E’ tanto che aspetti?
You got the moon
to guide you
Who needs a stars?
What do I mean to
you?
(What do I mean to you? JB)
Strano a dirsi, o
forse no, Chris ha visto Nick tutti i giorni da quel pomeriggio. Inutile negare
l’evidenza, la sua è stata una dichiarazione di intenti.
Lui ha capito che
deve avere pazienza, che lei si sta impegnando. E’
tornata, è qui con lui e cerca di non spaventarla, perché quando lei prova a
scappare, a questo punto, fa male il doppio.
Ora Nick sa quanto
può essere divertente Chris, quanto bella sia la sua risata forte e conosce più
o meno il numero delle lentiggini che ha attorno al naso, perché lei non si
allontana più. O meglio ci prova, poi lo guarda attentamente e resiste. Lui
riesce a percepire la fatica in fondo ai suoi occhi blu, straordinariamente blu,
e sorride riconoscente.
Chris ha imparato
le principali reazioni di Nick, ha imparato a guardarlo, ad apprezzarne la
bellezza delicata e i modi gentili, la genuinità del suo muoversi attorno a lei
e anche se trema ancora quando le loro gambe si toccano al lago, o quando con la
mano sul cambio gli sfiora il ginocchio, quando le loro spalle si incontrano
tra la folla del centro o al Jolly con Joe e Cam, va bene lo stesso. Stringe i denti e pensa a quanto
brutto è stato New York senza di lui, cosi lo fissa con insistenza, come a
pregarlo di scusarla per essere cosi, per tutta quella ritrosia e poi si
rilassa sotto lo sguardo tranquillo di Nick.
Dal canto suo, Cam ha chiesto una tregua silenziosa, a Chris e a Joe. Certo, la prima volta che tutti e quattro si sono
ritrovati al tavolino lucido del Jolly la tensione era palpabile, tremenda. Poi
Nick ha iniziato a scherzare, ha fatto ridere Chris, che ha tirato in mezzo Joe e Cam annuiva divertita.
Chris ha guardato Nick con ammirazione, un luccichio negli occhi, per il quale
lui si è tormentato tutta la notte seguente.
Le volte dopo è andata
meglio, è stato spontaneo.
Cam non evita più le
uscite, Joe fa ancora il gradasso, insieme sono
terribili nel dare il tormento agli altri due che arrossiscono violentemente e
sbuffano.
E’ divertente,
comunque, e anche se non ha smesso di vedere Jess e gli altri, tutti i giorni
Chris si ritaglia del tempo per stare con Nick. La sua compagnia la rigenera,
la riposa, ed è una cosa totalmente bella e nuova perché tutte le persone che
conosce sono schegge impazzite sempre in movimento, le assomigliano troppo, si
spostano continuamente. Nick è una costante, Nick sa guardare, cammina piano e
sta attento e lei non si sente più nervosa con lui. Non le sembra più cosi
tremendo quando i suoi pensieri sconnessi, i movimenti goffi e rapidi e le sue
strane manie cozzano contro le parole misurate e speranzose di Nick. Le piace
quello strano incastro. Non lo capisce, non sa come muoversi, ha smesso di chiedersi
dove la porteranno tutte quelle ore passate distesa accanto a lui, che le canta
canzoni nel sole più caldo della primavera del Texas, seduta nella sua macchina
a girare in tondo, nei pomeriggi piovosi, con la radio a tutto volume o di
fronte all’espressione divertita di lui che le indica i baffi da cappuccino.
E’ tutto cosi bello, cosi intenso, che
qualsiasi cosa la tenesse lontana da lui, ne è quasi certa, non se la ricorda
più.
Nick si è guadagnato un posto sul divano il martedì-sera-del-film assieme alle
due piccole Gray rimaste a casa, ha visto la
cicatrice che Chris ha sul fianco – una caduta da cavallo – scura sulla pelle
pallida sotto la camicia a quadri mentre lei prendeva il sole accanto a lui,
con gli occhi chiusi, e ancora prova, dopo mesi, a convincerla a lasciarlo guidare
il suo pickup, qualche volta. Ma lei su questo è
irremovibile.
Un giovedi pomeriggio, sul tardi,
Chris guida verso casa dopo averlo trascinato in libreria per ore intere. Lui
ha ancora le labbra increspate per l’ennesimo tentativo fallito di dissuaderla
e smanetta con la manovella del finestrino. I suoi occhi incontrano la busta
piena sul cruscotto e i buoni propositi di tenerle il muso spariscono quando le
chiede dei libri che ha letto e di quanto spenda
mediamente al mese in quel negozio.
La risposta gli
procura uno stupore tale che la sua bocca assume la forma di una piccola o che
fa ridere la ragazza accanto a lui, mentre parcheggia in retromarcia.
“Vieni, ti faccio
vedere”, gli dice scivolando giù dal sedile.
Lui la segue in
casa, al piano di sopra, e prima di varcare la soglia di quella che sembra
essere la soffitta si rende conto che è la prima volta che sale li, anche se è
stato in quella casa tante volte nell’ultimo periodo. Chris si fa da parte per
farlo entrare, gli dice di stare attento alla testa, in alcuni punti, e lo
guarda con apprensione mentre Nick riempie la stanza. Il suo profumo rimbalza
tra le mura basse e azzurre, la sua figura sembra troppo grande per quello
spazio cosi piccolo e lo sente terribilmente vicino,
anche dall’altra parte della camera. Nick si guarda intorno incuriosito, con le
mani lungo i fianchi, fa scorrere gli occhi sulle foto alle pareti e
impallidisce di fronte alla quantità di libri sparsa su ogni superficie.
“Ma quanti libri
hai?”
“Abbastanza perchè tu debba fare attenzione a dove metti i piedi”, lo
ammonisce, indicando una pila di libri pericolosamente vicina ai suoi piedi.
Lui indietreggia rapidamente, inciampando in una pila più piccola, poco più
dietro. Il tonfo della caduta è attutito dal tappeto e risuona basso in quei
due secondi di silenzio che precedono la risata di Chris. “Appunto” dice senza
fiato, tenendosi la pancia.
Lui sorride
imbarazzato e si mette seduto. Christina esita appena, poi prende posto di
fronte a lui, abbracciandosi le ginocchia. Si morde il labbro e lo guarda
continuare a sondare la stanza con insistenza.
“Che musica
ascolti?” le chiede all’improvviso e lei impreca mentalmente per essersi fatta
beccare a fissarlo. Parlano di musica, di teatro, di cinema e Nick si rilassa
contro il letto quando si rende conto che non ha proprio idea di chi siano
(stati) lui e i suoi fratelli.
Non gli sembra
proprio vero di averla cosi vicino da sentire il suo
odore mentre lo prende in giro perché “davvero non sai allacciarti le scarpe?”.
Lui scuote la testa e le mostra gli stivali senza lacci, con le guance appena
più rosse. E’ tutto come aveva sperato mentre lei non
c’era e il suo cuore si accartocciava ogni sera, nei vialetti scivolosi di
pioggia, cosi spontaneo, cosi bello vederla seduta scomposta
con la treccia sfatta lunga fino al petto, le gambe snelle, le dita magre e quegli
occhi blu - dio se sono belli! Nick ci ha scritto almeno tre canzoni.
“Porti le lenti a
contatto?” la interrompe, all’improvviso, conscio di non aver prestato
attenzione al suo discorso.
Chris gli rivolge
uno sguardo interrogativo, “no. Ma cosa c’entra, adesso?”
“Scusa, di che
stavamo parlando?”, si passa una mano tra i capelli, imbarazzato. Lei sorride e
finge di non essersi accorta del suo sguardo imbambolato e ripete: “hai detto
che hai scritto una nuova canzone. Quando me la fai ascoltare?”
“Ah, certo. Si…”
sospira, gli occhi chiusi. Coraggio… “Hai degli incredibili occhi blu”
sussurra, riaprendoli.
“Nick…”.
Lui si riprende in
fretta, non le lascia tempo. “Vuoi sentire la canzone?”
“Si”.
“Domani. Esci con
me?” dice tutto d’un fiato.
“Ma... la canzone…
cosa?”
“Domani. Allora?”
Chris sente i
polsi tremare, lo guarda tanto forte da avere gli occhi lucidi. Sa cosa
significa, escono già insieme. E’ una richiesta,
questa, è una cosa importante.
“Domani”.
Christina si da dell’idiota quando si vede riflessa nel portatovaglioli del Pub. Camille
l’ha convinta a mettere quello stupido vestito e fuori fa freddo, Chris si
stringe nelle spalle e sbuffa per la decima volta.
“Vuoi ordinare?”
“No, aspetto una
persona”.
“Sicura che venga?”
La cameriera se ne sta già andando, il suo era solo un commento acido a cui lei
non può che rispondere mentalmente che, no,
ovvio che non sono sicura. Stringe l’orlo del vestito con le mani, lo porta
più giù, sotto le ginocchia, risistema i tovaglioli, la saliera, sbocca il
cellulare e controlla l’orario, poi lo blocca e si rimette dritta. In fondo
sono solo venti minuti, che vuoi che sia?
E’ che se fosse
stata Camille non si sarebbe stupita, non avrebbe
detto nulla, anzi, probabilmente non sarebbe uscita di casa prima delle 19
perché si sa com’è Cam. Ma Nick è un tipo puntuale,
ordinario. Quando Chris pensa a Nick - spesso, più di quanto vorrebbe - lo
immagina un mare calmo, la sera sul tardi, le onde
invisibili e l’odore salato, familiare, confortante. Gli scogli che restano
ancorati alla rena, perché Nick è uno che rimane, che mette radici. E’ una persona seria e a Chris quella serietà a volta piace
e a volte no. Puoi fare discorsi seri con Nicholas, puoi parlare di
letteratura, di musica, di cinema, del mondo, anche un po’ di politica ma non
se la cava molto lui in quello. Nick è sensibile e discreto, è solido, è un
appiglio, un faro. E a Chris, quando lui è nei dintorni, viene sempre quella
strana voglia di scoprire le carte e fargli vedere tutto. Quel bisogno fisico
di lasciarsi abbracciare. Nick è la prima persona di cui Chris non si vergogna,
oltre a Cam, ma lei non conta.
Comunque, dopo 12
minuti Nick entra di corsa nel locale, non la vede e pensa che cazzo, ma proprio oggi?. Poi la trova,
il viso riflesso nella finestra del locale, le gambe distese sotto il tavolo,
le mani strette sull’orlo del vestito. Si passa una mano tra i capelli e si
lecca le labbra, in quattro falcate le è di fronte.
“Non dire niente -
Nick alza le braccia davanti a sè, in segno di resa e
continua - Ti prego. La moto di Joe non partiva, l’ho
accompagnato dal meccanico, mi sono macchiato di olio e grasso, sono tornato a
casa, ma non avevo le chiavi e ho dovuto aspettare che mia madre tornasse”.
Chris lo guarda,
sorride e si rilassa. Fa un gesto con la mano e lo invita a sedersi.
“Prendi fiato,
Nick. Hai detto nove frasi in cinque secondi. Non importa”.
Nick si sfila la
giacca, fa un respiro profondo, congiunge le mani davanti a sè.
“Comunque, è molto che aspetti?”
Chris vorrebbe
dire di si, che è tanto che aspettava di sentirsi cosi felice per uno stupido panino untuoso, che non
aspettava con cosi tanta intensità qualcosa che le
cambiasse la giornata, qualcuno che la capisse, che la vedesse davvero,
qualcuno con cui stare bene da morire e averne paura allo stesso tempo.
Scuote la testa e
sorride. In fondo è felice di stare seduta e guardare Nick che sembra cosi fuori luogo li dentro, cosi
elegante e bello sullo sfondo verde scuro delle pareti del pub con le sciarpe
dei tifosi alle sue spalle. Di godersi la sensazione di calore delle dita di
Nick che ora cercano le sue sopra le tovagliette di carta.
“E’ strano?”
“Cosa?”
Lei guarda le loro
mani con fare eloquente ma, appena Nick prova a spostare la sua, la stringe più
forte.
“Quando mi farai ascoltare
la tua canzone? E’ domani”
“Non c’è nessuna
canzone, Chris”. La guarda da sotto le ciglia lunghe, con intenzione. “Mi
dispiace, ma volevo davvero che venissi stasera”. Lo dice stringendosi nelle
spalle, dispiaciuto (forse non troppo, ecco).
Lei sospira e gli
restituisce lo sguardo. “Sarei venuta lo stesso, Jonas”, si arrende.
“Davvero?”
“Davvero. E non
fare quel sorriso idiota” lo rimprovera; lui in tutta risposta sorride ancora
di più, la guarda arrossire e, per darle tregua – ma solo per ora – ordina da
bere.