Suonare il piano mi era sempre piaciuto, adoravo la perfetta sinfonia che il contatto tra le mie dita e i tasti del pianoforte riusciva a creare, era una delle poche cose in grado di calmarmi quando ero nervosa, la musica e Jacob, il mio bellissimo lupo.
Ero concentrata sui miei esercizi di musica quando vidi Sam e Paul entrare di corsa a casa mia.
“Presto, dovete aiutarci, Jake è stato ferito!”
Mi sentii come se la terra sotto ai miei piedi fosse crollata d’improvviso.
Jake ferito?
Lui non si feriva mai, lui era forte, lui era l’Alpha…
Corsi scansando tutti i presenti, non degnando neppure di uno sguardo mio padre ed i miei zii che all’accorato grido d’aiuto dei Quileute erano accorsi senza pensarci un attimo.
Uscii fuori e lo trovai accasciato sui gradini di casa, con una mano si teneva il petto grondante di sangue.
Gli fui immediatamente accanto.
“Cosa ti è successo?”
La voce mi tremava così come le mani che frenetiche gli scorrevano sul corpo e sul viso.
“Un gruppo di nomadi ci ha attaccato, sono riuscito a metterli in fuga ma uno di loro prima di scappare è riuscito a ferirmi”
Quando mio nonno e mio padre lo portarono dentro, mi sentii morire.
Era ferito, sanguinava, stava male e loro lo allontanavano da me.
Sapevo che l’avevano fatto perché dovevano curarlo ma io non riuscivo a vederlo in quelle condizioni e stargli lontano.
Passarono tre ore chiusi nello studio di nonno Carisle, ore che a me sembrarono interminabili.
Lo sentivo gemere dal dolore ed era come se la sua sofferenza fosse la mia, riuscivo quasi a provare il suo stesso dolore fisico.
Jacob, amore mio, ti prego resisti.
Ad un certo punto non cercai più nemmeno di trattenere le lacrime e mi abbandonai ai singhiozzi sotto gli occhi di tutti.
Nessuno parlava, nessuno sapeva cosa dirmi.
Solo mia madre mi si avvicinò e si accovacciò vicino a me stringendomi in un abbraccio.
Lei capiva quello che stavo provando, se lei avesse visto papà in quelle condizioni sarebbe impazzita proprio come me in quel momento.
Mi strinsi al suo petto e aspettai.
Mio padre uscì poco dopo e mi disse che potevo entrare.
Non senza fatica mi alzai e con passo simile a quello di un ubriaco entrai nello studio di nonno dove vidi Jake sul lettino.
Mi guardava e il suo era uno sguardo triste.
“Scusami se ti ho fatta preoccupare, non volevo farmi vedere da te in queste condizioni” disse sfiorandomi una guancia bagnata dalle lacrime.
Non gli diedi il tempo di dire altro.
Lo abbracciai.
Lo strinsi forte a me, attenta a non fargli male.
“Ti amo”
Non glielo sussurrai, lo dissi apertamente, sicuramente mi avevano sentita tutti ma poco importava, avevo temuto di perderlo e ora ero solamente felice di poter stare con lui.
Io ed il mio lupo saremmo stati insieme per sempre.