6 – Dobbiamo
parlare?!
La residenza estiva
della regina era un piccolo castello
su un piccolo lago ai confini con la foresta elfica; tirava una brezza
leggera
e l’aria profumava di erba e rugiada, residuo della notte
precedente. Era
mattina inoltrata quando Saphira atterrò nel cortile interno
del piccolo
castello, il sole del mezzogiorno stava iniziando a riscaldare le
pietre delle
mura e tutto il resto intorno a loro. Si prospettava essere un estate
particolarmente calda.
Castigo saluto il loro
arrivo con un poderoso ruggito,
allertando anche chiunque non li avesse visti atterrare; Saphira
ruggì in
risposta e in pochi secondi la zazzera di capelli neri e disordinati di
Aiden
apparì dal portone principale correndogli in contro con
assurda frenesia. La
vista del bambino mise subito Eragon di buon umore e gli fece
dimenticare la
stanchezza dei due giorni passati a volare per raggiungere il prima
possibile
il piccolo e suo padre.
Aiden volò
direttamente tra le braccia di quello che per
lui era un padre, avvolgendogli le sue al collo e facendo sprofondare
il viso
nella spalla di Eragon. Dal canto suo il cavaliere si godette
l’odore dei
cappelli del bimbo, che gli ricordava la primavera, sapeva di fiori e
paglia.
Sarebbe restato così per sempre se il bambino non avesse
iniziato a scalciare
in preda all’entusiasmo per raggiungere l’altro dei
suo padri che stava
seguendo, con molta più calma, il percorso intrapreso dal
figlio.
Eragon posò
Aiden a terra e il bambino prese subito a
correre tra i due uomini in preda ad un febbrile entusiasmo, lanciando
gridolini e proferendo frasi spezzate con il fiato corto.
«Ciao, Eragon. Mi fa
molto piacere che tu sia venuto» lo salutò latro
con un splendido sorriso,
tanto che per un momento il cavaliere si scordò di essere
arrabbiato con lui e
lo salutò di rimando; i due si strinsero in un abbraccio e
poi insieme al
bambino, che non dava segni di volersi calmare, si avviarono verso
l’interno
del castello, alla ricerca di un po’ di frescura.
«Aiden
è molto felice di vederti» proferì il
cavaliere
rosso, spezzando il silenzio che si era creato tra i due. Sul viso
aveva uno
strano sorriso, quasi imbarazzato, che Eragon faticò ad
interpretare. «Non gli
piace molto vivere qui» aggiunse, lanciando
un’occhiata divertita al figlio che
li precedeva saltellando.
«No?»
Fece Eragon cercando di sembrare più dispiaciuto
possibile, ma dovette riuscirci molto male perché la sua
voce suonò fin troppo
soddisfatta anche alle sue orecchie; infatti Murtagh gli
scoccò uno strano
sguardo, che Eragon faticò nuovamente ad interpretare. Dio
era così stanco.
«Da quanto
è che non dormi?» Gli chiese infatti
l’altro,
sorvolando sulla precedente questione. «Due giorni»
«Dovresti
riposarti un po’…» propose quasi
timoroso
Murtagh. Sentire la voce del cavaliere con quello strano timbro confuse
ancora
di più Eragon; non era certo da lui quel tono timoroso,
l’altro era più quello
che si impone sugli altri con risoluta fermezza. «Sono appena
arrivato» si
lamentò lui, anche se sapeva che se non andava a riposare si
sarebbe
addormentato prima del tramonto, che fosse in piedi o seduto.
«Puoi sempre
dormire qualche ora e svegliarti prima di
cena, tanto Nasuada non arriverà prima di domani»
Eragon registrò
l’informazione distrattamente mentre annuiva, in accordo con
l’idea proposta
dall’altro.
«Aiden»
chiamò Murtagh «augura buon riposo a Eragon e va
dalla tua governante, lo rivedrai prima di cena»
assicurò lui, precedendo
qualsiasi protesta del figlio. Il bambino fece come gli era stato
detto,
baciando Eragon sulla guancia e zampettando via. I due adulti
procedettero verso
l’ala delle stanze.
Entrambi restarono in
silenzio fino a quando Murtagh non
si fermò davanti ad una porta in legno dietro la quale vi
erano le stanze
allestite per Eragon. «Ascolta» iniziò
Murtagh, fissando i suoi penetranti
occhi neri in quelli castani dell’altro «noi due
dobbiamo parlare di un po’ di
cose e sono abbastanza sicuro che la conversazione non sarà
di quelle più
piacevoli, ma non ho intenzione di rimandarla oltre» e a quel
punto sembrò
ripensarci «beh, non oltre di questa sera, non mi sembri
nella forma giusta per
intraprendere una discussione senza addormentarti. Ma ti prometto che
non
appena Aiden sarà andato a dormire noi due parleremo di
tutto quello che è
successo»
«Murtagh, io
non capisco di…» cercò di dire il
castano,
venendo subito interrotto dall’altro: «Buon riposo
Eragon, ci vediamo per cena»
e detto questo girò sui tacchi per tornare da dove era
venuto.
Eragon era troppo
stanco per arrovellarsi sullo strano
comportamento del più grande e quindi non appena entrato
nelle sue stanze si
sfilò i vestiti e si infilò nel letto, per
sprofondare in un sonno profondo
subito dopo.
Fu svegliato da un
insistente bussare alla porta e ancora
stordito dal sonno, che non voleva scivolare via, borbotto un avanti
molto
stizzito. La porta ruotò su cardini silenziosamente,
lasciando entrare uno
spiraglio di luce aranciata, luce di fiaccole. Aveva dormito per tutto
il
giorno e molto probabilmente aveva saltato la cena. Il leggero fastidio
di aver
probabilmente deluso Aiden lo risvegliò dal sonno
completamente. I suoi occhi
misero a fuoco la figura che stava chiudendo la porta; Murtagh era
vestito come
quel mattino, una casacca marrone, stivali alti fino al ginocchio e
pantaloni
neri, anche vestito che semplicità sembrava ispirare una
certa regalità, come
se l’avesse nel sangue. E in un certo senso era anche
così.
Guardarlo avanzare
verso di lui con passo sicuro gli
diede un colpo al cuore, principalmente per due ragioni: uno, lo
trovava
assolutamente stupendo e, due, si ricordò che era
completamente nudo. Sperò che
nell’oscurità non si vedesse il rossore che gli
aveva ricoperto le guance.
«Non mi hai
svegliato» disse, cercando di suonare il più
infastidito possibile, cosa che gli riuscì abbastanza bene.
Complice il fatto
che era veramente dispiaciuto di non aver potuto passare la serata con
Aiden.
«Ho pensato
che un po’ più di riposo non ti avrebbe fatto
male. Avrai tutto il tempo di giocare con quel diavoletto di nostro
figlio
domani» Eragon notò il plurale con delizioso
piacere. Nostro, suonava
così bene.
Murtagh aveva acceso
una candela posata sul comodino
accanto al letto, inondando la stanza di una luce rossastra e infine si
era
seduto sul bordo del letto dando le spalle ad Eragon. Sembrava sul
punto di
scappare, aveva i muscoli contratti e la testa volta verso la porta; ma
allo
stesso tempo sembrava stranamente deciso a rimanere lì.
Sembrava che si
apprestasse a tagliarsi la mano per impedire a qualche malattia di
propagarsi
in tutto il corpo; fare qualcosa di doloroso per poi stare meglio.
«Se volevi
lasciarmi riposare perché sei venuto?» La voce
suonò alle sue orecchie più metallica e rancorosa
di quanto avrebbe desiderato;
decisamente era ancora arrabbiato con lui per quello che aveva fatto.
«Te lo avevo
detto, volevo parlarti»
«Era una cosa
così urgente che non poteva aspettare?!» Si
sentiva sempre più irritato dal fatto che Murtagh non lo
guardasse ma si
ostinasse a rivolgere il suo sguardo verso la porta, dandogli le spalle.
«Non ha
aspettato fin troppo?» Il tono della voce era
dispiaciuto, quasi impotente. Da una parte Eragon se ne dispiacque, ma
dall’altra quel tono non fece che aumentare la sua
irritazione. Non era forse
stato lui a volersene andare? A lasciarlo da solo come un cane, dopo
che lui
aveva accolto sia lui che Aiden?
«Non certo
per colpa mia»
«No»
finalmente si voltò ed Eragon desiderò
intensamente
essere vestito; ma doveva accettare di essere appoggiato alla testiera
del letto,
a petto nudo e con la coperta leggera che gli copriva dalla vita in
giù. «Vuoi
ascoltarmi?»
Voleva ascoltarlo? Ovviamente, ma al contempo voleva mandarlo a farsi un giro, o un lungo bagno in acque gelate. Gli fece un cenno di assenso con la testa.
«Mi sembra inutile girarci intorno» fece una pausa per raccogliere le idee «So quello che provi per me»NOTE DELL’AUTRICE
Salve a tutti, sono tornata nemmeno dopo tanto tempo e sono
piuttosto certa che il prossimo capitolo lo pubblicherò non
più tardi di martedì
prossimo. Ma passando a questo capitolo spero veramente che vi sia
piaciuto e
volevo anche ringraziare tutti coloro che continuano a seguire questa
storia!!!
Ciao e alla prossima,
Ortceps.