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Autore: simoasr94    12/01/2016    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
Quel giorno Merlin decise che non poteva andare a lavorare, sentiva qualcosa di strano dentro di se,come una cosa che gli bruciava nel petto e allora si alzò di soprassalto, che stesse per accadere? Senza troppi convenevoli i suoi occhi diventarono d’oro e si ritrovò sulle sponde di Avalon. [...]
Ormai la giornata era quasi finita, Merlin avrebbe dovuto tornare a casa, ma non aveva la forza di alzarsi e l’unica cosa che poteva sentire erano gli occhi bruciargli per le troppe lacrime. Ci aveva creduto con tutto se stesso. Improvvisamente sentì dei passi dietro di se e una voce chiamarlo “Ehi.. ehi tutto bene?”, nel sentire quella voce sgranò gli occhi e sentì il cuore fermarsi, quella voce gli era rimbombata nella testa negli ultimi mille anni. [...]
Con tutta la forza che aveva in corpo si tirò sulle gambe, si asciugò le lacrime e con gli occhi ancora arrossati si voltò: era Arthur. Quando il moro si voltò Arthur sentì una fitta al petto e si bloccò, in quegli occhi c’era qualcosa che apparteneva anche a lui, che era suo da sempre, ma come poteva essere?!
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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YOUR TOUCH IS MY MEMORY

UNDICESIMO CAPITOLO

 
La mattina seguente quando Merlin aprì gli occhi la prima cosa che fece fu guardare l’orologio, le 6.00 del mattino. Quando si voltò si accorse che affianco non aveva nessuno e il panico lo assalì. Che fosse stato tutto un sogno?! Dov’era Arthur?!
 
“Arthur…” sussurrò.
 
Con un balzo si alzò dal letto e iniziò a girare per casa preso dal panico: prima aveva spalancato la porta del bagno, niente. Era andato nell’altra camera, niente. Passò il salone come un fulmine senza  vedere se magari stesse sul balcone e come ultima chance si lasciò la cucina dove arrivò con il cuore che gli usciva dal petto per la paura. È lì che lo trovò, intento a preparare il tè per tutti e due, e i pancakes.
 
Quando sentì tutto quel rumore si voltò “Merlin, che hai fatto?” gli chiese vedendo in che stato era. Merlin ebbe un calo di tensione non indifferente e si lasciò andare sulla sedia tenendosi la testa.
 
“Questi sono i risvegli che vorrei evitare. Che cavolo ti salta in mente di non farti trovare!” Arthur lo guardò inarcando un sopracciglio “Stavo preparando la colazione, tu devi andare al bar e io all’università: dobbiamo stare carichi”
 
“Oh si certo, carichi! Prova di nuovo a non farti trovare e ti trasformerò nell’asino che sei” a quelle parole il biondo sorrise e si avvicinò al compagno. Si piegò sulle gambe per portare i visi alla stessa altezza “Hai pensato che me ne fossi andato via da te?” gli chiese con voce dolce “Ho pensato che niente di quello successo ieri fosse reale. Che tu non avevi ricordato niente, che non eri qui, che non eravamo stati insieme… penserai che sono pazzo” disse Merlin abbassando lo sguardo.
 
Arthur gli accarezzò delicatamente i capelli “Penso che dopo avermi aspettato per più di mille anni mi merito tutti gli attacchi paranoici che ti prenderanno per ogni cosa. Ma voglio farteli passare Merlin. Sono qui, dopo più di mille anni, e i 27 di questa epoca sono qui e sono io. Non mi sembra vero di essere di nuovo in vita, di aver ritrovato te, e di poterti amare finalmente in modo libero, amore” prese il mento di Merlin per fargli alzare lo sguardo e poterlo guardare negli occhi “Niente ci separerà più” il moro, con gli occhi lucidi per la commozione si abbassò per dargli un delicato bacio sulle labbra.
 
“Ci avresti mai pensato che tu, asino reale quale sei, avresti un giorno preparato la colazione a me, un umile servo?” chiese Merlin con un sorriso sghembo. Arthur sorrise stando al gioco “Si certo, umile servo. Vallo a raccontare a qualcun altro signor Stregone Più Potente Che Abbia Mai Camminato Su Questa Terra.” Scandì il biondo alzandosi e tornando ai fornelli. Quando allungò la mano per prendere il mestolo per fare i pancakes lo mancò, allora spostò la mano nella direzione dov’era in quel momento ma anche in quel momento lo mancò. Capendo cosa stava succedendo poggiò le mani al piano della cucina e si voltò “Ti stai divertendo non è vero?” chiese rivolto verso Merlin “Chi, io? Non so di cosa parli!” rispose il moro facendo il vago “Oh si certo!” borbottò il biondo. Voltatosi di nuovo agguantò velocemente il mestolo per paura che gli sfuggisse di nuovo.
 
Merlin si stava divertendo come un bambino ridendo sotto i baffi. Mentre Arthur stava per prendere il canavaccio per pulirsi questo si spostò; Arthur sospirò sapendo cosa stava accadendo così mentre allungava la mano per riprovare a prendere il panno, senza che Merlin se lo aspettasse si voltò verso di lui e lo colse con le mani nel sacco che aveva ancora gli occhi dorati e stava facendo spostare il canavaccio “Beccato!” urlò il Re vittorioso “Cosa?” chiese Merlin continuando a negare “Ti ho visto!” “Non ho fatto niente”. Il biondo iniziò ad avvicinarsi con fare minaccioso e Merlin si alzò dalla sedia dirigendosi alla porta “Verrai severamente punito per esserti preso gioco di me, MAGO!” Merlin stava indietreggiando sempre di più mentre sul volto aveva un sorriso che non accennava ad andarsene “Non so di cosa parlate Sire, io non ho fatto niente” rispose Merlin prendendolo in giro “Oh si certo, ti faccio vedere io” cosi dicendo gli si lanciò contro ma Merlin iniziò a correre per casa “Vieni qui!! Non puoi sfuggirmi” arrivati alla porta della camera da letto Arthur lo agganciò per i fianchi e alzandolo di peso lo lanciò sul letto gettandosi su di lui “Preso!” iniziò a fargli il solletico dappertutto.
 
“Allora!! Continui a negare che ti stavi prendendo gioco di me?!” Merlin non riusciva a parlare talmente stava ridendo “ahahahahahah ARTHUR BASTA!!! BASTA! BASTA! TI PREGO! AHAHAHHAHAH NON LO FARO’ PIU’!!! PACEEEEE!!!!” finalmente il biondo si fermò “Il solletico non fallisce mai!” Merlin a quel punto lo guardò e senza che Arthur se ne rendesse conto ribaltò la situazione mettendosi a cavalcioni su di lui “Non lo farò più… per ora! Voi siete in mio potere Sire non dimenticatelo” disse Merlin con voce calda. Arthur sentì i brividi percorrergli tutto il corpo “Non immagini minimamente quanto mi eccita sentirti darmi del voi. Non è come prima che era un obbligo dettato dalla società… ora è diverso. È così sexy” Merlin rise sulla pelle del collo di Arthur prima di depositarci un tenero bacio.
 
“Ieri con tutte le cose che sono successe non ho avuto neanche il tempo di dirti una cosa…” iniziò a Merlin “Cosa?”
“E’ stata la notte più bella della mia vita!” ad Arthur brillarono gli occhi e lo strinse forte a sé
“Anche la mia! Fare l’amore con te mi dà qualcosa che non ho mai provato prima. Ti ho voluto per cosi tanto tempo Merlin, che ora non mi sembra vero!” sentendo quelle parole il moro si lanciò contro le labbra del compagno che sembrava non stessero aspettando altro “Ti amo Arthur” “Anch’io. Da sempre” i due iniziarono ad accarezzarsi. Merlin si staccò da Arthur e lentamente scese fino ad arrivare ai suoi boxer che in colpo fece scendere “Ora è il mio turno” disse guardando Arthur, che già cosi stava impazzendo.
Appena sentì il contatto delle labbra del moro con il suo sesso si lasciò andare sul letto affondando le mani in quei morbidi capelli neri. Quale miglior modo di iniziare la giornata?!
 
 
Come di consueto si ritrovarono tutti al bar di Ginevra prima di andare tutti insieme all’università. Arthur non lo avrebbe mai ammesso, ma gli faceva strano… tutto! Soprattutto quando vide Morgana e Ginevra. Vedendo quest’ultima gli si gettò letteralmente al collo abbracciandola forte “Grazie per essere la persona stupenda che sei Ginevra, e grazie per essere mia amica” la ragazza rimase per un po’ interdetta, poi con un dolce sorriso gli rispose “Grazie a te tesoro” e lo stesso fece con Morgana, quando la vide gli si buttò al collo, la mora poteva giurare che aveva gli occhi lucidi.
 
Stettero abbracciati per un tempo che era sembrato indefinito “Arthur… tranquillo è andato tutto bene ieri sera, ho parlato con papà, ha solo bisogno di tempo”
 
Arthur si staccò e la guardò “Papà…” sussurrò “E tu come stai? Ti voglio bene Morgana, sei il mio sangue!” e cosi dicendo la riabbracciò. Dalla spalla del biondo la ragazza si sporse verso Merlin “Ma ha fumato?” chiese con il semplice movimento delle labbra; Merlin sorrise e fece segno di no con la testa. Capiva Arthur… era come se avesse rincontrato tutti dopo mille lunghi anni.
 
Finito quel siparietto, per tutti strano, Merlin intervenne per cambiare discorso “Gawain come va l’occhio?” chiese Merlin “Quale occhio?!? Perché ne esiste più di uno??? A parte gli scherzi, oggi fa ancora più male di ieri. Per fortuna ho il mio angioletto custode che non mi lascia mai” cosi dicendo si girò verso Percival che arrossì come un bambino. Arthur si girò verso sua sorella ignorando le chiacchiere degli altri “Come è andata ieri sera?” aveva capito che doveva cercare di contenersi, per gli altri era il solito ventisettenne Arthur “Bene… sta iniziando a rendersi conto che sta sbagliando, penso che tra un po’ ti chiederà di farglielo conoscere” sorrise la mora.
 
Dopo aver detto questa cosa al fratello si girò verso gli altri “Ah ragazzi, ieri per fortuna sono riuscita a sentire Mordred, tornerà tra un settimana” pensando al suo amore le brillarono gli occhi “Oh finalmente!” intervenne Lion “Cosi torniamo ad essere la banda al completo” sentendo quel nome e vedendo la felicità di tutti, soprattutto quella di Morgana, Merlin si rabbuiò; non sapeva come avrebbe reagito nel rivedere Mordred, considerando che era la persona che odiava di più al mondo. Anche con Morgana aveva questa paura, ma appena la vide fu amore come la prima volta, non appena si rese conto che nella Morgana di quest’epoca, non esisteva la cattiveria! Ma con Mordred? Sarebbe stato lo stesso? Non ne aveva idea.
 
Vedendo Merlin in quello stato Arthur gli si avvicinò “Ehi… tutto bene?” Merlin fece segno di assenso con la testa “Dai ragazzi, cappuccini per tutti. Sennò oggi a lezione dormite” intervenne Ginevra. Entrando nel bar Merlin agguantò la mano di Arthur “Non lasciarmi!” gli sussurrò “Mai!” rispose il biondo “Ehi… hai visto! Non è successo niente!” aggiunse Arthur riferendosi alle loro mani unite “Beh… ora non ne hai più bisogno, finalmente” cosi dicendo Merlin strinse ancora più forte la mano del compagno.
 
La giornata trascorse tranquillamente sia al bar che all’università finché per Arthur non fu l’ora di tornare a casa da suo padre. Si sentiva strano: da quando aveva riacquistato i suoi ricordi si accorse di quanto tutti gli fossero mancati. Entrando in casa si accorse che suo padre era nel salone attento a leggere delle scartoffie di lavoro. Quando questi sentì la porta istintivamente alzò lo sguardo e si trovò di fronte il figlio con una faccia strana, sembrava diverso. “Oh, ciao figlio anarchico” disse con tono serio ma ironico Uther. Quando si accorse che Arthur lo stava ancora fissando in silenzio si alzò dalla sedia andandogli incontro “Beh? Cos’è? Non sai cosa dirmi dopo quello che mi hai detto ieri sera? Spero che tu voglia almeno scusar…” quello che improvvisamente fece Arthur lo bloccò.
 
Gli si gettò al collo e lo abbracciò fortissimo. Uther avrebbe giurato di avergli sentito sussurrare “Padre…”. L’uomo non resistette a lungo, e sentendo con quanto affetto il figlio lo stesse stringendo non poté che fare lo stesso. Ingenuamente legava l’atto di Arthur alla discussione della sera prima, non sapendo che in realtà, era un gesto che gli era mancato da tutta la sua esistenza. “Mi siete mancato, padre” Arthur aveva milioni di motivi per essere arrabbiato con lui, prima di tutto per la cosa successa l’ultima volta che lo aveva visto, come spirito: stava per uccidere Merlin. Ma ora si rendeva conto che non aveva senso odiarlo per una cosa (e molte altre) che non sapeva neanche di aver fatto.
 
 In quest’epoca era sempre stato un buon padre: burbero e a volte troppo duro, Arthur lo sapeva bene, ma era tutta una maschera tirata su per la grande mancanza che sentiva per sua moglie. Il biondo disse quelle parole talmente sussurrate che Uther non poté essere sicuro di quanto avesse sentito “Credo che…” iniziò Uther imbarazzato “queste valgano come scusa per te. Beh, va bene figliolo” sentendo che il padre aveva iniziato a parlare Arthur si staccò da lui per guardarlo in faccia. Era come lo ricordava, a parte che ora non aveva quella grande cicatrice sulla fronte. “Ho parlato con tua sorella, e lei pensa che… io sia stato troppo duro con te. Ci ho pensato molto e credo che anche io ti debba delle scuse. Se hai trovato una persona che ti fa stare bene non mi importa se sia un uomo o una donna, purché tu sia felice” sentendo quelle parole Arthur non poté più nascondere gli occhi lucidi. Era felice! “Davvero pad… papà?! Davvero? Non mi odi più?” sentendo quella parole Uther trasalì “Buon Dio, Arthur! Io non ti ho mai odiato, come puoi pensarlo?! È vero che io non mi sono comportato bene nei tuoi confronti, ma odiarti… mai! Sei mio figlio caspiterina!” Arthur non poté far a meno di abbracciarlo di nuovo.
 
A Camelot tra loro non c’erano mai stati questi momenti tra padre e figlio, e ora che poteva, voleva recuperare “Vorrei davvero che lo conoscessi…” “Fallo venire a cena domani sera… oggi non ci sono!” “Grazie papà” Uther si limitò a sorridere prima di tornare alle sue scartoffie.
Ad Arthur sembrava di stare sognando. Aveva ritrovato il grande amore della sua vita dopo circo 1500 anni, suo padre aveva accettato il fatto che amasse un uomo e addirittura voleva conoscerlo, sua sorella non provava più odio e risentimento per lui, anzi si volevano un bene immenso. Arrivato in camera sua prese il telefono e si gettò sul letto. Compose il numero e si portò il cellulare all’orecchio
 
- Ciao Stregone - sentì Merlin sorridere dall’altra parte
- Ciao Sire, come stai? Io ho appena staccato?
- Sono appena arrivato a casa, ho chiarito con mio padre
 Come è andata? - chiese Merlin titubante
- Ti ha invitato a cena…
Al telefono per un attimo ci fu il silenzio totale
- Merlin…? ci sei??
- Tuo padre ha fatto cosa???
- Vuole conoscerti, vuole che vieni a cena qui. Non mi sembra vero che mi stia accettando Merlin. Lo so che dovrebbe essere una cosa normale ma lui… ti prego dimmi che verrai?!
- Ma sei scemo! Certo che verrò. L’ultima volta che l’ho visto stava per uccidermi ma sarò contento di rivedere quel re tiranno e despota 
Non sapeva neanche lui perché stava reagendo cosi, ma solo a ripensare a tutto quello che Uther aveva fatto, le persone che aveva ucciso, non riuscì a trattenersi
- Merlin… - iniziò il biondo che venne brutalmente interrotto
- Arthur lo faccio solo per te! Per quanto mi riguarda, e per tutta la popolazione terrestre nei secoli dei secoli, sei TU il re di Camelot! Non tuo padre! Era talmente accecato dall’odio che non gli importava se doveva uccidere bambini, donne o amici… devo ricordarti di Gaius… - ricordando quell’avvenimento Arthur chiuse gli occhi, poteva comprendere il risentimento di Merlin
- No, me lo ricordo bene… Merlin ora è diverso, come è diversa Morgana è diverso anche lui… - Arthur non sapeva cos’altro dire, non era da Merlin arrabbiarsi in quel modo
- Si… - iniziò il moro - Lo so, amore scusami… non volevo arrabbiarmi con te, è stata una giornata dura… sono felice che tuo padre voglia conoscermi. Farò di tutto per non farti fare brutta figura
sentì Arthur sorridere dall’altro lato del telefono
- Dillo ancora… Come mi hai chiamato… ridillo…
Merlin sorrise e sentì il cuore sciogliersi
- Amore… - scandì lentamente
- Dio Merlin quanto ti amo!
- Anch’io
- Senti… oggi pomeriggio hai impegni? Voglio portarti in un posto
- Dove? - chiese Merlin incuriosito
- Sorpresa!!! Passo a prenderti alle 16 ok?!
- Va bene! A dopo… Re Arthur…
- A dopo… Mago Merlin…
 
 
“Dai Arthur… dove mi stai portando?” chiese Merlin;  fremeva come un bambino “E smettila Merlin, è una sorpresa. Cos’è, hai paura che ti porto in un angolo sperduto e ti uccida?” chiese il biondo ridendo “Figurati, potrei distruggerti con meno di un soffio… e poi io nemmeno sanguino” Arthur si voltò stranito “Che cosa? Che vuol dire che non sanguini?” disse Arthur tornando a guardare la strada mentre guidava “Sono immortale, se mi taglio non sanguino, e se qualcuno se ne accorge uso un po’ di magia sul momento per sporcarmi un po’ di rosso” Arthur stette per un po’ in silenzio “Quindi… non sanguini” “Già” “Inquietante…” “Grazie, amore caro” disse Merlin ironicamente e vedendo la reazione del compagno il biondo sorrise. Come se potesse importargli se sanguinava o no.
 
I due fecero una pausa finché non fu di nuovo Arthur a rompere il silenzio “Secondo te perché sono tornato se io sono un semplice mortale e tu sei immortale?” Merlin lo guardò, anche lui aveva iniziato a pensare questa cosa e non sapeva cosa rispondere “Non lo so…” iniziò con un filo di voce. Solo l’idea di dover riperdere Arthur gli metteva i brividi, anche se fosse successo tra 80 o 90 anni e loro avessero vissuto una vita piena e felice, non voleva più sopravvivere a lui. “Non lo so. Ma il motivo non graverà mai più sulle nostre vite come è successo la prima volta. Nessuno dei due perderà più l’altro e basta!” disse questa cosa con una voce sicura e decisa, come se stesse dando un avvertimento al destino. Arthur prese la mano di Merlin e la strinse forte “Certo che no amore mio” cosi dicendo diede un bacio sul dorso della mano di Merlin. “Siamo arrivati!” esordì ad un tratto il biondo.
 
Erano giunti ad una casetta di campagna, poco fuori Londra. Era bellissima, ben tenuta. C’era un orto bello grande e sotto le finestre di quello che doveva essere il salotto, o forse la cucina c’era un angolo tutto dedicato ai fiori, ce n’erano a decine di ogni tipo. “Una casetta in campagna, poco fuori Londra. Non ci credo… è qui che vive?! Arthur mi sto sentendo male… ora quando lo rivedo cosa faccio… vorrei abbracciarlo ma non posso farlo, e se mi viene da piangere? Mi prenderebbe per un idiota!” Arthur sorrise vedendo la reazione di Merlin, era cosi bello quando andava nel panico “Quindi non sbaglierebbe più di tanto!” disse il biondo sorridendo, poi aggiunse “Merlin calmati, cerca di trattenerti perché comunque ora non ti conosce e di certo non può ricordarsi di te. Ma gli piacerai vedrai, è inevitabile” cosi dicendo prese la mano del moro ed insieme giunsero davanti alla porta.
 
Quando Arthur bussò, Merlin fece per andarsene ma la stretta del fidanzato lo bloccò “Stai calmo” sussurrò Arthur tra i denti mentre la porta si apriva e faceva capolino una testa coperta di capelli bianchi. Erano corti, non come ai tempi in cui era il saggio medico di corte. Arthur sentì la sua mano letteralmente sgretolarsi nella morsa del moro. “Nipote, cosa ti porta da queste parti dopo tutto questo tempo? Vieni qui abbraccia il tuo vecchio nonno” cosi dicendo Gaius agguantò il biondo in un abbraccio, sembrava non essersi minimamente accorto di quel ragazzino al fianco di suo nipote che lo fissava con la faccia da pesce lesso.
 
Quando l’anziano sganciò Arthur dall’abbraccio e si voltò a guardare il giovane moro rimase esterrefatto “Arthur…” sussurrò avvicinandosi al giovane “Dimmi nonno” rispose istintivamente il biondo “No. Tu…” disse indicando Merlin “Tu sei Arthur Dragon… non potrei mai dimenticarmi di te, neanche tra mille anni… tu hai salvato me, e quella che sarebbe diventata mia moglie dall’attacco di Pearl Harbor... noi, eravamo bambini, non dovevamo nemmeno trovarci lì, e tu ci hai salvato la vita…” mentre parlava sembrava che Gaius stesse rivivendo quel momento nella sua mente. Improvvisamente, anche a Merlin tornò in mente quell’accaduto: si trovava in America per una delle sue tante fughe da se stesso, come se servisse a qualcosa. Però, ora che ci pensava, era servito a molto, quel bambino, era il nonno di Arthur, se lui moriva da bambino, Arthur non sarebbe mai nato. Ricordava perfettamente quei due ragazzini, potevano avere si e no una decina d’anni ed erano spaventati, di una paura che spezzò il cuore al giovane che per salvarli non esitò a distruggere un aereo con la sua magia prima di portare via i due bambini da quell’inferno. Passarono l’intera giornata tutti e tre insieme, comprò ai due piccoli un gelato e una corda per poter giocare a saltare, finché con non poca fatica riuscì a trovare le loro madri e poté finalmente farli tornare a casa. A quel ricordo gli occhi del moro si inumidirono.
 
Arthur capì che il nonno non stava delirando, capì che per chissà quanto tempo Merlin aveva usato il suo nome e questo lo fece sentire uno schifo pensando a quanto il suo amore dovesse aver sofferto la sua assenza, ma soprattutto si rese conto che in quel momento doveva intervenire “Nonno…” iniziò prendendo l’anziano per un braccio “E’ una storia bellissima, ma… non può essere lui… Merlin è più giovane di me” Gaius guardò il nipote e fu come tornare in sé “Merlin… è cosi che ti chiami ragazzo?” chiese rivolto al moro “Si, signore” rispose il giovane inclinando un po’ la testa in avanti come a fare un piccolo inchino “Certo… che sciocco devo esservi sembrato… entrate, vi preparo un po’ di the” i due giovani poterono vedere l’amarezza negli occhi dell’anziano, ma decisero di seguirlo in silenzio.
 
La casa era una bomboniera, perfetta per due anziani che dopo una vita di sacrifici cercano pace e tranquillità “Nonna dov’è?” chiese Arthur, guadagnandosi un’occhiata ad occhi sgranati da parte di Merlin “Nonna?” gli sussurrò all’orecchio “Se in questa vita è il padre di mia madre come pensi che l’abbia fatta? Merlin riprenditi, ti stai comportando da idiota… più del solito” gli rispose sempre sussurrando per non farsi sentire da Gaius “Tua nonna ha portato il suo cavallo a sgranchirsi un po’ le gambe. Solo lei può farsi un cavallo per farsi le passeggiate… senza cavalcarlo mai. Ha sempre detto che come cammina il cavallo, può camminare lei… valla a capire” sorrise l’anziano pensando all’amata moglie “Nonna Alice è sempre stata amante della natura” sorrise il biondo di rimando.
 
“Tenete ragazzi” disse l’anziano porgendo ai due giovani le tazze con il the “Ti giuro Merlin, tu sei uguale a quel giovane, ogni lineamento del tuo viso è uguale! Sei sicuro che non siate parenti, anche alla lontana?” Merlin si sentiva impacciato, non sapeva cosa rispondere “Nonno ma come fai a ricordartelo così bene? Hai una sua foto?” intervenne Arthur per togliere il compagno dal centro del discorso “Oh no figliolo! Eravamo ragazzini ed un aggeggio del genere era impensabile in quel periodo. Lo ricordo e basta, non si dimentica facilmente qualcuno che rischia la sua vita per salvare la tua” sentendo quelle parole Arthur non poté far altro che guardare Merlin e pensare quanto quella frase fosse vera “Già...” disse in modo evasivo“Allora è un vizio il tuo…”  pensò il biondo sorridendo “L’ho sempre detto che sei l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto” sussurrò a Merlin stando attento che il nonno non li sentisse.
 
In risposta il moro abbassò lo sguardo emozionato e gli prese la mano; in quel momento Gaius si voltò e sorrise vedendo le loro mani unite “Sono felice che tu abbia trovato qualcuno che ti renda felice figliolo” disse rivolto al nipote “Si, beh… ci tenevo che lo conoscessi. Merlin è una persona importante per me, forse la più importante..” “Sai…” iniziò Gaius “Non chiedermi perché ma sono certo che a tua madre sarebbe piaciuto” a quelle parole Merlin non poté fare a meno di sorridere “E tuo padre cosa ne pensa?” chiese con una voce un po’ più cupa, conosceva bene Uther, sapeva che non era cattivo ma a volte si comportava come tale “Vuole conoscerlo!” disse fieramente Arthur “Che cosa?!” sussultò Gaius “Non ci posso credere! Uther? Quell’Uther?!” “Non dite cosi Gaius vi prego… sono già terrorizzato all’idea di doverlo conoscere, se voi mi dite cosi mi spaventate il doppio” parlando non si accorse che sia Arthur che Gaius lo guardavano interrogativi e un po’ esterrefatti “MERLIN!!!” tuonò Arthur a denti stretti per far si che il nonno non si insospettisse più del dovuto “Cosa?” chiese tranquillamente il moro “Cosa ho fatto?” “Mi hai appena dato del voi figliolo?” chiese Gaius alzando il suo consueto sopracciglio. In quel momento Merlin si rese conto della gaffe (ogni volta sempre la solita storia) “Si, scusatemi… scusi!!! È solo abitudine, se…. Le da fastidio non lo farò più” Gaius si intenerì vedendo la goffaggine del giovane “Tranquillo ragazzo… sei strano questo è certo! Ma del lei o del voi per me non fa alcuna differenza! Sentiti libero di usare la tua abitudine con me” Merlin sorrise grato all’anziano “Vi ringrazio, Gaius”.
 
 
Il pomeriggio trascorse tranquillamente, tra the, chiacchiere sulla scuola e sulla vita solitaria di Merlin “… mia madre era una donna buona, dolce… e mio padre era imponente, ma con un viso buono. Hanno entrambi fatto una vita di grandi sacrifici per me. Vorrei solo poterli ripagare come meritano” disse Merlin rispondendo alla domanda di Gaius su come fossero i suoi genitori “Sono fieri dell’uomo che sei diventato Merlin, e lo sai bene” disse Arthur guardando Merlin negli occhi. Gaius non si perse un passaggio di quello che stava accadendo da quando i due ragazzi avevano messo piede in casa sua. Da come si guardavano, si parlavano, Gaius era certo che era come se si conoscessero da sempre, da più di una vita. “Il loro legame”, pensò, “è come quello che ha sempre unito me ed Alice da quando eravamo bambini, se non più forte” “Beh…” iniziò l’anziano guadagnandosi l’attenzione dei due ragazzi “per avere un figlio come te dovevano per forza essere delle persone buone Merlin; e sono certo che sono più che fieri di te…” dopo queste parole fece una piccola pausa, come per soppesare quello che stava per dire“Se può farti piacere, sarei lieto che da oggi pensassi a me come un tuo parente, dopo tutto, sei il compagno di mio nipote… sei di famiglia”
 
Gaius non sapeva perché stesse dicendo quelle cose, era sempre stato un uomo abbastanza schivo con gli sconosciuti, eppure verso quel ragazzo sentiva un attaccamento quasi paterno. Sentendo quelle parole Merlin si commosse “Sono anni che non ho una famiglia Gaius, sembrano secoli. È solo Arthur la mia famiglia…” fece una pausa per guardare il compagno che in quel momento lo stava guardando con gli occhi colmi d’amore (come sempre) “Sarei grato di poter considerare anche voi la mia famiglia” l’anziano sorrise di rimando al moro “Beh allora, visto che sei di famiglia, non puoi perderti l’album delle foto di Morgana e Arthur quando erano piccoli” Arthur sgranò gli occhi “No! No! Nonno smettila! Non serve, Merlin non vuole vederle! Nonno!!!” Mentre Arthur ancora sbraitava il nonno era già arrivato in salone per prendere l’album di fotografie.
 
Quando lo portò a Merlin, iniziò su ogni foto un commento o un risolino del moro per cui Arthur era diventato rosso come un peperone. Solo quando arrivarono ad una foto in cui Arthur era in braccio a sua madre, diventarono seri tutti e tre “Era molto bella, mi sarebbe piaciuto conoscerla” disse Merlin riferendosi soprattutto ai tempi di Camelot “Gli saresti piaciuto, hai un modo di prenderti cura di me che non ha mai avuto nessuno, forse neanche lei…” ognuno di questi momenti tra i due, per chi li guardava, era pura magia… era come si potesse percepire nell’aria; e Gaius la pervepiva. L’atmosfera si smorzò quando, arrivati alle foto dell’adolescenza, che per Arthur significavano apparecchio e qualche brufolo, il biondo non poté resistere e sfilò dalle mani di Merlin l’album “Ahi Arthur. Mi hai fatto tagliare con la carta!” Arthur lo guardò con un sorriso beffardo “Non provarci pivello, so che non è un problema” sussurrò “Arthur ma che modi sono?! Merlin ti sei tagliato?” chiese rivolto al moro “No Gaius, non preoccupatevi” disse senza togliere da Arthur lo sguardo in cagnesco.
Quello di cui Merlin non si accorse, semplicemente perché non era mai successo, fu che sul suo dito, non solo la pelle si alzò leggermente, ma il taglietto si arrossì.
 
Tornati in città i due giovani optarono per andare a casa di Arthur; suo padre non c’era e Morgana era da Ginevra. Mentre erano in cucina, intenti a preparare la cena, beh… sarebbe più corretto dire che Merlin stava preparando la cena e Arthur gli ronzava intorno,il biondo voleva fargli un milione di domande, sapere tutto e cominciò, chiedendo al moro cosa fosse successo il giorno dell’attacco a Pearl Harbor, prendendo le cose molto alla larga naturalmente “Quindi... in nessuna epoca perdi il vizio di salvare le persone?!” in tutta risposta Merlin fece un sorriso silenzioso, senza staccare gli occhi dai fornelli “Sapevi che erano loro?” “No… l’ho scoperto solo quando li ho portati in salvo, lontano da quel posto infernale. L’ho capito quando mi hanno detto i loro nomi, Gaius non è un appellativo molto comune sai” sorrise il moro. In realtà ad Arthur era un’altra la cosa che premeva, ma ancora non riusciva a chiedergliela, quindi optò per continuare quell’inutile giro largo di parole “Quanta morte hai visto Merlin, quante guerre hai visto?”
 
Merlin stava continuando a cucinare ma improvvisamente di fermò e finalmente staccò gli occhi dalle pentole “Tante. Sia da lontano che da vicino, esistenzialmente parlando ho vissuto TUTTE le guerre dal medioevo ad oggi. Ho visto anche morire delle persone purtroppo, ma… Arthur… niente, e ti assicuro: NIENTE, sarà mai paragonabile a quel giorno. Si è vero, sono immortale, ma quel giorno insieme a te, sono morto anche io. Ho ricominciato a vivere solo il giorno che ti ho rivisto su quel lago. Avalon ti ha portato via da me ma poi ti ha restituito. E io non pensavo che un giorno sarei potuto essere felice come lo ero a Camelot, anzi… molto di più.” Arthur non diceva una parola, pensava solo che quel mingherlino ragazzo dai capelli neri, che sembrava potesse volar via al primo soffio di vento aveva una forza e un coraggio che non aveva mai visto in nessuno, forse neanche in se stesso “Vieni qui amore mio” fu l’unica cosa che il biondo riuscì a dire afferrando Merlin e stringendolo a sé.
 
“Hai portato il mio nome in tutti questi anni…” ecco!!! Glielo aveva chiesto. Quel rospo che aveva in gola da quando aveva udito il nonno dire quel nome era uscito fuori “Beh… ecco… io… si” rispose Merlin con tono imbarazzato. “Era un modo per averti con me, portando il tuo nome era come se fossimo una persona sola. Mi sentivo come se fossi tuo e come se tu fossi mio” continuava a dire quelle parole senza guardarlo negli occhi. Non sapeva neanche lui perché, ma aveva una paura folle che ad Arthur avesse dato fastidio una cosa del genere. Quando, una volta finito di parlare, trovò il coraggio di guardarlo negli occhi rimase di stucco; Arthur stava piangendo “Amore, cos’hai?” “Sei un idiota, Merlin…” il moro senza pensarci prese il viso del biondo tra le mani e con i pollici gli asciugò le lacrime “Nessuno ha mai fatto una cosa simile per me. È una cosa stupenda. Tu… tu non puoi minimamente immaginare quello che ho provato quando mio nonno ha detto quel nome e ho capito che stava parlando di te; che Arthur Dragon, che ha salvato due ragazzini da uno degli attacchi più cruenti della storia americana sia tu. Merlin io sono cosi fiero di te, e sono cosi orgoglioso e onorato che in tutti questi secoli e con tutte le persone che ci sono su questo pianeta tu abbia scelto me…” anche Merlin aveva iniziato a piangere dalla commozione “Arthur smettila, stai delirando….” Disse con un sorrisetto imbarazzato sul volto “Merlin io ti amo. Più di qualsiasi cosa” rimasero aggrappati l’uno all’altro per un tempo indefinito “Dai aiutami, altrimenti ci si brucia la cena” disse Merlin sorridendo cercando di far calmare entrambi.
 
Mentre Ginevra era sotto la doccia Morgana ricevette una telefonata da un numero internazionale
 
- Ogni volta che mi chiami con questi numeri americani, mi fai sentire internazionale
- Ciao principessa
- Ciao amore, come stai?
- Bene, domani è il grande giorno finalmente
- Non vedo l’ora…
- Anche io piccola, arriverò alle 11.00
- Per fortuna è sabato e non abbiamo lezioni, dovrò chiedere a Gwen di concedersi una mattinata libera, e di concederla a Merlin- disse la mora con un risolino
- Chi è Merlin? – chiese Mordred curioso
- E’ la più grande novità di questo tuo periodo d’assenza. È il compagno di mio fratello
- Non ci credo
- Te lo giuro!
- Sono la coppia più bella che abbia mai visto. Sono cosi perfetti
- Dopo noi due
- Ovvio. Però devi vederli amore. È come se si fossero cercati per tutta la vita. Ora, quando vedi uno, vedi l’altro. È come se fossero uno lo specchio dell’altro
- Non ti ho mai sentito parlare cosi…
- Lo so è che… Merlin è stata una grande novità, per tutti!
- Ne sono felice piccola, soprattutto per tuo fratello. Se lo merita
- Che ore sono da te
- E’ giorno
- Qui è sera, ho un sonno…
- Vai a dormire piccola, domani sarà un grande giorno. Devi essere in forma
- Ti amo Mordred
- Anche io, piccola. Tantissimo
- A domani
- A domani, buonanotte
 
“Tranquilla principessa” intervenne Gwen facendo capolino da dietro la porta del bagno “Ho già detto a Merlin che non deve venire a lavorare domani” Morgana guardò l’amica con gratitudine “Oh Gwen, grazie!!!” disse correndo ad abbracciare l’amica “Come mai ci tieni tanto che ci sia anche lui?” Ginevra vedeva quanto tutti fossero legati a quel giovane, anche lei sentiva un profondo legame, ma lei lo dimostrava come aveva sempre fatto con tutti, mentre gli altri: Gawaine, Arthur, persino Morgana, lo avevano preso sotto la loro ala protettrice come non avevano mai fatto con nessuno. “Perché ci tengo che conosca Mordred, dopotutto è il compagno di mio fratello, è importante per me. Gwen dimmi la verità… tu cosa provi quando sei vicina a Merlin?” la giovane rimase spiazzata dalla domanda dell’amica, ma prima che potesse formulare una risposta Morgana re intervenne “Non senti come se fosse tuo amico da tutta la vita? Come se per te avesse fatto talmente tanto che non puoi smettere di essergli grata, che gli vuoi talmente bene da non poter più accettare che soffra per qualcosa, perché sai che lui si merita di essere felice. Non provi queste cose?” Ginevra aveva iniziato a guardare l’amica con aria spaesata “Io…” iniziò la giovane “Si! È esattamente quello che penso. Ma… come è possibile?” Morgana sorrise “Non lo so. So solo che Merlin è mio amico, nostro amico. E voglio che da oggi faccia parte delle nostre vite per sempre. Non dovrà mai più stare solo, come stava prima di incontrarci”.
 
 
Mentre si stavano mettendo al letto Arthur notò una cosa strana sulla mano del compagno “Ma non avevi detto che se ti tagliavi non usciva nulla?” chiese curioso. “Si, perché?” “Perché il graffio di oggi di quando ti ho fatto tagliare con la carta dell’album delle foto… è arrossato” disse indicando la mano del moro. Merlin si guardò la mano. Lungo tutto il graffio c’era una striscia rossa… mai vista prima! Il moro si guardò la mano, poi guardò Arthur con una faccia tra l’interrogativo e il sorpreso “Non è mai successo prima… sono secoli che non succede… io… non so che vuol dire”. Sul volto di Arthur si dipinse un sorriso “Può essere che…” fece una pausa guardando Merlin “No… cioè… non lo so… voglio dire… che significa tutto questo?” chiese Merlin più a se stesso che al biondo “Sei tu il mago più potente del mondo, sei tu che dovresti dirlo a me” Merlin si irrigidì “Aspetta… ho un’idea, vieni con me” “Che vuoi fare?” chiese Arthur seguendo il compagno “Hai un ago di quelli per cucire?” “Aspetta, vedo in cucina”.
 
Il moro si fermò nel grande salone e quando Arthur tornò con l’ago lo prese delicatamente in mano e espose il dito indice alla volta dell’ago. Mentre stava per far combaciare l’ago e il suo dito, Arthur lo fermò “Aspetta!!! Se succede… cosa significa?” “Non lo so! O forse lo so ma non ne sono sicuro… prima voglio vedere se succede” distogliendo lo sguardo da Arthur senza pensarci più di tanto si bucò la carne del polpastrello con l’ago “Ahia!!!!” entrambi non distolsero lo sguardo dalla piccola ferita, ma non succedeva nulla, non si arrossava. Entrambi si guardarono scoraggiati. Ci avevano creduto, per un piccolo momento avevano creduto di poter vivere una vita normale, invecchiare insieme, e morire vecchi uno al fianco dell’altro. Ma a quanto pareva il destino di Merlin non era Arthur, il destino di Merlin era attraversare le ere, senza vivere mai davvero!
 
“Beh Arthur…” iniziò il moro con tono amaro e arrabbiato “Sembra che non siamo destinati ad invecchiare insieme. E sembra che io sia destinato a tornare a vivere senza di te un giorno. Vivere…. Che parola inutile” era cosi arrabbiato. Ci aveva creduto. Se non fosse che era in casa di Arthur avrebbe spaccato tutto. “Merlin… Merlin, amore ma che stai dicendo?” disse Arthur gettandosi su di lui e abbracciandolo forte. Il moro aderì completamente alla maglietta bianca del biondo, allacciandogli le mani ai fianchi “Non dirmi che non sei deluso, o che non ci avevi creduto” Merlin sentiva che la voce iniziava ad inclinarsi “Certo che ci ho creduto. Ma troveremo un altro modo. Cazzo, siamo Re Arthur e Mago Merlin, qualcosa dovrà pur significare no?!? Hai milioni di libri di magia, in uno ci sarà qualcosa per noi” il mago sorrise sarcastico “Arthur non è cosi semplice, non basta pronunciare un incantesimo e tutto va come vogliamo noi, queste cose sono pericolosissime, può avere ripercussioni sulle nostre vite. E poi non saprei bene neanche cosa dovrei cercare”.
 
Il biondo sospirò e pensò a quanto fosse brutta l’illusione e la delusione che ne seguiva; ed improvvisamente gli venne in mente di tutte le volte in cui Merlin, durante i secoli lo stesse aspettando e lui puntualmente non arrivava. Non poteva più accadere, Merlin non avrebbe mai più vissuto una delusione in vita sua. Non era giusto “Dai Re Arthur…” disse Merlin distogliendolo dai suoi pensieri “Andiamo a letto”. Quando Arthur si voltò per dirigersi alle scale Merlin notò una piccola macchia rossa sulla sua maglia all’altezza del fianco. Senza dire una parola sbarrò gli occhi e si guardò il dito: rosso sangue! Il polpastrello era tutto rosso. Di un rosso cosi vivo da far quasi paura. Ma Merlin non aveva paura, Merlin si sentiva bene… Merlin era vivo! Accorgendosi che il compagno non lo stava seguendo Arthur si fermò e lo osservò, si stava fissando la mano “Merlin… che hai?” il moro alzò lo sguardo verso Arthur con gli occhi arrossati ed un sorriso che diceva già tutto. Senza dire una parola aprì il palmo della mano di fronte al biondo e gli mostrò il dito sporco di sangue.
 
Arthur non poteva crederci. Sorrise, non ne poteva fare a meno e si gettò di peso sul compagno prendendolo per i fianchi e facendolosollevare da terra“Io… ti ho sporcato la maglietta” fu l’unica cosa che Merlin riuscì a formulare in quel momento. Arthur scoppiò a ridere “Ma cosa vuoi che me ne importi della maglietta. Merlin sai cosa significa questo?!” il moro lo guardò, ora non capiva nulla, era talmente su di giri da non sapere più niente “Significa che prima hai detto un sacco di cavolate, significa che io, solo io, sono il tuo destino. E tu sei il mio. Non ci serve niente; non ci servono regni, non ci serve immortalità, abbiamo solo bisogno di stare insieme. È solo cosi che siamo vivi. In nessun altro modo” Merlin rimase stupito dalle parole del giovane, erano come profetiche. “Da dove la prendi tutta questa sicurezza?” gli chiese titubante “Non lo so. Lo so e basta. E anche tu lo sai. Merlin è una cosa logica: dopo che sono morto, ad Avalon, hai scoperto di essere immortale, perché hai smesso di sanguinare e perché dovevi aspettare me. Ora io sono qui, e tu “magicamente” se ti fai male sanguini di nuovo. Merlin… non devi più aspettarmi, sono qui!” Merlin guardò il compagno, probabilmente capiva cosa stava accadendo, ma voleva esserne certo, avrebbe sicuramente fatto delle ricerche il giorno seguente.
 
La notte era calata. Tutti erano a dormire da un pezzo, ma quello che nessuno sospettava era che per alcuni, sarebbe stata una notte di grandi rivelazioni
 
MERLIN
Merlin si trovava in un luogo strano, c’era tanta foschia e davanti a sé aveva una figura imponente, era coperta dalla nebbia quindi lui poteva vederne solo la sagoma; non era umana, era una creatura magica; era… “Kilgharra” sussurrò piano il moro “Ciao Giovane Mago, non pensavo ti avrei mai rincontrato. Grazie per non esserti dimenticato di me” il Grande Drago uscì dalla nebbia e si mostrò. Era esattamente come lo ricordava, era bello, imponente, con gli occhi sempre dorati. Il moro sentì gli occhi inumidirsi “Ciao Grande Drago…” disse con un sorriso fanciullesco “Hai superato diverse prove nella tua lunga esistenza, Giovane Mago. Ora è il tuo turno…” Merlin lo guardò senza capire “Il mio turno? Il mio turno per cosa?” “Tu e Arthur avete messo il bene del regno prima del vostro e prima della vostra felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Avete pagato i vostri errori” “Arthur non commise nessun errore. Sono stato io a non darti ascolto, e a non uccidere Mordred quando avrei potuto. Ho pagato le conseguenze di quella scelta per tutta la mia esistenza. E per colpa mia Arthur ha trovato la morte” Kilgharra lo guardò con i suoi soliti occhi colmi di saggezza e affetto per il giovane “Re Arthur commise l’errore di pensare di avere tutto il tempo che volesse. Ha messo la rabbia che gli facesti provare per non accompagnarlo in battaglia davanti all’amore che invece ha sempre nutrito per te. Commise l’errore di non avere il coraggio di amarti quando poteva condannando entrambi alla solitudine” a Merlin uscì un risolino sarcastico “Vuoi dire che IO, venni condannato alla solitudine” “Solo perché qualcosa non accada sotto i tuoi occhi non vuol dire che non accada Merlin” cosi dicendo si voltò e vicino a lui comparve come un grande specchio in cui Merlin riconobbe Arthur, vestito nel modo in cui lui lo aveva visto l’ultima volta prima di mandarlo nel lago. Era vicino a Kilgharra “Drago… dov’è Merlin? Fammelo vedere, ho bisogno di vederlo” lo sentì pronunciare “Calmati Grande Re; io ho un nome, è stato il padre del tuo amico a darmelo. Gradirei essere chiamato con il mio nome. E gradirei che le cose mi si chiedessero per favore” disse in tono calmo il drago rivolto al biondo. Arthur sospirò, era nervoso; aveva bisogno di Merlin “Ti prego, Kilgharra, ho bisogno di sapere come sta Merlin. Lo so che te lo chiedo spesso, ma con tutto che sono qui, in questo etere, quando penso a lui e quando me lo fai vedere, riesco a sentirmi vivo. Ti prego” il drago accontentò la richiesta del giovane che da centinaia di anni era sempre la stessa. “In che epoca si trova ora?” chiese rivolto al drago “Per Merlin non fa alcuna differenza Grande Re. Senza di te il suo tempo non esiste. Ora è nell’anno 1200. È in Italia. È un periodo di grande fioritura per questa nazione. Ma guarda lui…” quello che vide colpì Arthur come un cazzotto in pieno stomaco: Merlin era davanti ad un lago, completamente solo, e con la magia aveva disegnato lo stemma dei Pendragon nel cielo, con le nuvole. Piangeva e chiamava Arthur “Ti prego Kilgharra, fammi tornare da lui. Perché deve soffrire in quel modo? Ti prego! Basta” Arthur stava piangendo disperato. Il suo amore era lì, lo vedeva, soffriva, e lui non poteva fare nulla.“Non è ancora il tempo Arthur” “E quando è il tempo??? Merlin sta soffrendo e io non posso aiutarlo. Basta Kilgharra ti prego!” il Grande Drago, nonostante sapesse ogni cosa, rimaneva ogni volta stupito di quello che Arthur era diventato nel tempo, dall’altezzoso e fastidioso principe ereditario a cui era tutto dovuto, al grande Re che ora lo stava pregando in lacrime di riportarlo dal suo amore. “Se non posso andare io da lui fai venire lui qui. Lo so che è assurdo che ti chieda di farlo morire ma io e lui vogliamo la stessa cosa. Vogliamo stare insieme” “Non è possibile Arthur, Merlin è immortale, e cosi sarà finché tu non tornerai. Solo allora Merlin tornerà mortale. Ora devo andare Grande Re… ci vediamo presto” “Kilgharra…” si sentì chiamare il drago “Grazie…” la bestia magica inchinò la testa in segno di risposta e soffiando aria fece apparire come una specie di fotografia di Merlin e Arthur insieme a Camelot. Si stavano guardando, c’era tanto amore nei loro occhi. Arthur lo guardò sorridendogli in segno di ringraziamento e senza dire una parole si sedette a terra fissando quella fotografia, mentre Kilgharra se ne andava lasciandolo solo.
“Entrambi, Merlin, avete combattuto contro la solitudine con solo la vostra forza di volontà” disse il drago rivolto a Merlin che nel vedere quelle immagini, piangendo, si era portato le mani a coprirsi la bocca come sconvolto. “Lui ti ha seguito nei tuoi secoli solitari Giovane Mago, quando salvasti quei due bambini dall’attacco degli aerei sapevo che il tuo tempo di solitudine stava per finire. Farlo finire è stata una tua scelta, salvando il piccolo Gaius e la piccola Alice hai dato ad Arthur la possibilità di compiere i vostri destini” Merlin allora interruppe il drago “I nostri destini? Pensavo che quello di Arthur fosse unire le terre di Albion da cui poi sarebbe nata l’Inghilterra” “Ci sono uomini che possono avere più di un destino, tu e Arthur siete due di quegli uomini. Come ti ho detto prima, ora è il tuo turno Merlin.” “Il mio turno per cosa? Non riesco a capirti” “E’ il tuo turno… di essere felice. Non sprecarlo” cosi dicendo Kilgharra si voltò per andarsene. “Aspetta… ti rivedrò… Grande Drago?” “Certo Giovane Mago, ogni volta che ne avrai bisogno… come ora!” quando il drago si voltò Merlin notò che stava guardando in direzione di due figure umane, una era alta e imponente, l’altra piccola e delicata in confronto alla prima. Guardando bene notò che erano i suoi genitori, che lo osservavano sorridendo e gli alzarono la mano in segno di saluto. Merlin sorrise loro con le lacrime agli occhi e li salutò a sua volta “Grazie Kilgharra” “Grazie a te Merlin. Per avermi fatto essere parte del tuo grande destino” “Ti voglio bene” “Anche io Merlin, a presto” cosi dicendo spiegò le ali e volò via.
Finito il sogno Merlin continuò a dormire. Si sentiva leggero, libero. Si sentiva vivo e felice.
 
GAIUS
Gaius si trovava in un luogo a lui familiare, ma non riusciva a collegare dove fosse. Improvvisamente sentì bussare alla porta. Quando la aprì rimase di stucco “Igrain!” la giovane donna sorrise “Ciao papà” l’uomo si commosse fino alle lacrime quando vide la figlia e non poté far a meno di abbracciarla forte “Figlia mia, che bello rivederti, sei bellissima” “Grazie papà.” Per un tempo indefinito rimasero in silenzio a fissarsi, fin quando Igrain riprese a parlare “Ho visto che hai ritrovato il tuo Merlin” Gaius la guardò con aria interrogativa “Il mio Merlin? Che vuoi dire?” Igrain sorrise intenerita di fronte a suo padre “La storia si sta ripetendo papà, era destino che tutti tornassimo nella stessa epoca, per poterci ritrovare. Per poter ridare appartenenza a Merlin. Per farlo tornare a vivere” l’anziano ascoltava la figlia in silenzio. Senza fare nessuna domanda“Ora Arthur e Merlin possono compiere l’altro grande destino che li aspetta. Vivere insieme, essere felici, crearsi una loro famiglia e invecchiare insieme. Solo allora ritroveranno me, Kilgharra, Hunit e Balinor e chiunque nel corso della loro vita mortale si troveranno costretti a lasciar andare. Era destino che in quel periodo si trovasse a vagare nelle Americhe, e che tu e la mamma disubbidendo alle vostre madri siate andati nel luogo dove poi ci fu quel terribile attacco. Era destino che tu venissi salvato per mano sua. Il suo tempo di solitudine era finito perché Arthur stava per tornare. Salvando te ha permesso a me di nascere e di conseguenza ha permesso ad Arthur di tornare da lui. È finita la loro solitudine papà.” Igrain era cosi felice mentre parlava, mentre Gaius continuava a stare in silenzio. Dai suoi occhi anziani scendevano silenziose delle lacrime “Vuoi dire che… era lui?” “Si papà… per provare a sentire meno la mancanza di Arthur per alcuni decenni si è fatto chiamare come lui. Ed è stato allora che ha incontrato te. Ti ricordi di lui?” l’anziano sorrise ironico “Certo che mi ricordo. Non potrei mai dimenticare quegli occhi color ghiaccio e quel viso da persona buona” “No papà…” intervenne Igrain “Ti ricordi di lui, di Merlin, quando vivevate qui, in queste stanze?” guardandosi intorno Gaius si accorse di cosa c’era nella stanza. Sembrava la stanza di un medico e in cima a tre scalini c’era una porta aperta da cui si scorgeva un letto sfatto “Merlin…” sussurrò. Si voltò tornando a guardare la figlia con gli occhi lacrimanti “Il mio Merlin…” la giovane donna sorrise “Si papà…” “Buon Dio non posso crederci… era lui che mi ha salvato quel giorno. Da quanto tempo è su questa terra?” “Più di un millennio papà… doveva aspettare Arthur, per poter compiere il loro destino. Hanno messo il bene del regno prima del loro e prima della loro felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Hanno pagato i loro errori” Gaius si sentiva stordito, ma felice. Ora ricordava ogni cosa. “Quanto deve aver sofferto quel povero ragazzo…” pronunciò con voce cupa. Igrain gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla “E’ finita papà. Tutta la tristezza di Merlin è finita. Ora tutto andrà bene” Gaius accarezzò dolcemente il volto della figlia “Vorrei che lo avessi conosciuto” Igrain sorrise dolcemente “Lo conoscerò papà, spero il più tardi possibile, ma lo conoscerò. L’importante è che so che mio figlio sia in mani sicure. Sono le due facce della stessa moneta. Sono l’uno lo specchio dell’altro. Non può esistere uno senza l’altro. Per questo so che vivranno insieme, e felici.” Gaius la guardò dolcemente “Sono orgoglioso che in questa epoca tu sia stata mia figlia, Igrain. E sono felice che hai potuto goderti i tuoi figli, diversamente da come è stato a Camelot” la giovane donna sorrise accarezzando il padre. “Ora devo andare papà. Io e Kilgharra ci siamo divisi le visite da fare. E pensare che quel pigrone voleva farne solo una” Gaius sussultò “No Igrain. Non andartene. Cosa dovrò raccontare a tua madre?” Igrain sorrise avvicinandosi alla porta “Nulla papà. Quando ti sveglierai non ricorderai di conoscere Merlin da due vite. Non ricorderai di essere stato il medico di corte della casata Pendragon” Gaius si rasserì, quasi arrabbiato “E allora perché hai fatto tutto questo?” “Perché era giusto che tu sapessi e, anche se per poco, ricordassi. Quando ti sveglierai sarà tutto come prima. Con la differenza che il tuo attaccamento a Merlin diverrà sempre più forte. Fino a che tornerà ad essere quello che era a Camelot. Sarete come un padre e un figlio. Assisterai alle loro nozze e vedrai crescere i loro figli” Gaius tornò a gioire a quelle parole. Ora sapeva che tutto sarebbe andato bene “E Uther?” chiese alla giovane figlia “Uther lo adorerà. Ma non lo ammetterà mai. Appena lo vedrà si renderà conto che non esiste persona in tutto l’universo più perfetta di Merlin per suo figlio. Fidati di me papà, andrà tutto bene” Gaius la guardò con uno sguardo sorridente ma malinconico “Ti credo tesoro. Torna a farmi visita ogni tanto” la ragazza sorrise senza dire una parola e voltandosi si chiuse la porta alle spalle. Gaius si svegliò improvvisamente. Ricordava di aver sognato Igrain, di averci parlato. Ricordava il contatto fisico che c’era stato. Gli aveva parlato di Merlin… Merlin… più ci pensava e più quel ragazzo aveva un’aria familiare. Guardandosi intorno si accorse che era ancora notte fonda, Alice dormiva dolcemente affianco a lui. Guardandola si intenerì e senza pensare troppo decise di rimettersi a dormire.

ARTHUR
Arthur si trovava in un posto stupendo. Sembrava un castello. Un momento… era il suo castello. Riconosceva la sala del trono, la tavola rotonda e i due troni poco lontano. Non pensava avrebbe più rivisto quei luoghi. Lentamente si avvicinò alla tavola e ne accarezzò il lucido legno, poi arrivò alla sua sedia e a quella di Gwen. Arrivato lì si allontanò un poco mettendosi nella posizione in cui si metteva sempre Merlin, in piedi dietro di lui sempre pronto. Pensare al suo amore gli strappò un sorriso. Dopo di che si allontanò dal tavolo per dirigersi ai troni e sempre con una lentezza che sembrava quasi incertezza si sedette a quello che per molti anni era stato il suo posto. Gli faceva strano essere seduto lì. La postura non era mai cambiata, dritta, imponente, da vero sovrano “I secoli non ti fanno perdere la tua regalità Grande Re” riconoscendo quella voce Arthur sorrise e si guardò intorno per capire da dove provenisse. Voltandosi alla sua destra vide al suo fianco Kilgharra… versione rimpicciolita “Kilgharra… ti ricordavo parecchio più grande” disse ridendo il giovane “Mi sono dovuto rendere più piccolo per entrare qui dentro, era giusto che il nostro incontro avvenisse in questa sala Arthur, qui c’è la prova della grandezza del tuo regno” cosi dicendo si voltò guardando la tavola rotonda. “Come stai Arthur?” chiese il drago “Mi hai riportato da Merlin… grazie Kilgharra” “Non devi ringraziarmi, non ho fatto niente. È il vostro destino essere uniti” “Ma perché non ricordo nulla del tempo passato con te, in quella specie di etere, neanche dopo che ho riacquistato la memoria della mia vita precedente, non mi ricordo di quei momenti” “Non è necessario che tu abbia ricordo di quei momenti Arthur” “Perché sono tornato proprio ora, cosa c’è di diverso da ora a prima?” “Forse nulla. O forse tutto, il destino ha i suoi tempi Arthur. E ha deciso che per voi è questo il tempo giusto. Per quello che deve accadere nelle vostre vite è ora il tempo” “Si ma… perché sono tornato se io morirò di nuovo e Merlin… beh lui… io non voglia che debba rivivere la mia morte un giorno. Merlin non dovrà soffrire mai più” “Non scherzare Arthur. Sai come stanno le cose, le hai spiegate tu a lui se non erro. Tu e Merlin avete messo il bene del regno prima del vostro e prima della vostra felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Avete pagato i vostri errori. Era scritto che al momento del vostro incontro, Merlin sarebbe tornato un mortale. Il vostro destino è vivere ed invecchiare insieme Grande Re, fino alla fine dei vostri giorni.” A quelle parole Arthur non poté far a meno di sorridere “Cosa accadrà?” a quella domanda il Grande Drago rise sonoramente, facendo risuonare la sua possente voce per tutta la stanza “Non mi userai per conoscere il tuo futuro Arthur. Dovete vivere la vostra vita, ricordando che ora che siete insieme, andrà tutto bene” Arthur sorrise dolcemente verso il drago “Grazie Kilgharra…” il drago fece un piccolo inchino con la testa in segno di risposta. “Ora devo andare Arthur…” “Aspetta… ho solo un ultimo favore da chiederti…” “Non dirmi che vuoi che ti faccia rivedere Merlin… è a dormire al tuo fianco in questo momento”Arthur sorrise alla battuta del drago “No, io… volevo chiederti di farmi vedere mia madre” il drago si intenerì a quella richiesta. I secoli passati al fianco di Igrain lo avevano reso molto più tenerone e meno sarcastico. Ma sempre con quel lato enigmatico che lo rendeva, beh.. il Grande Drago. Kilgharra iniziò a soffiare aria magica e in mezzo alla piccola nebbiolina che si era creata comparve Igrain “Killy ma che succede? Eravamo d’accordo che io andavo da Gaius e Morgana, cosa…” “Madre…” Igrain si irrigidì sentendo quella voce. Quando si voltò si trovò di fronte il suo imponente figlio, bello come il sole, come lei, che la guardava con gli occhi che gli stavano per scoppiare talmente erano arrossati. Igrain si mise le mani alla bocca e con gli occhi colmi di lacrime disse “Arthur… o mio dio…” cosi dicendo si avventò sul figlio abbracciandolo forte “Sei cosi bello! Ma cosa….” “Tuo figlio mi ha chiesto un piccolo favore. È il Re più importante della storia e penso che un’ultima richiesta gli si possa accontentare” intervenne Kilgharra per rispondere alle mute domande della giovane donna “Sei bellissima mamma… come stai? Ci manchi cosi tanto. Io e Morgana abbiamo bisogno di te, e papà… è diventato cosi cupo da quando te ne sei andata” la bionda fece una tenera carezza al figlio in segno di conforto “Ora cambierà tutto Arthur. Tutta la tristezza che attanaglia il cuore di tuo padre si affievolirà. La presenza di Merlin cambierà le vite di tutti loro, tuo padre compreso. Fidati di me figlio mio. Tuo padre non ti ha mai rifiutato, era solo troppo accecato dalla tristezza per poter comprendere. Ma ora non sarà più cosi. Merlin è la chiave di tutto. Il vostro destino è troppo importante” senza dare ad Arthur il tempo di rispondere Kilgharra intervenne “Igrain… dobbiamo andare” disse con voce calma e con un velo di tristezza. Arthur stava piangendo “Perché di due vite ti ho dovuto perdere ad entrambi?” la bionda fece un sorriso amaro “Questo scemo qui dietro ha troppo bisogno di me. A quanto pare sono indispensabile qui ai piani alti” anche Kilgharra sorrise in silenzio all’affermazione della donna. Con i secoli si erano affezionati veramente l’uno all’altra.“Devo andare Arthur…” il biondo la strinse forte a se “Come farò a sapere che andrà tutto bene?” “Amore.. Merlin è con te ora. Il vostro destino è tutto davanti a voi”“Non mi lascerà?” “Siete le due facce della stessa medaglia. Non esiste uno senza l’altro. Credevo che a questo punto lo sapessi” Arthur sorrise imbarazzato “Si lo so…” “Sono cosi felice che tu abbia trovato l’amore della tua vita figlio mio. I miei nipotini saranno cosi belli” a quelle parole Arthur strabuzzò “I tuoi cosa?” “IGRAIN” tuonò Kilgharra “Ops… scusa Killy… mi è sfuggito… non volevo. Figliolo è vero che farai finta di non saperlo?” “Oh si! Si, si! Certo! Tranquillo Kilgharra. Già non mi ricordo che avrò dei figli con Merlin” il drago scosse la testa “Tu e quel mago siete una causa persa” Arthur sorrise “Tu fai parte del nostro destino… e so che in fondo ne sei orgoglioso” Kilgharra sorrise rassegnato “Igrain… ora dobbiamo andare davvero. Grande Re… è stato un onore essere al tuo fianco in attesa che tornassi in vita” “Potrò rivedervi… almeno una volta” Kilgharra ed Igrain si guardarono con sguardo triste “Proveremo… a fare qualche strappo alla regola. Non c’è niente di male ad una visitina ogni tanto” disse la donna sorridendo amorevolmente al figlio. I tre si guardarono con occhi pieni d’affetto “Buona vita… Grande Re” “Ciao Kilgharra… ciao mamma! Vi voglio bene” sorridendo al sovrano i due si voltarono andandosene via.
Finito il sogno, senza svegliarsi Arthur si avvicinò ulteriormente a Merlin cingendogli il fianco con il braccio e poggiando la sua testa sulla spalla del moro

MORGANA
Morgana si trovava in una stanza bellissima. C’era un letto a baldacchino e sul letto c’era adagiato un vestito verde, lo trovava bellissimo. Pensava che avrebbe voluto indossarlo “In questa vita era il tuo preferito” Morgana sgranò gli occhi sentendo quella voce e quando alzò lo sguardo la trovò di fronte a sé, bella come sempre “Poteva somigliare al colore dei tuoi occhi ma non era niente in confronto” “Mamma…” sussurrò tra le lacrime che iniziavano a solcargli il viso “Ciao figlia mia, come sei diventata bella. Sei uno splendore. Quel Mordred è davvero un tipo fortunato, ti è andata bene che fosse una brava persona sennò mi sarei messa di mezzo io” disse con tono prettamente genitoriale la donna mentre accarezzava dolcemente il viso della figlia. Morgana senza esitare si gettò tra le sue braccia e la strinse forte “Mamma… mio dio sei cosi bella… io… io… non so cosa dire… io… mi manchi cosi tanto mamma. Manchi a tutti… Arthur sta cosi male senza di te” Igrain iniziò ad accarezzare i capelli corvini della figlia per cercare di farla calmare “Tranquilla tesoro mio, tranquilla. Ho potuto parlare anche con tuo fratello. Sta bene. Si preoccupa per te esattamente come tu ti preoccupi per lui. Siete la mia gioia più grande” Morgana non riusciva a non piangere “Perché sei andata via, avevamo bisogno di te. Papà è sempre cosi triste. Non ride più senza di te” “Le cose cambieranno figlia mia, ora avete ritrovato Merlin. Ora tutto andrà bene ora” Morgana la guardò con aria interrogativa “Ritrovato?” Igrain accarezzò dolcemente la figlia e Morgana sentì uno strano calore provenire dalla sua mano mentre le posava la mano sulla testa. In quel momento ricordò tutto. La sua vita precedente, il suo odio, la sua fine, le lacrime di Merlin quando era stato costretto ad avvelenarla e la freddezza del suo sguardo quando l’aveva infilzata con la spada uccidendola. Istintivamente Morgana si tirò indietro dal tocco della madre, aveva gli occhi spaventati “Che cosa significa tutto questo mamma, io…” Igrain fece un piccolo passo lentamente verso di lei “Morgana tranquilla” “Io… il mio cuore era cosi pieno d’odio verso persone che… sono tutta la mia vita io non posso odiarli in quel modo” Morgana era spaventata e si sentiva tremendamente in colpa per tutto quello che aveva fatto nella sua vita precedente “Vieni qui piccola mia. Stai solo espugnando le tue colpe passate, per non vivere più con questo inconscio rimorso” “Mamma io voglio bene ad Arthur, e Merlin mi è entrato nel cuore con cosi tanta facilità… perché provavo tutto quell’odio nei loro confronti?” “Perché sei stata lasciata sola ad affrontare una cosa cosi più grande di te Morgana. Arthur e Merlin non si sono mai perdonati per questo” “Loro… come fanno a non avercela con me. In questa vita Arthur è mio fratello e Merlin… lui sa chi sono?” “Certo che lo sa… Merlin è molto più vecchio di questa vita. Dalla morte di Arthur, avvenuta sul lago di Avalon per mano di Mordred, Merlin non ha mai lasciato questa terra, vagando in attesa del suo ritorno. Merlin non ti odia figlia mia, perché sa che il tuo cuore è puro. E se le cose a Camelot fossero andate diversamente nulla di tutto quello che è avvenuto sarebbe mai successo” “Io… io l’ho privato del suo amore più grande… dell’amore della sua vita” “Arthur e Merlin hanno messo il bene del regno prima del loro e prima della loro felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Hanno pagato i loro errori. È stata una cosa avvenuta prima della fine Morgana, sono state le loro scelte, non una conseguenza” Igrain prese per mano la figlia e la fece adagiare sul letto “E’ finita tutta la tristezza Morgana… da ora in poi le cose andranno solo bene. Fidati di me” Morgana si sentiva incredibilmente sollevata dalle sagge parole della madre. Iniziava a sentire il suo corpo pervaso di ottimismo e di felicità, la tristezza e la paura erano finiti “Ora saranno felici? Avranno una vita piena e felice?” chiese con un sorriso sul volto “Certo figlia mia, e al loro fianco avranno solo persone che amano e che li amano. Tu e tuo padre per primi” “Ma… Merlin è il mago più potente che abbia mai camminato su questa terra, è Emrys, e… è immortale. Come possono scampare a questo?” “Il destino di Merlin era di rimanere immortale fino a che Arthur non fosse tornato. Ora vivranno insieme, invecchieranno insieme e la loro vita, e quella di chiunque li circondi, sarà costellata d’amore vero.”  Morgana sorrise felice alle affermazioni della donna, ma ad un tratto si fece seria e guardò la madre dritta negli occhi “Mamma… Igran… io sono orgogliosa che in questa vita tu sia stata mia madre. Hai cresciuto me ed Arthur con amore ed è solo grazie a te se siamo diventati quello che siamo oggi. Io… avrei tanto desiderato che fossi stata mia madre anche a Camelot… molte cose non sarebbero successe” Igrain rimase molto colpita dalle parole della figlia “Non mi importa quello che è stato nell’altra vita Morgana: tu sei mia figlia, e lo rimarrai in eterno” Morgana sorrise grata alle parole della donna e l’abbracciò forte “Ora devo andare tesoro…” “Mamma… ricorderò qualcosa quando mi sveglierò?” Igrain la guardò con sguardo triste “Purtroppo no tesoro, non ti è concesso. Dentro di te si instaurerà la certezza che tutto andrà bene. Sentirai il tuo affetto per Merlin crescere fino a diventare fraterno, come avrebbe sempre dovuto essere. I tuoi figli ed i loro cresceranno insieme, uniti e forti. E la famiglia Pendragon non si scioglierà mai più” Morgana, con gli occhi lucidi dalla commozione baciò amorevolmente la guancia della mamma “Non andartene mamma, ti prego…” Igrain sentì gli occhi bruciargli “Non posso amore mio… devo andare, Kilgharra sta aspettando me per tornare” Morgana sorrise “C’è anche Aithusa con voi?” chiese intenerita e malinconica “E’ un drago stupendo. Tutte le sofferenze che ha patito in vita ora sono solo un lontano ricordo, è felice ed in salute: guarda!” cosi dicendo Igrain fece comparire un piccolo specchio in cui Morgana poté vedere Aithusa giocare felice con Kilgharra, Balinor, Hunit ed Igrain. Era in salute e non più deformata e malata come in passato. Morgana sorrise felice “Si è ammalata per non lasciarmi sola, non dimenticherò mai quello che ha fatto per me… abbracciala da parte mia e digli che mi manca” “Ti sta aspettando Morgana, spera di vederti il più tardi possibile, ma ti aspetta comunque, ogni tanto ti osserva. Ed è felice di sapere che ora tu e Merlin vi volete bene” Morgana istintivamente accarezzò lo specchio come a poter toccare lei “Piccola mia…” sussurrò guardando Aithusa. Il drago si voltò verso di lei e in quel momento era come se si stessero guardando. Morgana ne era certa e sorridendo con le lacrime agli occhi le disse “Ti voglio bene” Aithusa in risposta fece un sorriso, il suo sguardo era felice davvero, non più sofferente e questo a Morgana bastò per essere felice “Addio figlia mia, ci vediamo nei tuoi sogni più belli” Morgana guardò la madre piangendo “Spero di sognare tutte le notti. Ti voglio bene mamma” Igrain si voltò andandosene. Quando il sogno finì Morgana si svegliò. Notò di avere gli occhi e le guance bagnate di lacrime. ricordava perfettamente il viso di sua madre e il viso di un drago bianco “Aithusa…” sussurrò con tono interrogativo. Si sentiva certamente confusa, ma felice e libera come mai prima. Si addormentò pensando a sua madre, a Mordred che stava per tornare e a Merlin e Arthur, che erano l’essenza dell’amore vero.
 
Angolo Autrice:
eccomi finalmente di ritorno. Lo so che è passata una vita e me ne scuso enormemente. Per tutto il mese di dicembre non ho avuto nemmeno mezzo secondo libero per portare avanti la mia storia. Come potrete sicuramente immaginare siamo agli sgoccioli. Spero che la storia sia stata di vostro gradimento, la trama è stata semplice, spensierata; perché era questo che volevo trasmettere; il bellissimo, a tratti scontato, ma spensierato happy ending. Ormai se ne sentono sempre meno quindi visto che qui ne ho la possibilità voglio inventarne io.
Il capitolo è lunghissimo, anche per farmi perdonare del periodo d’assenza. La parte dei sogni è stata personalmente la mia preferita. Ognuno ha i propri chiarimenti e soprattutto vengono messi a conoscenza della profezia: con il ritorno di Arthur, Merlin torna mortale. Grazie mille a tutti quelli che hanno inserito la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite. Un abbraccio e un grazie immenso a chi lascia il proprio pensiero che ovviamente è sempre gradito e sempre costruttivo. Un grazie di cuore anche a tutti i lettori silenziosi. Tutti voi che ho nominato, sommati siete tantissimi, un numero tale che non avrei neanche minimamente potuto immaginarlo. Questo mi spronerà a scrivere un’altra fanfiction Merthur credo. Solo se voi volete è ovvio. Spero che questo capitolo vi piaccia, mi raccomando recensite!!! Ci tengo a sapere il vostro parere
   
 
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