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Autore: DirceMichelaRivetti    23/01/2016    1 recensioni
Storia che vuole esplorare il passato di Jenkins, dalla sua gioventù fino al momento in cui la magia venne tolta dal mondo; i suoi rapporti con la Biblioteca e la sua relazione col padre.
Mi sono ispirata in parte al ciclo bretone, in parte a tutte le frasi (spesso lasciate in sospeso) pronunciate da Jenkins circa il proprio passato.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dulaque, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice

 

Scusate per la nota all’inizio, anziché alla fine del capitolo. Questa nota avrebbe dovuto chiudere il precedente, ma erano le 4 del mattino e mi sono scordata.

Si è conclusa la prima parte di questa fanfiction, ne seguiranno almeno altre due (più brevi) e forse una terza (di nuovo lunga).

Tra lo scorso capitolo e quello che vado a cominciare c’è un’ellissi temporale di quasi trecento anni, dunque ci troviamo nell’anno 800. Il tutto è liberamente ispirato all’Orlando Furioso.

 

La quiete regnava a Brocelandia. Era una delle poche regioni in cui non giungevano mai le guerre che dilagavano altrove. La pace era dovuta sia alla potente magia che proteggeva la foresta dalle intrusioni esterne (infatti chi, senza appartenere a quel luogo, provava ad entrarvi, si trovava immediatamente fuori, dalla parte opposta), sia dal fatto che i suoi abitanti, pur molto variegati, erano una comunità parecchio chiusa: il numero di abitanti era limitato e vi erano regole piuttosto rigide per garantire l’autosufficienza. Si promuoveva largamente lo spirito comunitari, il senso di essere prima di tutto un membro della società e poi un individuo. Ciò non significava il doversi conformare o il dover reprimere i propri interessi, bensì che si doveva innanzitutto pensare a rendersi utili alla comunità per qualche ora ogni giorno e poi si era liberi di occuparsi di se stessi. Non vi era denaro, né alcuna forma di commercio, poiché la comunità produceva per se stessa: ognuno faceva la propria parte di lavoro e poteva liberamente disporre di ogni cosa. Un simile sistema, tuttavia, poteva funzionare solo se tutti quanti erano concordi nel ritenerlo giusto e quindi solo se nessuno si approfittava della disponibilità altrui e della gratuità delle cose. Per questo si invitava chi aveva grandi ambizioni o desiderio di ricchezza di andare nel mondo fuori dalla foresta e se veniva individuato qualche fannullone lo si allontanava. Le decisioni venivano prese democraticamente, tramite discussioni a cui potevano prendere parte tutti gli abitanti, benché molti partecipassero solo a quelle in cui le loro competenze e conoscenze potevano risultare utili. Questo modo di amministrare funzionava abbastanza bene in virtù del fatto che gli abitanti non erano numerosi e tutti quanti avevano grande consapevolezza e senso di responsabilità. Benché tutti quanti fossero considerati allo stesso livello, agli anziani era data grande importanza.

Brocelandia era dunque un paese pacifico e prospero, ma per mantenersi tale non poteva espandersi e doveva allontanare gli elementi che, non adeguandosi a quel sistema, rischiavano di metterlo in crisi.

Convivevano sia umani, sia creature fatate e proprio le differenze tra i vari abitanti erano la forza del paese: ognuno aveva una qualche capacità necessaria agli altri, la diversità permetteva a tutti si essere utili in un qualche modo.

C’era chi aveva più influenza degli anziani a Brocelandia e costoro erano Galahad e Melissa, il cui parere o giudizio era richiesto e sempre accettato per le questioni di maggiore importanza che mettevano in difficoltà gli altri. Loro due però non risiedevano sempre in quella foresta, vi trascorrevano solo alcuni periodi, alternandoli a lunghi viaggi in cui giravano per il mondo per aiutare gli umili e i grandi, risolvendo questioni di poco conto e occuppandosi di provare a gestire i grandi equilibri delle nazioni, per questo avevano amici sia tra i contadini, sia tra i regnanti.

Era l’anno 800 e Galahad e Melissa si trovavano in quella che era stata la casa di Merlino, ma che ormai da quasi tre secoli era la loro dimora. Una sera il cavaliere rientrò, dopo un pomeriggio trascorso ad aiutare nella costruzione di una diga, vide la donna piuttosto turbata e subito le domandò: “Che cosa succede? La divinazione che hai fatto oggi pomeriggio ha rivelato brutte notizie?”

Lei annuì.

“Come?! L’ultima volta che siamo stati sul continente avevamo lasciato la situazione in un buone condizioni: Papa Leone III stava facendo un ottimo lavoro per guidare Carlo re dei Franchi. Ci siamo forse sbagliati nel considerarlo un potenziale ottimo sovrano? Non è in grado di restaurare un impero, non dico come quello di Roma, ma almeno unitario in Europa? Leone III gli ha già fornito da tempo le Chiavi della Tomba di Pietro e il Vessillo di Roma, sono artefatti piuttosto potenti che avrebbero dovuto garantirgli la vittoria e il consolidamento del governo. Si è forse accontentato di rinchiudersi ad Aquisgrana e godere di un piccolo regno, anziché accettare la responsabilità di pacificare il continente che ormai è diviso e dilaniato da guerre da troppo tempo? Che fanno, invece, i nostri pupilli, i principi inglesi e scozzesi: il prode Rinaldo, l’astuto Astolfo, la coraggiosa Bradamante e loro cugino, il possente Orlando? Non dovevano essere i paladini di Carlo e non solo proteggerlo ed aiutarlo, ma anche impedire che si arrestasse nell’impresa?”

Galahad, fermati con le domande, dammi il tempo di riferirti ciò che ho visto e se, poi, avrai ancora dei dubbi, mi chiederai.”

“Scusa, è che sono così sorpreso! Mi aspettavo buone notizie e invece … va bene, va bene, dimmi pure.”

“Carlo non si è fermato, si è addirittura guadagnato l’appellativo di Magno.”

“Non mi stupisce: grande e grosso com’è!”

“Il problema giunge dall’Africa. Il re Agramante, con migliaia di arabi e convertiti, ha oltrepassato lo stretto di Gibilterra, si è rintrodotto in Spagna e ha marciato verso la Francia, dove finalmente ha trovato la resistenza di Carlo, dei paladini e del resto dell’esercito cristiano. Sono ormai due anni che combattono.”

Agramante?” si meravigliò Galahad e rimase pensoso “Se non ricordo male il suo regno non era piccolo, ma nemmeno di grandi dimensioni e le sue forze non gli avrebbero certo permesso di passare in Europa e conquistare così tanto terreno. Certo, in Spagna può aver trovato dei simpatizzanti per via dell’occupazione araba, scacciata da poco da Carlo, però … i Mori non si stavano espandendo verso la Persia? Agramante chi ha trovato come alleati occidentali?”

“I popoli germanici e barbari che dall’impero romano sono passati in Africa si sono convertiti già da tempo, nell’esercito di Agramante ci sono pochi Mori, ma molti discendenti di popoli nordici. Comunque, sì, nemmeno io mi spiego dove abbia trovato tutta questa potenza militare. Ho percepito la presenza di qualcuno dietro di lui, non esattamente un finanziatore, ma qualcuno che lo potenzia dal punto di vista magico, ma non riesco a capire di chi si tratti: deve essere piuttosto potente, per riuscire a celare la propria identità.”

“Quindi Carlo è impantanato nella guerra con Agramante? I paladini non sono sufficienti?”

“Lo erano ma …”

“Come sarebbe a dire erano? Sono morti?”

“No, ma hanno perso di vista le priorità: hanno tutti abbandonato il campo di battaglia per inseguire l’amore, l’unico a non averlo fatto è stato Astolfo che, però, si è allontanato per cercare i cugini. Qualche mese fa è arrivata al campo una bellissima donna, affermando di essere una principessa del Catai e di chiamarsi Angelica. La maggior parte dei cavalieri se n’è innamorata ed ella disse che avrebbe sposato colui che fosse stato in grado di sconfiggere il guerriero che l’accompagnava. In realtà era solamente un tranello per uccidere i paladini, infatti appena il suo campione fu sconfitto, lei si è rifiutata di sposarsi come promesso, ma si è data alla fuga e quindi molti cavalieri hanno disertato per cercarla e conquistarla. Purtroppo, i due che sono rimasti maggiormente incantati da Angelica sono Rinaldo ed Orlando che non solo vagano per l’Europa senza meta e senza essere utili a nessuno, ma perfino si sono messi l’uno contro l’altro.”

“E Astolfo, invece, li cerca per riportarli da Carlo, giusto?”

“Esatto. Anche lui non è rimasto indifferente al fascino di Angelica, ma sa bene quale sia il suo dovere e cosa sia realmente importante.”

“Almeno lui! Certo che è buffo: Astolfo è sempre parso il più sfaccendato dei tre cugini, quello più incline a seguire sogni e meno interessato alla vita militare e, invece, si è dimostrato il più accorto.”

Astolfo, lo sai, ama più andare all’avventura, come facciamo noi, piuttosto che essere inquadrato in un esercito o sopportare la vita di corte con la burocrazia e il resto.”

“Ho capito. Di Bradamante, invece, che mi dici? Non credo si sia innamorata anche lei di Angelica.”

“No, lei ama Ruggiero.”

“Sbaglio o è uno dei campioni di Agramante, quello nato da genitori Cristiani, poi subito morti, separato dalla sorella che è diventata una guerriera e allevato dal mago Atlante?”

“Proprio lui! Bradamante si è innamorata di uno dello schieramento nemico ed è ricambiata. Purtroppo, però, Atlante sa che Ruggiero è destinato a morire poco dopo aver lasciato un erede e, quindi, ha mandato il proprio ippogrifo a rapirlo e ancora non so dove lo abbia portato. Bradamante, allora, ha abbandonato il campo di battaglia per cercarlo. In questo momento è in pericolo, poiché sta viaggiando con un uomo che appartiene a una casata acerrima nemica della sua: se lui scoprirà la sua identità, la ucciderà.”

“Dovremmo proteggerla, allora.”

“Provvederò con la magia. Voglio portarla qui e, vicino alla lastra di Merlino, illustrarle la stirpe a cui darà vita, assieme a Ruggiero.”

“Fai il prima possibile, per favore. Penso che noi dovremmo metterci alla ricerca di Orlando e Rinaldo e farli ragionare. Date le circostanze, sarà meglio dividersi.”

“Hai ragione: dobbiamo fare qualcosa e alla svelta.”

“Io mi metterò sulle tracce di Orlando e tu di Rinaldo, quando li avremo trovati o, non potendo trovarli, avremo delle informazioni, ci ritroveremo a Roma, da Leone III, è un buon punto d’appoggio e ci può aiutare in questa operazione.”

“D’accordo. Comunque per sicurezza preparerò anche delle pietre di comunicazione, così potremo parlarci anche distanti, se necessario.”

“Sì, sono sempre utili. Mi mostri come si incantano? Non si sa mai che ne venga bisogno.”

“Volentieri!” rispose Melissa, sorridente “Lo sai che mi fa sempre piacere quando vuoi apprendere qualche pratica di magia.”

“Lo sai che adoro la magia, ma mi accontento della ritualistica … non saprei se essere adatto oppure no per essere un mago.”

“Sei il cavaliere incorruttibile! Chi più di te sarebbe adatto? E poi qualche volta ti sei anche cimentato in qualche incantesimo.”

“Solo in casi di estrema necessità … e poi io sono un cavaliere, non un mago.”

“Ti sei lasciato impressionare da Yahuda, dopo che siamo dovuti andare a recuperare Wiraz che si era perso nell’oltretomba zoroastriano.” c’era un velato tono di rimprovero, in quelle parole “Yahuda ha tanto calcato sul fatto di come chi pratica la magia possa finirne vittima, di come la magia può avere il sopravvento su chi vi si avvicina, che tu hai finito per provarne orrore e spavento.”

“Non è andata esattamente così …” si difese Galahad “Mi ha fatto capire l’importanza di essere prudente e moderato.”

Melissa gli si avvicinò e lo abbracciò, sussurrandogli all’orecchio: “Tu, però, hai un autocontrollo e una purezza d’animo, che non corri il rischio di essere sopraffatto dalla magia, se la praticassi.”

L’uomo le carezzò i capelli e replicò: “A te la magia, a me il cavalierato. Siamo un binomio perfetto, non alteriamolo.”

I due si baciarono teneramente: dopo tanti decenni erano sempre in sintonia tra di loro e mai avevano provato noia o sazietà l’uno dell’altra.

Galahad continuò: “Non ci sono proprio idee circa chi possa sostenere Agramante? Nessun sospetto? Nemmeno una diceria?”

“Pare di no.”

“Sappiamo almeno chi pratica magia di altro grado? Intendo dire oltre a chi già conosciamo. Forse potremmo sentire da Leone III se ha qualche informazione al riguardo. Accidenti, lo sai che mi sembra ancora incredibile che abbiamo fatto eleggere Papa un mago?”

“A me sembra più incredibile che abbiamo fatto eleggere uno che non è nobile. Comunque, lo interpelleremo: dobbiamo consultare ogni fonte possibile. A proposito di magia, però, ho captato alcune strane informazioni, durante la divinazione.”

“Ossia?”

Melissa si rabbuiò e chinò lo sguardo, cercando le parole.

Galahad capì e chiese: “Centra tua zia Morgana?”

“Sì … ma è una cosa strana.”

Il cavaliere la guardò con un pizzico di rimprovero: l’unica cosa su cui discordavano era l’opinione sui reciproci parenti. Galahad considerava Morgana una persona spregevole e crudele che traeva piacere nell’infliggere sofferenze agli altri, spesso con articolati e contorti meccanismi; vedeva invece Viviana come una donna molto potente che comunque si limitava a stare nel suo Lago, senza interferire con il resto del mondo. Al contrario Melissa vedeva la propria zia come una persona appartata rispetto alla vita mondana, che si godeva l’isola di Avalon e proteggeva il proprio spazio dalle intrusioni, forse un po’ troppo strenuamente, così come forse eccedeva nel difendersi quando qualcuno tentava di aggredirla, accusandola di aver fatto cadere Camelot. Melissa, poi, considerava la Dama del Lago come una donna colma di ambizione, con la mente ottenebrata dal potere, intenta a spingersi oltre ogni limite per dimostrare la propria superiorità, ma incurante delle conseguenze.

Per Galahad era dunque naturale pensare che Morgana agisse in maniera scorretta e ordisse intrighi, mentre Melissa considerava soltanto dicerie quelle che si sentivano in giro. Di certo Morgana aveva fatto parlare di sé molto più di Viviana, che teneva il Lago assai più celato ed inaccessibile di Avalon.

Il cavaliere incalzò gentilmente: “Allora, che cosa ha messo in evidenza la divinazione su di lei?”

“In realtà è emersa una triade: Morgana, Alcina e Logistilla. Questi ultimi due nomi, però, mi sono  del tutto nuovi.”

“Possono essere sue discepole ad Avalon, non credi?”

“Forse, ma non credo. Pare che Morgana e Alcina siano considerate malvagie e pericolose, mentre Logistilla sarebbe benevola e perseguitata dalle altre due.”

“Potrebbero generare problemi, quindi bisognerà approfondire la questione, però potremmo occuparcene dopo aver risolto il problema di Carlo, a meno ché non emerga una correlazione.”

“Non so esattamente in che misura e se direttamente o collateralmente, ma di certo sono coinvolte anche loro in quel che sta accadendo in Europa. I paladini pare abbiano avuto a che fare con Morgana e i suoi trabocchetti ad Avalon, tentando di sottrarle alcuni dei suoi oggetti incantati. Su Alcina, invece, non c’è nessun racconto preciso, poiché pare che nessuno di quelli che siano finiti sulla sua isola sia poi anche tornato indietro.”

“Circa la terza?”

“Nulla, solamente che è buona, gentile e appunto perseguitata.”

Galahad rimase pensoso qualche momento e poi osservò: “Mi chiedo se anche Yahuda e mio padre si stiano occupando di questa faccenda e se sia il caso di contattarli per unire le forze, oppure no.”

Yahuda non era molto favorevole a supportare Carlo, preferisce non intervenire nelle vicende degli uomini.” gli ricordò Melissa “Solo con una divinazione non possiamo sapere esattamente che cosa stia accadendo. Partiamo alla ricerca di Orlando e Rinaldo e poi valutiamo se è il caso di interpellare la Biblioteca.”

“Sì. In effetti non mi va di sentire Yahuda che rimarca il fatto che lui ci aveva detto di non interferire e così via … io però non me la sento di lasciare che la gente si uccida in guerre continue, senza almeno tentare un’unificazione e pacificazione.”

Messisi così d’accordo su come affrontare la faccenda, almeno in un primo momento, si prepararono per partire, ma attesero un paio di giorni per parlare con Bradamante.

Come previsto dalla Maga, l’uomo che viaggiava con Bradamante, scopertane la famiglia d’appartenenza, volle ucciderla, scaraventandola giù da un dirupo. Melissa, però, che vegliava su di lei, inviò un vento magico che le impedisse di precipitare e che la portasse fino a Brocelandia. La Maga condusse la guerriera davanti alla tomba di Merlino e lì evocò le ombre della sua discendenza, mostrandole i tanti e grandi eroi e governanti che sarebbero nati grazie all’unione di Bradamante e Ruggero. Era un modo per infondere sicurezza e speranza nella guerriera che  da molti mesi vagava invano in cerca dell’amato.

Melissa, poi, le disse: “Io al momento non posso vedere dove si trovi Ruggiero, poiché la magia del Mago Atlante lo cela egregiamente. Segui, però, il mio consiglio: va in Spagna e cerca tra i Pirenei il castello di Atlante: è possibile che il mago tenga rinchiuso lì il suo pupillo. Dovrai stare molto attenta, poiché la tua abilità nel combattere non ti basterà per salvarti e liberare i prigionieri del castello. Tieni dunque questo anello incantato: se lo terrai al dito ti proteggerà da ogni incantesimo, se lo metti in bocca ti renderà invisibile. Adesso va e, se troverai altri paladini sulla tua strada, convincili a tornare da re Carlo, che ha bisogno del suo esercito.”

La guerriera, confortata, ripartì colma di determinazione nel ritrovare il suo amato: non le importava quali ostacoli avrebbe trovato sulla strada, era certa che la sua spada l’avrebbe ben servita; conosceva anche lei la profezia secondo cui Ruggiero sarebbe presto morto, dopo la nascita del suo primogenito, la mente le consigliava di stare lontana da lui per salvarlo, ma l’amore era invincibile.

Sistemata tale faccenda, Galahad e Melissa si misero in viaggio per cercare i due migliori paladini di Carlo Magno. Procedettero insieme fino all’attraversamento della manica, poi si separarono per perlustrare il continente.

Melissa vagò per alcune settimane, senza avere novità. Ricordò, allora, ciò che aveva sentito raccontare sull’isola di Alcina: lì i cavalieri sparivano. Che Rinaldo fosse capitato da quelle parti e fosse anche lui rimasto imprigionato? Le pareva poco probabile che un tale valoroso si fosse lasciato sopraffare, tuttavia decise di andare a controllare: in fondo voleva scoprire qualcosa di più su quell’Alcina che la gente metteva in relazione con Morgana e soprattutto voleva capire come mai i cavalieri scomparissero.

La Maga scoprì facilmente l’isola in cui viveva Alcina e vi ci si recò, usando un incantesimo che impedisse all’altra donna di percepire la sua presenza. Procedette con circospezione, poiché rischiava comunque di essere vista, ma presto si imbatté in Ruggiero: lo aveva visto solamente in alcune visioni, ma lo riconobbe facilmente.

Il campione di Agramante era privo delle sue armi, seduto in mezzo al fango, con lo sguardo attento rivolto ad un recinto di maiali.

Melissa gli si avvicinò, perplessa, e lo chiamò: “Ruggiero … Ruggiero …”

Il giovane sospirò. Allora la Maga lo colpì alla testa con un bastone, non forte da fargli male, ma abbastanza per scuoterlo dai propri pensieri e richiamarlo alla realtà.

L’uomo si scosse, guardò offeso la donna ed esclamò: “Come osate colpirmi! Io sono il prode Ruggiero!”

“Sì, gli somigliate, ma non siete lui.” replicò Melissa, volendo provocarlo “Ruggiero è certamente presso il suo re, Agramante; oppure con la sua innamorata, Bradamante, ma di certo non è qui e non fa la guardia ai porci.”

“Ah, voi mi ricordate i miei doveri e non sbagliate a dire che per ben altre imprese io sono nato. Voi, tuttavia, ignorate quale forza mi incatena qui e qual dolore il mio cuore patisca.”

“Avete forse promesso a uomo degno di rimanere qua? O questo nuovo compito giova qualcuno?”

“Io sono innamorato della bella Alcina. So che promisi il mio amore a Bradamante, ma ora solo colei di cui sono prigioniero e schiavo aggrava il mio petto. Oh, Alcina! Mai i miei occhi si posarono su creatura più bella! Il tuo seno colmo, la tua vita sottile, le tue gambe invitanti. Qualsiasi uomo che posi lo sguardo su di te, dal desiderio è vinto e non può far altro che inginocchiarsi davanti alla tua perfezione e obbedire alla voce che il labro tuo dischiude, sperando che l’obbedienza e devozione possano guadagnare un tuo bacio.” d’improvviso, il tono estasiato e ardente di Ruggiero si tramutò in ira: “Ah, dannazione! Che tu sia maledetta, divina bellezza che hai piegato i grandi guerrieri, come Venere ha sedotto Marte! Che tu sia maledetta, bellezza sensuale che mi hai fatto schiavo, nonostante io fossi stato avvisato della tua crudeltà! Tu tutti seduci, Alcina, ma mai a nessuno ti concedi, io lo so, eppure sono qui ad ubbidire e sperare … ma già so che quando ti sarai stufata di me, mi tramuterai in pietra o pianta, così come hai fatto con chi mi ha preceduto. Astolfo, mio nemico, mi avvisò della tua tela, ma nonostante io conosca la verità e la mia sorte, non posso schiacciare aracne.”

Melissa aveva ascoltato tutto quanto con attenzione, scosse il capo con disappunto e commentò: “Voi uomini siete stolti e vi fate sempre guidare e ingannare dalla lussuria. Le cure che una donna impiega per voi, le sue attenzioni, il suo affetto, il suo aiuto e sostegno, tutto ciò voi dimenticate in un istante, quando vedete un bel corpo. Per un istante di godimento, siete disposti a sacrificare anni di bene. Non sapete dare il giusto peso alle cose: misurate tutto in base alla bellezza. Così la donna che vi ama e che per voi farebbe di tutto, la tenente in poco conto se il suo corpo non è come quello di Elena e allo stesso tempo vi crogiolate nelle crudeltà di una donna che gode nel manipolarvi. Se poteste vedere la gentilezza, anziché la beltà!”

Melissa sospirò e aggiunse: “Voglio troppo bene a Bradamante e non permetterò che soffra, trovandovi in questo luogo.” appoggiò la mano sinistra sugli occhi di Ruggiero “Via! Tolgo il velo della lussuria che annebbia il vostro giudizio: quando tornerete da Alcina, la vedrete per quella che è realmente. Allora non fatele capire che non subite più il suo fascino, fingete quel tanto che basta per riprendere le vostre armi e l’ippogrifo e poi tornate da me.”

“Chi siete voi che mi salvate e perché lo fate?”

“Sono un’amica di Bradamante, se così si può dire. Non mi dispiacerebbe lasciarvi qui, dal momento che siete uno dei campioni di Agramante, mentre io sostengo re Carlo dei Franchi, tuttavia vedo la conversione nel vostro futuro e poi … non è giusto lasciare qualcuno aggrovigliato in questo inganno, benché lo meritereste, come prezzo della vostra superficialità. Piuttosto, ora rispondete: poc’anzi avete detto che Astolfo vi aveva avvertito, dove lo avete visto?”

“Vittima anche lui di questo inganno atroce, fu tramutato in un mirto e in quella forma io l’ho trovato, quando giunsi su quest’isola.”

“Tale sorta è toccata anche a molti altri cavalieri, stando alle tue parole.”

“Sì, questo è ciò che mi ha detto Astolfo che, pur essendo mio nemico in battaglia, ha voluto avvisarmi per risparmiarmi tanta pena. Io non vi conosco, ma se avete veramente sciolto la malia che mi rendeva schiavo, forse potete anche liberare gli altri da questo sortilegio?”

“Mi metterò subito all’opera. Piuttosto, avete idea di come abbandonare l’isola?”

“Sì. Alcina possiede una nave, ruberemo quella e andremo da Logistilla.”

“Vi fidate di lei?”

“È dolce e buona e incarna ogni virtù, così come Alicna e Morgana incarnano tutti i vizi.”

Melissa decise di sorvolare sul difendere la zia ed esortò il cavaliere ad andare a recuperare armi e armatura e a portarle l’ippogrifo.

Così avvenne, Ruggiero rientrò nella dimora di Alcina e, per fortuna, la trovò addormentata al piano di sopra; come la vide, la trovò ancora bella, ma nessun desiderio si mosse in lui. Lieto di non essere più sotto quell’influsso, l’uomo tornò al pian terreno e aprì la porta in cui la strega conservava le armi sottratte ai cavalieri caduti in sua balia. Presto giunsero altri prigionieri, tornati in forma umana, per riprendere il loro equipaggiamento e abbandonare l’isola; un incantesimo li rendeva silenziosi, in modo che Alcina non fosse destata dal rumore e non si accorgesse della fuga.

Ruggiero mantenne la promessa e portò l’ippogrifo a Melissa, la ringraziò ancora e le domandò se avesse bisogno, ma lei lo esortò ad andare, così egli e i cavalieri liberati salparono verso l’isola di Logistilla. Soltanto uno rimase lì: Astolfo. La Maga gli aveva chiesto di rimanere, poiché sapeva che sarebbe stata assai affaticata dall’utilizzo della magia necessaria per spezzare l’incantesimo che aveva tramutato gli uomini in piante e rocce. Si era rivolta a lui poiché lo conosceva da quando era bambino e lo aveva visto crescere e dunque si fidava e ne riconosceva capacità e valore.

Astolfo, abbandonata la forma di mirto, era stato assai allegro e si era abbandonato a un canto e a un semplice balletto, ma poi si era ricomposto e aspettava paziente qualche istruzione. Non aveva mai ben capito chi fossero quella maga e il suo amico cavaliere, tuttavia sapeva per certo che i suoi genitori e i suoi zii, discenti da famiglie nobili che governavano da diverse generazioni, si rivolgevano sempre a quei due quando c’erano problemi, oppure davano sempre loro ascolto, quando spontaneamente offrivano un consiglio. Era su loro indicazione che lui e Rinaldo avevano lasciato l’Inghilterra e la Scozia per raggiungere il cugino Orlando e poi divenire paladini del re dei Franchi. Ora era ben felice di rivedere la Maga, soprattutto perché lo aveva liberato, tuttavia era rimasto un poco stupito: non immaginava che lei o il cavaliere suo amico agissero attivamente nelle vicende, poiché li aveva sempre visti unicamente come consiglieri.

Quando notò che Melissa era esausta, la aiutò a non cadere e la fece sedere con calma a terra.

“Vi sentite male? Posso fare qualcosa?” si preoccupò Astolfo.

“No, grazie. Devo solo riprendere energie, riposando un poco. L’unica cosa, resta all’erta e pronto con la spada, se dovesse arrivare qualcuno.”

“Oh, meglio, questo mi riesce molto bene. Avete notizie dei miei cugini?”

“No, li stiamo cercando.”

“Io sarò stato stolto a lasciarmi abbindolare da Alcina che mi ha ingannato, ma loro sono più tonti con Angelica, visto che lei li ha rifiutati apertamente, ma loro insistono. Piuttosto, come mai mi hai fatto restare? Anzi, perché siamo restati e non siamo fuggiti con gli altri? Non è che abbia molta voglia di rivedere Alcina, avrei preferito recarmi da Logistilla con gli altri.”

“Io, invece, voglio conoscerla per capire esattamente chi è e che cosa voglia. Tu che cosa ne sai di lei e di quell’altra da cui tutti sono andati, ritenendola pura?”

“Morgana, Alcina e Logistilla sono tre sorelle.”

Melissa ben sapeva che ciò non era vero, tuttavia non interruppe e volle continuare ad ascoltare.

“Le prime due sono crudeli e molto unite tra di loro, mentre Logistilla è diversa: è gentile e cortese, seguace della virtù. Per questo le maggiori la odiano e la disprezzano. Quando loro padre è morto, hanno fatto di tutto per privarla dell’eredità ed allontanarla e per attirare su di lei sciagure.”

“Tutto questo, chi ve l’ha detto?”

Alcina stessa. Sproloquia spesso e volentieri e ci ha raccontato come lei e Morgana hanno perseguitato la povera Logistilla. Per questo tutti i cavalieri son voluti andare da lei: vogliono mettersi al suo servizio e aiutarla a vendicarsi sulle sorelle e riottenere ciò che le spetta.”

“Da quanto tempo sei prigioniero di Alcina?”

“Quasi due mesi.”

“Hai mai visto Morgana qua?”

“No, perché?”

“Non ti sembra un po’ strano? Alcina parla tanto di quanto lei e sua sorella siano unite e alleate nel perseguitare la terza, ma Morgana non la viene mai a trovare?”

“Effettivamente è un dettaglio a cui non avevo pensato. Che senso avrebbe, però, inventarsi cose del genere?”

“Non saprei …” Melissa era cogitabonda “Ho come l’impressione che abbiano voluto trasmettervi l’idea che questa Logistilla fosse buona e bisognosa … non puoi negare che siano andati tutti ad offrirle la loro lealtà …”

Le riflessioni della Maga vennero interrotte, poiché si accorse che Galahad la stava contattando tramite la pietra di comunicazione. Lei prese la propria che teneva tra gli amuleti appesi al collo e rispose: “Eccomi! Dimmi tutto.”

Bentrovata Melissa, come stai? Procede bene la tua ricerca?” chiese la voce di Galahad.

“Eh, ho qualcosa su cui aggiornarti, ma prima dimmi tu.”

“Ho trovato Orlando ma è in pessime condizioni.”

“È ferito?!” esclamò Astolfo, preoccupato “Chi è stato? Ferraù per prendergli l’elmo?!”

“No … che ci fai lì, Astolfo?”

“Fa parte della storia che ti racconterò a breve.” intervenne Melissa “Spiegaci di Orlando.”

“La salute fisica non gli manca: l’ho trovato che sradicava alberi a mani nude, quindi direi che è in forma. È la testa che non sta bene, è letteralmente impazzito, completamente furioso. Ho chiesto in giro e mi è stato riferito che Orlando è uscito di sé quando ha scoperto che Angelica ha sposato Medoro.”

“Chi?” chiese Astolfo.

“Un fante di Agramante, pare. I testimoni di fatto parlano di follia dovuta ai dolori dell’amore, ma io la vedo diversamente.”

“In che modo?”

“Credo che il senno gli sia stato rimosso con la magia.”

“Sono intervenute creature come le Erinni o le Furie?”

“Non saprei. Il fatto è che ho visto molti folli nella mia vita, ma nessuno come lui. I pazzi hanno comunque una loro logica o coerenza, per quanto assurda a noi possa sembrare. Orlando, invece, sembra aver perso ciò che rende umani anche i più folli. Si comporta come una bestia feroce: distrugge tutto ciò che c’è sul suo cammino: assale, uccide, mangia, dorme e poi il giorno dopo ricomincia daccapo. Non c’è modo di attirare la sua attenzione, è come un animale. Non può essersi ridotto così solo per amore: deve essergli  stato tolto il senno. Se siamo fortunati, è nel solito posto dove vanno le cose perdute. Andresti a controllare? Io devo seguire Orlando per impedire che faccia male a ignari passanti.”

“Io al momento non posso andare” replicò Melissa “Sto cercando di capire cosa nasconda Alcina. Non avendo trovato traccia di Rinaldo, ho voluto controllare se fosse tra i cavalieri scomparsi presso Alcina, li ho liberati ma lui non c’è. In compenso ho trovato Astolfo. La situazione sembra più complessa di come appare e vorrei indagare.”

“Non possiamo lasciare Orlando in queste condizioni troppo a lungo: è ingestibile!”

Astolfo esclamò: “Posso andare io a recuperare il senno di mio cugino. Ditemi dove lo trovo e non c’è problema.”

“No, è fuori discussione.” commentò Galahad.

“Perché no?” gli chiese la Maga.

“Perché è Astolfo! È irresponsabile e si distrae facilmente!”

“Sono principe d’Inghilterra, suvvia, puoi darmi un po’ di credito.” ribatté l’interessato “Sì, a volte mi lascio prendere un po’ dalla situazione o gozzoviglio un poco, ma non sono mai venuto meno al mio dovere e le cose importanti le ho sempre portate a termine … più o meno … in un qualche modo … Suvvia, lasciate che vi aiuti! Si tratta di mio cugino, dopotutto!”

Galahad sospirò e disse: “Va bene, prova pure, mal che vada fallirai, ma non dovrebbe farsi male nessuno.”

“A parte me medesimo. Allora qual è la direzione?”

Melissa salutò Galahad e si rivolse al giovane: “Allora, il luogo da trovare non è semplice. Le cose perdute sulla Terra finiscono sulla Luna.”

“Sulla Luna? E come ci arrivo?”

“Devi trovare il paradiso terrestre, lì troverai Enoch, Elia e San Giovanni, uno di loro ti accompagnerà.”

“Ah, l’Eden, qui dietro l’angolo, ci vado ogni domenica.” commentò Astolfo, sarcastico.

Melissa lo rimproverò: “Sei tu che ti sei offerto volontario.”

“Sì, ma infatti scherzo. Comunque, come ci arrivo all’Eden?”

“Non c’è una strada, continua a cercarlo finché non apparirà. Diciamo che il paradiso terrestre sa che lo stai cercando e si mostrerà a te, quando ne sarai degno: un sacco di luoghi hanno una loro intelligenza e funzionano così. Quando passerai vicino all’Inferno, allora saprai che presto lo troverai.”

“Incredibile. Sarò felice di trovarmi all’Inferno. Suppongo che dovrò fare un po’ di cose eroiche prima di meritarmi l’ingresso, ma per questo non c’è problema, piuttosto, come mi muovo? Non so dove sia il mio cavallo ma, in ogni caso, dubito sia adatto a un simile tragitto.”

“Prendi l’ippogrifo.”

“Ma io non sono il suo padrone: sarà ancor più ostile che se lo trovassi selvaggio.”

“Su, pensala come una prima delle prove per giungere sulla Luna.”

“Eh va beh, andrò solo, con la mia spada e la mia lancia d’oro.”

“No, aspetta, ti do un paio di cose che ti potranno essere utili.”

Melissa frugò nella bisaccia che aveva con sé e che evidentemente era incantata per poter contenere molti più oggetti di quelli che consentiva la sua capienza apparente. Tirò fuori un corno e un libro, li consegnò ad Astolfo, dicendogli: “Il suono di questo infonderà terrore nei tuoi nemici, mentre il libro è incantato e ti potrà essere utile in vari modi.”

 

Mentre Melissa spiegava ad Astolfo come agire, Galahad era tornato ad osservare Orlando. Lo seguiva da qualche decina di metri di distanza per non essere notato e per poter prontamente intervenire, se ce ne fosse stato bisogno. Finché il furioso se la prendeva con piante o animali, non c’era bisogno di fermarlo, ma se si fosse rivolto verso altri uomini, allora si sarebbe dovuto interferire.

Trascorsero un paio di giorni. Orlando si era addormentato sotto una quercia, Galahad aveva trovato la postazione da cui vegliare e potersi riposare. Sentì dei passi nel bosco dietro di sé, strinse l’elsa della spada, pronto ad agire, ma per il resto non si mosse, onde evitare di insospettire chi si stava avvicinando, nel caso avesse avuto cattive intenzioni.

Si sentì sussurrare: “Galahad!”

Il cavaliere riconobbe all’istante la voce, si voltò di scatto ed esclamò sottovoce: “Padre!”

Tra le piante e l’oscurità si fece avanti Lancillotto. Subito il figlio scattò in piedi e lo abbracciò, poi si rimisero a sedere e Galahad domandò: “Come mai sei venuto qua? La Biblioteca o …?”

L’altro lo interruppe: “Sono venuto perché volevo vederti e perché ti devo parlare di una decisione che ho preso.”

Il figlio notò il tono molto serio del padre; tacque, annuì e rimase in ascolto.

“Ho riflettuto molto a lungo … anni a dire il vero … Ho deciso di abbandonare la Biblioteca. Ho provato e riprovato ad andare d’accordo con Yahuda, comprendere la sua visione delle cose e farla mia, ma proprio non ci riesco. Sul proteggere il mondo siamo d’accordo, così come sul combattere i malvagi, però per me non è abbastanza. Fin da subito mi è parso che mancasse qualcosa, che svolgessi un lavoro solo a metà con la Biblioteca, ma non capivo esattamente, anche perché chiuso quasi sempre là dentro non ho avuto molte occasioni di confronto. Poi qualche anno fa tu e la tua amica avete proposto a Yahuda di aiutarvi a cercare un nuovo leader per il mondo o, almeno, l’Europa, qualcuno che come il nostro caro Artù fosse carismatico e abile in guerra, che potesse unificare territori ben più vasti di Logres e poi governarli equamente. Ho capito che era questo che mi mancava: io per la Biblioteca non ho fatto altro che fermare la tal sventura, togliere dalla circolazione artefatti pericolosi, però non ho mai fatto nulla che potesse aiutare o migliorare la situazione. So che è un progetto ambizioso, che richiede impegno, tempo, pianificazione e aiuti esterni, tuttavia perché non tentare? Perché limitarci a sistemare qualche inconveniente in un mondo comunque caotico e colmo di gente che si fa male con ogni mezzo, anziché cercare di costruire un mondo migliore, più giusto, più ricco, più sereno? La Biblioteca ha le risorse per poter fare qualcosa del genere! Tra gli artefatti e i testi che vi sono racchiusi si possono trovare mezzi e poteri per mettere in ordine questo mondo! Insomma, Yahuda vede gli uomini che si scottano col fuoco e, invece di istruire loro, spegne la fiamma. Io voglio che la fiamma arda e che offra a tutti i suoi benefici. Certo, ci saranno dei prezzi da pagare e qualche sacrificio da fare, ma sarà per un bene superiore. Un bene finalmente duraturo e per tutto.”

“Cosa stai pensando di fare?”

“Te l’ho detto, ho abbandonato la Biblioteca. Già da tempo intrattenevo conversazioni con mia madre, anche lei mi ha ricordato quanto la magia sia potente e quanto essa possa aiutare a risollevare le sorti. Anche lei sogna un nuovo governante capace di garantire la pace e la prosperità. Mi ha parlato di quest’idea che hanno in India di Sovrano Universale, dove il re terreno ha il dovere e il potere di far rispettare le leggi universali. Non sarebbe stupendo? Non sarebbe come riavere Artù?”

Galahad annuì: “Nel sostenere Carlo re dei Franchi, io e Melissa certo non avevamo una versione così universalistica, ma ammetto che hai descritto qualcosa di meraviglioso. Hai ripreso ed elevato il mio pensiero.”

“È stata Viviana soprattutto. Ovvio, non si può certo partire adesso col progetto, stiamo gettando le basi, stiamo pensando a raccogliere forze, suddividerci i compiti e pian, piano inizieremo a capire come riuscire a trovare un Sovrano Universale e a come fargli ottenere il trono. Intanto, Viviana mi ha chiesto di essere il braccio armato e più secolare del Lago. Ho già alcuni guerrieri che mi seguono. Voglio continuare sulla strada della protezione, ma aggiungerci anche il far conoscere e l’insegnare … certo io non sono l’esperto che può insegnare la magia, ma troveremo chi lo farà. Recupererò ancora artefatti che non debbono cadere nelle mani sbagliate, ma non avrò paura ad usarli oppure a consegnarli a chi può farci qualcosa di buono. Voglio essere un novello Prometeo. Ti piace quest’idea?”

“Sì, moltissimo.”

“Sai un’altra cosa che non mi è piaciuta della Biblioteca? Il non entrare quasi mai in contatto con le creature fatate. Sai bene quanto mi trovo a mio agio con loro, eppure Yahuda non ha mai voluto frequentazioni, se non ridotte al minimo indispensabile o anche meno, e li ha sempre guardati con sospetto. Non ne potevo più di quel posto, mi soffocava! Sono contento di essermene andato e di aver creato una sorta di contro biblioteca. L’ho chiamata Confraternita del Serpente, perché il serpente in molte mitologie è legato alla magia, alla conoscenza totale, alla guarigione, alle profezie e all’immortalità. Mi pare proprio un ottimo simbolo. Ecco, è di questo che ti volevo parlare e, soprattutto volevo farti una domanda importante, figliolo. Tu vuoi fare parte di tutto ciò? Vuoi aiutarmi nel costruire tutto ciò?”

Galahad stava per rispondere di sì, senza esitazione, ma poi si trattenne, ragionò un poco e poi disse: “Mi piacerebbe molto e spero di essere al tuo fianco. Adesso, però, devo prima finire di sorvegliare Orlando e poi ne vorrò parlare con Melissa. È giusto informarla e convincerla ad aderire.”

“Se non dovesse accettare, tu che farai? Se dovessi scegliere tra questo progetto e lei, che cosa faresti?”

“Sono certo che accetterà. L’unico ostacolo potrebbe essere l’antipatia che nutre verso Viviana, ma sono sicuro che davanti a un simile progetto supererà quest’astio, legato soprattutto a un pregiudizio.”

“Lo spero. Io sono felice di averti visto e sono contento che condividiamo le stesse idee … sai, non ci vediamo spesso e, quindi, non so mai in quale modo … va beh, non facciamo confusione. Ti dico, di fretta non ce n’è, quindi concludi quel che devi, parlane con la tua amica, prenditi i tuoi tempi. Io spero di vederti presto. Sono impaziente di intraprendere questo progetto con te, come padre e figlio.”

Galahad sorrise e disse solo: “Anch’io.”

   
 
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