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Autore: Defiance    23/01/2016    2 recensioni
Dal testo:
"Mi volto.
Incrocio lo sguardo di Clint.
Lo sa già.
Sa di avermi persa.
Per sempre."
[Romanogers] [After CW] [Rischio spoiler]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer:"I personaggi non mi appartengono. La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro"


 
 
Demon
Days
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ho smesso di combattere.
Il Capitano si è arreso.
Lo stanno portando via, lo hanno addirittura ammanettato.
Come se fosse attratto da una calamita, il mio sguardo cerca i suoi occhi.
Un boato riecheggia nell’aria e quei stupendi occhi azzurri, si spalancano per la sorpresa.
Vedo le sue pupille rivolgersi verso il basso, soffermarsi sulla spalla; guardo anche io: fiumi di sangue che sgorgano da una ferita da arma da fuoco.
Tony lo fissa interdetto, a pochi metri di distanza.
Un altro sparo, poi un altro ancora e un altro ancora.
Sono paralizzata.
Immobile.
Tre chiazze rosse in più compaiono all’altezza del suo stomaco.
Bucky gli corre incontro, si abbassa per sostenerlo, incredulo per ciò che sta accadendo, quando le gambe gli cedono, costringendolo ad inginocchiarsi.
I suoi occhi si rivolgono per l’ultima volta verso di me.
Socchiudo le labbra.
Sta accadendo sul serio? O è soltanto la mia mente che mi gioca brutti scherzi?

Mi volto ripetutamente, a destra e a sinistra, in cerca della Scarlet Witch, ma quest’ultima sembra atterrita quanto me, un’espressione di orrore dipinta sul volto.
Diversi attimi che sembrano non terminare mai, il suo carismatico sguardo rivolto verso di me, in un muto scambio di parole.
Poi Steven Rogers chiude gli occhi e si accascia tra le braccia del suo migliore amico, che urla dal dolore.
Non sento più nulla.
Non odo nemmeno le mie stesse grida disperate, la mia voce straziata che invoca il suo nome, che prega affinché tutto ciò non stia accadendo davvero.
Mi sembra di essere diventata improvvisamente sorda.
Clint mi prende per le spalle, vuole portarmi via, ma mi libero dalla sua presa con un violento strattone.
Ho individuato il cecchino, lo conosco: è Crossbones.
Accanto a lui, Sharon Carter.
Puttana traditrice.
Mi è all’improvviso tutto più chiaro: il governo non vuole scendere a patti; è corrotto. Vuole eliminare chiunque gli si opponga.
Rabbia.
La percepisco crescere dentro di me ed io l’accolgo.
Lascio che mi offuschi i pensieri, la mente, il cuore.
Lascio che sopraffaccia il dolore.
Odio.
L’unica cosa che provo.
Corro nella direzione opposta, so come raggiungerlo prima che sparisca.
È sorpreso di vedermi, Crossbones, non fa in tempo ad agguantare il fucile.
Gli rompo una mano, poi l’altra, quando cerca di colpirmi.
Gli tiro un calcio nello stomaco, lo atterro.
Continua a cercare di liberarsi, così faccio presa sul suo braccio e sento il rumore delle sue ossa spezzarsi un’altra volta.
Mi siedo cavalcioni su di lui, è impaurito.
Le mie mani afferrano il suo collo, lo stringono con violenza.
Prova ad allontanarle con il braccio buono, ma la mano gli fa male e rinuncia subito dopo.
Lo guardo negli occhi, fisso, senza alcuna remora, finché la luce non lo abbandona e il suo corpo si arrende alla morte.
Mi rialzo.
Sharon Carter muove verso di me, ma sono più veloce di lei; afferro il coltellino di Rumlov e glielo scaglio contro: la colpisco dritta al cuore e lei crolla per terra.
Mi volto.
Incrocio lo sguardo di Clint.
Lo sa già.
Sa di avermi persa.
Per sempre.

 
 
 
 Un anno dopo

“Sei sicuro che funzionerà?”
Banner non sembrava molto fiducioso; Vision era stato chiaro, non sapevano come funzionasse la gemma, né quali effetti questa potesse avere.
Poteva essere la migliore idea di sempre o la peggiore.
Il corpo di Steve Rogers, congelato, tremò quando Tony Stark azionò la macchina.
Ci aveva lavorato giorno e notte, nell’anno appena trascorso: si sentiva in colpa, non solo perché il team del Capitano aveva accusato lui della sua morte, ma anche perché era lui stesso a sentirsi responsabile dell’accaduto.
Non aveva mai voluto che qualcuno dei suoi amici morisse ed era seriamente intenzionato a riportare indietro quell’uomo.
Pregò fino all’ultimo secondo.
La cella si aprì, il ghiaccio era sparito.
Il corpo di Rogers non presentava più le ferite che avevano causato la sua morte.
Furono attimi di ansia generale e speranze comuni.
Poi Steve aprì gli occhi e sussultò.
Si guardò attorno confuso: cosa diavolo stava succedendo?
“Bentornato, Capitano. Di nuovo”
Lo accolse Stark, lasciandosi ricadere sulla sedia dietro di lui, sollevato.
Ce l’aveva fatta.
 
 
Tornare dal regno dei morti non era stata una novità per lui.
Almeno quella volta era passato soltanto un anno.
I ricordi non tardarono a tornargli.
Dopo aver fatto gli accertamenti medici di routine, Clint gli aveva spiegato che il governo era corrotto, che Crossbones gli aveva sparato e Sharon Carter lo aveva finito.
Gli disse anche che si erano occupati di distruggere chiunque fosse coinvolto in quella storia, che Fury sarebbe presto diventato presidente e che non avrebbero più avuto problemi di quel genere.
Erano cambiate così tante cose, in un solo anno.
Ma a lui, tutta quella roba, quasi non importava; un solo pensiero ricorreva nella sua mente: la Romanoff.
Non era con loro.
“Dov’è Natasha?” chiese.
Il cuore saltò un battito quando incrociò lo sguardo di Barton.
“Clint. Dov’è Natasha?”
Ripeté serio e l’uomo sospirò, abbattuto.
“Dopo la tua morte Nat ha perso il controllo. Ha torturato e ucciso Crossbones, ha accoltellato la Carter. L’abbiamo persa. Non è più ritornata in sé, non ha più rivolto la parola a nessuno. Puoi andare a trovarla se vuoi, è nella sua stanza, al piano di sotto. Non esce mai da lì. Ripete in continuazione il tuo nome, che le dispiace. Passa le sue giornate a guardare fuori dalla finestra. La sua psicologa dice che ci sono scarse probabilità che ritorni in sé” raccontò l’arciere, guidando il Capitano in quel labirinto di edificio.
“Com’è possibile?”
Un dolore allucinante si fece spazio dentro di lui, sentì lo stomaco chiudersi in una morsa di sofferenza.
“La mente di Natasha è sempre stata particolare, sai, per via di quello che le avevano fatto nella Stanza Rossa. Il senso di colpa per non aver combattuto al tuo fianco, per non essere stata in grado di proteggerti… Vederti morire deve averle causato un trauma talmente forte da atterrarla completamente”
“Portami da lei, Clint”
 
Non era preparato all’immagine che gli si presentò davanti.
Natasha indossava una camicia da notte bianca e se ne stava seduta sul davanzale della finestra con lo sguardo perso nel vuoto.
Le sue braccia erano strette attorno le ginocchia, continuava a dondolarsi davanti e in dietro, senza sosta e a borbottare parole indistinte.
Man mano che si avvicinava, però, il Capitano riuscì a coglierne il significato: Steve.
Stava ripetendo il suo nome.
Quando Barton gli aveva riferito cosa fosse successo alla Romanoff, non gli aveva creduto a pieno.
Ma quella visione lo aveva completamente sconvolto, vedere la donna in quelle condizioni lo aveva distrutto.
“Natasha” mormorò tremante, ma quella non sembrò sentirlo.
Steve. Steve. Steve
“Natasha” ripeté, avvicinandosi lentamente a lei e posando una mano sulla sua spalla.
“Sono io”
“Steve?”
La russa si voltò a guardarlo e i suoi occhi si spalancarono, quasi illuminandosi.
“Sì” confermò lui, abbozzando un sorriso.
Era una scena pietosa; al Capitano veniva quasi da piangere: la persona emotivamente più forte che avesse mai conosciuto, ridotta in quello stato. Per colpa sua.
Che genere di sentimento può indurre qualcuno a quelle condizioni?
“Steve” sussurrò ancora lei, incredula, sorpresa, poi si gettò tra le sue braccia, continuando ininterrottamente a ripetere il suo nome, tra le lacrime.
“Sssh, va tutto bene Nat. Sono qui”
Le accarezzò dolcemente la schiena, la strinse a sé.
La Romanoff alzò il capo e lo guardò negli occhi: era lui.
Avvertì qualcosa farsi strada nella sua mente, nel suo cuore, non le importava neanche di sapere come fosse possibile, se fosse morta o meno, se stesse sognando.
Non voleva svegliarsi.
“Sei proprio tu
Prese il suo volto tra le mani, lui sorrise.
Quel sorriso era in grado di scaldarle il cuore come niente altro sapeva fare, soprattutto quando era rivolto a lei.
Non aveva più freddo, non tremava più.
Si alzò sulle punte e lo baciò.
Steve non fu sorpreso da quel gesto, anzi, si abbandonò completamente ad esso.
C’era stato un momento, quando aveva realizzato che non avrebbe mai potuto rivelare i suoi sentimenti a Natasha, in cui l’aveva guardata e aveva cercato di comunicarle tutto ciò che sentiva con un solo sguardo; lei aveva risposto alle sue mute parole, lo aveva supplicato di non lasciarla… Ma quella decisione non spettava a lui.
“Non andartene mai più” lo supplicò la donna, una volta allontanato le labbra da quelle dell’uomo.
“Non lo farò. Promesso”
 
A solo una settimana di distanza, Natasha aveva iniziato a fare progressi.
Piccoli passi in avanti che avevano ridato la speranza a tutti quanti, pur essendo consapevoli del fatto che la Vedova Nera non sarebbe mai più tornata.
Era troppo compromessa.
Appoggiato alla finestra, Clint la stava guardando camminare sottobraccio con Steve: sembrava così serena.
La portava a fare una passeggiata ogni pomeriggio e, giorno dopo giorno, la sua vicinanza pareva aiutarla di più.
Non si staccava mai da lui.
La parola che pronunciava di più era ancora il suo nome, ma alla fine andava bene, purché all’occorrenza dicesse qualcos’altro.
“Grazie, Dio” mormorò Barton, riconoscente e sollevato, poi si allontanò, lasciando i due alla loro intimità.
 


Tre anni dopo

“Nat, sei pronta?”
La donna comparve sulle scale, avvolta da un bellissimo abito nero, semplice, lungo, con uno spacco sul lato destro.
Le sue labbra erano incurvate all’insù e Steve sorrise di rimando.
“Sono pronta”
“Sei stupenda”
“Ho sempre pensato che lo smoking ti donasse, Capitano” commentò lei, prendendo la mano di Steve.
L’uomo si inginocchiò e le posò le labbra sulla pancia, parecchio arrotondata, ormai.
Natasha rise.
“Ogni volta che lo fai, mi tira un calcio”
Il biondo ridacchiò di rimando, la strinse a sé e la baciò con dolcezza.
“Ti amo, Natasha Rogers”
“Ti amo anche io, Steven Rogers”
 
La Stark Tower era addobbata a dovere.
Il Natale era diventato un motivo di ritrovo per gli Avengers, lontano da battaglie e sfiorate catastrofi, un momento di respiro che ricordava loro di essere umani.
Il Capitano, per volontà di Natasha, non era più sceso in campo, ma aveva continuato a collaborare con la squadra supervisionandola e dando ordini dalla base; finanziati da Fury, i supereroi si occupavano ancora di salvare il mondo dalle minacce, ma non erano riusciti a recuperare la Vedova Nera.
Steve la osservava parlottare con Pepper e Jane a qualche metro di distanza; sapeva che non poteva allontanarsi molto dalla sua visuale, non era completamente stabile.
A volte, infatti, degli attacchi di panico la colpivano quando non lo vedeva e iniziava a gridare il suo nome. Spesso, si svegliava di notte, urlando, a causa degli incubi, quando il ricordo della sua morte tornava a tormentarla.
Aveva paura di perderlo di nuovo.
E lui voleva solo che lei stesse bene.
“Capitano”
Bruce si prese un bicchierino, sedendosi accanto a lui.
“Banner” lo salutò lui, un po’ in imbarazzo per via del suo passato con la Romanoff, si sentiva ancora in colpa per quello, anche se si erano chiariti a riguardo molto tempo prima.
“Natasha sembra stare bene”
“Senza dubbio sta molto meglio, ma non si è ancora ripresa del tutto”
Sussultò, il Capitano, quando udì Natasha urlare il suo nome.
“Steve! STEVE!”
Lui scattò, facendosi rapidamente strada tra i presenti, alcuni dei quali lo chiamavano a loro volta, altri che le dicevano di stare calma.
“Sono qui, Nat eccomi”
Lei lo guardò, nel panico più totale, il fiato corto.
“Credo che mi si siano rotte le acque”
 
La Romanoff aveva le lacrime agli occhi.
Stringeva quella creaturina tra le braccia, la guardava con devozione.
Ringraziò ancora una volta quello scienziato tedesco e il suo siero, che le avevano permesso di avere questo.
“Benvenuto in famiglia James Clint Rogers” mormorò, lanciando un’occhiatina verso Bucky e Barton che, commossi, sorrisero.
Steve era seduto proprio al suo fianco, giocherellava con le manine del pargoletto, non aveva parole per esprimere la sua felicità.
Entrambi avevano rinunciato alla possibilità di costruirsi una famiglia tempo prima, ma erano felici che il destino avesse una sorte diversa in serbo per loro.
Anche di notte, mentre il Capitano dormiva profondamente nel letto accanto al suo, Natasha non riusciva a smettere di guardare il bambino.
Somigliava molto al padre, ma aveva i suoi occhi.
“Ssh, Shh. Non piangere. La tua mamma è qui” sussurrò, dondolando la carrozzina per farlo riaddormentare.
James sprofondò nel sonno dopo pochi istanti, ma la donna rimase ad osservarlo per diversi altri minuti, spostando lo sguardo da Steve, che dormiva sul letto alla sua sinistra, a quella piccola creaturina.
Era così felice, così orgogliosa della sua famiglia.
“Sei molto fortunato, lo sai?” aggiunse con dolcezza, gli occhi chiusi, persa nei suoi pensieri “Hai la famiglia più forte dell’universo. E anche se questo mondo può essere un posto molto pericoloso, sappi, piccolo mio, che io sarò sempre lì, pronta a proteggerti. E anche il tuo papà”
Riaprì gli occhi, decisa.
Si guardò allo specchio.
Costi quel che costi
 



*Angolo Dell'Autrice*
Okay, questa cosa fa schifo, me ne rendo conto.
Non so neanche perché abbia deciso di pubblicarla.
Il titolo l'ho preso dal Soundtrack dello short-movie di Jennifer Morrison uscito da poco.
Vi spiego meglio: stanno uscendo tutti questi spoiler su CW e sto impazzendo.
E mancano ancora cinque mesi.
Mi sono chiesta: "Se Steve dovesse morire, cosa farebbe Natasha?"
Soprattutto perché non è stata dalla sua parte.
Poi mi sono tornati in mente Annie Cresta e Finnick Odair.
Ecco, ora avete capito come mi è venuta questa idea.
Spero che non sia stata poi così ridicola.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va!
A presto,
Bell

PS. A breve pubblicherò una mini-long di tre capitoli, sempre Romanogers Centric, per chi fosse interessato ;)
 
  
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