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Autore: Van_Horstmann    22/01/2016    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]
[Warhammer Fantasy Roleplay]Questa storia è ambientata nel mondo di warhammer fantasy, storico gioco di ruolo e wargame, è la prima di una serie che coinvolgono alcuni membri di una famiglia nobile dell'Impero, la famiglia Van Horstmann, il cui nome è sinonimo di tradimento e corruzione.
In questa prima storia vedremo come tale onta abbia colpito la famiglia, il potente mago Egrimm Van Horstmann, capo di uno dei collegi della magia di Altdorf, è in realtà un seguace di Tzeentch, il più insidioso degli Dei del Caos.
Egrimm ha ingannato tutti e tradito l'Impero, i Collegi della Magia e in ultimo se stesso e la sua famiglia sull'altare della conoscenza proibita offertagli dal suo nuovo padrone, Tzeentch.
Ma ora le sue macchinazioni sembrano essere finite e la spada della giustizia si avvicina.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frank Van Horstmann uscì dalla stanza da letto e si asciugò con il dorso della mano il sudore, erano state ore concitate ed era felice come non mai, un figlio maschio era una benedizione, soprattutto se primogenito.
Proseguì lungo il corridoio illuminato dalle torce, l’aria fredda e umida lo fece rabbrividire, accelerò il passo e raggiunse la stanza del padre, presidiata  da due guardie in armatura pesante munite di alabarde.
«Mio Signore, desidera?» disse uno degli uomini.
«Devo parlare con mio padre.»
«Suo padre sta ispezionando le mura, Signore. Ci ha ordinato di rimanere qui.»
Fece un cenno d’assenso e si avviò verso l’esterno, aprì la porta che dava sulla sezione ovest e fu investito da un vento gelido, per un attimo pensò di tornare in camera e vestirsi di più, ma poi vide suo padre pochi passi più in là, appoggiato a uno dei merli delle mura.
«Padre.» disse.
Wilhelm Van Horstmann si voltò, i capelli biondi lunghi fino alle spalle erano venati da ciocche bianche così come la barba tenuta corta, rughe profonde segnavano la fronte e le guance e lo sguardo corrucciato facevano sembrare più scuri gli occhi azzurri.
«Cosa c’è, Frank?»
Inspirò, suo padre era sempre stato freddo come il ghiaccio e gli eventi dell’ultimo anno non lo avevano certo migliorato.
«È nato il mio primogenito.»
Wilhelm tornò a guardare oltre le mura.
«Bene, almeno è un maschio.»
«Si chiama Stefan. Sarà l’erede della casata dopo te e me.»
«Andiamo dentro, dobbiamo parlare.»
Raggiunsero la sala principale dell’Horstchlösse, un piacevole tepore raggiunse Frank, il camino era acceso e diversi ceppi ardevano, un tavolo di legno massiccio dominava il centro della stanza e grandi arazzi erano appesi alle pareti.
Riconobbe quello molto antico recante lo stemma dei Van Horstmann, il lupo bianco su campo blu e giallo, poi altri rappresentati di molte battaglie combattute nei secoli dai membri della casata.
«Hai tirato fuori gli arazzi più vecchi?»
«Servono per domani, giungerà un emissario del Conte.» disse suo padre «Siediamoci.»
«Per cosa viene l’emissario?»
«Porterà una editto, il Conte ha riconosciuto il riscatto dei nostri diritti su Ardendorf che si  proclamerà città libera e dichiarerà la decadenza del nostro dominio su Norstadt, che passerà ai Van Kelsen.»
«Cosa? Impossibile! I nostri diritti…»
«Li hanno calpestati, cosa ti aspettavi? Abbiamo tutti contro, i Van Kelsen hanno fatto pressione sul Conte, così come i Von Zeerburg, la gilda dei mercanti , i banchieri, la chiesa di Ulric, tutti.»
Frank sbatté il pugno sul tavolo:«Dannati sciacalli! Avvoltoi! Non avrebbero mai osato un tempo! Vigliacchi!»
Wilhelm sospirò:«Solo i Van Derv ci sono rimasti amici, ma non possono esporsi molto a nostra difesa, almeno non hanno avanzato pretese.»
«Ardendorf e Norstadt sono le nostre principali entrate di tasse, ci manderanno in rovina!»
«È quello che sperano. figlio mio. Inoltre ora abbiamo contro anche l’ordine di cui facciamo parte, anzi, di cui tu fai parte, da pochi giorni il Gran Maestro mi ha espulso dall’Ordine del Falco Nero, non sono più un cavaliere.»
«Ma non è possibile, il Gran Maestro non può prendere queste decisioni da solo.»
«La Cerchia Interna ratificherà di sicuro la cosa, succederà lo stesso a tuo zio, a te e a tuo fratello, ci tagliano fuori. Nessuno vuole più stare vicino a un Van Horstmann.»
Frank si portò la mano destra sui capelli, cosa ne sarebbe stato della casata? Su cosa avrebbe comandato dopo suo padre? Come sarebbe stata la vita di Stefan?
«Padre, senza Ardendorf e Norstadt come faremo a pagare gli uomini in armi e difendere i nostri domini?»
«Faremo quel che possiamo, congederò gli uomini un po’ alla volta, terremo circa duecento armati, poi arruoleremo dei contadini per fare delle milizie statiche attorno ai villaggi.»
«Non basterà.» disse Frank.
Wilhelm sbatté il pugno sul tavolo e si avvicinò con la faccia a Frank:«Dovrà bastare! E se qualche pulcioso villaggio sparirà dalla mappa pazienza, concentreremo le nostre forze qua ad Horstburg, a Kellerburg e a Sarhafen, il resto andrà avanti con le milizie.»
Non contestò oltre, da un certo punto di vista suo padre aveva ragione, eppure l’idea che il dominio dei Van Horstmann non sarebbe più stato un luogo dove legge e ordine dominavano lo intristì.
«Chi vuol difendere tutto non difende nulla» disse Wilhelm «non ricordo chi lo disse, ma è una gran verità, terremo duro sui capisaldi, che uomini bestia e briganti facciano del loro peggio sui villaggi, li difenderemo se e quando potremo.»
Avrebbe voluto dire a suo padre che era un loro dovere di nobili difendere la propria terra, ma tacque, in fondo era lui il capo della casata.
«Ho capito, padre, forse dovremo fortificare i villaggi, costruire palizzate e torri di legno, dovrebbe scoraggiare almeno le incursioni minori.»
Wilhelm annuì:«Si, potremo fare qualcosa del genere, ci costa poco e può rendere molto.»
«Bene padre, ne parleremo nei prossimi giorni allora, ora vorrei tornare da mia moglie e mio figlio.»
Appoggiò le mani alla sedia e si alzò.
«Aspetta, c’è un’ultima cosa.»
Tornò a sedersi.
«Spero sia una buona notizia.» scherzò Frank.
«Non è cattiva. Tra qualche giorno arriverà qua un Prete di Sigmar.»
Frank strabuzzò gli occhi:«Un altro dell’inquisizione? Ancora! Li abbiamo avuti tra i piedi per mesi!»
Wilhelm scosse la testa:«No, niente inquisizione, l’ho convocato io.»
«Non capisco, cosa vuoi da un sigmarita?» disse Frank.
«Sarà qui per guidare la famiglia nella nuova fede.»
Frank si alzò di colpo e la sedia cadde a terra con un tonfo che rimbombò tra le pareti:«Sei impazzito? Un sigmarita qui all’Horstschlösse? Noi dovremmo diventare sigmariti?»
«Siediti figlio. Si, diventeremo sigmariti.»
Non si sedette:«La nostra casata venera Ulric da tredici secoli! Dovresti saperlo! Non puoi da un giorno all’altro far finta che tutto ciò non sia mai successo, cancellare il passato e adorare Sigmar come se niente fosse!»
Wilhelm appoggiò le mani sul tavolo e si alzò, fissò Frank negli occhi e serrò le mani a pugno:«Figlio, ti devo ricordare chi comanda ancora questa casata?»
Frank distolse lo sguardo:«No padre, ma…»
«Ma niente. La chiesa di Ulric ci ha abbondato, il gran sacerdote di Salzenmund ha appoggiato tutte le richieste dei nostri nemici, ho inviato una missiva all’Ar-Ulric a Middenheim mesi fa per perorare la nostra causa, ma non ho ricevuto risposta.»
Frank si sedette:«Maledetti, con tutte le donazioni elargite e i templi che manteniamo!»
«Quando ho capito come si stava mettendo, ho inviato una lettera ad Altdorf, ho ribadito la nostra estraneità e la nostra condanna al Traditore, ho detto che mettevo la mia casata nelle mani di Sigmar e ho chiesto che venissimo guidati nella giusta fede.»
Frank annuì, iniziò a comprendere il disegno del padre.
«Il Gran Teogonista potrà tenerci d’occhio, oltre a mettere un piede nel Nordland, in una delle famiglie nobili.» continuò Wilhelm.
«Vuoi sfruttare la rivalità religiosa per ingraziarti i sigmariti e controbilanciare l’appoggio che gli ulricani ci hanno tolto.»
«Esatto, figlio, vedo che capisci.»
«Allora diventeremo sigmariti. Non sarà facile.»
«No, non lo sarà. Tranne che per tuo figlio e chi verrà dopo di lui. Conoscerà solo la fede in Sigmar.»
Poco dopo Frank si congedò e tornò nella sua stanza, sua moglie e suo figlio dormivano, si sedette sul letto e fissò il piccolo Stefan, il suo futuro non sarebbe stato facile, eppure non poté fare a meno di sorridere.
   
 
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