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Autore: DirceMichelaRivetti    18/01/2016    1 recensioni
Storia che vuole esplorare il passato di Jenkins, dalla sua gioventù fino al momento in cui la magia venne tolta dal mondo; i suoi rapporti con la Biblioteca e la sua relazione col padre.
Mi sono ispirata in parte al ciclo bretone, in parte a tutte le frasi (spesso lasciate in sospeso) pronunciate da Jenkins circa il proprio passato.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dulaque, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo un paio di settimane di viaggio, la nave di Salomone atterrò in una valle poco frequentata, vicino a Camelot. Dall’alto si erano visti segni di una guerra o un assedio conclusi da poco.

I due giovani scesero dalla nave e rifletterono circa come far scendere i cavalli da lì, ma in un attimo l’imbarcazione svanì e i due destrieri erano accanto a loro. Non si fecero domande, ma montarono in sella e si diressero verso Camelot: pur sapendo già che non avrebbero avuto buone notizie, erano in apprensione; si domandavano quanto grave fosse la situazione e, soprattutto, chi ne fosse stato la causa? Una nuova ondata di Sassoni? Un improvviso risveglio di Roma? Eppure i cavalieri di Logers erano i migliori!

Arrivarono a Camelot e trovarono un’atmosfera un poco desolata; vi erano molte più persone del consueto, ciò indicava che molti dalle campagne si erano rifugiati in città per cercare protezione.

Mentre attraversavano le strade, i due giovani si accorsero di essere notati dalla gente e che molti additavano soprattutto Galahad e borbottavano qualcosa, tal volta con aria cupa, altre con comprensione.

Ad un tratto un uomo afferrò un sasso e lo scagliò contro il cavaliere, gridando: “Traditore! Vattene!” alcuni gli fecero eco.

Un altro, invece, si rivolse a quello, dicendo: “Taci! Lui è l’unico non coinvolto! E anche Lancillotto non ha tradito nessuno.”

“Credi a quelle bugie? Sei senza cervello!”

Si creò una certa confusione e né il cavaliere né la Maga avevano modo di capire o replicare. Giunse allora un uomo con le vesti di chi prestava servizio a Corte, accompagnato da alcune guardie semplici. Disperse la folla e poi si avvicinò ai due e li salutò: “Sir Galahad Del Lago, Lady Melissa, siamo lieti di vedervi incolumi, dopo gli ultimi eventi. Vi prego di scusare questa accoglienza, ma sapete come la situazione sia tesa.”

“A dire il vero, non ne abbiamo idea.” rispose il cavaliere “Siamo appena tornati da un viaggio piuttosto lungo, in terre lontane. Abbiamo udito esserci stato del trambusto in Logres, ma non sappiamo cosa sia accaduto.”

“Seguitemi, vi scorterò fino alla Corte, lì vi racconteranno cosa sia accaduto.”

“Artù vive?” chiese la donna.

“No, ahimè.”

“Chi troveremo a corte?”

“Lady Morgana, la Fata.”

Galahad si corrucciò e chiese: “Come mai lei?”

“È sorella del Re … era. Il nuovo sovrano le ha dato l’incarico di amministrare Logres e provvedere al sostentamento dei sudditi, finché lui non avrà placato le ultime rivolte e tornerà.”

“Chi è il nuovo re?” Galahad lo domandò con preoccupazione.

“Costantino III di Cornovaglia, cugino del Re.”

“Perché il cugino e non uno dei nipoti? Quando si accennava alla questione dell’erede, Artù guardava sempre o a mio padre Galvano, o mio zio Mordred.”

“Lady Melissa, trattenete le vostre domande. Io non voglio dire altro, lasciate che sia Lady Morgana a spiegarvi.”

Quel discorso non fu certo rassicurante, ma decisero di aspettare per saperne di più. Quando finalmente furono al cospetto della Fata, furono accolti bene. Morgana abbracciò la nipote, poi guardò Galahad, dapprima duramente, poi si addolcì leggermente e gli disse: “Mi hanno detto che nel borgo avete attirato attenzioni indesiderate … mi scuso a nome degli abitanti di Camelot, benché avessero qualche ragione a dubitare di voi.”

“Spero me le illustrerete.”

“Subito. Ginevra ha tentato di avvelenare Galvano.”

“Come?!” sbalordì Melissa.

“Gli ha offerto una mela avvelenata e, solo per un puro caso, l’ha presa un altro cavaliere e, mangiandola, è  morto all’istante.”

“Perché voleva uccidere mio padre?!” si stupì Melissa.

“Pare perché era un personaggio troppo di spicco nella politica del regno. Andiamo con ordine. Dopo questo misfatto, Ginevra è stata processata davanti a tutto il Consiglio e i cavalieri. Era evidente ciò che aveva fatto, tutti quanti erano concordi nel condannarla, tranne Lancillotto e il suo clan.” dicendo ciò scoccò un’occhiata a Galahad “Lancillotto ha difeso ad oltranza Ginevra, arrivando addirittura a dire che ero stata io a complottare per incolparla. Il che è ridicolo per due  motivi: primo, non avrei mai fatto del male a mio nipote; secondo, ero ancora in esilio a miglia e miglia di distanza: come avrei potuto? Davanti a quelle accuse ridicole e infondate mosse contro di me per difendere Ginevra che era evidentemente colpevole, Mordred ed Agravein denunciarono ciò che da tempo sospettavano ma che, per rispetto e pudore, non avevano ancora condiviso con gli altri.”

“Che cosa?” chiese Galahad, colmo di apprensione.

“Non solo Lancillotto e Ginevra erano amanti da anni, come comunque qualcuno già sapeva a Corte, ma anche stavano complottando contro il Re.”

“È una menzogna! Mio padre era fedele ad Artù e aveva un proprio regno, non avrebbe mai cospirato!”

Morgana con calma replicò: “Io non sto affermando che ciò sia vero, ma solo che questo è ciò che i miei nipoti hanno scoperto e che hanno denunciato. Sicuramente devono avere avuto delle prove, dato che il Consiglio si è convinto di ciò. So che hanno fatto riferimento anche ad alcuni strani contatti avuti da Lancillotto con Viviana. Comunque, non trovandosi Merlino a cui chiedere il parere, Artù ha deciso di rimettere la sentenza nelle mani del solo Consiglio, astenendosi dal partecipare alla discussione e alla votazione. La sentenza è stata di esilio per Lancillotto, in virtù dei grandi servizi resi in passato, mentre di morte per Ginevra, poiché il suo tradimento, sia verso lo sposo, sia verso il regno, è stato considerato imperdonabile e tremendo, al pari di quello di Bruto. Sembrava che tutto fosse in ordine e avrebbe seguito quell’ordine, ma …”

“Ma …?”

“Il giorno dell’esecuzione, mentre il patibolo era preparato e Ginevra era condotta lì, Lancillotto e il suo clan hanno fatto irruzione, uccidendo chiunque, compresi i miei nipoti Agravein, Gaheris e Gareth.”

Melissa trasalì nello scoprire la morte degli zii. Galahad, invece, abbassò lo sguardo, non sapendo bene cosa pensare: suo padre, sicuramente innocente dall’accusa di cospiratore, si era però realmente macchiato di tradimento, liberando una condannata a morte. Certo, probabilmente Ginevra non meritava tale sorte … ma valeva la pena tradire il Re per una singola ingiustizia commessa? Oppure la giustizia non centrava affatto nell’azione di suo padre? L’amore per la Regina aveva offuscato il buon senso di Lancillotto?

La forza dei cavalieri, sia della Tavola Rotonda, sia in generale di Logres, risiedeva anche nel loro essere uniti, unanimi e concordi. La vittoria aveva sempre arriso ad Artù, poiché le sue fila erano compatte e non vi erano in esse invidie, competizioni o rancori. Lancillotto e i suoi famigliari avevano infranto quest’armonia. Era giusto, per salvare una sola persona, distruggere quel perfetto meccanismo che proteggeva tanta gente?

Galahad era consapevole che, stando così le cose, suo padre era stato il responsabile della caduta di Camelot, poiché si era rivoltato, dividendo i cavalieri. Era la verità? O c’era altro?

Intanto Morgana continuava: “Lancillotto e il suo clan sono poi fuggiti oltre il mare, a Benoic. Artù non ha potuto certo lasciare impunito un simile gesto, ha radunato parte del suo esercito ed è partito, lasciando Mordred qui come reggente.”

Melissa, apprensiva, domandò: “E mio padre?”

“Ha seguito Artù, ovviamente, voleva vendicare la morte dei suoi fratelli. Benoic è stata quindi assediata per diverso tempo, finché non si è giunti ad un accordo: divieto per Lancillotto e tutto il suo clan di rientrare a Logres, mentre Ginevra sarebbe stata reclusa in un convento. Galvano, però, non era placato, voleva ancora vendetta, quindi ha sfidato Lancillotto.”

“E com’è andata?” domandarono all’unisono i due giovani.

“Un pareggio. Hanno combattuto un giorno intero, senza che nessuno dei due prevalesse sull’altro. Solo che poi …”

Il tono di Morgana era sempre più cupo e sofferente e la preoccupazione degli ascoltatori aumentava.

“Artù ricevette notizia che qui a Logres erano sorti problemi. Mordred aveva perso completamente la testa. Non so se siano stati i quasi cinque anni di potere avuti prima e poi la frustrazione nel tornare un semplice nobile oppure se, come ha più volte affermato, davvero non riteneva più Artù  adatto al governo … in effetti la pace appena conclusa era un segno di debolezza … fatto sta che Mordred ha dichiarato Artù decaduto e si è autoproclamato nuovo sovrano di Logres … ed è stato sostenuto da parte della nobiltà, tra cui anche quelli che erano insorti recentemente. I lealisti ad Artù ovviamente si sono opposti … vi lascio immaginare il resto. Mio fratello e rientrato dalla spedizione contro Lancillotto, la guerra civile è dilagata in ogni parte del regno … Artù non aveva più neppure l’aiuto di Galvano.”

“Come?!” esclamò Melissa.

“Purtroppo le ferite ricevute da Lancillotto lo hanno ucciso lentamente durante il viaggio di ritorno, poiché non poteva disporre delle adeguate cure mediche.”

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, ma si trattenne dal piangere, volendo ascoltare il resto del racconto: per il dolore il tempo non sarebbe mancato.

“L’ultima battaglia è stata a Calmann ed entrambi gli eserciti sono stati distrutti. Artù e Mordred si sono affrontati in un duello e si sono uccisi a vicenda. Non c’è stato un vincitore. C’è stata solo una grande distruzione da tutte le parti e dalle macerie si sta cercando di ricostruire. Costantino sta facendo un ottimo lavoro … non vedo l’ora che rientri a Camelot, così potrò andarmene e ritirarmi ad Avalon.”

Avalon?” chiese Melissa, stupita “So che vai spesso in viaggio lì ma, dal tuo tono, pare che tu abbia intenzione di restarvi.”

“Sì. Merlino è scomparso, Artù è morto, i miei nipoti pure, Camelot non sarà più come una volta … tempi e luoghi troppo tristi per viverci. Ad Avalon ho Gaiomar e poi ho portato lì il corpo di Artù. Vi ospiterei entrambi qui ben volentieri, ma non so quanto la gente possa sopportare la presenza di Galahad. Capite bene che, essendo figlio di Lancillotto, è visto come parte dei traditori. Conviene anche a voi lasciare queste terre. Potete precedermi ad Avalon, se vorrete.”

“Grazie, zia, ma per il momento la nostra meta è un’altra.”

Galahad aggiunse: “Se potrete rifornirci di qualche razione di cibo per il viaggio, ci allontaneremo subito e la mia presenza non desterà problemi.”

I due giovani fecero in tal modo e si rimisero in viaggio, questa volta alla ricerca di Pelleas e della Biblioteca, nonostante non avessero idea di dove si potesse trovare: il Castello della Meraviglie, in cui si erano imbattuti la prima volta, era un luogo errante e nessuno poteva sapere dove sarebbe apparso.

Il cavaliere si era fatto dare un largo mantello con un cappuccio che potesse nascondergli il volto: date le circostanze, preferiva non essere riconosciuto.

Galahad era rimasto parecchio impressionato dal racconto di ciò che era accaduto. Nella sua breve vita si era imbattuto numerose volte nella morte: gente innocente vittima di uomini malvagi o mostri, compagni d’arme caduti in battaglia, oppure i nemici che lui stesso aveva abbattuto. Non gli aveva mai dato fastidio il sangue, né che fosse lui o un altro a spargerlo. Certo, deprecava la violenza usata da altri per imporsi e che recava danno ingiustamente, tuttavia la considerava come qualcosa di naturale ed umano. Le bestie si massacrano ogni giorno e non c’è male in ciò, è l’ordine naturale delle cose. Galahad vedeva la brutalità umana come qualcosa di inevitabile, che andava punito ma non lo inorridiva. L’uccidere era un meccanismo come un altro all’interno della società, per questo non si era mai scosso di fronte alla morte.

L’idea del massacro totale dei cavalieri, tuttavia, era qualcosa che gli aveva squarciato l’animo. Tutti quegli uomini valorosi, tra cui alcuni suoi amici, annientati in pochi giorni … per cosa? Una brama di potere che aveva distrutto ogni cosa. Un mondo non perfetto, ma ben funzionante annientato per una follia. Un faro di speranza spento dal sangue.

Forse per la prima volta la morte lo turbava perché la vedeva del tutto insensata ed inutile. In passato aveva ucciso per punire e i suoi compagni erano morti per difendere. Le uniche morti insensate erano quelle perpetrate dai malvagi e, tal volta, non si potevano neppure definire tali: più di una volta i malvagi erano tali solo perché su un fronte opposto, oppure erano creature che di natura mangiavano carne umana per sopravvivere.

Quel massacro di quelli che considerava buoni da parte di altri buoni lo addolorava parecchio. Gli parve una prova di come il male era se non più forte, almeno più seducente, più facile da abbracciare. Uomini che si erano sempre mantenuti retti, d’improvviso si erano lasciati governare dalla bramosia che li aveva trascinati in comportamenti rei e folli, fino alla totale distruzione.

Il male non aveva potuto prendere Camelot dall’esterno, dunque era nato nel suo seno, portandola al suicidio. Se Camelot non aveva resistito, chi avrebbe potuto?

A sera, accampatisi, i due viaggiatori avevano acceso un falò per scaldarsi; avevano mangiato qualcosa ed erano rimasti in silenzio finché Galahad disse: “Ora capisco perché Merlino non ha voluto che fossimo presenti.”

“Credi che ci saremmo divisi?”

“Non lo so … ma in fondo sono state le nostre due famiglie a mettersi l’una contro l’altra e a causare tutto ciò. La Tavola Rotonda era formata solo da membri della tua famiglia e della mia … divisi loro, tutto è andato in malora. Io probabilmente avrei seguito il mio dovere di figlio e sarei stato al fianco di mio padre … mentre tu avresti avuto tutte le ragioni del mondo per rimanere coi tuoi. Io non avrei sopportato che si insultasse mio padre, tacciandolo di tradimento e cospirazione, mentre tu avresti avuto la ferita viva dei tuoi tre zii uccisi, nonché il supposto tentativo di avvelenare tuo padre.”

“Com’è stato possibile tutto ciò?! Merlino ha parlato di Eris e questa sembra proprio opera sua.”

“Non lo so, ma credo che Morgana non ci abbia detto la verità.” Galahad lo diceva soprattutto perché non poteva davvero credere che suo padre stesse complottando contro il Re; inoltre ricordava bene di quando aveva avuto a che fare con la Fata e dunque la considerava falsa, dedita agli intrighi e crudele.

“Non penso abbia mentito.”

“Non ho detto che abbia mentito, ma che non ci abbia detto la verità. Forse nemmeno lei sa come siano andate realmente le cose e, quindi, ci ha riferito ciò che è ufficiale, anche se non corrisponde al vero. In fondo, forse la situazione non sarebbe così tragica se Galvano non fosse stato assetato di vendetta.”

“Che cosa stai insinuando?”

“Che probabilmente è stato il suo voler vendicare i fratelli che ha spinto il re ad organizzare l’esercito per andare a combattere mio padre. Insomma, se sia lui che Ginevra si trovavano ormai in Benoic, che bisogno c’era di andare a muover loro guerra? Solo per vendicare l’onore.”

“Quindi Artù avrebbe dovuto lasciare impunito un tradimento così grave?”

“Mio padre non avrebbe mai abbandonato il Re, se non fosse stata condannata Ginevra. Non dico che abbia agito correttamente, tuttavia è stato costretto dalle circostanze ... causate tra l’altro da Mordred ed Agravein.”

“Causate da loro? Si sono limitati a esporre un’accusa, basata anche su un tentato omicidio commesso da Ginevra. Può non essere vera, ma non era campata per aria e si basava su indizi, se non prove.”

“È evidente che abbiano cercato di incastrare la Regina, per far scoppiare tutto questo putiferio, per creare la divisione e lotta fra fazioni.”

“Chi può averlo fatto e a che scopo?!”

“Una mela avvelenata ha detto Morgana, giusto? Eris ha  già usato una mela, in passato …”

“Il pomo d’oro della discordia che portò alla guerra di Troia. Ha senso … ma come ha agito? Perché?”

“Lo scopriremo.” Galahad sospirò e aggiunse: “Stavamo già litigando … figurati se avessimo vissuto tutto ciò.”

“Non lo definirei un litigio … e poi semplicemente vogliamo scrollarci di dosso il peso di ciò che è accaduto.”

“Il peso? Sai che ti dico? La colpa non è nostra. Sono stati altri che hanno causato tutto ciò e il fatto che fossero nostri famigliari, non macchia anche noi. Quel che è stato, è stato, purtroppo; non possiamo tornare indietro e non ha senso ritenere qualcuno di noi responsabile per come hanno agito altri.”

Melissa sorrise: non poteva che approvare e ciò la fece sentire meglio.

Il giorno dopo erano nuovamente in cammino e si imbatterono a più riprese in alcune persone spaventate che raccontavano di un pazzo armato che si aggirava per il bosco, urlando e sproloquiando, affermando di essere il diavolo.

I due giovani decisero di andare a dare un’occhiata ed eventualmente intervenire e si stupirono enormemente quando si trovarono davanti Lancillotto, completamente fuori di sé che alternava momenti di furia verso se stesso e ciò che lo circondava a momenti di grida rabbiose, maledizioni o anche preghiere in cerca di perdono, per poi asserire che tutto il male veniva da lui, dunque doveva essere un demonio.

Galahad lo avvicinò per cercare di parlargli, ma fu inutile: il genitore neppure lo riconobbe, sembrava alienato dal mondo, assorto nei deliri. Dovette fronteggiarlo, ma non fu difficile, e lo tramortì. Melissa quindi poté usare la magia sull’uomo svenuto per scacciare dalla sua mente la follia e farlo tornare lucido e consapevole. Quando riprese i sensi, Lancillotto fu molto felice e stupito di vedere il figlio e lo abbracciò amorevolmente; verso la Maga, invece, mostro un certo imbarazzo e subito si disse dispiaciuto per la morte di Galvano. Infine, quando il figlio lo invitò a spiegare la sua versione dei fatti, l’uomo disse: “È colpa mia. S’io non fossi stato tanto ardito e stolto da divenire l’amante di Ginevra, tutto questo si sarebbe potuto evitare. Come potevo, però, non amare una simile donna? Quando giunsi a Camelot per la prima volta, fui travolto dalla bellezza della Regina, tanto che rimasi inebriato per giorni e giorni. Il mio pensiero era solo su di lei e nemmeno mi accorgevo di ciò che mi accadeva attorno. Ah, dannata la debolezza della carne! Avrei potuto amarla da lontano, limitarmi a servirla e invece … Inutile ormai nasconderlo! Sono stato il suo amante per tutto questo tempo. Il Re mi aveva dato piena fiducia, mi considerava un ottimo amico e io, invece, inducevo sua moglie a tradirlo. Giuro, però, che tra me e Ginevra vi è stato solo amore, mai ordimmo del male contro Artù o il regno. Il potere non ci interessava, ci importava solo d’amarci. La nostra era comunque una grave colpa e i nemici del Re hanno approfittato di essa per tessere i loro intrighi. Mordred! Che tu sia dannato! È lui che ha architettato tutto ciò! Mentre noi combattevamo alla Torre Dolorosa, lui governava e si era attaccato al potere al punto di non voler più farne a meno. Con riluttanza lo ha restituito allo zio e subito ha iniziato ad ordire il complotto. È stato lui ad avvelenare la mela, senza dubbio con l’aiuto di Morgana, voleva uccidere Galvano e far ricadere la colpa su Ginevra. I motivi per cui cercò di uccidere il fratello maggiore sono evidenti: egli era un personaggio di grande rilievo, poteva essere un ostacolo per lui e il suo assassinio sarebbe stato deprecato da chiunque. Mordred ha poi additato me e Ginevra come complici in un tentativo di colpo di stato proprio perché voleva provocare un scisma tra i cavalieri, farli combattere gli uni contro gli altri … chissà, se le cose fossero andate diversamente e io e Artù avessimo combattuto qui, forse Mordred lo avrebbe ucciso nel sonno, per poi in un qualche modo accusare nuovamente me, mostrarsi lui come il giustiziere che rimette ordine e quindi prendere il potere. Non lo so se avesse un piano preciso, o se abbia deciso di improvvisare man mano. Sta di fatto che alla prima occasione ha voluto spodestare Artù. Io non fui subito informato di ciò che stava accadendo a Logres, quando vidi i miei assedianti ritirarsi. Conobbi la situazione solo dopo alcune settimane e, pur con l’esilio sul capo e la disapprovazione dei miei parenti, ho deciso di tornare qui per combattere per Artù, ma ormai era troppo tardi. Ho visto il campo di battaglia di Calmann, ho camminato tra i cadaveri dei nostri amici. Il dolore mi ha stravolto la mente: il sapere di aver provocato tutto ciò mi ha condotto alla follia dalla quale mi avete tratto fuori.Io! Io ho causato tutto ciò! Camelot era perfetta, il regno di Logres era prospero e armonioso, Artù un re saggio, giusto capace di governare per il bene di tutti. Questo era un regno beato e ovunque nel mondo lo invidiava. I problemi esistevano, certo, ma qui venivano risolti, questa era la grande differenza. La magia era sottomessa al buon governo, era uno strumento eccellente per il buon andamento delle cose … ora chi ne garantirà questo ottimo uso? Camelot eri perfetta e io, io ti ho distrutta!”

“È stato Mordred!” esclamò Galahad, che non sopportava di vedere il padre così affranto, così disperato e pieno di sensi di colpa.

“Ma io gli ho spianato la strada. Il mio amore illecito ha permesso a Mordred di trovare una crepa su cui battere, da ingigantire, per distruggere tutto il resto. Chi o cosa avrebbe potuto attaccare, se avesse trovato la Regina integra e fedele? Sono stato io per primo a portare il tradimento e l’inganno a Camelot, questo non può essere negato. Io ho portato il seme del male che poi altri han fatto germogliare. Io sono il responsabile, mia è la colpa.”

“Padre!” esclamò Galahad quasi a rimprovero, poi disse gentilmente: “Hai parlato di seme e, forse, è vero che lo hai portato tu ma il seme da solo non basta: terreno, pioggia, calore sono gli elementi che lo fanno germogliare. Tu hai commesso un errore, ma ben più grave è l’azione di chi ne ha approfittato, chi l’ha fatto sembrare peggiore di quanto fosse in realtà. La maggior parte delle parole di Mordred erano menzogne e, visto quel che ha commesso in seguito, sono certo che avrebbe cercato un altro pretesto per provocare un scisma e una guerra fratricida.”

“No. Mordred è stato scelto come cavaliere della Tavola Rotonda, ha superato prove che ne hanno messo alla prova il carattere e la virtù. Era uno di noi e non avrebbe agito come ha fatto se non fosse stato sobillato da qualcuno. La colpa è di Morgana, ne sono certo. La sua invidia e il suo rancore verso Ginevra l’hanno spinta a corrompere e manipolare l’animo di Mordred, gli ha offuscato la mente e l’ha consigliato e aiutato in questo folle piano!”

“Questo non è vero!” replicò Melissa, offesa “Che prove avete per accusare mia zia?”

Lancillotto ribatté veemente: “È noto all’universo che Morgana odiasse Ginevra e ha sempre cercato di portare sventura a lei e a me! Ricordo ancora quando fece giungere a corte una coppa dalla quale poteva bere solamente chi aveva la moglie fedele. Uscire fuori da quell’impiccio è stato un miracolo! E questo è solo un episodio, dovessi elencare tutti i suoi intrighi, e solo quelli di cui sono a conoscenza, passerebbero tre giorni, prima di finire.”

“Che cosa c’è di male se Morgana voleva avvisare suo fratello del fatto che la moglie lo tradisse?”

“Era un comportamento illecito, sì, ma non recava danno a nessuno. Ginevra non avrebbe mai fatto del male a nessuno, non ha mai desiderato che le cose cambiassero.”

“Ginevra ha tentato di uccidere tuo figlio, per cancellare la prova del tuo tradimento nei suoi confronti. Non mi stupirei davvero se avesse trovato un motivo per avercela con mio padre e quindi abbia tentato di avvelenarlo.”

“Come osi!”

Lancillotto aveva snudato la spada e stava per scagliarsi contro la donna, ma Galahad si frappose e lo trattenne, cercando di richiamare la calma.

“Non permetto a nessuno di insultare la Regina. Ginevra è l’unica donna ch’io abbia amato, anzi, è l’unica che amo e che amerò e difenderò il suo onore in ogni luogo e tempo.”

“Difendere il  suo onore? Strano sentirlo dire da chi gliel’ha fatto perdere.”

“Melissa, basta anche tu.” la richiamò Galahad che, vedendo gli animi un poco quieti, domandò al padre: “Che cosa vuol dire che il vostro amore è solo per la Regina? Da cosa sono nato io, allora?”

“Dall’amore e dall’inganno. Ero ospite di Pelleas, dopo avergli consegnato un falcetto druidico che mi aveva chiesto di recuperare, prima che finisse in mani sbagliate; una notte vidi Ginevra entrare nella mia stanza e l’accolsi nel mio letto. Il mattino dopo, però, scoprii che non si trattava delle Regina, bensì di Elaine che, con un sortilegio, aveva assunto l’aspetto della mia amata perché sapeva che in altro modo non mi avrebbe potuto avere. Ero furioso e pronto ad ucciderla, ma poi mi disse che quella notte era stato concepito un figlio e, allora, mi calmai. Non sopportavo l’idea di essere stato imbrogliato, né di aver tradito Ginevra ma il pensiero di avere un figlio, che altrimenti non avrei mai potuto avere, cancellò la mia ira e mi limitai a lasciare il Castello immediatamente.”

Galahad si era commosso.

Melissa, invece, chiese: “Vi aspettate che si creda a questa storia? È evidente che ve la siete inventata per non ammettere che, pur amando la Regina, non disdegnavate di trascorrere qualche notte che altre dame.”

“Ho detto il vero.”

“Allora siete stupido.”

“Come, scusa?” Lancillotto era sorpreso da quelle parole, più che offeso.

“Eravate in un Castello lontano da Camelot, una notte ti appare la Regina e per voi è assolutamente plausibile che lei sia lì e non vi ponete il minimo dubbio al riguardo? Vi prego, aggiungete il dettagli che eravate ubriaco o vittima di qualche profumo stordente, per giustificare il fatto che non abbiate avuto sospetti circa la presenza di Ginevra. Comunque, questa storia, è copiata pari, pari da quella della nascita di Artù: anche Uther ha assunto le sembianze di Gorlois per potersi avvicinare ad Igraine.”

“Ovvio: se ha funzionato la prima volta, perché non ripetere lo stesso schema?” replicò Lancillotto, ironico “Pelleas e la sua Biblioteca sono dietro anche alla nascita di Artù. Merlino e Pelleas avevano deciso che queste terre avevano bisogno di un nuovo Re, uno plasmato da loro e così ne hanno approfittato di Uther per generare Artù e poi portarglielo via e crescerlo secondo i loro canoni. Credete, forse, che avrebbero affidato Excalibur e una corona in grado di controllare la magia a una persona che non fosse stata plasmata da loro? Allo stesso modo hanno agito con te, Galahad: si sono procurati un bambino da crescere ed educare secondo il loro criterio. Insomma, Merlino mi ha avvisato della tua esistenza ben sapendo che in quel periodo ti avrei mandato all’abazia; tua madre che non ha mai avuto interesse per me, è comparsa per starmi vicino e aiutarmi in un brutto periodo, al solo scopo ch’io pensassi di tornare a Benoic con te e lei. È stato tutto controllato fin dall’inizio! Artù lo volevano come sovrano e te … non lo so, ma qualche piano lo hanno di sicuro.”

Galahad ripensò alla questione del Graal e della lancia, ma non disse nulla al riguardo, preferì domandare: “Credi che abbiano sbagliato? Che siano stati malvagi?”

Lancillotto esitò, poi sospirò e con un’arrendevolezza che raramente manifestava, rispose: “Non lo so. Credo di no. Non mi piace il fatto che abbiano preso delle persone e ne abbiano condizionato la vita, in un certo senso privandole della possibilità di scegliere liberamente. Eppure mi rende anche conto che tutto ciò che ho visto loro fare finora è stato per il bene, per assicurare protezione e benessere. Ci sarebbe stato un Artù e una Tavola Rotonda senza di loro? Probabilmente no. Probabilmente Logre sarebbe stato come tutte le altre terre che lo circondano e quelle che sono oltre il mare: guerre continue, carestie, magia senza controllo. Certo, tal volta il loro concetto di sicurezza e protezione riguarda esclusivamente gli umani e va a danno di creature fatate che mia madre mi ha insegnato a rispettare, tuttavia pur con mezzi discutibili Pelleas e Merlino hanno permesso a Camelot, regno migliore di ogni altro sulla Terra, di vivere per oltre cinquant’anni.”

“Che cosa pensi di fare, ora, padre? Tornerai a Benoic?”

“No. Non voglio governare, lascio volentieri lo scettro ad Estor. Desidero continuare la mia vita di cavaliere che protegge. Cercherò Pelleas e gli chiederò di continuare ad affidarmi missioni.”

“Bene. Noi stiamo andando proprio alla Biblioteca.”

“Biblioteca?”

“Sì, il suo Castello.”

“Ah, già, è vero che lo chiama anche così.”

Fu così che continuarono il viaggio in tre e passarono pochi giorni, prima che si imbattessero nel Castello delle Meraviglie. Anche quella volta si occuparono personalmente di lasciare i cavalli nella stalla; tornati nel piazzale davanti all’edificio principale, vi trovarono Elaine che li invitò ad entrare tutti quanti, compresa Melissa che la prima volta era stata esclusa.

Si recarono nella sala maggiore, quella piena di scaffali straripanti di rotoli. Lì, Pelleas li accolse calorosamente, si disse dispiaciuto per le sorti di Camelot, ma non si trattenne molto sulla faccenda. Si concentrò soprattutto sul successo di Galahad nel ritrovare le due preziosissime reliquie e lo esortò a prendere la Lancia di Longino e a sfiorare con la punta la ferita che aveva sulla coscia. Il giovane obbedì e Yahuda guarì all’istante.

Più tardi cenarono assieme e, sollecitato dalle domande dei commensali, Pelleas espresse il proprio parere circa ciò che era accaduto: “Viviana ha senza dubbio buona parte della colpa. Merlino ha scoperto troppo tardi ciò che la Dama Del Lago stava preparando. Conoscete la teoria delle Quattro Ere? Melissa, riassumila tu: sei una maga e sono curioso di verificare la tua preparazione.”

“Beh c’è una teoria secondo cui l’evoluzione spirituale degli esseri è basata su un modulo di tre fasi, sempre tendenti all’evoluzione, mentre il mondo corporeo è soggetto a cicli di Quattro che, come le stagioni, hanno un momento di nascita, uno di prosperità, uno di decadimento e uno di sterilità, distruzione, per poi ricominciare daccapo. Non è dato sapere, tuttavia, se tali cicli abbiano una durata sempre uguale o se cambi a seconda delle circostanze.”

“Esattamente.” annuì Yahuda “Viviana, ritenendo di trovarsi nella fase di decadimento, ha voluto cercare di affrettare i tempi: provocare ora la distruzione, per poter avere poi una nuova età dell’oro. La sua visione non era limitata solamente alla prospera Camelot, ma guardava al resto del mondo conosciuto: la caduta dell’impero di Roma e le invasioni continue di altri popoli: unni, longobardi e così via, le guerre continue e il crollo delle città, devono esserle sembrate un chiaro segno che l’autunno di questo ciclo era iniziato. Viviana ha quindi pensato che non fosse giusto far perdurare questo periodo di sofferenza e disordine chissà per quanto tempo ancora e quindi ha cercato di provocare la fine di questo ciclo, pur sapendo che la primavera viene solo dopo una grossa morte. Pensate, ad esempio, al diluvio che ha separato due cicli. La Dama Del Lago ha ritenuto fosse necessario provocare lei stessa una semi fine del mondo. Per farlo ha avuto bisogno di molta energia e di alcuni artefatti. Ora non sto a descrivervi tutto per filo e per segno, sia perché vi annoierei, sia perché Merlino non ha avuto il tempo di raccontarmi ogni dettaglio. Fatto sta che Merlino ha scoperto questo progetto quando ormai era già avviato. È riuscito, comunque, ad interromperlo e a inviare qua uno degli artefatti che Viviana stava per usare: il vaso di Pandora. Per interrompere il rituale, però, Merlino ha dovuto usare tutta la sua energia e la sua concentrazione e quindi non ha potuto difendersi dall’incantesimo con cui la Dama Del Lago lo ha colpito per vendetta e per toglierlo di mezzo una volta per tutte. Come dicevo, però, parte del rituale era già in atto, quella che aveva come artefatto di riferimento il pomo d’oro di Eris; dunque la discordia si è espansa ovunque, giungendo fino a Logres, dove ha fatto leva sulle ambizioni e i malcontenti già presenti, che attendevano solo di essere fatti emergere. In particolare hanno trovato cuori a cui attecchire bene nei petti di Morgana e Mordred che hanno causato la caduta di Camelot.”

“Dunque la colpa di chi è?” chiese Lancillotto confuso.

“Ognuno ha la sua parte di colpa. Viviana ha agito da folle, mentre Morgana e Mordred avevano già inclinazioni al male e non hanno avuto la forza di resistere.”

Lancillotto chiese ancora: “Quindi Morgana ha davvero influenzato ed istigato Mordred.”

“Ritengo di sì.” rispose Pelleas.

Melissa scosse il capo e ribatté: “Morgana non avrebbe mai voluto la morte di Artù, né la caduta del regno.”

Pelleas le disse: “Quando si agisce guidati dall’odio, non ci si rende conto di tutte le conseguenze. Probabilmente lei voleva solo distruggere Ginevra e non immaginava che cosa è poi accaduto.”

Galahad, invece, domandò: “Il piano di Viviana era davvero estremamente sbagliato? Capisco che parlare di una mezza distruzione del mondo suona come tremendo, ma se deve comunque avvenire, presto o tardi, per poi dare qualcosa di migliore, perché non accelerarla? Mi pare che lei abbia agito cercando di fare del bene, perché Merlino ha ritenuto di doverla fermare?”

Yahuda corrucciò la fronte, come sorpreso e preoccupato che quello fosse il punto di vista del giovane, comunque gli spiegò: “Certi tempi della natura sono impossibili da forzare e, in ogni caso, anche se fosse possibile non bisognerebbe affatto toccarli: ci sono equilibri e moti cosmici in cui l’uomo non deve interferire.”

Non parlarono oltre della faccenda. Dopo aver mangiato ed essersi separati per distrarsi un poco, ad un certo punto Pelleas affiancò Galahad, che si trovava da solo accanto ad una finestra, e gli disse: “Ho parlato con tuo padre e ha espresso il desiderio di rimanere qui e continuare a combattere per la Biblioteca. Ho sempre pensato che, una volta guarito, sarei tornato io stesso ad affrontare i pericoli in prima persona … tuttavia mi sono anche reso conto di quanto sia importante amministrare e soprattutto curare questo luogo. Non ho più solo qualche papiro e qualche arma greca o persiana o amuleto egizio da tenere nascosto. In cinquecento anni di attività mi sono procurato molto materiale e la collezione è notevolmente incrementata grazie alla collaborazione della Tavola Rotonda. Penso che sia giusto per me occuparmi di tenere in ordine la Biblioteca e curarla, coordinare le sue attività di raccolta del materiale, opposizione alla magia usata per il male, preservare il sapere. Mi fa ben piacere, quindi, che Lancillotto resti qui: lui sarà l’uomo d’azione che agirà fuori da queste mura. Mi farebbe molto piacere, se anche tu scegliessi un tale ruolo.”

Galahad continuò a scrutare il cielo in silenzio per lunghi momenti, prima di rispondere semplicemente: “No.”

“Come?” si meravigliò Yahuda, un poco imbarazzato “Tu sei nato per questo luogo!”

Ecco la frase che il giovane aspettava. Era stato colpito da ciò che il padre gli avesse detto circa come la Biblioteca era in grado di condizionare la vita delle persone che sceglieva, tanto da impedire loro di decidere liberamente. Galahad si chiedeva se era stato fatto nascere unicamente per servire la Biblioteca o se poteva scegliere della propria vita. Quella frase di Pelleas gli aveva fatto capire che non era nato per poi trovare il proprio posto nel mondo, ma che nel mondo c’era un posto vuoto per riempire il quale era stato creato qualcuno. Galahad non era certo di voler accettare quell’imposizione o, per lo meno, voleva che quella diventasse una propria scelta.

Si limitò a rispondere: “Adesso non voglio fermarmi qui. Ho un altro posto da visitare e poi preferisco girovagare per il mondo ad aiutare chi incontro sulla mia strada e non stare chiuso tra quattro mura e uscire su chiamata. Voglio vedere il mondo, sono molti i luoghi in cui ancora non sono stato, voglio conoscerlo.”

E non avere la visione limitata che deciderai di mostrarmi- aggiunse solo nei propri pensieri.

“Comunque non dubitare: nel caso il mio aiuto sia indispensabile, sarò sempre disponibile per te e la Biblioteca.”

“D’accordo e ti ringrazio. Sappi che la Biblioteca è casa tua e ci sarà sempre posto per te. Se desidererai tornare qua, la Biblioteca lo saprà e si farà trovare.”

Galahad si trattenne pochi giorni in quel luogo e poi fu pronto a ripartire. Domandò a Melissa se anche lei fosse d’accordo con tale decisione e se lo volesse seguire; la Maga si disse un po’ dispiaciuta di non potersi fermare di più per consultare i rotoli custoditi in Biblioteca, ma preferiva sicuramente viaggiare col cavaliere.

Partirono e cavalcarono per molti giorni per poi giungere al mare ed imbarcarsi: avevano deciso di recarsi al Lago.

Quando vi arrivarono, furono accolti con entusiasmo e Viviana si mostrò molto gentile con entrambi: forse credeva di poterli considerare propri alleati.

Galahad domandò anche a lei che cosa ne pensasse della caduta di Camelot. La Dama Del Lago non nascose il progetto di distruzione che aveva tentato di portare a termine e lo difese strenuamente, circa la questione del se fosse legittimo o meno forzare i tempi, rispose: “Se posso fare una cosa e la ritengo utile, non vedo perché dovrei trattenermi dal compierla. Sbaglia Pelleas a dire che i tempi cosmici non possano essere modificati: basta conoscere le leggi che li regolano. Io ho studiato la magia e i suoi meccanismi ben più approfonditamente di chiunque altro, perfino di Merlino. Non mi sono fermata davanti a quelli che parevano i limiti. La magia è scienza e la scienza insegna che per ogni effetto c’è una causa. Io non mi sono arrestata alle manifestazioni delle cose, ma ho indagato circa il perché e come esistessero, quali fossero le cause che le hanno portate in essere e poi ho studiato le cause delle cause e così sempre più a fondo, sempre più addentro alle leggi su cui tutto l’universo si regge. Leggi che non possono essere violate, è vero, ma che possono essere usate ed applicate per ottenere gli effetti ch’io voglio. È su questo, in fondo, che si basa tutta la magia: conoscere le regole e usarle a nostro piacimento per raggiungere i nostri scopi. Come ti ho sempre detto, nella magia è necessario: volere, sapere, osare e tacere. Conoscere il mondo dà la possibilità di cambiarlo, ma bisogna osare farlo. Merlino era spaventato dal potere che sono riuscita a carpire, aveva paura che la mia gloria, nel nuovo mondo che avrei creato, avrebbe perduto la sua … e poi era troppo codardo e ignorante per accettare la necessità del sacrificio che volevo compiere e per vedere i benefici che ne sarebbero scaturiti. Ha sabotato il mio piano, mi ha privata del materiale necessario per realizzarlo e quindi ora ci toccherà rimanere bloccati in quest’era di decadenza, in attesa della distruzione spontanea.”

“Quindi la caduta di Camelot è stato un effetto collaterale.” commentò Galahad.

“Ah, no. Io non c’entro nulla con la fine di Camelot. A quella ha pensato Morgana.”

Melissa, che ascoltava, stufa di sentire ancora una volta accusata la zia, domandò: “Perché date la colpa a lei? Non c’è un solo indizio che possa far supporre che Mordred sia stato istigato, anziché abbia agito di testa propria.”

Mordred non sarebbe stato capace di elaborare un simile piano, dovresti sapere che tuo zio era più un uomo d’azione diretta e non un complottatore. Morgana ha avvelenato la mela che poi ha fatto avere a Ginevra! Forse non voleva la caduta di Camelot, ma voleva Mordred sul trono, è stata lei a sobillarlo e guidarlo.”

“Perché?!” insisté Melissa “Che cosa sapete che a me è ignoto? Date la colpa a Morgana, senza considerare l’affetto infinito che lei provava per Artù.”

“Sono ben consapevole dell’affetto di cui tu parli, ben più morboso di quello tra sorella e fratello. Artù e Morgana sono stati amanti, prima di scoprire di essere fratelli. Lei era pure rimasta incinta e, per nascondere lo scandalo, affidò il neonato alla sorella maggiore, facendolo credere figlio suo. Il frutto di questo incesto è stato Mordred. Anche dopo aver scoperto la loro parentela, il rapporto tra Artù e Morgana non mutò, almeno in privato, ma per molti era evidente. Artù quindi sposò Ginevra anche per mettere a tacere i pettegolezzi e solo allora egli smise di fare ciò che con una sorella non bisognerebbe fare; Morgana, tuttavia, era comunque tenuta in altissima considerazione da Artù, che trascorreva con lei gran parte del tempo e le chiedeva consiglio sul governo. Tra le due donne del Re fu subito guerra aperta: l’invidia era palese, erano sempre in competizione e cercavano di screditarsi a vicenda. Finché Ginevra non scoprì che suo cugino Gaiomar nutriva interesse per Morgana, allora lo fece venire a Corte, gli fornì tutte le occasioni per restare da solo con la Fata, favorì in tutti i modi il nascere di quell’amore, solo per poi svelarlo alla Corte, facendo ricadere la vergogna sui due innamorati e costringendoli all’esilio.”

“Come sapete tutto ciò?” chiese Melissa che era a conoscenza solo dell’ultima parte di quel racconto.

“All’epoca non avevo ancora interrotto i miei rapporti con Merlino e lui mi raccontava ogni cosa.”

“Conosco bene l’odio che mia zia nutriva per la Regina ed è assolutamente plausibile che abbia fornito a Mordred le prove della relazione tra Ginevra e Lancillotto e che se ne sia pure inventata qualcuna per farli apparire come cospiratori, per essere certa che la sua nemica ricevesse la massima pena. Non posso però accettare l’accusa di aver voluto la destituzione di Artù: con lui non era irata, anzi gli faceva quasi pena perché lo vedeva ingannato e a volte manipolato. Ha anche portato il suo corpo ad Avalon!”

“Morgana era molto affezionata sia a Galvano che a Mordred. A tuo padre perché era stato il suo primo nipote e quasi lo aveva cresciuto nell’infanzia; a Mordred era ancor più legata poiché suo figlio e si sa che le madri perdono la testa per la propria prole, quanto gli uomini perdono la ragione per una bella donna. Mordred era consapevole della propria nascita e anche Artù non lo ignorava. Lo tenevano ben segreto, ma sapevano di essere padre e figlio e si comportavano come tali. Mordred ha dunque sempre saputo di essere l’erede al trono e, a lungo andare, si è stufato di aspettare. Dopo avere assaporato il potere, non ne poteva più fare a meno. Ha cercato di trattenersi e si è confidato con la madre e Morgana, anziché infondergli la pazienza, l’ha assecondato e istigato ancor di più, favorendo il colpo di stato. Su una cosa, tuttavia, hai ragione la Fata non voleva la morte di Artù, voleva solo che lui  perdesse il regno, per portarlo ad Avalon e vivere in pace con lui, senza afflizioni, senza protocolli, benpensanti e tutte le pesantezze della vita di Corte. Si è dovuta accontentare del cadavere.”

Galahad, ormai abbastanza persuaso che Morgana avesse avuto un ruolo importante nella caduta di Camelot, commentò: “È stata sconsiderata! Avrebbe dovuto immaginare che Artù avrebbe reagito.”

“Forse sperava che, a causa dell’età e della delusione della perdita di moglie e amici, il Re si sarebbe fatto volentieri da parte in favore del figlio.”

Viviana invitò il nipote e la sua compagna a fermarsi al Lago per un po’ di tempo. I due giovani non erano del tutto tranquilli a rimanere lì, ma da una parte non volevano dispiacere la Dama, temendo sue rappresaglie, se si fosse sentita offesa. Inoltre, ella trasmetteva una sensazione d’ambiguità: da una parte le sue azioni erano state terribili e la indicavano come una pericolosa irresponsabile (o forse aveva solo una visione più ampia degli altri?), dall’altra i suoi modi di fare erano gentili, dolci e comprensivi. Ogni tanto aveva momenti in cui era evidente di come il proprio potere la inebriasse, ma per il resto appariva come una splendida persona.

Dopo essersi consultati, Galahad e Melissa decisero di accettare l’ospitalità per qualche tempo. Il cavaliere ne approfittò per rilassarsi e per allontanare dal proprio animo il dolore che la caduta di Camelot e la morte degli amici gli avevano provocato; rimase spesso in compagnia di creature fatate e riprese gli studi che a causa delle imprese eroiche aveva trascurato.

Melissa, invece, cercò soprattutto di studiare Viviana, cercare di capire che donna fosse e quali fossero realmente i suoi obbiettivi. Per far ciò, accettò di ricevere degli insegnamenti da lei ed evitò di contestare il suo considerare la magia come un mezzo, anziché un fine.

Dopo alcuni mesi, i due giovani lasciarono il Lago. Erano ancora nei suoi paraggi, quando la Maga sentì una voce portata dal vento. Dapprima non riuscì a comprenderla, per cui seguì la direzione da cui proveniva e si fece più chiara: chiamava proprio lei ed era la voce di Merlino.

Giunsero davanti a una grossa lastra di marmo, con vari simboli incisi sopra, Melissa ne riconobbe solo alcuni.

“Eccoti, finalmente!” disse la voce di Merlino “Questa è la mia prigione d’aria. Sulla lastra che vedete è stato effettuato il rituale e ad essa sono vincolato. Posso solo parlare con chi è qui vicino e non più usare la magia. Portatemi a Brocelandia. Non ho intenzione di toglierti l’eredità che ti ho affidato, ma voglio stare in quella che considero la mia casa.”

“D’accordo, lo faremo.” acconsentì Melissa.

Galahad aggiunse, con amarezza: “Si è avverato tutto ciò che ci avevi detto … spero anche che per il futuro lontano tu abbia avuto ragione.”

“Ora non vedo più nulla, non posso. Come vi ho detto, al momento esistono moltissimi futuri in contemporanea. Ci sono quelli positivi, ma sta alle vostre scelte farli avverare. Voglio comunicarvi anche l’ultima profezia che mi è venuta alla mente, prima che fossi imprigionato e perdessi i miei poteri: Quando il mondo avrà disperatamente bisogno, Artù ritornerà.”

   
 
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