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Autore: Recchan8    15/01/2016    3 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quegli smeraldi che la ragazza si ritrovava come occhi erano talmente limpidi e trasparenti da mostrare a chiunque li guardasse la sua anima, in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Paola se n'era accorta subito, fin dal primo sguardo fugace che si erano scambiate: Beatrice era una bugiarda. Una bugiarda ingenua, a essere precisi; una giovane dedita alle così dette “bugie bianche”, quelle raccontate a fini non spregevoli. Che avesse perduto la propria famiglia era vero, Paola glielo aveva letto negli occhi, così come il suo desiderio di vendetta; ma il suo nome, Beatrice Sernigi, era falso come un genovese generoso. La matrona della Rosa Colta aveva però tenuto per sé le sue osservazioni, senza rivelarle al Gran Maestro. Era curiosa di assistere all'evolversi della storia.
Perché si evolverà, ne sono certa”.

 

 

Domenica, esattamente quattro giorni dopo aver fatto la conoscenza di Tancredi, Michele concesse a Lidia un giorno di riposo; la invitò comunque a non tralasciare del tutto gli allenamenti, ma Lidia si fece entrare le parole dell'istruttore da un orecchio per poi farle uscire immediatamente dall'altro. Si meritava una giornata di puro svago. Le sue nobili origini le imponevano di recarsi a messa la domenica mattina, ma da quando le era accaduta quella cosa aveva smesso di andarci: troppe persone vicine alla sua famiglia avrebbero potuta riconoscerla e vedere in lei l'assassino di quel tale Vincenzo Aloi.
-”Madonna!”- esclamò Tancredi spalancando la porta e piombando nell'umile casa che Paola aveva dato in affitto a Lidia. -”Ho saputo del vostro giorno libero!”-.
Quanto urla...”, pensò Lidia infastidita.
Da quando si erano conosciuti, Tancredi aveva avanzato ogni tipo di proposta a Lidia, dalla più poetica alla più sconcia. La ragazza dai capelli color cannella aveva sempre cercato l'aiuto di Michele, ma quest'ultimo, spesso e volentieri, faceva finta di niente. Paola l'aveva messa in guardia sulla sua natura schiva.
-”Ovunque vogliate andare, vi accompagnerò!”-.
-”Siete gentile, ma preferirei la mia sola compagnia”-.
Detto ciò, si calò sugli occhi il cappuccio bianco, fece spostare il ragazzo e uscì in strada. La luce del mattino la colpì in pieno, facendo brillare il simbolo della Confraternita che ogni Assassino aveva appuntato sulla cintura. La via era insolitamente affollata; persone di ogni età e di ogni rango sociale percorrevano la strada baciata dal sole. Lidia si pietrificò di colpo.
Troppa... Troppa gente...”, pensò spaventata. La sua respirazione si accelerò all'improvviso e continui brividi presero a correrle lungo la schiena. Un forte senso di nausea le attanagliò lo stomaco. Lidia, con gambe tremanti, fece qualche passo indietro e finì con lo scontrarsi con Tancredi. Il ragazzo la afferrò per le spalle e guardò il corpo di Lidia tremare violentemente.
-”Agorafobia...”- commentò con un sussurro.
Tancredi non poteva sapere del modo in cui quella fobia fosse nata e cresciuta in Lidia; d'altro canto, Lidia stessa non credeva che la sua paura di essere riconosciuta e rintracciata dagli assassini della sua famiglia potesse arrivare fino a quel punto.
Tancredi si sporse oltre Lidia e chiuse la porta con un gesto deciso. Il tonfo riecheggiò nella stanza.
-”Non sapevo soffriste di tale fobia”-.
-”N-nemmeno i-io...”- confessò la giovane.
Il ragazzo invitò Lidia a sedersi e si adoperò per portarle un bicchiere d'acqua. La guardò mentre, le lunghe ciglia abbassate, prendeva dei piccoli sorsi dal bicchiere che le aveva appena porto.
Potrebbe essere un bel problema”, pensò. “Un Assassino degno di questo nome non può permettersi di avere fobie”.
Doveva esserle successo qualcosa; le paure non nascono dal nulla. Possibile che suo cugino non se ne fosse mai accorto?
-”Madonna”- esordì Tancredi dopo aver osservato Lidia riprendersi. -”Come avete fatto fin'ora?”-.
Il viso di Lidia si accigliò. Non aveva capito la domanda. Tancredi se ne accorse e la formulò in modo più chiaro.
-”Se la vostra fobia si è manifestata solo adesso in modo così evidente, significa che nelle situazioni precedenti c'è stato un fattore che ha impedito alla paura di... mostrarsi”- spiegò il ragazzo moro.
Lidia abbassò lo sguardo sul pavimento e iniziò a ragionare, aiutata dalla constatazione di Tancredi. Prima dell'incidente Lidia stava bene, era in grado di uscire di casa da sola e di frequentare luoghi affollati anche da sola. L'uccisione della sua famiglia era quello che la psicologia moderna definisce “trigger”, ovvero un improvviso evento che comporta un cambiamento psicologico nell'individuo. La continua ansia di venir riconosciuta aveva sviluppato in lei l'agorafobia.
-”Negli ultimi tempi non sono più uscita di casa da sola...”- disse Lidia esponendo ad alta voce il suo ragionamento. -”Quelle rare volte in cui con me non c'era nessuno le strade erano molto poco frequentate”-.
-”Si spiega tutto”- commentò Tancredi.
-”Mi dispiace”- mormorò Lidia con una nota di frustrazione nella voce. Si morse il labbro e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Tancredi rimase colpito dalla visione di quella giovane ragazza dispiaciuta ma al tempo stessa ferita nell'orgoglio, e il suo cuore venne stretto da una morsa.
-”La supereremo insieme, madonna!”- esclamò gettandosi in ginocchio ai suoi piedi.
Lidia gli lanciò un'occhiata imbarazzata e sorrise debolmente, ringraziandolo. In cuor suo avrebbe preferito che al posto di Tancredi ci fosse stato Michele.

 

 

-”L'assassino di Aloi è il sopravvissuto”-.
-”La sopravvissuta”-.
-”Esattamente. Dobbiamo rintracciarla o...?”-.
-”No, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Non conosciamo nemmeno il suo volto. Lasciamo che sia lei a rintracciare noi; la vendetta è in grado di fare grandi cose...”-.

 

 

   
 
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