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Autore: FatSalad    22/01/2016    2 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Capitolo 8 – Confessions

 

Quello non era un castello, era una reggia, un tempio del lusso. Giulia si guardava ancora attorno dopo mezz'ora che Selene le aveva aperto la porta con un sorriso smagliante, tutto ciò che poteva denunciare che la ragazza era a casa sua e non ad una sfilata di bellezza erano le pantofole ai piedi, ma ache quelle erano piuttosto elaborate e degne di una passerella.

Giulia era intimorita da tutti gli oggetti di ultima tecnologia disseminati per la casa e si vergognava leggermente per essersi presentata in tuta da ginnastica. Ma come le era venuto in mente? Anche se le altre sembravano non averci fatto caso lei era fin troppo consapevole di come loro fossero vestite e truccate bene in confronto. Superati i primi momenti di difficoltà era riuscita a rilassarsi e si era fatta fare di tutto dalle amiche.

Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovata a farsi fare la manicure da due ragazze mentre un'altra le sistemava le sopracciaglia, seduta in una camera tanto in ordine da sembrare finta, come uscita da una rivista di arredamento. I mobili bianchi erano tutti coordinati e vari oggetti rosa accusavano la loro proprietaria di conservare ancora un lato di bambina sognante.

«Allora, Selene... ti sei lasciata con Gabri?» chiese Marta con nonchalance mentre cominciava a stendere lo smalto sulla mano destra di Giulia.

«Eh? Cosa te lo fa pensare?» Selene fece un pericoloso movimento brusco, ma per fortuna non fece danni sulle unghie della mano sinistra di Giulia.

«Porca puttana, Selene! Come avrà fatto? Facciamo una maratona di film dopo secoli... ultimamente non avevi mai un cazzo di minuto!» Emma era diretta come al solito.

«Ok, è vero, ci siamo lasciati, ma senza pianti o cuori spezzati. Non eravamo proprio fatti per star insieme, punto.» Ammise infine la ragazza tornando totalmente calma.

Gabriele era il ragazzo con cui Selene usciva da qualche mese, era un po' più grande di loro e Giulia l'aveva visto la sera che erano andate a ballare al Big Bang e poche altre volte di sfuggita.

«Certo, lo sappiamo, succede sempre così, no?» fece Lilla, accarezzando distrattamente un pegaso giocattolo mentre con lo sguardo seguiva il film di turno. Dunque Selene era davvero una divinità inturbabile quale sembrava.

«Bene, allora se non hai bisogno di essere consolata andiamo al sodo. Dicci i particolari sconci: dove siete arrivati?» chiese Emma.

«Mi dispiace deluderti, ma non siamo arrivati da nessuna parte. Anzi, è uno dei motivi per cui ci siamo lasciati: era troppo insistente, mi faceva pressioni»

«E che cazzo, Selene! Questo è troppo insistente, quell'altro troppo poco, quello è appiccicoso, quell'altro non si fa mai sentire... ma che cosa vuoi?»

Selene rispose con una scrollata di spalle, prima di dire una frase terribile.

«Basta parlare di me... vi siete dimenticate che la nostra Giulietta è uscita con Colombo?»

Oh, no, no, no... era bellissimo quando si parlava di Selene, era fantastico!

«Con lei è fiato sprecato, non mi ha voluto dire niente.»

Grazie Lilla, tu sì che sei un'amica!

Giulia si stava quasi commuovendo, pur tenendo gli occhi chiusi per lascaire le sopracciglia in balia delle pinzette di Emma.

«Magari voi riuscite a convincerla!»

Cosa? Ritiro tutto quello che ho detto, non sei più mia amica!

Putroppo successe proprio come predetto da Lilla e l'insistenza delle ragazze fu tale che alle fine riuscirono a estorcerle qualche parola.

«Non so... è andata così e così. Diciamo che non so se è proprio il mio tipo, ecco. Passo e chiudo.»

Disse sottolineando con un gesto che avrebbe dovuto chiudere il discorso e continuando a tenere gli occhi chiusi, nonostante Emma avesse finito di sistemarle le sopracciglia.

«Cosa???» Marta la guardava con occhi sgranati.

«Eccone un'altra. Esce con un figo del genere e “non sa se è il suo tipo”. Ma che cazzo di standard avete?» anche Emma sembrava alquanto sconvolta.

«Bene, a chi sta ora?» chiese Selene diplomatica, per cambiare argomento. Giulia era sicura che si riferisse a chi dovesse farsi fare le unghie, ma evidentemente di sbagliava.

«Di me sapete già tutto: sto inciuciando con Stefano, niente zozzerie... ancora!» disse Emma con una risatina. Giulia aveva visto Stefano soltanto in foto e già l'aveva messa a disagio abbastanza. Frequentava un istituto artistico lontano dal loro liceo, era un tipo lugubre con i capelli lunghi quasi quanto i suoi, lisci e di un nero innaturale e vestiva sempre del medesimo colore con degli anfibi dalla zeppa non indifferente. Sebbene Giulia si ripetesse di non giudicare dalle apparenze, quel ragazzo non aveva una sola foto sorridente e le era sembrato piuttosto inquietante.

«Io invece nessuna news, quindi direi che tocca a Lilla: sta sempre a fissare il cellulare da un po' di tempo.» disse Marta, sicura.

«Giusto, vuota il sacco!» wow, Emma era riuscita a dire una frase senza aggiungere alcuna parolaccia «Non fare la stronza pudica pure te!» vabbè...

«Non stavamo guardando un film?» disse Lilla voltandosi verso lo schermo, cercando di eludere la domanda.

«Tanto è “Notting Hill”, l'abbiamo visto tutte» fece Selene facendo un gesto con la mano come a scacciare il pensiero.

«Non ci provare, troietta»

«Per dindirindina!» Lilla sospirò sentendosi in trappola, prima di rispondere «Ok, mi avvalgo del diritto di cui hanno usufruito le altre: dico solo quello che voglio. Sto uscendo con un ragazzo.»

«Cooosa? E non mi dici niente?» chiese Giulia «è lui?» aggiunse poi con uno sguardo d'intesa. Lilla annuì piano mentre un sorriso innamorato stava sfunggendo al suo controllo.

«Uh! Guardala! Che tenera!» fece Marta nel notare la sua espressione. Marta era una ragazza dolcissima, decisamente innamorata dell'amore, si emozionava per qualsiasi storia reale o presunta. Giulia sperava vivamente che potesse trovare il suo principe azzurro, un giorno, perché se lo meritava. Che fosse munito di cavallo bianco o cavallo basso poco importava.

Lilla invece era davvero stata un po' assente negli ultimi tempi, solo che Giulia era stata troppo occupata su se stessa per rendersene conto. A pensarci bene ora tutti i pezzi tornavano al loro posto, non solo il fatto che stesse sempre fissa al telefono, ma anche che l'amica non fosse quasi mai libera, come il giorno in cui le aveva chiesto di andare con lei al parco e chissà da quanto tempo, poi. Forse erano mesi che usciva con il ragazzo di cui non voleva parlare, per quanto ne sapeva Giulia.

La serata andò avanti in quel modo, un film succedeva l'altro senza essere degnato di particolati attenzioni, mentre le confessioni reciproche andavano avanti e Giulia si sentiva sempre più a proprio agio. Ad una cert'ora la mamma di Selene bussò alla porta e si affacciò per salutare e augurare la buona notte alle ragazze. Era una bella donna, giovane, che si trattenne un attimo solo perché non riconobbe Giulia e volle presentarsi. Il suo sorriso era così bianco che Giulia ebbe paura di venirne abbagliata e sentì il bisogno urgente di lavarsi i denti.

Solo quando la luce fu spenta, a tarda notte, a Giulia vennero dei dubbi.

«Ehi, Lilla, ma questo tipo è qualcuno che conosciamo?» aveva chiesto Marta. Anche a luce spenta, infatti, le chiacchiere non erano concluse e, anzi, il buio abbassava un po' le barriere e la vergogna e le ragazze si erano estorte a vicenda alcuni aneddoti imbarazzanti. Adesso il buio celava la faccia impietrita di Giulia, dopo che la domanda di Marta aveva fatto come scattare un interruttore nella sua mente.

«Bhè... sì, lo conoscete. Qualcuna di voi anche molto bene. E con questo ho chiuso con gli indizi!» aveva risposto Lilla.

Poteva esserci risposta più chiara?

“A lui piace lei, lui ha parlato erroneamente con un'altra e quando l'ha capito ha rimediato allo sbaglio, lei non vuole svuotare il sacco perché lui è l'ex dell'amica. Nessuno sa che l'altra era perdutamente innamorata di lui.”

Era come se nella testa di Giulia si stesse formando un disegno, un fumetto esplicativo della situazione, tanto era palese, dopo quell'ultima frase di Lilla. Difficile adesso ridere spontaneamente alle ultime battute della buonanotte, nella sua mente era entrato in azione un film troppo triste, che le rendeva difficile persino addormentarsi.

 

Giulia era diventata un po' malinconica, tra la scuola, Andrea che si mostrava sempre più insistente, dopo che non gli aveva concesso alcun avvicinamento “fisico” nemmeno al loro secondo appuntamento e l'ultima scoperta della storia tra la sua migliore amica e il ragazzo che le piaceva. Certo, non poteva nemmeno incolpare Lilla, dal momento che non le aveva mai voluto rivelare l'identità del ragazzo ed era sicura che lei ne fosse ancora ignara. Ciò di cui non era sicura, invece, era se Nathan si fosse accorto del suo interesse nei suoi confronti, continuava a ripensare a se e come e quanto si fosse esposta in quel senso, perché sarebbe stato non poco imbarazzante se Lilla fosse venuta a sapere un giorno che il suo ragazzo era la prima cotta di Giulia. Trovava anche una sottile ironia nel fatto che quel ragazzo neanche troppo attraente avesse tanto successo nel suo gruppo di amiche. Una volta pensò che il gruppo di whatsapp recentemente creato da Selene dovesse cambiare nome in “Quelle che hanno avuto, hanno o potrebbero avere interesse per Nathan”. Non lo fece solo perché era un nome troppo lungo.

Per fortuna il tempo era sempre bello, forse voleva prendersi gioco del suo malumore, ma almeno le dava occasione di distrarsi e distendere i nervi a volte, quando andava al parco per stare un po' con i bambini o solo per fare una passeggiata quando non aveva abbastanza tempo. A volte, come quel pomeriggio, era semplicemente stanca di studiare e contro ogni sensatezza sceglieva di chiudere i libri e giocare con i bambini. Giulia sapeva che a pochi metri di distanza c'era un gruppo di panchine in cui sedevano sempre le mamme con i passeggini o gli anziani che commentavano tutto ciò che accadeva lì intorno e nel mondo. Dal momento però che le suddette panchine si trovavano alle sue spalle e che l'erba attutiva ogni rumore, Giulia non potè accorgersi che un ragazzo stava camminando dalle panchine nella sua direzione e quasi sobbalzò quando lo sentì al suo fianco e la raggiunse con una voce bassa di tono e di volume.

«Posso unirmi a voi?»

Giulia non sapeva se il suo cuore avesse smesso di battere o se avesse cominciato a pompare a velocità esagerata, era certa però che una qualche anomalia ci fosse stata. Alzò lentamente lo sguardo verso il viso del ragazzo che aveva parlato e non spalancò la mascella solo perché non voleva farsi cogliere dai bambini in un momento di debolezza.

Incrociò lo sguardo triste, forse rassegnato di Nathan, il bambino minuscolo che aveva conosciuto da poco, quello che l'aveva fatta sorridere con la sua faccia sporca di cioccolata in maniera inaudita, sorrideva nascondendosi in parte dietro la sua gamba sana, ma aveva gli occhi lucidi come se avesse pianto.

Nathan. Era proprio Nathan. Aveva tolto il gesso alla gamba e adesso camminava con il tutore e una sola stampella, sul volto aveva l'espressione più funerea che gli avesse mai visto in faccia, ben oltre la solita leggera malinconia, ma era proprio Nathan.

“No! Sei un emerito stronzo e non ti fai sentire da mesi, non ti voglio accanto!” avrebbe voluto urlargli contro Giulia, ma si riprese in fretta pensando a tutti gli occhietti puntati su di lei che attendevano la sua risposta, non osavano fiatare un responso senza la sua opinione.

«Secondo me ha superato il limite di altezza per stare con noi, voi che dite?» disse con enfasi rivolta ai bambini complici. Loro cominciarono a ridere e ad assentire, e Giulia fece una risata malvagia pregustando la vittoria, ovviamente tutto all'interno della propria testa. Al che il ragazzo fece un sospiro.

«Ho capito... va bene così? Non sono più alto di Lorenzino, adesso» ribattè dopo essersi messo a sedere, confrontando la sua statura da seduto con quella del bambino e sorridendo debolmente.

“Ingegnoso. Oddio! Come farà ad alzarsi, dopo?!” urlò Giulia nella propria mente, ma quello che le uscì di bocca fu solo un «Beh, così direi che va bene» un po' imbarazzato. Non sapeva in che altro modo ribattere.

Quel giorno un bambino aveva portato con sé un libriccino e Giulia, vergognandosi un po' per la presenza di Nathan accanto a lei, cominciò a leggerlo tenendolo il più possibile rivolto verso i piccoli ascoltatori per permettere loro di guardare le illustrazioni che ricoprivano le pagine.

La storia parlava di un bosco incantato, di orchi e di fate e Giulia modulava e contraffaceva la voce per ogni personaggio, intonando in modo teatrale. Non guardò mai in direzione di Nathan, ma giurò di averlo sentito sghignazzare un paio di volte, divertito dai suoi versi e dalle sue espressioni durante la lettura.

Finita la storia i bambini si dispersero, alcuni tornarono a casa, altri si precipitarono a fare la fila per lo scivolo e gli altri giochi e rimasero solo Giulia con Lorenzo praticamente disteso tra le braccia e Nathan al loro fianco. Una parte crudele del suo cervello le disse di lasciarlo lì per terra a strisciare, se non fosse riuscito a rialzarsi, ma era una parte troppo piccola per avere il sopravvento sulla restante materia grigia che la spinse ad avvicinarsi.

«Hai... ehm... bisogno di un mano?»

«Preferirei un ginocchio nuovo, ma una mano andrà bene.»

Da quando Nathan era tanto caustico? Non sapendo come reagire Giulia si accostò al ragazzo che stava faticosamente tentando di alzarsi puntellandosi sulla stampella e un po' impacciata lo aiutò a sollevarsi tenendolo un po' per un braccio un po' per il fianco. Il progetto originario prevedeva di allontanarsi da lui il più velocemente possibile, possibilmente senza salutare, ma un reo braccialettino che indossava decise di incastrarsi nel maglioncino di Nathan di cui Giulia tirò un filo nel ritirare la mano.

«Oddio, scusa! Scusa scusa scusa» contiuava a ripetere cercando di staccarsi dal ragazzo e peggiorando sempre la situazione. Si incurvò dietro la schiena del ragazzo, la faccia a pochi centimetri di distanza da lui per cercare di sciogliere l'incastro.

“Gli sto praticamente fissando il didietro...” si rese conto, e non che la cosa le dispiacesse, ma divenne improvvisamente rossa in viso. Dio, come si era incastrata bene quella catenella!

«Ecco, ho fatto» sospirò finalmente, sollevata.

Non si era allontanata nemmeno di un passo che un trattore la travolse alle spalle. Si trattava solo di un trattore giocattolo, in effetti, giallo e verde e non più grosso di un astuccio per matite, ma era manovrato dalle manine grassotte di Lorenzo e dalla sua vocina acuta con “Bruuuum, puf, gneeek!” molto sentiti. Sparandosi a tutta velocità verso Giulia, il bambino l'aveva spinta su Nathan e, ricordandosi che il ragazzo era in equilibro precario sulla stampella, Giulia si era prima sbilanciata su di lui, poi aveva provato a sostenerlo concludendo il tutto in un goffo abbraccio.

«Oddio scusa! Scusa scusa scusa...»

Dove aveva già sentito quella frase? E... Oddio, si è incastrato di nuovo il braccialetto!

Alla vergogna non c'era mai fine, dunque?

«Vi volete bene?»

Sembrava di no, dopo aver dato uno sguardo agli occhioni spalancati ed eccitati di Lorenzo.

Nathan si mise a ridere. Era strano risentire quella risata che tanto aveva amato dopo tanto tempo. Era strano sentirla da una distanza tanto ravvicinata, percepire il torace del ragazzo scosso da una leggera ilarità.

Senza dire altro se non «Ferma» liberò il proprio maglioncino dal braccialetto malefico di Giulia. La ragazza era troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi, ma dopo aver reiterato le scuse si accorse chiaramente del cambio di umore di Nathan.

«Quanto ti devo?» le chiese con voce dura.

«Come?»

«Quanto ti pagano per stare con i bambini?»

Giulia lo guardò finalmente negli occhi. Non sembravano gli stessi occhi chiari che aveva fissato altre volte, quegli occhi che ricordavano i campi di autunno, il miele, il bosco. Ora parevano occhi gialli da gatto, con le pupille strette e taglienti.

«Nessuno mi paga»

Nathan sollevò un sopracciaglio.

«Fai la babysitter a un sacco di bambini e non ti fai pagare?»

«Non faccio la babysitter. Vengo qui a studiare e a volte mi metto a parlare con le persone che incontro o a giocare con dei bambini» adesso era infastidita dal tono incredulo e beffardo di Nathan. La stava guardando con un'espressione che diceva “Sei scema o cosa?”.

«E a me sembrava di essere pagato troppo poco per stare con il pestifero!» aggiunse dopo uno sbuffo, accennando a Lorenzo.

«Lorenzino non è una peste, è simpaticissimo!» lo difese lei.

«Perché non è tuo fratello» ribattè il ragazzo abbassando la voce di parecchio.

Un momento. Quindi Nathan aveva un fratellino? E si faceva pagare per badargli? Era ridicolo! Chi era quel ragazzo? Le sembrava di non averlo mai conosciuto.

Giulia si riscosse dalle sue riflessioni notando che Lorenzo stava strattonando il fratello per i pantaloni, insistendo per farsi prendere in braccio. Nathan stava ripetendo dei “no”, poi, guardando al cielo, sospirò e rivolto a Giulia disse: «E non sarebbe una peste?»

Giulia si fece avanti e si accovacciò accanto a Lorenzo per poterlo guardare negli occhi.

«Tesoro, non puoi andare in collo a tuo fratello, perché gli fa male una gamba, vedi? Vedi questo?» continuò indicando il tutore che fasciava la gamba del ragazzo «Serve per non fargli sforzare il ginocchio. Se ti prende in collo invece si sforza tanto e gli farà ancora più male. Hai capito? Fai il bravo, d'accordo?» concluse lasciandogli una carezza sulla morbida guanciotta.

Il bambino aveva seguito tutto il discorso e annuendo alla fine smise di fare le bizze.

«Non è una peste, è un bambino, ma non è stupido e se gli spieghi le cose capisce tutto» disse seria a Nathan e senza guardarlo in faccia né salutarlo si affrettò alla fermata degli autobus meditando di prendere il primo nella speranza che fosse quello giusto.

«Quello non è Nathan... quello non è Nathan...» continuava a ripetere la sua mente ferita, mentre le gambe acceleravano inconsciamente il passo. Quel ragazzo cinico e freddo non poteva essere lo stesso di cui si era innamorata. Eppure quando lo aveva “abbracciato” aveva percepito chiaramente il suo corpo esile, ma in forma, il suo profumo di pulito, la sua risata. Era la brutta copia del ragazzo che aveva conosciuto, il gemello cattivo di Nathan, l'ombra del Nathan gentile e premuroso. Non stava con Lilla, adesso? Non stava finalmente con la ragazza a cui aveva fatto il filo per tanto tempo? Allora perché era così cambiato? Cosa gli era successo? E lei stava ancora a pensare se fosse il caso di uscire di nuovo con Andrea, solo perché non era “perfetto” come voleva lei? Con una risata sommessa e amara tirò fuori dallo zaino il cellulare e con sicurezza inviò un messaggio.

- Ehi, Andre, sei libero questo sabato?

 

Il mio angolino:
______________

ADESSO è il momento: liberate i cani contro Nathan! Muhahahahah...
Grazie a chi recensisce e segue la storia... state aumentando in modo incredibile! *.*
FatSalad

   
 
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