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Autore: Nimhlot    21/01/2016    0 recensioni
"Matthew avrebbe continuato la sua esistenza nei suoi ricordi e in quelli di sua figlia, ma non le bastava. Ricordarlo non le arrecava altro che dolore e lei odiava il dolore. Preferiva la rabbia, quella col tempo passa, spunta fuori di rado, per mano al suo amico rancore, ma il dolore è tutt'altro, una brutta bestia, restio ad andarsene, s'infiltra tra le crepe più piccole e impercettibili, aspettando l'istante perfetto per trapassare."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 22 giugno 2163.

L'uomo che le parlava dal basso era un soldato dell'Alleanza, l'aveva riconosciuto dall'uniforme. Non sapeva confermarne il grado, ma chiunque avrebbe notato le numerose medaglie che portava appuntate sul petto. Doveva essere un eroe o qualcosa del genere. Lexie non rispose alla sua domanda, non ne aveva voglia e comunque non sapeva cosa dire. Suo padre era morto e lei era stata investita dalla consapevolezza di ciò che questo avrebbe comportato.

-Sei qui per il funerale di mio padre?- si limitò a chiedere, conoscendo già l'ovvia risposta, mentre si asciugava le lacrime con la manica del maglioncino rosso.

Il suo tono era calmo, ma lasciava trasparire un senso di insofferenza. Voleva essere lasciata sola, all'istante. Era sempre stata un tipo solitario, non che odiasse le persone, ma non le piaceva nemmeno averle tra i piedi, soprattutto se si trattava di estranei. L'uomo annuì, dedicandole un accenno di consenso che lei non ricambiò.

-Lo conoscevi bene?- continuò a domandare, dondolando i piedi.

-Qualcosa del genere- la sua voce era gentile e questa volta Lexie lo guardava in viso, scorgendone la pelle scura e gli occhi color nocciola. Non aveva mai visto questa persona, ma in qualche modo non si sentiva infastidita o a disagio come al solito. Aveva come una sensazione nostalgica, come il ricordo di un momento lontano. Non sembrava essere molto più giovane di sua madre, forse si conoscevano ai tempi della scuola, ma non le interessava più di tanto. Smise di chiedere, tornando ad osservare il cielo.

L'uomo era ancora lì, nonostante il silenzio, a guardare la bambina che era cresciuta così tanto, così in fretta.

-Somigli molto a tua madre, ma quegli occhi sono di tuo padre-

-Me lo dicono in tanti-

-Sei cambiata molto, Lexie. Stai diventando forte come tua madre-

-Aha- rispose senza pensarci troppo. -Aspetta.. quando ti ho detto il mio nome?-


-Anderson!- chiamava la voce di Hannah.

-Hannah, è un piacere rivederti!- rispondeva mentre raggiungeva la donna dall'altra parte della strada.

-Ho fatto il possibile per venire appena ho sentito la notizia-

-Ti ringrazio di essere qui, sono sicura che gli avrebbe fatto piacere..- soffocò un singhiozzo, -Vedo che hai già incontrato Lexie- disse guardando la figlia.

-Sì, è cresciuta davvero molto dall'ultima volta che l'ho vista-

-Gli anni passano per tutti, Anderson- rispose con un mezzo sorriso.

-Puoi dirlo. Sono già trascorsi sei anni da quei giorni su Shanxi...-

-Allora gli salvasti la vita, a tutti loro.. -

-Qualcosa del genere, ma se non fosse stato per Matthew non saremo riusciti a salvarne così tanti-

-Fate sempre così voi due! Non essere modesto, sei un ottimo soldato, non per niente sei un N7-

-Ti ringrazio. Comunque, c'è qualcosa di cui vorrei parlarti. Posso offrirti qualcosa da bere?-

-Certamente-

-Lexie, noi andiamo al bar qui di fronte. Non allontanarti troppo-

Lo sguardo che la fissava adesso apparteneva a sua madre, le palpebre arrossate contenevano a stento un mare di emozioni. Ci aveva visto dolore, molto, ma c'era traccia di un piccolo bagliore. Speranza, forse.

Lexie non si era mossa dal ramo di quell'albero, ma aveva ascoltato, e sapeva che le cose sarebbero cambiate in fretta. Perché piangi? Quelle parole si ripetevano nella sua testa e le lacrime tornarono a farle compagnia, mentre donava al vento frasi soffocate in sussurri:

-Mio padre è morto-

-Mia madre tornerà a volare-

-Ed io andrò con lei-.

***


-Senti mai la mancanza della tua vecchia vita?-

-Che intendi?-

-Proprio quello che ho chiesto. Volare, essere un soldato dell'Alleanza. Rimpiangi mai quei giorni?-

-Sì, a volte mi manca la mia vecchia vita, ma no, non rimpiango nulla. Sono stata felice anche qui, con Lexie.-

-Ti piacerebbe tornare lassù?-

-Ovviamente, ma questa è solo teoria no?-

-E se invece non lo fosse? Se la questione non fosse solo rivangare i vecchi tempi, ma una realtà tangibile, a portata di mano.. accetteresti?-

-Cosa?! Ho capito bene..? Prestare servizio su una nave? E' questo che mi stai chiedendo?-

-Esattamente.-

Gli occhi verdi di Hannah adesso sembravano grigi, impietriti. Il desiderio lottava con emozioni contrastanti, ostili.

-Non c'è fretta. Prenditi tutto il tempo che ti serve per pensarci con calma. Se accetterai, sarai il Primo Tenente sulla SSV Einstein- cercava di incoraggiarla Anderson.

-Ho una figlia ancora piccola.. per quanto mi piacerebbe non vedo quanto sia fattibile..-

-Non cercare scuse, Hannah. Non è raro per i figli dei soldati vivere su navi o stazioni spaziali-

-Questo lo so, ma cambiare stile di vita così all'improvviso.. Ha appena perso il padre, come posso chiederle anche questo? E' solo una bambina-

-Una bambina forte, proprio come te-

Adesso lo sguardo di Hannah era fisso su quello di Anderson, poi si spostò sulle proprie mani intrecciate, fino a fermarsi sul bicchiere di fronte a lei. Ci stava pensando sul serio, aveva sentito la mancanza di quella vita per anni, ma non aveva rimpianti. Aveva amato sua figlia, e avrebbe continuato a fare il suo bene. Stava per pronunciare la parola “no”, quando fu interrotta da un suono flebile, simile a un sussurro:

-Non preoccuparti, mamma-

-Hai detto qualcosa?-

Anderson non rispose, si limitò ad indicare con un cenno del capo la bambina in lacrime alle spalle della donna.

-Alexis..-

-Non preoccuparti mamma, non preoccuparti per me-


***


Fascia di Attica, Mindoir, aprile 2170.

Era iniziato come tutti gli altri, quel giorno. La mattina si era svegliata presto ed aveva aiutato i suoi genitori nei campi. La fatica non le piaceva, ma non dimenticava i suoi doveri. Non le piaceva nemmeno la pelle abbronzata, per questo quella ragazza si copriva dalla testa ai piedi, ed indossava un enorme cappello, quando lavorava sotto il sole. Più tardi sarebbe andata a scuola e più tardi ancora sarebbe andata sulla collina con le amiche ad osservare i boschi, ad osservare il cielo, ad osservare i sogni... ma quello che si trovò ad osservare.. fu la fine del suo mondo.


***


Sangue. Morte. Disperazione. L'odore carico dell'aria parlava chiaro: erano arrivati troppo tardi. Una squadra di cinque persone avanzava in perlustrazione, addentrandosi con cautela nella colonia di Mindoir. Il messaggio di soccorso aveva raggiunto i sistemi della SSV Einstein e la risposta fu quasi immediata, ma non abbastanza. Un attacco da parte degli schiavisti Batarian aveva messo in ginocchio la colonia agricola, la fragile resistenza organizzata da parte degli uomini era stata soppressa, mentre quello delle donne ed i bambini catturati sarebbe stato un destino assai più crudele.

Si iniziavano a vedere i corpi, ora la puzza aveva un volto, un nome. Se li erano portati via tutti, i più deboli, quelli che non avevano avuto il coraggio, o la forza, per combattere. Quelli a cui la paura aveva tolto tutto, in un solo istante. Nessuno osava parlare, in quel posto che ormai non era che un cimitero.

Il Capitano non dovette fiatare, quando i suoi occhi scorsero un paio di nemici, stavano già cadendo a terra. Non c'era più traccia di presenze ostili ed i coloni, se non si erano nascosti, erano già morti.

   
 
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