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Autore: Van_Horstmann    24/01/2016    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]
[Warhammer Fantasy Roleplay]Questa storia è ambientata nel mondo di warhammer fantasy, storico gioco di ruolo e wargame, è la prima di una serie che coinvolgono alcuni membri di una famiglia nobile dell'Impero, la famiglia Van Horstmann, il cui nome è sinonimo di tradimento e corruzione.
In questa prima storia vedremo come tale onta abbia colpito la famiglia, il potente mago Egrimm Van Horstmann, capo di uno dei collegi della magia di Altdorf, è in realtà un seguace di Tzeentch, il più insidioso degli Dei del Caos.
Egrimm ha ingannato tutti e tradito l'Impero, i Collegi della Magia e in ultimo se stesso e la sua famiglia sull'altare della conoscenza proibita offertagli dal suo nuovo padrone, Tzeentch.
Ma ora le sue macchinazioni sembrano essere finite e la spada della giustizia si avvicina.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lothar sapeva che la gente del Nordland era scorbutica, rozza e taciturna, priva di senso dell’umorismo, tolleranza e buon senso.
Almeno così gli avevano detto.
O gli avevano mentito oppure Mark Keltwald non corrispondeva al tipico Nordlander.
Certo, era grosso e alto, capelli biondi con qualche sfumatura rossa e occhi azzurri, ma non la smetteva mai di parlare, scambiava battute con gli altri uomini e con i viandanti lungo la strada e non aveva mai riservato al prete alcuno sguardo sospettoso, al contrario di molti  contadini e soldati che aveva incontrato da quando era giunto nel Nordland.
«E allora Lothar» disse Mark mentre tirava un po’ le redini per far rallentare il cavallo « l’hanno spedita quassù da noi, non è come Altdorf qua, ti mancherà al vita di città. Il Nordland non è per le persone sofisticate.»
Lothar  mollò le redini con la destra e appoggiò la mano sul grande martello da guerra tenuto dietro la schiena:«Sono cresciuto in un villaggio dello Stirland, Mark, la vita nei luoghi selvaggi non mi spaventa.»
Alcuni degli uomini al seguito sghignazzarono, li ignorò, mentre Mark riprese a parlare:«Oh, ci credo. Bell’arma, molto potente, un colpo di quella ti spacca la testa, elmo o non elmo.»
«Non è solo l’acciaio, è il simbolo e il potere che Sigmar conferisce ai suoi devoti a renderlo letale.»
«Voi preti dite sempre le stesse cose» rise Mark, alcuni degli uomini annuirono «io preferisco questa.»
Indicò una spada lunga molto grande, per certi versi simile a  una delle grandi spade usate dalla fanteria d’elite imperiale, a occhio sembrava di buona fattura.
Mark continuò:«Questa è buona per tutto, puoi affondare, schivare, parare, attaccare di lato, dal basso, dall’alto, e puoi colpire duro perché è bella pesante.»
«Arma di buona qualità credo» disse Lothar «ha già avuto il suo battesimo di sangue?»
«Certo, ma nulla di cui vantarsi, uno stramaledetto bandito nella Foresta delle Ombre. Il poveraccio aveva una mazza che era poco più di un ramo. Gli ho aperto la pancia, un bello squarcio, l’ho visto accasciarsi urlante a terra per tenersi le budella che gli uscivano. E tu? Quel martello ha già sparso sangue?»
Lothar lo fissò negli occhi:«Un Ghoul, molti anni fa, in una cripta, quella bestia mi saltò contro e la centrai con un colpo di lato, al fianco sinistro, volò addosso alla parete e rimase immobile, con l’anca fracassata.»
«Un Ghoul? Mai visto, ma ne ho sentito parlare. Da queste parti troverà banditi e uomini bestia, e tutte le mostruosità che le foreste possono contenere.»
«Esploratore di ritorno.» disse un uomo.
Lothar e Mark guardarono lungo la strada, era uno dei cacciatori che erano stati mandati in avanscoperta, quando li raggiunse disse:«Uominibestia davanti a noi, almeno una ventina, Gor e Nogor, niente roba grossa, sono appena fuori dal sentiero. Vengono qui.»
«Devono averci visto da lontano. Possiamo aggirarli?» chiese Mark.
Il cacciatore fece cenno di no:«Non ci sono sentieri e i boschi sono tutto buche e radici, troppo difficile correre per tanto.»
Mark si girò a guardare Lothar:«O torniamo indietro o li affrontiamo. Ma siamo solo quindici.»
«Basteremo.» rispose Lothar «Non ho intenzione di scappare di fronte a pochi di loro.»
«Va bene uomini, formate due linee con le lance, arcieri sulla sinistra, pronti a colpire, io e Lothar ci mettiamo sulla destra per caricare appena saranno abbastanza vicini. Appena partiamo veniteci dietro. Non fate str***te.»
Gli uomini obbedirono, i lancieri con maglia di ferro e scudo si disposero in due file da quattro mentre i tre cacciatori piantarono le frecce al suolo e impugnarono gli archi lunghi.
Qualche minuto dopo li videro muoversi tra gli alberi, Lothar socchiuse gli occhi, le sembianze umanoidi svanirono non appena la luce del sole li raggiunse, corpi pelosi, zampe caprine, teste deformate a imitazione di tori o caproni, alcuni avevano tre braccia, altri due teste, e chissà quante altre orrende mutazioni dovevano portare con sé.
Ne contò dieci di dimensioni più piccole e quindici Gor, uno in particolare doveva essere ancor più alto di Mark, aveva una mazza alta quanto un uomo e indossava una malconcia armatura a piastre, procurata chissà come, la testa di toro era sormontata da due possenti corna e altre uscivano dalle giunture del gomito e del ginocchio.
Due occhi neri sembravano parti dell’abisso da cui era stato generato.
«Appena escono dal bosco tirate!» disse Mark.
Gli Uominibestia urlarono, suono contorti, gutturali, feroci e selvaggi, molti batterono le lance e le rozze spade sugli scudi, altri sui tronchi vicini.
Mark rise:«Vogliono farci paura! Avanti uomini, fatevi sentire!»
I soldati urlarono  a loro volta.
«Avanti, capre!»
«Avete paura? Fatevi sotto!»
«Dai! Dai! Venite avanti!»
«Mi farò una pelliccia con il vostro pelo.»
Gli Uominibestia smisero di gridare, il Gor più grosso sbatté tre volte la sua mazza a terra e gridò tanto forte da coprire persino le voci degli uomini, un istante dopo gli Uominibestia si lanciarono all’attacco.
«Tirare ora!»
Tre frecce trovarono il bersaglio, un Gor rovinò a terra e fu schiacciato dai suoi simili, un altro fu colpito alla spalla ma continuò a correre come se nulla fosse mentre un Nogor incespicò ferito al fianco.
Un’altra salva, questa volta solo una freccia andò a segno, un Nogor gettò lancia e scudo e si portò le mani alla pancia.
Ci fu tempo per una terza salva, prima che Mark urlasse:«Carica!»
Spronarono i cavalli in avanti e si portarono a destra, verso il fianco sinistro della marmaglia di Uominibestia, Lothar strinse il grande martello e puntò un Gor armato con un’ascia da boscaiolo.
Il Gor gli si lanciò contro con l’ascia sollevata sopra la testa, Lothar tirò indietro il braccio destro e poi attaccò con un colpo orizzontale, la testa del martello sfracellò il cranio del nemico che scoppiò e sparse sangue, frammenti d’osso e cervella attorno mentre l’ascia cadeva dalle mani ancora tese in alto.
Sfruttò il movimento e colpì a sinistra un Nogor con lancia, che però si gettò a terra e la scampò, il cavallo lo portò oltre gli Uominibestia, Lothar lo fece girare e tornò all’attacco.
I lancieri si erano gettati nella mischia ed erano giunto alla pugna più compatti, vide un paio di Gor infilzati finire a terra urlanti, Mark si era già ributtato nella mischia e dall’alto del cavallo menava colpi sulle teste degli Uominibestia.
Lothar attaccò alle spalle un Gor che si voltò all’ultimo e schivò l’attacco, ma fu travolto dal cavallo, colpì ancora, la spalla destra di un Nogor andò in pezzi e quello crollò al suolo, cercò un altro nemico e vide il grosso Gor in armatura assalire Mark.
La gigantesca mazza calò ma Mark opposte lo scudo e contrattaccò con un affondo, la punta della lama scivolò sulle piastre d’acciaio e il Gor colpì alla zampa posteriore destra il cavallo.
Lo schiocco di ossa spezzate fece rabbrividire Lothar, il destriero cadde a terra con un nitrito e Mark rotolò al suolo.
Si rialzò subito con la spada lunga tesa in avanti, poi estrasse una pistola e sparò tre colpi, il Gor arretrò di poco, poi ruggì e si lanciò all’attacco.
Lothar spronò il cavallo verso lo scontro, il Gor fintò un attacco dall’alto verso il basso, poi spostò la mazza a sinistra e colpì in orizzontale, Mark balzò indietro e appena passato l’attacco  effettuò un affondo diretto al volto.
Il Gor ruotò col corpo e girò la testa, la lama lo sfiorò, col braccio sinistro colpì il piatto della lama e col destro attaccò di nuovo, la mazza centrò Mark al fianco sinistro e lo gettò a terra.
Si rialzò subito ma appena in tempo, il Gor calò la mazza su di lui, Mark sollevò la spada e intercettò l’attacco, deflesse la mazza alla sua sinistra e attaccò fulmineo dal basso a sinistra verso l’altro a destra, la punta della lama tranciò pelle e carne della testa taurina e aprì un grosso squarcio sanguinolento dalla mandibola fino all’occhio destro.
Il Gor urlò, Mark ruotò i polsi e scese con la spada verso la base destra del collo del nemico, Lothar era a pochi passi e sollevò il martello, certo che ormai sarebbe servito a poco.
Il capo degli Uominibestia sferrò un calcio fulmineo all’addome di Mark che fu sbalzato indietro, l’uomo mantenne la presa sulla spada ma ricadde in ginocchio.
Lothar attaccò e puntò alla testa ma il Gor si abbassò e lo schivò, il cavallo passò oltre, Lothar tirò le redini per farlo girare ma il destriero non obbedì.
«Avanti! Per Sigmar!»
Il cavallo nitrì e s’impennò, Lothar vide il Gor fissare l’animale con un ghigno feroce sul muso bovino sporco di sangue, carne viva e pus, rabbrividì, poi la fede in Sigmar spazzò via paura e incertezza.
Mollò le redini  e tolse i piedi dalle staffe, saltò a terra come poté, si appoggiò con la sinistra mentre a destra teneva il martello, fissò il Gor negli occhi e scattò verso di lui.
Mark attaccò la bestia di nuovo, questa volta fu più veloce e la spada lunga affondò tra due piastre malmesse dell’armatura, estrasse la lama e un fiotto di icore nerastro sgorgò sull’acciaio arrugginito mentre un urlo di dolore ferì le orecchie di Lothar.
Il Gor scatenò una serie di attacchi veloci nonostante le dimensioni della sua arma, Mark arretrò un paio di volte, poi cercò di girargli attorno e tentò un paio di affondi  per porre fine a quella frenesia guerriera.
Lothar fece gli ultimi passi, era alle spalle del nemico, sollevò il martello da guerra e puntò alla nuca, il Gor si voltò, si abbassò, appoggiò il ginocchio destro a terra e gli scattò contro.
La testa taurina gli impattò sullo stomaco con al forza di un gigantesco macigno, sentì le corna farsi largo attraverso la cotta di maglia e il fiato uscirgli dal corpo, un attimo dopo fu a terra ma riuscì ad accompagnare il movimento d’inerzia e spinse via il Gor che gli era addosso.
Si rialzò ma l’avversario fece prima, Mark però attaccò il Gor, Lothar strinse a due mani il martello e si lanciò all’attacco a sua volta.
Ora il capo degli Uominibestia era in difficoltà, cercava di attaccare ma per quanto veloce fosse la mazza che portava lo obbligava a movimenti ampi che lo scoprivano, Lothar ne approfittò subito con un attacco dalla sinistra del nemico.
Mancò il fianco ma beccò il gomito sinistro, uno schiocco annunciò che pure l’articolazione aveva ceduto, l’avambraccio penzolò inerte e il Gor fu costretto a combattere con una mano.
Lothar corse dietro al Gor che a sua volta indietreggiò e mantenne i due uomini davanti a sé, poi si fermò e fissò prima uno e poi l’altro ed emise un basso ringhio ferino, era ricoperto di sangue su metà della testa e su tutta l’armatura, sputò grumi di sangue.
«Ancora uno sforzo» disse Lothar «non può usare la mazza con una sola mano.»
Mark aveva il fiato corto:«Non bene, ma la può usare. Tu a sinistra, io a destra, ora!»
Lothar scattò alla sinistra, il Gor mosse la testa da una parte, poi dall’altra, infine scattò verso di lui con la mazza sollevata.
Lothar attaccò dall’alto a destra verso la testa del Gor che dovette torcere il busto per opporsi con la mazza, ci riuscì ma la forza dell’impatto gli strappò l’arma dalla mano.
Il Gor urlò e gli si gettò ancora addosso.
Troppo vicino, ma questa volta non mi freghi.
Lothar mollò il martello ed estrasse il pugnale, piantò i piedi e gli andò contro, bloccò la mano artigliata del Gor con la sinistra e gli fu addosso con una spallata, lo respinse e affondò il pugnale alla base del collo due volte.
Il Gor si agitò furioso, il terzo affondò di Lothar finì sull’acciaio dell’armatura, poi sentì un dolore lancinante all’avambraccio destro, i denti dell’uomobestia affondarono sugli anelli d’acciaio dell’armatura.
Con il braccio bloccato diede una ginocchiata alta all’addome dove il Gor era stato ferito, quello mollò la presa per urlare e Lothar gli affondò un terzo colpo alla gola, poi lo spinse indietro.
Il Gor si portò la mano destra alla gola, un attimo una lama saettò e la testa rotolò al suolo, seguita subito dopo dal tonfo del corpo, Mark alle spalle del cadavere guardò la spada sporca di sangue scuro:«Questo era maledettamente duro.»
Lothar annuì, sentiva il cuore in gola e i polmoni gli bruciavano, mentre tutta una serie di fitte cominciarono a farsi sentire, ma non era ancora finita.
Si voltò verso la mischia, diversi uominibestia erano a terra, guardò Mark che gli fece un cenno d’intesa.
Con un urlo si lanciarono all’attacco, un Gor si voltò verso di loro, poi lo sguardo corse più in là al cadavere del capo e corse via dal combattimento.
Fu un attimo e gli altri superstiti si diedero alla fuga, alcuni furono infilzati dai lancieri mentre si voltavano, altri riuscirono a distanziarli, due furono raggiunti da frecce e caddero a terra, finiti pochi istanti dopo.
Lothar si fermò:«È fatta.»
«Direi di si.» disse Mark.
I sei Gor superstiti fuggirono nel bosco, ne avevano avute abbastanza.
Tre uomini erano feriti, uno aveva la gamba spezzata, Mark riuscì a rimettere l’osso in posizione e fece costruire una barella, gli altri due furono fasciati e messi sul cavallo di Lothar.
Mark diede il colpo di grazia al suo cavallo, mise dei rami attorno e fece accendere un fuoco.
«Non voglio che i Gor tornino qui per la cena.» disse «In marcia, dobbiamo essere a Horstburg prima del tramonto.»
Camminarono fianco a fianco:«Grazie» disse Mark «questo era davvero grosso, un Bestigor.»
«Ne ho sentito parlare, ma non ne avevo mai affrontato uno prima.» disse Lothar «Non voleva saperne di crepare.»
«Ah, no, bé, più o meno è lo stesso con i nonmorti, no?»
Lothar rise:«Più o meno! Diciamo che puzzano uguale.»
   
 
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