgusciando via come un serpente sotto la sabbia, sai altresì che ha ragione lui. Che lo spettacolo mozzafiato delle stelle è qualcosa che ti prende allo stomaco e ti toglie il respiro.

Ricordi?, sembra dirti il suo sguardo. E tu sì che ricordi. Le stelle sparse a pioggia davanti ai tuoi occhi, il fresco della sera, l’erba che ti faceva il solletico sotto ai piedi. E Seiya, che ti reggeva tra le braccia, il polso destro spezzato e lo sguardo così serio, ma così serio da farti tremare le vene. Come quando incontri un amico che non vedevi da secoli – nel tuo caso, letteralmente – e scatta quella scintilla, quel riconoscersi sotto una pelle diversa, un altro nome, un altro suono di voce. E ti sei sentita libera e abbandonata, sotto le stelle che correvano impazzite mentre Seiya ti stringeva a sé e saltavate nel crepaccio buio. Sì, le stelle vere sono un’altra cosa.
«Capisco», dici invece, rigirandoti il telecomando tra le dita. Non vuoi spegnere il proiettore, ché sarebbe una resa e non sei disposta a concedergli nulla, se non un onorevole pareggio. Per ora. «Ma purtroppo, ci si deve saper accontentare, nella vita.»
«Ti capisco. Al Santuario mi sono dovuto accontentare di loro. Quelle vere, intendo», dice Seiya infilandosi le mani in tasca, il naso all’insù.
«Si vedono bene le stelle, al Santuario?»
«Stai scherzando? Si vedono solo le stelle, laggiù. Anche le più piccole, che non sono nemmeno segnate sulle mappe astrali. Roba da togliere il fiato.» Abbassa lo sguardo su di te. E sorride.
«Va bene», gli dici – gli concedi – piegando la testa di lato, come a sembrare una povera fanciulla indifesa. «Vorrà dire che mi mostrerai la tua stella preferita al Santuario.»
«Puoi contarci, Saori.»


 
Ad Ottobre fa ancora caldo in Grecia, ma quando cala il sole la pelle si increspa come velluto pettinato controverso. Seiya aveva ragione. Il cielo sopra di voi è ingemmato di stelle sparse a pioggia. La Via Lattea assomiglia davvero ad un rivolo di latte versato sul pavimento scurissimo del cielo. Dà quasi le vertigini. Ti senti attrarre da quel mare capovolto. E vorresti caderci dentro e fluttuare tra le stelle, lasciando tutto il resto ad aspettare. È come tornare a casa, in un certo senso; e vorresti farlo con Seiya. Vorresti lasciar scivolare le tue dita nella sua presa e saltare. Insieme. Ancora una volta. Perché sai che lui non ti lascerà mai. Perché sai che rivolterebbe i quattro angoli del cielo, se solo glielo chiedessi.
E invece, Seiya dorme, l’armatura in pezzi e qualche ferita di troppo. Sono solo graffi, direbbe. Con quella sua aria spavalda che adesso ti fa tenerezza. Perché la usa per rassicurare te. Sì, sta male. Ma il tuo cosmo lo sta curando. E forse è meglio che dorma, ché le buone medicine raramente sono indolore.
Le palpebre abbassate, l’espressione serena di chi ha abbandonato ogni cruccio e ogni pena, Seiya sembra proprio addormentato della grossa. Come sotto un incantesimo. Ma non sarai tu la principessa che lo desterà con un bacio. Non più, almeno. Hai avuto un’opportunità e l’Ofiuco te l’ha strappata via. Ma hai poi davvero avuto quell’opportunità? L’avresti fatto? Saresti andata fino in fondo, oppure?

Vinci l’impulso di scostargli i capelli dalla fronte. Non vuoi svegliarlo. Deve essere esausto, povero ragazzo. Eppure, le sue labbra sono arcuate nel sorriso soddisfatto di chi ha dato il massimo e anche oltre. Quello di chi vuole solo schiacciare un pisolino, una cosa breve. Cinque minuti e mi alzo, questo direbbe. E poi ronferebbe per un’ora buona, ancora vestito, i capelli sparsi sul cuscino e un braccio abbandonato a penzolare nel vuoto.

Tu non hai cuore di svegliarlo. Non ce n’è bisogno, in fondo. E poi, a te piace vederlo riposare, coglierlo con le difese abbassate, fragile e innocente, senza tutta quella spavalderia che te lo ha reso antipatico la prima volta che vi siete incrociati, al punto che gli avresti cavato gli occhi più che volentieri se non avessi corso il rischio di dover buttare via i guanti di raso, e forse anche il vestito.
«Fa così per sentirsi più alto», ha sospirato un giorno la Fenice, guardando le nuvole oltre la vetrata della serra, il sorriso sghembo di chi la vita ha masticato e poi sputato via. Perché sapeva di fiele. «Ma se gli dici che te l’ho detto, ti tolgo il saluto…»

E adesso? Adesso che dorme, adesso che l’incubo è finito e quasi stenti a crederci, adesso che tutto sta per cominciare; adesso, cos’è Seiya per te?
La stella più splendente?
Certo che sì.
Ma questo lui lo sa già. E le parole inaridirebbero questo sentimento che vi lega. Lo farebbero diventare pericoloso, più di quanto vi è consentito. E non vuoi
questo. Vuoi solo esaudire un tuo desiderio, stavolta. Perché quest’attimo di pace non durerà in eterno. E anzi, le stelle si stanno rabbuiando e preparando per il peggio che verrà. Ma prima che tutto scorra via come sabbia tra le dita e che torniate ad essere soltanto Athena e il suo Santo, vorresti sentirgli dire qual è la sua stella. Saori lo vorrebbe. Athena già lo sa, ché chi ha gli occhi fissi ad una stella non volta lo sguardo, diceva l’Artista, tanto, tanto tempo fa. Ma Saori, la viziata Saori, la fragile Saori, l’orgogliosa Saori, la mortale Saori vorrebbe restare una semplice ragazza per una notte ancora, una soltanto. E sentirlo dalla sua voce, anche solo per una volta.
Perché anche gli dei hanno bisogno di punti di riferimento. Di un orizzonte a cui guardare, per non perdere la strada. Di qualcuno che vegli su di loro.
Ma Seiya dorme, mentre il vento accarezza il marmo del Santuario per augurargli la buonanotte; dorme sereno come un bambino, mentre Athena – mentre Saori – parla con le stelle, contandole ad una ad una.


 
Note:
Pure Athena ha bisogno di sentirsi mortale, a volte. Ogni tanto, mica sempre. Giusto quando si sente un po' giù di morale, per rammentare a se stessa quanto sia preziosa questa vita che ci sfugge e ride di noi mentre ci intestardiamo a stringerla tra le dita.
Avevo pronta questa storia da qualche giorno, ma postarla ieri mi sarebbe sembrato davvero una sciacallata. Ho alzato gli occhi al cielo, ieri sera, per osservare se, tra le stelle, ci fosse qualcosa di diverso. Qualcuno, magari. Ma non ho visto niente, ché per vedere devi sapere cosa cercare. Loro sempre le stesse; è ai miei occhi che sono sembrate diverse, in un certo qual modo. Più luminose.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Francine