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Autore: Claire Penny    21/01/2016    1 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Clare, Max, Cameron- disse Serena, con gli occhi increduli ancora fissi su Aly. -Mi dispiace ma credo proprio che il premio “Vicende Assurde dell'Anno 2012” dovrò assegnarlo ad Alyssa Mlynowski-.
-Mi sembra il minimo- convenne Clare.
Aly sorrise amaramente. -Sì, direi che me lo merito-.
Serena non riusciva a credere che la sua “profezia” si fosse avverata sul serio: il karma aveva davvero presentato il suo conto a James, permettendo così ad Aly di aprire gli occhi una volta per tutte. Magari di lì a poco avrebbe scoperto di essere una veggente. Considerata la piega che stavano prendendo le cose in quell'ultimo periodo, non sarebbe stata poi così sorpresa della cosa.
-D’accordo, questa parentesi è stata decisamente…interessante e sconvolgente ma adesso dobbiamo procedere con il piano- intervenne Violet. –Tutto il resto possiamo metabolizzarlo dopo-
-Quale piano?- chiese Aly.
Quest’ultima, dopo aver superato lo choc iniziale causato dagli avvenimenti dell’ultima ora, aveva iniziato a guardarsi intorno ed aveva realizzato di avere parecchie altre ragioni per sentirsi perplessa e confusa, già a partire dalla situazione in cui si trovava in quel preciso momento: le altre ragazze, dopo averla incontrata nella palestra in pieno stato confusionale, l’avevano condotta nel corridoio dalla parte opposta della scuola. Aly non riusciva nemmeno a ricordare come fossero riuscite a arrivare lì, tanto era sconvolta.
Il secondo dettaglio che l’aveva spinta a chiedersi se fosse uscita ufficialmente di testa o se fosse la scena intorno a lei ad essere totalmente priva di senso, era stato l’arrivo di Cameron Stone con al seguito Max, l’ex di Clare. Perché quest’ultima non sembrava minimamente toccata dalla presenza del vampiro con cui aveva avuto una relazione che stava lì, a meno di un metro da lei? Ciò che rendeva tutto questo ancora più assurdo, era proprio il fatto che, esclusa Aly, tutti presenti si stessero comportando come se in tutto ciò non ci fosse niente di strano.
La ragazza intuì che in quegli ultimi giorni dovesse essersi persa qualche passaggio fondamentale che spiegava in modo (più o meno) logico quello a cui stava assistendo. Paradossalmente però, in quel momento erano tutti gli altri a guardare Aly come se il racconto della vicenda da lei vissuta poco prima fosse impossibile da credere.
-Adesso però potreste spiegarmi voi come mai siete qui tutti insieme e il motivo per cui siamo dovuti venire nel corridoio più remoto della scuola per parlare-.
-È una lunga storia- sospirò Clare.
Aly si rivolse allora a colei che, secondo il suo parere, poteva darle la spiegazione più chiara e allo stesso tempo sintetica. -Fay? Per caso ha a che fare con…-
Violet annuì prontamente. -Sì, ha a che fare con il motivo per cui sono qui. A proposito, non serve che continui a chiamarmi Fay, ho detto loro il mio vero nome-.
A quel punto Serena fu la prima a fare due più due e ad intervenire di conseguenza.
-Un momento, Aly conosceva la tua vera identità?- domandò.
Violet si voltò verso la ragazza che aveva chiesto spiegazioni
-Sono stata io a metterla al corrente di tutto, pochi giorni dopo il mio arrivo qui. Aly mi aveva messa in guardia sul fatto che avevo attirato l’attenzione di gente “poco raccomandabile” e che dovevo fare attenzione-.
-Cioè?- chiese Em.
-Si era accorta di come mi guardava Will- spiegò Violet.
Al margine del suo campo visivo, Aly notò Max irrigidirsi.
-In realtà inizialmente pensavo che fosse interessato a lei nell’altro senso…insomma, che ne fosse attratto perché Violet rappresentava la novità del momento- puntualizzò.
-Mi marcava stretta ogni volta in cui c’era la possibilità che Will mi si avvicinasse- continuò la Guardiana. –A quel punto ho deciso di rivelarle chi ero e perché mi trovavo qui. Avevo paura che Will le avrebbe fatto del male se avesse continuato ad intromettersi-
-Credevo di proteggerla quando invece mi stavo solo mettendo in pericolo. Non ne faccio una giusta, eh?- disse  Aly, facendo un mezzo sorriso amaro e abbassando lo sguardo.
-Sei stata molto coraggiosa invece- commentò Clare. –Voglio dire, hai sfidato un vampiro per evitare che si prendesse gioco di Violet, hai cercato di evitare che qualcun’altro vivesse quello che hai…che abbiamo vissuto noi-
-Inoltre- continuò Violet. -È stato grazie al tuo avvertimento che ho iniziato ad osservare meglio Will e questo mi ha dato modo di capire quali fossero le sue intenzioni. Sei stata molto più utile di quello che credi, mi hai risparmiato un bel po’ di lavoro-.
Lo sguardo di Aly incrociò istintivamente quello di Serena, che le sorrise. La ragazza ebbe la sensazione che quel sorriso racchiudesse in qualche modo le parole che la fondatrice del loro gruppo le aveva sussurrato quella volta, davanti alla porta di casa sua.
Lo so, so che sei più forte di tutto questo. E sono convinta che infondo lo sappia anche tu”.

***

La spiegazione in merito a quanto accaduto al club nei giorni in cui Aly era stata impegnata a pendere nuovamente dalle labbra di James/Kevin diede una risposta alle domande più importanti che si stava ponendo.
Venne aggiornata a proposito di Elijah, sulla sua abitudine di sacrificare ragazze in nome della sua distorta e psicopatica visione dell’amore “eterno” e del fatto che Kelly, stando a quanto raccontato da Serena, fosse quasi certamente la sua prossima vittima designata.
-È…è qualcosa di…- Aly non riusciva a trovare le parole adatte a descrivere quello che pensava.
-…incredibile?- l’aiutò Em.
-…disgustoso?- rincarò Clare.
-…assolutamente folle- concluse Aly. -Ma tanto le intenzioni di Elijah, quanto le vostre-
I presenti si scambiarono un’occhiata eloquente. Erano consapevoli di aver avuto troppo poco tempo per studiare bene la situazione, sicché il loro piano non poteva certo considerarsi perfetto, nonostante la supervisione di due esperti come Violet e Max, i quali avevano trascorso le ultime quarantotto ore a programmarlo e revisionarlo più e più volte, affinché fosse il più possibile a prova di imprevisto – e, se c’erano di mezzo dei vampiri, c’era una probabilità del centodue percento che se ne presentassero.
-Pensavo che dopo tutto quello che abbiamo passato nell’ultimo anno aveste capito. Loro saranno sempre e comunque due passi avanti a noi. Voi puntate sull’effetto sorpresa, sulla loro convinzione che delle giovani umane non potranno mai mettere in atto nulla di davvero pericoloso contro di loro…ma allora, con tutte le ragazze che ci sono nella nostra scuola, per quale motivo lui avrebbe scelto proprio Kelly, la migliore amica di Serena, nonché la cugina di Em? Andiamo, non mi direte che sono stata l’unica a pensare ad una trappola!-
-Non sei stata l’unica- le rispose Clare. -Pensi forse che nessuna di noi abbia notato la scritta “ESCA PERFETTA” che campeggia a caratteri cubitali sopra la testa dell’ignara e al momento rimbecillita Kelly? È stata una delle prime possibilità che abbiamo considerato, ma qual è l’alternativa? Starcene qui e vedere che succede? Abbiamo già perso troppo tempo-
-Come stavo dicendo- proseguì Violet, cercando di riportare l’attenzione sull’argomento principale. -Il vostro unico compito è cercare Kelly, allontanarla con una qualsiasi scusa e metterla al sicuro da Elijah. Al resto pensiamo io, Max e Cameron e voi non dovrete intromettervi per nessuna ragione-.
Aly non era ancora convinta della cosa, ma non trovava le giuste parole a supporto della sua visione delle cose. Era troppo difficile pensare con calma e lucidità dopo il cumulo di cose assurde che le era franato addosso nelle ultime ore, compromettendo seriamente la sua visione razionale delle cose. Nonostante questo però, rimaneva del parere che quanto stessero per fare fosse fi troppo rischioso e la sensazione che qualcosa sarebbe andato terribilmente storto era ben presente in lei.
Alla fine però, notando la determinazione negli occhi delle sue amiche, non vide altre alternativa che cedere.
-D’accordo, facciamolo- disse, con una voce che era poco più che un sussurro.
Aveva paura, certo, ma il pensiero che Clare, Serena, Em, Violet e persino Max e Cameron potessero venire feriti - o peggio - prevaleva su ogni altro timore. Forse il suo aiuto non avrebbe fatto alcuna differenza, forse avrebbe finito nuovamente per trovarsi in pericolo, ma doveva almeno provare a proteggerli.
 
***
 
Quella che era ormai già nota come “Notte dei Colpi di Scena” continuò a tenere alta la sua credibilità quando Violet condusse le ragazze nell’angolo più remoto del parcheggio della scuola, dove il suo vecchio maggiolone azzurro le attendeva, posteggiato lì da quella mattina, in attesa del momento propizio. La mezza fata aprì il doppio fondo del bagagliaio rivelando, al posto della ruota di scorta, un arsenale di armi di qualunque genere da utilizzare contro qualsiasi creatura ostile con cui potesse avere a che fare.
Max e Cameron, non necessitando di armi (dal momento che potevano considerarsi loro stessi un’arma) si erano separati dal resto del gruppo ed erano tornati nella palestra a tenere d’occhio Eli, Kelly e la situazione in generale.
-Sembra il bagagliaio dell’Impala dei fratelli Winchester- commentò Clare.
Aly notò uno strano luccichio nei suoi occhi. Più che spaventata da tutta quella roba, ne sembrava affascinata.
Nello scomparto segreto però, non c’era solo un vasto assortimento di armi quali pistole, balestre, pugnali e pallottole d’argento in quantità sufficiente da sterminare un branco di licantropi, c’erano anche fiale e boccette contenenti liquidi variopinti, erbe, fiori essiccati e alcuni oggetti di cui probabilmente solo i sicari conoscevano l’utilizzo.
-Questo a che serve?- chiese Em prendendo in mano una piccola boccetta contenente una strana sostanza nera e densa.
-Buio sottovuoto. Sta’ attenta a non romperla o non vedremo più niente per un po’- rispose prontamente Violet, mentre recuperava un pugnale, lo estraeva dal suo fodero rivelando una lama lunga e sottile e ne esaminava l’affilatura. Aly notò non senza un po’ d’inquietudine che era leggermente incrostato di sangue secco vicino all’impugnatura.
-Questo invece?- domandò Serena, prendendo una specie di grosso e nodoso pezzo di legno dall’aria piuttosto vecchia. Quando Violet si voltò per controllare, sbarrò gli occhi e ordinò a Serena di rimetterlo subito al suo posto.
-Quello è il pezzo di una delle radici di Yggdrasill- spiegò severa. -È rarissimo e vale una fortuna. Una grattugiata di quella roba rende miracolosamente efficace qualsiasi antidoto e istantaneamente letale qualsiasi veleno. Ti consiglio di lavarti le mani il prima possibile-.
Serena avvampò per l’imbarazzo e obbedì immediatamente alla mezza fata.
-Ygg…cosa?- provò a ripetere Aly.
-Yggdrasill, l’Albero del Mondo nella mitologia nordica. Secondo la leggenda i suoi rami sorreggono i nove mondi e l’intera volta celeste, mentre le sue radici sprofondano negli inferi-.
Gli sguardi stupiti delle ragazze puntarono tutti verso colei che aveva fornito la spiegazione. Non Violet, ma bensì Clare, che quando si accorse di avere addosso gli occhi di tutte, si limitò ad un’alzata di spalle.
-Mi piace la mitologia- si giustificò.
-Come sei riuscita a procurarti la radice di un albero mitologico?- chiese Aly a Violet.
L’ombra di un sorriso ambiguo comparve sul suo viso dai lineamenti ancora infantili di quest’ultima, che nel frattempo aveva finito di controllare i pugnali ed era passata ai paletti di legno.
-È un po’ come quando i genitori chiedono ai figli “da chi hai comprato la marijuana che ti ho trovato nello zaino?”. Diciamo che conosco certi individui che conoscono altri individui. Io chiedo, loro procurano, io pago e non faccio domande. Fintanto che il servizio è buono, non ho motivo di ficcare il naso-.
Aly si chiese quale fosse la valuta utilizzata nel mondo soprannaturale e, considerato il tono da gangster vissuta della minuta Violet, quanta della roba che teneva riposta nel bagagliaio fosse considerata “legale” in quello stesso mondo, ma ancora una volta il suo istinto le suggerì che era meglio non indagare oltre.
Dopo aver controllato ed affilato per bene l’ennesimo paletto, l’ibrido ne consegnò uno ad ognuna di loro, con tanto di apposita fondina da nascondere sotto il vestito, mentre per sé tenne il pugnale, una delle piccole balestre che Aly aveva notato poco prima, alcune munizioni per quella stessa arma e una fiala di liquido viscoso e scuro che la ragazza decise di non voler identificare.
-Paletti di frassino: i più letali per i vampiri. Utilizzateli esclusivamente per difendervi, mai per attaccare e non estraeteli a meno che la situazione non degeneri, siamo intese? Ci sono domande?-
Le ragazze si scambiarono qualche occhiata ma nessuna di loro disse niente. L’unico pensiero comune era che mai come in quel momento Violet era sembrata così adulta e sicura di sé. Del resto, nonostante in loro presenza l’avesse mostrata solo in un paio di occasioni, era quella la sua vera natura, la sua quotidianità, il suo lavoro.
Quello che Clare, Em, Serena ed Aly stavano vivendo era per loro qualcosa di completamente nuovo, eccezionale e del tutto sconosciuto, il che comportava tutte le implicazioni del caso: cuore a mille, adrenalina in circolo e sufficiente agitazione da provocare qualche piccolo tic nervoso alle ragazze. Al contrario, Violet non appariva per niente in ansia, anzi, era calma, lucida e la sua attenzione sembrava totalmente focalizzata sulla valutazione del suo compito.
Come doveva essere la sua vita? Convivere con pochissime certezze, tra cui la consapevolezza che la sua vita sarebbe potuta durare per centinaia di anni – se non addirittura per sempre – così come di finire quella stessa sera, o alla missione successiva, o a quella dopo ancora. Un’esistenza perennemente in bilico che però, stando a quanto aveva detto, rappresentava l’unica possibilità per gli ibridi come lei. Doveva essere una specie di effetto collaterale per chi nelle vene aveva sangue mortale e immortale insieme. Una condanna per qualcuno che non aveva altre colpe se non quella di essere nato.
-Ora tornerete dentro e vi comporterete come se niente fosse. Dobbiamo aspettare che la festa entri nel vivo, prima di agire- ordinò Violet. -Aly starà con me, voialtre cercate di non starvene troppo “in branco”, o attirerete l’attenzione dei vampiri. Socializzate, ballate, divertitevi ma cercate di non perdervi mai di vista e tenete sempre d’occhio la situazione, mi raccomando. Quando Max sarà riuscito ad allontanare Eli da Kelly, manderò Aly a richiedere al dj una specifica canzone. A quel segnale dovrete recarvi subito nei bagni delle ragazze, Serena porterà lì Kelly e la tratterrete ad ogni costo. Di Eli ci occuperemo io, Max e Cameron. Per ogni evenienza, tenete i cellulari a portata di mano. Tutto chiaro?-
Clare alzò la mano e l’attenzione generale si concentrò su di lei.
-Quale sarebbe la canzone che darà il segnale?-
-L’ultima di Justin Bieber- rispose prontamente Violet. Le ragazze si scambiarono uno sguardo poco convinto dalla scelta del brano, ma nessuna obbiettò. -Altro?-
La mano di Serena si alzò e l’ibrido le diede la parola. –E se Kelly si rifiutasse di seguirmi? È soggiogata, se provassi a trascinarla in bagno contro la sua volontà, lei potrebbe mettersi a gridare ed attirare l’attenzione di Eli-
Violet, che probabilmente aveva previso anche questo dettaglio, estrasse dalla sua borsetta a tracolla una bustina contenente pochi grammi di polvere argentata.
-Questa dovrebbe inibire la sua forza di volontà per un tempo sufficiente. Fa in modo che la respiri o versagliela nel bicchiere. Può causare colpi di sonno, quindi tienila d’occhio dopo che gliel’avrai somministrata- spiegò la mezza fata, dopodiché richiuse la borsa, di aggiustò i capelli e guardò le ragazze una ad una, con aria determinata. Okay, ragazze. Diamo a quel bastardo quel che si merita-.
 
* * *

Il punch alla frutta faceva schifo. Questa era la cosa più interessante che Em aveva avuto modo di notare negli ultimi venti minuti, ossia da quando Violet aveva mandato lei e le altre a fare gli agenti sotto copertura mentre aspettavano che le note di Beauty and a Beat si diffondessero nella sala. Per ammazzare il tempo, che sembrava scorrere sempre più lento, la ragazza scansionò la sala alla ricerca delle sue amiche, tanto per vedere come se la stavano passando con la loro copertura.
Notò che Aly aveva presentato Violet a due ragazze dell’ultimo anno, quasi certamente delle sue compagne di classe, forse le stesse che aveva frequentato prima di mettersi con James e a cui aveva accennato qualche volta, durante le prime sedute del club. La Guardiana, da parte sua, si mostrava a suo agio, interessata a qualunque fosse l’argomento della conversazione e a ciò che le altre avevano da dire in proposito. Sembrava una normale studentessa che si godeva il ballo mentre socializzava con le ragazze che, come lei, si erano presentate senza cavaliere – tra le quali spesso si formava una specie di sorellanza solidale. Em però cominciava ormai a capire di cosa fosse realmente capace Violet ed era convinta che probabilmente, mentre sorrideva e conversava con le sue compagne di scuola come se la sua attenzione fosse focalizzata tutta lì, in realtà al tempo stesso aveva tutti i sensi all’erta mentre teneva d’occhio ogni angolo della sala, pronta ad intervenire non appena si fosse accorta che qualcosa non andava.
Aly, al contrario, se ne stava un po’ in disparte: sorrideva anche lei e, di tanto in tanto, la vedeva pronunciare qualche parola, ma erano per lo più interventi brevi, espresse solo se le veniva rivolta direttamente una domanda. Em non aveva idea di come dovesse sentirsi in quel momento, considerato il turbine di emozioni che aveva dovuto affrontare nelle ultime ore. Né lei, né tantomeno le altre l’avrebbero certamente biasimata se per quella sera avesse scelto di tirarsi indietro, invece Aly era voluta rimanere ad aiutarle, nonostante i rischi e nonostante l’assurda situazione con cui si era appena dovuta confrontare. Doveva riconoscerlo: Serena aveva visto giusto quando aveva scelto di credere che in lei ci fosse più forza di quella che per troppo tempo aveva dimostrato, soprattutto nei giorni bui in cui ancora non si era rassegnata all’abbandono di James.
Lo sguardo di Em continuò a vagare per la sala alla ricerca di Clare, ma non la trovò. Non se ne sorprese più di tanto: probabilmente anche lei si era rifugiata in un angolo come Em. Quella sera non sembrava proprio dell’umore per partecipare ad un ballo. Anzi, a dirla tutta, Clare non sembrava il tipo di persona a cui piaceva partecipare ai balli in generale. Da quando l’aveva conosciuta aveva capito che la sua reputazione da “cattiva ragazza” era frutto di un pregiudizio nato a seguito di un singolo episodio – di per sé nemmeno così eclatante o straordinario – avvenuto anni prima e di cui si era pentita, a cui però si erano poi aggiunte un milione di perfide voci infondate che ci avevano ricamato sopra all’inverosimile, creando ed alimentando le assurdità che ancora giravano sul conto della ragazza. Em aveva imparato a vedere la vera Clare e a scinderla da quella ragazza subdola, strana e problematica di cui si sentiva parlare tramite i gossip nei corridoi, ma aveva capito anche che l’unica nota veritiera che girava a proposito della sua compagna di sventure era quella riguardante la sua (poca) femminilità, dettaglio che, ovviamente, per un periodo le era costata l’etichetta di “probabile lesbica”, voce che la sua storia con Max aveva messo a tacere quasi definitivamente.
Già, Max. di sicuro la sua presenza e quella di Cameron non contribuivano molto a migliorare l’umore di Clare, che già di per sé non sembrava esattamente alle stelle, nonostante entrambi cercassero di comportarsi con discrezione. Anche se quest’ultima aveva avuto più tempo di Aly per poter elaborare la sconvolgente verità che le aveva rivelato il suo ex, non la si poteva comunque biasimare. Per quanto Clare ci tenesse a nascondere le proprie fragilità, agli occhi delle ragazze del gruppo era chiaro che fosse ancora innamorata di Max e che stesse soffrendo da morire nel sapere non solo che il cuore del vampiro apparteneva a qualcun’altro, ma anche che non era mai stato realmente suo – non nel senso in cui lo aveva inteso lei, almeno – e che mai sarebbe potuto esserlo.
Em si mise quindi alla ricerca di Serena, per cercare di scacciare la bruttissima sensazione che aveva provato quando aveva provato a mettersi nei panni di Clare. Individuò la fondatrice del club vicino alla console del dj, mentre ballava con alcune cheerleader, le sue ex compagne di squadra. Ovviamente queste ultime erano tutte fornite di vestiti firmati per il cui pagamento una comune mortale come Em avrebbe dovuto accendere un mutuo, acconciature elaborate che dovevano aver richiesto diverse ore di preparazione, trucco multistrato che necessitava di un’aggiustatina in media ogni quindici minuti e, ovviamente, cavalieri accuratamente selezionati tra gli sportivi della scuola, preferibilmente dalle squadre di football o basket. Nonostante Serena non avesse adempiuto a nessuno degli obblighi sopraelencati, sembrava comunque a suo agio tra loro. Em sapeva, sempre grazie alle confessioni del club, che l’unica ragazza con cui Serena era apertamente in guerra era Courtney Dawson, “una stronza che si è fatta una reputazione pugnalando alle spalle e aprendo le gambe” come l’aveva definita una volta.
In quel momento, guardando Serena mentre si divertiva assieme alle sue vecchie amiche in quello che sembrava essere il suo habitat naturale, le venne spontaneo chiedersi se avrebbero mai avuto modo di conoscersi se non fosse stato per i loro ex. La risposta che si diede le venne altrettanto spontanea: molto probabilmente no. Tutte loro provenivano da contesti sociali differenti, sia nella vita, che nel piccolo perfido mondo che è il liceo. Non avevano praticamente niente in comune, ad eccezione di qualche corso, il che precludeva quasi ogni possibilità di socializzazione tra loro.
Fu strano per Em realizzare che dopotutto, i loro ex, per quanto si fossero dimostrati subdoli, egoisti, e perfidi sotto i più disparati aspetti, almeno un merito ce l’avevano: avevano fatto sì che Em, Clare, Serena ed Aly s’incontrassero e di questo avrebbero dovuto essere loro grate, nonostante tutto.
-Vedo che non sono il solo ad annoiarmi- esordì una voce accanto ad Em.
La ragazza era talmente immersa nei suoi pensieri che a quelle parole sobbalzò e si voltò di scatto per vedere chi le avesse rivolto la parola.
-Oh, ciao David!- esclamò sorpresa, quando si accorse che il ragazzo che le aveva parlato altri non era che il compagno di classe di cui Eli era stato immotivatamente geloso durante la sua complicata relazione con Em e che non le rivolgeva la parola dall’anno precedente proprio a causa delle minacce ricevute dal suddetto vampiro.
-Fammi indovinare: tu te ne saresti voluta rimanere a casa a guardare un film a caso in tv, beatamente spalmata sul divano, ma le tue amiche ti hanno convinta ad unirti a loro per celebrare questa assurda festività che da decenni ormai non ha altro che un significato puramente commerciale e ora stai solo aspettando il momento giusto per andartene senza passare per un’asociale- azzardò, mentre si serviva un bicchiere di punch.
-Più o meno- mentì Em, evasiva. –Anche per te è così?-
-Più o meno- rispose a sua volta il ragazzo, assaggiando un sorso della bevanda. Gesto che in breve mutò la sua espressione annoiata in una di disgusto, a conferma dell’opinione di Em in proposito di quell’orribile punch.
-Abbastanza imbevibile, eh?- disse la ragazza in tono comprensivo.
-Bleah. Ora capisco perché sei qui: presti soccorso alle vittime intossicate da questa roba. Ottima idea, ma personalmente ritengo che la prevenzione sarebbe un metodo più efficace- disse il ragazzo, occultando il bicchiere tra quelli già usati e abbandonati sopra il tavolo.
A quelle parole, Em ridacchiò.
-Hai ragione. Credo che seguirò il tuo consiglio-.
In quel momento, il suo sguardo si posò casualmente sulla mano sinistra di David ed il suo sorriso scomparve in fretta, alla vista dei moncherini che il ragazzo aveva al posto del mignolo e dell’anulare.
Quando David si accorse di cosa stesse fissando Em, quest’ultima si affrettò ad abbassare gli occhi, ma si accorse subito di aver rovinato quel momento di leggerezza tra loro. Il primo dopo tanto tempo.
Prima che il senso di colpa tornasse prepotente ad oscurare qualunque altra emozione però, il ragazzo prese la parola.
-Ti prego, non ritenerti responsabile per questo- disse, serio. –Tu non c’entri niente, sei una vittima delle circostanze tanto quanto me-.
Em cercò di pensare in fretta a qualcosa per replicare, ma non le venne in mente niente di appropriato e finì per rimanere in silenzio a fissarsi le scarpe. Non avrebbe mai pensato che proprio quella sera, tra le altre cose, avrebbe dovuto fare i conti anche con quella faccenda e non si sentiva minimamente pronta per una conversazione di quel genere. David però andò avanti.
-Lo so, Avrei dovuto avere il coraggio di affrontare questo argomento in un momento e in un luogo appropriati, anziché evitarti per tutto questo tempo e di questo mi dispiace- continuò. –Ma voglio farti sapere come la penso, rassicurarti sul fatto che non ti ho mai ritenuta in qualche modo colpevole per quello che è successo anche se sono certo che tu sia convinta del contrario-.
Solo a quelle parole Em riuscì finalmente a guardarlo di nuovo negli occhi.
-Stai scherzando?- chiese. Ma esaminando l’espressione sincera di David, capì che era serissimo. –Tu devi scusarti con me? Sono io quella che ha sprecato oltre un anno della sua vita impegnandosi in una relazione con il più grande psicopatico del mondo. Sono io che mi sono rifiutata per troppo tempo di vedere quanto grave e pericolosa fosse in realtà la situazione, continuando a frequentare Eli anche quand’era ormai chiaro che fosse fuori di testa. Sono stata io a prendere tutte queste stupide decisioni pur di non rischiare di rimanere nuovamente sola e non passa giorno in cui io non mi chieda come sarebbero potute andare le cose se non mi fossi ostinata ad aggrapparmi a questa relazione senza senso. Quindi sì, David, mi sento colpevole. So di essere colpevole. Perché se non mi fossi rifiutata vedere tutto il marcio che c’era sotto quel sottile strato dorato in superficie, se fossi riuscita a vedere Eli semplicemente per quello che era, senza lasciarmi influenzare dai sentimenti che credevo di provare per lui, forse tu…-
La frase, che Em non ebbe il coraggio di finire, venne inaspettatamente ripresa proprio dal ragazzo.
-…avresti ancora le dita- concluse amaramente David al posto suo. –So come la pensi, ma credi forse che questo faccia di te una sua complice? Pensi che io non mi fossi accorto del fatto che era lui la parte malata della coppia? Lui mi ha minacciato. Lui mi ha aggredito. Lui e solo lui è il responsabile. Credi forse che se anche l’avessi lasciato tu sarebbe stato tutto diverso? Sinceramente, io non credo. Avrebbe continuato a starti addosso, a sorvegliarti, a tormentarti e a minacciare chiunque ti stesse intorno esattamente come faceva prima. Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto accadere a te, in quel caso. Detto tra noi, secondo me, nelle giuste condizioni, uno come lui sarebbe capace di uccidere-.
Em si morse un labbro, cercando di non tradire la risata amara che avrebbe voluto farsi a quelle parole.
-Ti conosco da quando eravamo al primo anno, Em- proseguì il ragazzo. -Anche se non sei mai stata particolarmente loquace, qualcosa su di te l’ho imparata: sei un po’ timida, ma non sei certo una pazza da manicomio come quel tipo. Quando ho saputo che vi eravate lasciati ho tirato un sospiro di sollievo per te, ma ho continuato a girarti al largo per paura che si trattasse solo di una pausa di riflessione, sai, noi ragazzi non siamo informati tanto quanto le ragazze, per quanto riguarda i pettegolezzi- disse, riuscendo addirittura a strappare un mezzo sorriso ad Em. –Poi però ho visto Elijah andare in giro con quella cheerleader e ho capito che tra voi era davvero finita. Peccato solo che fosse ormai troppo tardi-.
La ragazza lo guardò perplessa. –Troppo tardi per cosa?- chiese.
David arrossì di colpo e distolse lo sguardo da Em, indirizzandolo sulla pista da ballo, dove gli studenti si stavano scatenando sulle note di un brano di Jennifer Lopez.
-Beh, per…invitarti al ballo-.
Em rimase talmente basita da quelle parole che i pensieri le si aggrovigliarono, impedendole di rispondere tempestivamente. David però interpretò male quel silenzio.
-Come amici, ovviamente- si affrettò ad aggiungere.
La ragazza aprì e richiuse la bocca un paio di volte, cercando di mettere ordine tra i mille pensieri e le altrettante emozioni che avevano improvvisamente compromesso le sue capacità oratorie, a causa delle parole che le erano appena state rivolte.
-Mi sarebbe piaciuto- riuscì a dire, nonostante l’evidente imbarazzo. -Cioè, venire con te al ballo. Sarebbe stata una buona…idea-
-Oh. Forte.- rispose David, spiazzato.
Per un lungo istante rimasero entrambi in silenzio, fissando dei punti vaghi della sala.
Em in realtà non aveva mai provato a vedere David sotto una luce diversa da quella del compagno di classe ma, ad essere onesti, non si era mai soffermata a guardare alcun ragazzo che conosceva da un punto di vista differente, negli ultimi tempi. Il caos che Eli aveva creato nella sua vita, unito alla sua poca autostima e all’ormai radicata convinzione che, a parte il suo ex, nessuno avrebbe mai potuto considerarla in qualche modo interessante o attraente, l’aveva scoraggiata e distratta dalla possibilità di guardarsi seriamente intorno.
Davvero una di quelle che lei aveva sempre considerato come una delle più grandi – ed infondate – paranoie di Eli conteneva un briciolo di verità? Davvero David era in qualche modo – e per qualche ignota ragione – interessato a lei?
Quasi come a dare una risposta a quel pensiero, in quel momento il ragazzo si fece coraggio e, deciso ad interrompere quel silenzio che ormai si stava dilungando troppo, tornò a guardare Em negli occhi.
-Beh, io ormai sono qui con i miei amici e tu con le tue amiche- constatò. –Però ti andrebbe di…ecco, insomma, di ballare? Solo per una canzone, niente di impegnativo. Poi potrai tornare tranquillamente a…sorvegliare il punch-
Em sorrise, imbarazzata ma lusingata da quel bizzarro invito e, senza indugiare, annuì.
 
***
 
L’ingresso della palestra, reso macabro dallo stile “vecchi cimitero abbandonato” con cui era stato decorato, era quasi deserto. La festa era entrata nel vivo e quasi tutti i partecipanti si trovavano all’interno a godersi la festa. Solo Clare sembrava non riuscire a farsi contagiare dall’atmosfera di Halloween ed era certa che non dipendesse solo dal fatto che si trovava in quel posto per una motivazione ben diversa da quella che accomunava la maggior parte dei presenti.
La sua discussione con Daphne era ancora ben impressa nella sua memoria e le parole di sua sorella maggiore continuavano a risuonarle in testa come se le avesse appena pronunciate.
Aveva trascorso gli ultimi anni nella sua ombra, fermamente convinta che l’unico ruolo che avrebbe potuto ricoprire con successo fosse la disgrazia della famiglia.
Qualche anno prima, per un certo periodo, era addirittura arrivata a pensare che Daphne ci godesse a vederla fallire in ogni sua impresa: farsi degli amici, trovarsi – e tenersi – un fidanzato, riuscire a prendere i voti più alti della classe in almeno un corso…
Ora però, dopo ciò che si erano dette il giorno prima, il suo punto di vista stava cominciando a cambiare. Stava rimettendo tutto in discussione. Per Clare fu parecchio dura mettere da parte il proprio orgoglio e le convinzioni a cui si era affidata per anni – alcune delle quali erano piuttosto radicate – pur di riuscire ad osservare le cose con più obbiettività, ma era decisa a dimostrare a sua sorella e soprattutto a sé stessa di essere matura abbastanza da riuscire ad affrontare quella situazione.
Doveva mettere tutto in discussione, cercare di guardare le cose da un punto di vista neutrale, anzi, diametralmente opposto al suo. In poche parole, doveva riuscire a mettersi nei panni di sua sorella. Le bastò però già solo immaginare la scena della loro discussione della sera prima dal punto di vista di Daphne per iniziare ad avere dei ripensamenti ed avvertire quella strana e spiacevole sensazione allo stomaco che solitamente preannunciava sensi di colpa.
O indigestione, a seconda delle circostanze.
Clare però non aveva mangiato quasi niente a cena, per cui fu costretta ad ammettere che forse Daphne aveva ragione: non sapeva affrontare i suoi problemi e, pur di evitare di farci i conti, preferiva fuggire.
Esattamente come aveva fatto Nikki quella sera, al Garage.
In quell’istante, un attimo prima che i ricordi di quell’orribile serata la risucchiassero nuovamente facendogliela rivivere per l’ennesima volta, Clare di accorse di non essere più sola.
Si voltò e notò che poco distante da lei c’era Matthew Reid, un ragazzo del suo anno con cui frequentava il corso di Storia ed Educazione Civica.
Matthew, che evidentemente non si era accorto della presenza della ragazza seduta sugli scalini dell’ingresso, a pochi metri da lui, tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca un accendino ed un pacchetto di sigarette, ne estrasse una dalla confezione e se l’accese, incurante del fatto che i professori avrebbero facilmente potuto beccarlo.
Clare, al contrario dei suoi vecchi amici, non aveva mai preso il vizio del fumo. Secondo lei, che era cresciuta in una famiglia dove le necessità erano tante ed il denaro era poco, le sigarette non erano altro che un inutile spreco. Eppure in quel momento, mentre se ne stava lì seduta cercando di trovare una motivazione valida per tornare dentro e sembrare almeno un po’ convincente mentre fingeva di divertirsi, ne avrebbe volentieri fumata una. Magari l’avrebbe aiutata a rilassarsi.
Nikki diventava sempre un po’ meno nervosa dopo la sua sigaretta post-pranzo. Forse per una volta si sarebbe potuta adattare a quella soluzione. Ovviamente sarebbe stato solo per quella sera, non aveva la minima intenzione di iniziare a fumare seriamente.
-Ehi Matt, me ne offriresti una?- chiese, attirando l’attenzione del ragazzo.
Quando Matt la riconobbe, le lanciò un’occhiata sorpresa, ma si limitò ad avvicinarsi porgendole pacchetto e accendino senza dire una parola.
Clare sfilò a sua volta una sigaretta dalla confezione, se la mise tra le labbra e, anche se con un po’ d’incertezza, cercò di accenderla. Ci riuscì al terzo tentativo, dopodiché restituì l’accendino a Matt, il quale si sedette accanto a lei sui gradini dell’ingresso mentre esalava una piccola nuvola di fumo dalla bocca.
-Da quando fumi?- chiese il ragazzo, un istante prima che Clare iniziasse a tossire dopo aver tentato senza successo di inspirare come se fosse una fumatrice esperta.
-Non da molto immagino- si rispose da solo. –Come mai qui fuori?-
-Avevo voglia di prendere una boccata d’aria- rispose lei, una volta che fu tornata a respirare normalmente. –E non sono molto in vena di festeggiamenti, a dirla tutta-.
Matt annuì comprensivo e per qualche istante rimasero entrambi in silenzio. Clare fece qualche altro – disastroso – tentativo di aspirare dalla sigaretta, dopodiché ci rinunciò definitivamente e buttò a terra la cicca, calpestandola con una delle sue Converse nere per spegnerla.
-Belle scarpe. Molto eleganti- la prese in giro Matt.
-Se vuoi vedere dei tacchi a spillo devi tornare dalla dama che hai accompagnato qui stasera. A proposito, dove l’hai lasciata?-
Matt alzò le spalle. -L’ultima volta che l’ho vista si stava strusciando su Adam Gardner mentre giocavano ad ispezionarsi le bocche con la lingua a vicenda- rispose, in tono totalmente disinteressato. –Se conosco Courtney abbastanza bene, credo che a quest’ora si saranno già imboscati nello stanzino dell’inserviente-.
-Potrei dire che mi dispiace, ma direi una balla- disse Clare. –Sai bene quanto me che Courtney Dawson è una stronza ninfomane-.
-Beh, credi forse che l’abbia invitata per via della sua sofisticata personalità?- chiese Matt, sarcastico.
-Certo che no! Pensavo che l’avessi fatto per il suo carattere colto e raffinato e per la sua innata classe- ribatté Clare, riuscendo a strappare una risata al suo compagno.
-Non sapevo chi invitare e alla fine ho pensato a Courtney come ultima spiaggia: speravo di riuscire almeno a combinarci qualcosa entro la serata. Devo essere proprio uno sfigato se persino la ragazza più facile della scuola mi scarica senza troppi problemi-.
-Lasciala perdere- disse Clare, facendo un gesto vago con la mano. –Adam è l’ex di Serena Dale e sai quanto quelle due si detestino. Per Courtney non è altro che una ripicca-.
Matt sorrise mentre schiacciava il mozzicone della sua sigaretta sullo stesso gradino su cui era seduto per poi lanciarlo via.
-Per quel che vale, anch’io sono qui da sola- continuò Clare. -O meglio, con le mie amiche. Quindi non deprimerti, non sei l’unico sfigato in circolazione-.
-Le tue amiche, il tuo ex e il ragazzo del tuo ex, ad essere precisi. Quindi sì, credo proprio di non essere l’unico che sta passando una brutta serata- precisò Matt con nonchalance.
A quelle parole, Clare lo guardò stupita, con tanto di bocca leggermente aperta ad enfatizzare la sua espressione.
-Non fare quella faccia, lo sa tutto il branco, ormai. Beh, non è ancora una cosa ufficiale, ma i lupi sono come una famiglia, non ci si può nascondere le cose molto a lungo. Sappiamo tutti che Cameron e Tristan stanno insieme, ma facciamo finta di niente perché sappiamo che per Cameron è una questione delicata. Abbiamo deciso di rispettare i suoi tempi- spiegò Matt.
Quello che però fu esposto da Matt come un chiarimento, contribuì invece ad intensificare l’aria sorpresa di Clare.
-Sei un licantropo?- domandò.
-Wow, sei perspicace- commentò ironico lui.
Il tono con cui il ragazzo le rispose, irritò Clare.
-Scusami se non me ne vado in giro con una lista aggiornata degli studenti che appartengono a qualche altra specie- ribatté.
-Tecnicamente mi trasformo solo una volta ogni ventotto giorni, durante la luna piena. Per il resto del tempo sono cento percento essere umano…Beh, se escludiamo il fatto che sono più veloce, più forte, più intuitivo, più affascinante…-
-…E che sai prendere al volo i frisbee con la bocca. Sì, ho afferrato- lo interruppe Clare, che ricevette in cambio una finta occhiataccia. -È solo che non ti ho mai visto fare comunella con quelli del branco. Da quanto fai parte del Luna Piena Fan Club?-
-Da quando avevo nove anni. Sai, la solita storia: tua madre ti dice “non toccare quel cane randagio che è sporco e sicuramente ti passa qualche malattia” e tu sei costretto ad obbedire. Allora ripieghi su quel grosso lupo dai denti a sciabola che sta rovistando nella tua spazzatura. Lui non gradisce le coccole, ti morde ed improvvisamente ti ritrovi ricoperto di pelliccia mentre combatti contro l’istinto di abbaiare al postino-.
Clare aveva capito che, nonostante l’ironia con cui Matt aveva raccontato l’episodio e nonostante sembrasse essersi adattato più che bene alla sua condizione, diventare un lupo mannaro non doveva certo rientrare nei suoi piani di vita iniziali. Tuttavia, la ragazza non riuscì a trattenersi e rise.
-Se non mi vedi spesso con Cameron, Jason e gli altri del branco è perché non mi è mai piaciuto molto il cliché dei lupi mannari che socializzano solo tra loro. Non fraintendermi, quei ragazzi mi piacciono, siamo ottimi amici, ma non voglio che la mia identità dipenda solo dalla mia appartenenza al branco. Io sono prima di tutto Matt Reid, un singolo individuo. Un affascinante singolo individuo. Poi sono anche un licantropo, uno studente, un giocatore di baseball, un gran bel fusto…siamo multidimensionali, cara signorina Taylor. Tu non credi?-
Era strano per Clare sentirsi rivolgere quelle parole, specie dopo tutto il tempo che aveva trascorso a cercare di amalgamarsi prima al gruppo di Nikki, poi ai suoi compagni di classe ed infine alle compagnie di Max, arrivando spesso al punto di annullare la propria personalità per tentare di facilitare la cosa. Invece tutto quello che aveva ottenuto era stato riuscire a dimenticare chi era davvero Clare Taylor.
In quel momento alla ragazza fu chiaro quanto sua sorella avesse ragione su di lei: il più grande difetto di Clare era sempre stato quello di fuggire da qualunque cosa assumesse i contorni di un ostacolo o di un problema ed era dovuta arrivare al punto di ritrovarsi a fuggire addirittura da sé stessa, da quello che era, prima di riuscire a rendersi conto di quanto fosse stata vigliacca e immatura.
Dopo qualche istante di silenzio, Matt si alzò in piedi, si stiracchiò e si voltò verso Clare, ignaro di quali fossero i suoi pensieri in quel momento e di esserne stato l’ispiratore, grazie a quella sua confessione-riflessione di poco prima.
-Beh, io me ne torno dentro. Se non altro, Courtney e tutte le sue chiacchiere a proposito del suo smalto color borgogna ora sono un problema di Adam- disse, dopodiché tese la mano a Clare. –Vieni con me o preferisci restare qui ad elemosinare sigarette che non sai fumare?-
Clare, dopo un attimo di esitazione, prese la mano che Matt le stava offrendo e si rimise in piedi.
-Saggia decisione- disse il ragazzo, sorridendo. –Ora, che ne dici se andiamo a fingere di divertirci fintanto che il dj mette pezzi decenti? Sperando che continui su questa linea e che non decida di mettere roba da mammolette tipo Justin Bieber…-
 
 
*N.d.A. Un paio di precisazioni: 1- I riferimenti a Yggdrasil fanno effettivamente parte della mitologia nordica, tuttavia le proprietà delle radici che ho descritto sono frutto della mia mente contorta.
2- Ho scelto di ambientare la storia nel 2012 in quanto è stato l’anno in cui ho effettivamente iniziato a scrivere la storia (ovviamente in versione molto più grezza). Quindi non prendetemi per ritardata, so in che anno siamo.
3- Non intendo offendere Justin Bieber, né chi lo ascolta. Le opinioni espresse in questo capitolo non sono le mie ma quelle di Matt Reid.
4- Questo capitolo era stato inizialmente progettato per comprendere i POV di tutte e quattro le ragazze, ma poi ho visto che stava diventando troppo lungo, quindi ho deciso di dividerlo in due parti.
 
Detto ciò, come al solito mi auguro che abbiate gradito e prometto di aggiornare più in fretta possibile.
Un ringraziamento come sempre va a chi mi ha messo tra seguiti e preferiti, con menzione speciale a Nhial, l’ultima buonanima che ha recensito la storia.
Un bacio, Fly*
   
 
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