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Autore: inibizione    15/01/2016    0 recensioni
Dal testo: "(...) Forse Christina assomiglia a Joe, non ama i convenevoli e le formalità, è allegra, spigliata, tutta uno slancio, una questione di forza e fisicità, forse anche lei ha delle storie brevi, fatte di corpi che si tengono vicini e sentimenti che si consumano in fretta come sigarette.
Quello che i giornali hanno sempre detto di lui, invece, è che Nick Jonas è una persona tranquilla. Riservato, taciturno e con un perenne – incantevole - broncio sul viso, Nick è la persona più equilibrata del mondo, sempre impegnato a tenere perfettamente bilanciati tutti gli aspetti della sua vita. Niente colpi di testa, insomma. Nick è il classico bravo ragazzo, con un bel faccino e una collezione di dischi niente male."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Critical'
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It’s ok

 

When you’re right here by my side

when you look me in the eyes

I catch a glimpse of heaven

I find my paradise

(when you look me in the eyes, JB)

 

 

Chris è tornata da due settimane ma è come se non ci fosse. Non va al lago, a volte salta il pranzo, non va a cavallo con Rosy e non vede Nick da troppo.

La scrivania è piena di appunti, evidenziatori e tazze di caffè, il letto è coperto di libri e qualche coperta e la luce sempre è accesa. Ogni tanto sente il bisogno di cercarlo ma lo caccia via infondo allo stomaco e ricomincia a scrivere, con gli occhiali da lettura e i capelli di lato. Ripete a voce alta e nessuno la disturba.

 

“L’hai aspettata tutto il tempo e ora la ignori, che problema hai?”.

Nick non risponde. Joe si gira dall’altra parte e lo manda a quel paese. Fissa le pareti con insistenza, con rabbia, poi si copre la faccia con le mani. Sotto i polpastrelli la barba di qualche giorno pizzica. Fa cosi maledettamente male svegliarsi.

 

Giovedì mattina Chris ha un litro di caffè che le galleggia nello stomaco, gli occhi stanchi, le mani fredde e il cappellino con la visiera. Camille le tiene la mano, la stringe forte, le da un po’ di coraggio, salgono quindici gradini e aspettano il loro turno. Cam non ha recuperato tutto, gira intorno agli argomenti senza dare una risposta precisa, evita le date e i cognomi troppo difficili. Jess la butta sulla simpatia e Chris fissa il banco con disperazione.

Poi l’esame finisce e sono tutti fuori.

La sera Linda chiama su Skype ed è cosi bella mentre sorride che risplende. Chris rannicchia le gambe sotto il plaid in salone e chiama i suoi genitori. Sua madre ha gli occhi lucidi ma ride quando Linda le racconta del suo primo giorno di lavoro. Si trova bene, i suoi colleghi sono fantastici, ha conosciuto due modelle e sembra già più abbronzata. Cammina nel suo nuovo appartamento e lo mostra stanza per stanza, elettrizzata, poi coinvolge Katie, la sua coinquilina e sembra davvero serena. Alla fine manda un bacio volante alla webcam e il suo viso scompare.

Prima di disconnettersi, digita a Chris la buonanotte. “Non mollare”.

 

Cam non ha voglia di uscire, è la terza volta che le da buca questa settimana, dopo gli esami non ha più parlato molto e Chris sa che quando vorrà affrontare l’argomento sarà lei a cercarla, quindi sbuffa ma la lascia in pace. Gira per casa senza una meta precisa, guarda il tg, sfoglia una delle riviste di Linda lasciate nella libreria del salone e controlla gli ultimi post su Facebook. Il sole le riscalda il profilo lasciato scoperto dai capelli e sorride impercettibilmente di quella sensazione. Infila gli stivali senza punta e il giubbino verde, il berretto nero e passeggia sulla ghiaia fredda. E’ ancora inverno ma le giornate si sono allungate e il sole pallido sembra più caldo. Quasi senza accorgersene, attraversa la radura, con l’erba umida che le arriva quasi alle ginocchia. Lo scroscio dell’acqua è un rumore sempre più forte ed è questione di minuti prima che riesca a scorgerlo dietro i massi alti ricoperti di muschio. Incrocia le braccia e si appoggia con la schiena a uno di questi, respira l’odore intenso e chiude gli occhi. E’ tutto cosi silenzioso e pacifico, solitario. Gli occhi le pizzicano e si sfiora la punta del naso perché è da troppo tempo che non torna li, da sola. E’ facile prendere un’abitudine, difficilmente ci si rende conto di quello che succede e in genere è sempre quando si è costretti a smettere che ci si accorge della facilità con cui si compiono certi gesti ormai spontanei. E’ quindi sorprendentemente sbagliato che sia li, da sola, dopo aver imparato a condividere con Nick quello spazio, avergli insegnato a cavalcare, averlo portato li, ascoltato cantare e comporre, nascosta nella sua forzata reticenza. Sfiora la pietra grezza del posto vuoto accanto a lei con la punta dei polpastrelli e sospira. Si accomoda meglio, arrampicandosi sulla sommità del masso, incrocia le gambe ed estrae il cellulare dalla giacca. Scorre nella rubrica fino a posare il pollice sul numero che cerca.

Cosa si fa quando vuoi parlare con qualcuno ma lui non vuole ascoltarti?

Intendi, dopo aver provato e riprovato a convincerlo?

Qualcosa del genere…

La risposta di Marcus arriva pochi secondo più tardi.

Ti siedi e lo aspetti.

E Chris aspetta.

Aspetta tutta la settimana e quella dopo. Arriva, si siede e aspetta. Un giorno fotografa tutto quello che le sta intorno, un giorno prova a fare uno schizzo del paesaggio ma al terzo maldestro tentavo rinuncia. Il giorno dopo si stende e gioca a riconoscere le nuvole, come faceva con Linda da bambine. Ascolta canzoni pop e lancia sassolini tra la schiuma della corrente. Un pomeriggio si avvia verso la radura con il volume rosso di Anna Karenina sotto al braccio e un termos di caffe.

Nick e Joe, dall’altra parte della strada, tirano fuori le buste della spesa dalla monovolume blu. Joe scorge un cappellino beige con un vistoso ponpon nel verde brillante e da di gomito al fratello. Nick lo guarda infastidito e poi la nota. Osserva il suo procedere lento, quasi trascinato, l’espressione insofferente sulla metà faccia che riesce a scorgere e scuote la testa. Stringe la presa attorno alla busta di cartone ed entra in casa.

Christina sale sul solito masso, rannicchia le gambe e apre il libro sulle sue ginocchia. Una nuvoletta di vapore si frappone tra lei e le pagine quando sospira leggendo il suo passaggio preferito. Il suo cellulare vibra accanto alla sua gamba, poi segna una notifica e la batteria lampeggia. Un vento leggero colpisce la pagina mentre la volta e sposta l’erba attorno a lei, tanto da renderle impossibile accorgersi dei passi che le si avvicinano fino quando un rametto secco non si spezza sotto il peso di un corpo alle sua spalle. Sussulta e si volta di scatto. Nick si ferma e le restituisce uno sguardo stupito. Lei ha la punta del naso arrossato, gli occhi blu più scuri del solito, i denti che stringono le labbra. La sua bocca di lui è una linea retta e breve e i pugni sono chiusi abbandonati contro le cosce.

Chris distoglie lo sguardo, guarda i lacci delle sue scarpe da ginnastica perché reggere il risentimento che Nick le ha vomitato addosso è troppo complicato. Lui, lentamente, la raggiunge. Prende posto accanto a lei e Chris smette di respirare appena sente l’odore del suo bagnoschiuma arrivarle alle narici.

Nick si siede sulla punta del masso, con le gambe penzoloni a pochi centimetri dagli spruzzi d’acqua e guarda di fronte a sé. Christina vorrebbe dire qualcosa. Apre la bocca ma non emette un suono perché prima ancora di decidere cosa dire lo vede, un sorriso minuscolo, appena visibile sulle labbra di Nick. Lui sbircia con la coda dell’occhio, poi lentamente si volta verso di lei e punta gli occhi nocciola nelle sue iridi blu. La sua bocca si stira ancora un po’, è un sorriso appena accennato ma parla da sé. Significa, lo so. Significa, non fa niente. L’importante è che sei qui, ora.

Chris fa scorrere lo sguardo dai suoi occhi, ora più dolci, alle sue labbra un paio di volte, poi prima di accorgersene, sorride anche lei.

 

“Allora, com’è la città che non dorme mai?” le chiede, con gli occhi chiusi. Si sforza di respingere quell’ombra di fastidio e di sembrare rilassato, abbandonato con le spalle sulla pietra ruvida e le braccia dietro la testa. Fa un respiro profondo e rilassa i muscoli, ripetendosi che se allungasse il braccio riuscirebbe a prenderle la mano, ora.

Chris si volta, con lo sguardo confuso di chi si è perso in altri pensieri ed è stato richiamato alla realtà. La confusione lascia spazio alla concentrazione mentre lo osserva steso placido al sole e si trattiene dal sorridere ancora perché sente la tensione allentarsi, ora che le ha rivolto la parola.

“Non ci sei mai stato?”

“No” mente, scuotendo la testa e stringendo le palpebre. “Descrivimela”.

Chris ruota con il busto e le gambe per potergli stare di fronte, per quanto la sua posizione lo permetta. Si studia le mani e tira una manica mentre gli parla delle strade affollate e dei vestiti costosi di Manhattan. Lui si mostra attento e interessato e sorride quando gli racconta del venditore di hotdog che non riusciva a capire l’accento strascicato del sud di Cam e lei si è arrabbiata perché gli ha messo la senape nel panino, cosi continua parlandogli del parco immenso in cui si sono persi e dell’appartamento dei genitori di Jess, sorvolando sulla serata in cui gli è mancato troppo, fino a piangere.

“Non so se ti piacerebbe”, le sfugge.

Lui spalanca gli occhi e le rivolge uno sguardo interessato, mettendosi seduto. “Perché?”

Chris arretra impercettibilmente trovandolo più vicino, con quello strano luccichio negli occhi.

Quando gli parla con lo guarda in faccia. “Non lo so. E’ troppo rock, credo”.

“E’ modo sottile per dire che sono noioso?”.

Lei non può far a meno di ridere. “No. No. E’ che è caotica. Ci vedrei bene Joe. O Linda. Nemmeno io ci vivrei”, tenta di spiegare.

“Mi piace il Texas”, la sua voce è un sussurro roco.

“Anche a me” e Chris non ne è sicura, ma c’è qualcosa di magnetico nel modo in cui la guarda e il suo corpo sembra propendersi verso di lei.

 

 

 

 

 

   
 
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