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Autore: La Setta Aster    14/01/2016    2 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia da quel sonno pieno di pace e deserto di incubi giunse con spari e urla. Mat spalancò gli occhi e si alzò di scatto, cercando di capire innanzitutto chi fosse, poi cosa stava accadendo attorno a lui. Cobra sparava con entrambe le sue pistole in ogni direzione, mentre Blacky puntava il suo raggio verso l’alto. Così, Mat alzò lo sguardo, solo per vedere una gigantesca astronave che oscurava il sole sopra di loro. Dalla forma ricordava una schifosa scolopendra. Dei mercenari scendevano a terra tramite jet pack; era palese che non fossero soldati, per via degli indumenti vari e degli armamenti fuori dotazione, modificati e alcuni usurati. Quegli uomini sparavano sui marziani, e furono svelti a piegare l’intera tribù. Non ci volle molto, che anche i nostri intrepidi eroi furono costretti ad alzare le mani. Mat sfoderò due occhioni da cucciolo che avrebbero intenerito persino il Duca Bianco, e disse “parlez?” sorridendo. Ma quello sguardo magnetico non poteva funzionare che con qualche ragazza aliena ubriaca e spaesata trovata in un locale di Ma’Adim, non certo con dei mercanti di schiavi che altro valore non conoscevano se non quello del denaro, virtuale o fisico che fosse.

Ed ecco i nostri paladini dell’ingiustizia, incatenati in una squallida cella buia della gigantesca astronave, immersi nella sozzura e pervasi da una puzza che non avevano mai sentito. Blacky era stata messa a sedere su una viscida sostanza che probabilmente non era nemmeno mai stata classificata dall’uomo, e che di lì a poco avrebbe messo le zampe e se ne sarebbe andata  a popolare il mondo e a scrivere un nuovo capitolo dell’affascinante storia biologica di Marte. Ma, per il momento, rimaneva lì, immobile nel suo repellente splendore, sotto il sedere il Blacky, con tutta l’invidia di Mat. Cobra si era completamente dimenticato della pace raggiunta la notte prima, e adesso fissava i due ragazzi con lo sguardo che era un misto fra cane rabbioso tenuto al guinzaglio e bambino mandato a letto senza cena. Continuava a borbottare frasi del tipo “tutti quei soldi…” “a quest’ora sarei lontano da Marte…” “sarei dall’atra parte della galassia a tracannare rhum avvolto in un manto di nebulosa azzurrina!” “e invece no, mi ritrovo qui, con due bambini incapaci!”

“ah, tante grazie! E che fine fa il nostro gruppo?” disse Mat.

“non c’è mai stato un gruppo, voi mi siete venuti dietro mentre inseguivo la mia preda, dannazione, e appena avrò finito con lui farò un buco in testa pure a voi!”

“appena avrò finito con lui farò un buco in testa anche a voi, gne gne gne!” lo scimmiottò Blacky con una voce ridicola, accompagnata da smorfie sbeffeggianti. “la verità, caro Cobra, è che tu, più che dei soldi, hai bisogno di compagni di viaggio”

“cosa??” esclamò lui, indignato “bada allo sterco che ti esce dalla bocca! Io non ho bisogno di nessuno, e tantomeno di un paio di marmocchi a cui fare da balia”

“occhio tu a come parli, nonno, ti abbiamo salvato il culo, con quei soldati, giù a Spirit” gli fece notare Mat.

“sì, certo, dopo che me lo avevate messo per bene in una fumante montagna di guai! Vorrei ricordarvi che tutto quel casino è esploso perché non mi avete lasciato uccidere quello Stirling, e ora è fuggito!” dalla rabbia, Cobra agitò le catene come un bambino indispettito.

Una risata sommessa e smorzata, che doveva appartenere ad un uomo che era stato malmenato, proveniva da un angolo oscuro della cella.

“e così, ecco che il destino ci fa incontrare di nuovo, Cobra Jack” parlò, ma il cacciatore aveva sentito quella voce solo una volta, e l’età gli aveva rallentato il cervello: se molti anni prima avrebbe riconosciuto subito una preda dalla prima sillaba, ora dovette scrutare meglio nel buio per avere almeno un indizio su chi fosse.

“chi sei?” domandò infine.

“è Stirling, idiota, non lo avevi ancora capito?” lo canzonò Blacky.

“tu!” ringhiò Cobra. “aspetta, se tu sei qui… vuol dire che posso ucciderti!” esclamò poi, eccitato come un bambino terrestre durante l’antica festa del Natale, in cui gli umani erano soliti scambiarsi costosi doni per festeggiare la nascita del loro messia: la moneta.

“ma possibile che non riesci a vedere oltre la visiera del tuo cappello? Io posso cambiare questo pianeta, lo so! Posso fare in modo che schiavisti come questi non ci siano più, su Marte, posso dare libertà alla gente, e sicurezza”

“hai ragione, Stirling” ammise Cobra, sotto gli sguardi attoniti di tutti “sei una bava persona” si complimentò, con tono ammirato. “quindi sarai così gentile da concedere a questo povero vecchio la sua meritata pensione, che intende riscattare con la tua taglia!” era ovvio che non poteva essersi arreso all’idea di salvare un pianeta a cui non doveva nulla.

Stirling rise, ma con arrendevolezza.

“ora basta” sentenziò Blacky, alzandosi da terra e dirigendosi verso Mat. La guardarono tutti sorpresi.

“come hai fatto a liberarti?” domandò il ragazzo.

Ecco che inizia la tipica scena con l’immagine offuscata, bassa saturazione, colore giallognolo, eccetera eccetera, del flashback. Blacky puntò l’indice in direzione di un anello della catena che la teneva legata ad un tubo orizzontale e basso, posto in modo da costringerla a terra. Prodigandosi in smorfie di concentrazione, iniziò a fondere il metallo con un raggio laser che fuoriusciva proprio dal dito indice della ragazza. “è così che mi sono liberata” spiegò, in perfetto stile Jessica Fletcher giunta alla risoluzione di un caso, per chi di voi, che sia terrestre, ne ricorda il mito. Intanto, aveva già liberato Mat, e si avvicinò a Cobra, ma prima, puntandogli un dito sul naso, “se ti libero cercherai di ucciderci?”

“non fatemi più scappare questo balordo e sarò felice di lasciarvi vivi, nel deserto, e senza una briciola della ricompensa, che ne dite?”

“perlomeno ci aiuterà a dirottare quest’affare” sospirò Blacky.

“dirottare?” ripeté Mat, sorpreso.

Blacky alzò le mani, e le agitò, come per svegliare un bambino che dorme “sveglia, in cosa credevi che consistesse il piano?”

“è vero, lo avevo capito anche io” intervenne l’ancora prigioniero Mark Stirling.

“tu sta’ zitto, e immobile” lo raccomandò Cobra, puntandogli il dito come ad un cane “che quando finiamo torniamo a prenderti”

Blacky si mise al lavoro immediatamente, iniziando a fondere il ferro ormai rugginoso di cui erano fatte le sbarre della loro cella.

“questo è il bello delle navi di schiavisti, non sono come quelle dei pirati: i pirati ci vivono dentro, quindi tentano si trasformarla in una casa più o meno accogliente. Ma gli schiavisti no, loro si preoccupano solo delle loro cabine e delle loro case chissà dove, e lasciano le sbarre in ferro” parlava, parlava, mentre fondeva, parlava e nessuno la stava a sentire.

Ad un certo punto, Cobra la fece fermare: drizzando le orecchie riuscì ad udire che due tizi si avvicinavano dal corridoio, percorso ai lati da altre celle identiche. Si fermarono proprio davanti alle loro sbarre, ma non notarono che una era danneggiata. Erano troppo impegnati a notare che uno dei loro prigionieri era una grossa taglia.

“ma guarda un po’, quindi è vero: sul nostro regale vascello viaggia il capo della rivoluzione, niente popò di meno che Mark Stirling!” e ridevano di gusto, al pensiero che ben presto quella taglia sarebbe stata loro. Ma i nostri eroi non dovevano fare altro che attendere che le due guardie se ne fossero andate per evadere. Si sa, però, che le donne dall’indole forte e combattiva come Blacky hanno poca pazienza. Così, iniziò a camminare con passo sensuale verso le sbarre, stropicciandosi la maglietta per lasciar desiderare ai suoi secondini di vedere di più. Quando fu abbastanza vicino da consentire a loro di toccarla, disse con voce suadente “per una come me è un vero insulto non venire considerata a causa di un uomo, e per di più da altri uomini”.

Uno degli uomini si avvicinò a lei, e osò cacciarle una mano sotto alla maglietta. Mat, in quel momento – non lo avrebbe mai ammesso – stava bruciando d’invidia. Ma la sua invidia svanì, quando la mano di Blacky afferrò con forza e poi stritolò i gioielli di famiglia del povero innocente schiavista senza scrupoli. L’altro imbracciò subito l’arma e la puntò contro Blacky, che invece gli sorrise “non fare una mossa o gliele strappo via”

“dice sul serio, sta usando un braccio bionico, non le sarà difficile trasformarlo in uno schiaccianoci!” la supportò Mat.

A questa affermazione, Blacky scoppiò a ridere. Persino nella sua risata malefica era affascinante. “ma io non sto usando il braccio biotico” mostrò la mano meccanica pronta a sparare; infatti, diresse un raggio rosso verso l’altro malcapitato, a taglio, fendendolo come una spada laser. Ma essendo un raggio a bassa potenza, non tagliò di netto anche le sbarre, quindi il corpo dello schiavista fu dilaniato solo laddove il raggio non era stato interrotto dal ferro. Era alquanto ridicolo, vedere la proiezione delle sbarre sul mercenario, ma non c’era tempo per riderci su. Dopo aver tranciato dal basso all’alto – e per basso si capisca cosa s’intende – anche l’altro secondino, Blacky poté tornare al proprio lavoro, fischiettando.

“tu resta immobile, torniamo a prenderti tra poco, mettiti comodo!” sibilò Cobra a Stirling.
  
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