Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    14/01/2016    3 recensioni
….la piccola tolse le mani dalla ferita, strinse in un ultimo abbraccio Ben e chiuse gli occhi, il suo amico se ne era andato per salvare lei; triste pensò che, se non lo avesse conosciuto, lui sarebbe ancora vivo e questo la fece stare ancora peggio. L’aveva protetta fino all’ultimo, ma non era servito a niente. Niente. Poi un’arma sparò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de “la stanza dei specchi”
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Sola

La piccola udì uno sparo dietro lei, forte, assordante e la cosa le sembrò…illogica.
L’uomo che aveva sparato a Ben aveva usato una pistola con il silenziatore, lo aveva visto nei telefilm, un tubo all’estremità dell’arma…perché con lei non l’aveva usato? Le aveva forse sparato con la pistola di Ben?
Perché?
Ma la cosa che più le sembrò strana fu che  non sentì dolore, da nessuna parte.
Si ricordava di aver chiesto a  Ben se si provava dolore quando si moriva, non voleva che l’ultima cosa che avessero provato o percepito i suoi genitori fosse qualcosa legato alla sofferenza fisica.
E sperava che anche Ben non avesse sentito dolore.
Il ragazzo l’aveva rassicurata dicendole che sicuramente i suoi genitori se ne erano andati pensando a lei, senza soffrire e fino alla fine l’avevano protetta a costo della loro stessa vita.
E lei in quel momento non sentiva niente, nessun dolore.
Forse perché l’ultima cosa che ricordava era una bellissima sensazione di protezione. Malgrado il suo giovane amico non potesse ricambiare lei lo aveva stretto in un  tenero abbraccio, tenendo gli occhi chiusi, appoggiando il visino al suo.
Subito dopo lo sparo la piccola sentì anche una specie di tonfo, poi qualcuno che le si avvicinava.
“Piccola…Ben…” sussurrò una voce a lei sconosciuta, ma profonda e rassicurante.
Livyana aprì gli occhi, si voltò verso la voce vedendo il volto preoccupatissimo di Semir, la bambina  non conosceva quell’uomo, ma capì subito che era l’amico e collega di Ben.
“Mapporca…Ben…”
Il piccolo ispettore si rese subito conto della gravità della situazione e come un fulmine si catapultò fuori dalla stanza in cerca d’aiuto.
La piccola restò sola accanto a Ben, davanti a lei a faccia in giù c’era l’uomo che gli aveva sparato.
Ed era morto.
Semir lo aveva freddato pochi istanti prima che sparasse anche a lei.

Passarono interminabili secondi poi nella stanza arrivarono medici e infermieri.
Nelle fasi concitate della situazione che si era creata nella stanza, nessuno fece caso a Livyana che assistette spaventatissima e in lacrime alle manovre di rianimazione di Ben e al suo conseguente trasferimento in sala operatoria.
Poi la stanza ritornò silenziosa, all’interno solo lei e il cadavere del funzionario dei servizi segreti.
La piccola non ebbe la forza di alzarsi, si sentì come se fosse stata dimenticata da tutti, come se nessuno si fosse accorto che all’interno della stanza c’era anche lei. Piangeva, mentre stringeva ancora al petto il lenzuolo zuppo di sangue.
Sola.
Adesso era veramente sola.
Nessuno si sarebbe preso cura di lei…mai più…
Disperata, cercava in tutti i modi di smettere di piangere.
“Devi essere coraggiosa, forte” cercò di autoconvincersi la piccola ricordando le parole del suo amico “Per mamma…papà…e ora anche per me…” ma più cercava di reprimere le lacrime più scendevano copiose.
Nonostante la situazione fosse drammatica la piccola si ritrovò a pensare a Ben come  se fosse vicino a lei.
Il ragazzo si sarebbe arrabbiato tantissimo, non avrebbe mai voluto che restasse sola, avrebbe fatto le sue rimostranze a chissà chi, aggrottando la fronte, esibendo quell’espressione così buffa da finto arrabbiato che a lei  faceva ridere tanto e un piccolo sorriso apparve sul suo tenero viso.

Passarono interminabili minuti quando…
“Livy…ma sei ancora…” la voce ora familiare e rassicurante di prima.
La piccola alzò il viso rigato dalle lacrime e i suoi occhi incrociarono quelli nocciola di Semir.
“Ben non me lo perdonerà mai…scusami, mi sono dimenticato di te” e le si avvicinò, sedendosi accanto.
“Non importa” rispose con tono rassegnato la piccola asciugandosi le lacrime col dorso della mano, tirando su col naso.
“Tanto non saprà mai niente…adesso se ne andrà anche lui, come mamma e papà…”
La piccola smise di piangere, ma Semir notò che stava cercando in tutti i modi di reprimere le lacrime.
Delicatamente le tolse dalle braccia il lenzuolo macchiato quindi la strinse a sé.
La bambina si lasciò abbracciare, non aveva la forza di fare o dire niente, poi sempre con voce rassicurante Semir provò a infonderle un po’ di coraggio.
“Ben non ti lascerà sola, vedrai resterà con noi, e poi lo ha promesso ai tuoi genitori…si prenderà cura di te…”
“Ma lui sta…” balbettò la piccola.
“Sta dormendo” la interruppe dolcemente il piccolo ispettore “E quando si sveglierà sarete, anzi saremo di nuovo insieme. Ora vieni…andiamo a rimetterci un po’ in ordine”
E la piccola d’istinto si guardò le mani: erano completamente sporche di sangue.
Semir restò per un attimo come schioccato; gli era capitato più volte di ritrovarsi le mani  sporche di sangue e alcune volte era quello di Ben e a stento era stato capace di trattenersi da eventuali effetti indesiderati.
La bambina invece se le guardava come se fosse in trance.
Semir la prese delicatamente in braccio e avviandosi in bagno lavò via il sangue dalle mani della bambina.
Poi cominciò una lunghissima attesa.

Livyana, non aveva nessunissima voglia di abbandonare l’ospedale, il suo amico; inoltre aveva chiesto a Semir se poteva recuperare i fogli in cui Ben aveva creato il testo di una canzone in attesa del suo risveglio.
Almeno avrebbe avuto un ricordo del suo amico.
‘…quando hai una persona accanto a cui tieni molto, il dove sei, o meglio il posto dove ti trovi con quella persona non conta, ciò che conta è la persona…’
Così le aveva detto Ben quando lei le chiese della canzone che stava scrivendo e così sarebbe stata lì ad aspettare che lui si svegliasse.
Fortunatamente una giovane infermiera aveva avuto il buon senso di andare a recuperare degli indumenti puliti per la bambina, non voleva che la piccola trascorresse l’intera giornata con i vestiti sporchi di sangue.
Poi le portò qualcosa da bere e da mangiare.
E di questo fu ringraziata anche da Semir.

La piccola restò tutto il giorno in ospedale, poté vedere Ben solo nel frangente in cui il giovane veniva trasportato dalla sala operatoria alla rianimazione, la notte poi l’avrebbe trascorsa in una casa famiglia di Colonia, i servizi sociali avevano deciso questo per lei.
La piccola cercò di opporsi con tutte le sue forze a questa decisione e Semir dovette assistere alla straziante supplica di Livyana nel voler restare accanto al giovane poliziotto.
Semir dal canto suo, aveva fatto le sue rimostranze ai servizi sociali, al personale medico e anche al Commissario Kruger.
Aveva tentato in tutti i modi possibili di farsi affidare seppur temporaneamente la piccola, ma niente.
Livyana avrebbe passato la notte in una casa famiglia, lontana da tutti e da tutto ciò che le poteva darle un po’ di conforto.
E soprattutto lontana da Ben.
Semir almeno ebbe la possibilità di accompagnarla alla struttura.
Poco prima di aiutarla a salire sull’auto la piccola chiese:
“Posso chiederle un favore ispettore?”
“Certo Livyana, ma ti prego chiamami Semir, gli amici di Ben sono anche i miei…” rispose con fare paterno.
La piccola abbozzò un piccolo sorriso, ma poi diventando rossa in volto replicò: “No… non importa tanto senza Ben non sarebbe lo stesso” e salì sull’auto.
Semir però intuì qualcosa e prima di portarla alla struttura in cui la piccola avrebbe passato la notte, si fermò davanti alla sala prove di Ben.
“Ma Semir?” chiese la piccola perplessa “La signorina Kladden ha detto che troverò le mie cose alla casa famiglia…qui non ho niente…”
“Ne sei sicura? Scommetto che qui c’è la chitarra che ti ha prestato Ben…l’ho vista il giorno dopo il tuo rapimento. Ben la guardava in continuazione, mi ha detto che tu la usavi per suonare in attesa che riparasse la tua. Era quello che volevi chiedermi prima, giusto?”
La piccola era sbalordita.
Una volta Ben le disse che il suo socio, Semir appunto, era una persona fuori dal comune, a volte percepiva le cose prima che accadessero e aveva un intuito eccezionale, non solo sui casi, ma anche sulle persone, i loro pensieri o umori.
“Sì, forse mi sentirò meno sola” sussurrò la piccola guardandosi le manine, poi aggiunse “Lo so…è una cosa stupida e infantile…”
“Livyana tu sei piccola, e quello che ti è successo in questi giorni…farebbe crollare chiunque, anche uno come me” la rassicurò Semir.
“Anche Ben?” chiese lei sollevando il viso e guardando Semir.
L’ispettore nel veder lo stato in cui di trovava la piccola gli venne il magone; ancora una volta Livyana cercava di reprimere le lacrime.
“Sì anche Ben, ma penso che lui voglia che tu sia forte, coraggiosa, almeno finché non si sveglierà, promesso?”
Semir si rese conto di quanto affetto legasse la piccola e il suo collega.
E sperò con tutto il cuore che anche questa volta Ben ritornasse a vivere e a sorridere. Per se stesso, per lui che non voleva perdere il suo migliore amico e per Livy, che sarebbe morta con lui, non fisicamente, ma nel cuore sì.

Qualche minuto dopo l’ispettore stava salendo di nuovo in macchina.
Aveva affidato alla direttrice della struttura la piccola Livyana che lo aveva salutato abbracciandolo.
Poi chitarra in spalla era entrata nell’edificio e a Semir non restò altro da fare che rincasare.
Avrebbe voluto tornare all’ospedale da Ben, ma in attesa di notizie sulla salute del ragazzo c’erano già la sorella ed il marito, arrivati pochi minuti dopo che lui aveva lasciato l’ospedale.
Konrad Jager li avrebbe raggiunti di lì a poco ed aveva espressamente richiesto che Semir non fosse presente.
Erano le tre di notte Semir  era steso sul letto abbracciato ad Andrea, ma non aveva ancora chiuso occhio.
Continuava a pensare a Ben ed a Livyana.
Tutt’ad un tratto il suo cellulare sopra il comodino cominciò a vibrare.
Diede un’occhiata al numero apparso sul display.
Era un numero che non conosceva.
Il suo primo pensiero fu subito per Ben.
Con mano e voce tremante rispose al telefono.
“Pronto…” balbettò.
“Ispettore Gerkhan, perdoni l’ora… sono Elise Kladden, l’ assistente sociale che segue Livyana… la piccola …è scomparsa…”

Angolino musicale : Spero di non risultare troppo sdolcinata, la situazione è effettivamente drammatica, ma non vorrei aver calcato troppo la mano, in tal caso ditemi che ne pensate…Come se non bastasse Livyana è sparita e Ben è fuori gioco…Semir avrà il suo bel da fare ora…
A-HA ‘Crying in the rain’(piangere sotto la pioggia)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=h-WPexVEujg
 
Mai ti farò vedere Il modo in cui il mio cuore è spezzato e mi fa male ho il mio orgoglio e so come nascondere Tutta la mia tristezza e dolore…il mio piangere sotto la pioggia…Aspetterò il cielo tempestoso…Gocce di pioggia cadranno dal cielo Per nascondere le lacrime che mi auguro non vedrete mai …
  
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