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Autore: Ilee404    23/01/2016    3 recensioni
Un viaggio alla scoperta di un'isola misteriosa, ricco di avventura e colpi di scena. Una ciurma inaspettata, che raggruppa più fandom. Un'unica missione. Siete pronti a salpare a bordo della BiasList?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Nota: dedico questo capitolo ad Ele e Fede. Scoprirete perchè ;)

 
 
Capitolo 8
 
 
“Va tutto bene? Sei strana ultimamente…è come se ti stessi allontanando da me.”
“Vi sto dicendo che è un labirinto. Un fottutissimo labirinto.” Suzy sbatté con forza entrambi i pugni sul tavolo. Dalla torre di vedetta era riuscita a vedere finalmente l’Isola dei Bias Traditi. La cosa sorprendente, però, è che non si trattava di una vera e propria isola. Si presentava infatti come un esagonale labirinto in cemento. Avevano già provato a circumnavigarla per riuscire a trovare un’entrata alternativa, ma l’isola aveva proprio quella struttura. Bisognava passare dal labirinto per arrivare a Jiyong.
“Evidentemente Jiyong si trova al centro del labirinto. E’ inutile aspettare, preparate le vostre cose e gettate l’ancora. Si scende tra un’ora.” ordinò Gong gi, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso la finestra. CL sospirò forte in segno di disappunto. Era del parere che, prima di scendere allo sbaraglio, bisognasse organizzarsi, e dividersi in gruppi se necessario.
“Permettimi di dissentire Gong gi. Penso che sia inutile scendere ora ed affrontare il labirinto senza un piano ben preciso. Potremmo dividerci in squadre e provare le diverse direzioni, qualcuno prima o poi arriverà al centro, no?” si sbilanciò. Gong gi scosse la testa.
“Assolutamente no. Non ho intenzione di dividere il gruppo per nessuna ragione. Forse ci metteremo il triplo del tempo, ma uniti siamo forti e sappiamo difenderci. Separati…”
“Separati dovremmo imparare a difenderci. Gong gi, lo sai meglio di me che subiremo delle perdite e che probabilmente non arriveremo tutti alla fine di questo viaggio. Dobbiamo imparare a combattere anche con un numero minore di bias.”
“Non subiremo perdite CL. Non possiamo permettercelo.” intervenne Victoria “Subire delle perdite significherebbe distruggere l’isola. Ricordate? L’isola si materializza nel momento in cui tutti i bias sono a bordo della BiasList. Se uno di loro muore, l’isola scomparirà.”
“Non subiremo perdite perché resteremo uniti. Ed uniti vinceremo.” Gong gi rimase ferma sulla sua idea.
“Io credo che CL unnie abbia ragione.” la interruppe Joy “Potremmo dividerci in due squadre e sperare che almeno uno dei due gruppi giunga all’arrivo.”
“Sperare non ci porterà a niente. Gettate l’ancora e preparatevi a scendere.” ordinò nuovamente. Anche se non si trovavano pienamente d’accordo con la sua decisione, le fedeli obbedirono, affrettandosi ad uscire. Gong gi incrociò le braccia al petto e sospirò, fissando il paesaggio avvolto dalla nebbia fuori dalla piccola finestra della Grande Cabina. Eunhyuk era rimasto in silenzio fino a quel momento. Si mise a riordinare le carte nautiche che si trovavano sul tavolo, aspettando che Gong gi gli chiedesse la sua opinione a riguardo. Ma il capitano continuava a fissare il nulla, lasciando che il silenzio regnasse nella stanza. Entrambi erano spaventati e coscienti del fatto che non sarebbe stato affatto facile. Gong gi si voltò di scatto e si diresse verso la porta d’uscita. Prima che potesse raggiungerla, l’ultimate la afferrò per un braccio e la guardò intensamente nei suoi occhi preoccupati. Le sorrise dolcemente, in un vano tentativo di infonderle un po’ di coraggio. Quel coraggio che, in quel momento, nemmeno lui aveva. Gong gi posò la sua mano su quella che stringeva il suo braccio e, delicatamente, la spostò. Interruppe lentamente il contatto delle loro mani, godendo di ogni istante in cui le loro dita si erano sfiorate. Uscì dalla stanza senza dire nulla, lasciando aperta la porta dietro di sé.
Arrivata al Ponte di Coperta, Gong gi osservò gli altri intorno a sé muoversi freneticamente. Erano tutti eccitati all’idea di esplorare l’isola ma, al tempo stesso, l’ignoto li terrorizzava. Mentre era immobile a fissarli, Bam Bam arrivò di corsa con il suo borsello legato al collo.
“Capitano! Capitano!” gridò, terminando il fiato che gli era rimasto dopo la corsa. Gong gi si limitò a rivolgergli il suo sguardo e la sua attenzione.
“Capitano, Suzy noona mi ha detto che l’isola è un labirinto, vero?” chiese, portandosi una mano al petto e ansimando vistosamente. Gong gi annuì.
“Non vedo l’ora di scendere! Sarà un’avventura fantastica!” Bam Bam era in grado di trovare il lato positivo di ogni cosa: mentre Gong gi vedeva la missione come un viaggio pericoloso, il ragazzino l’aveva presa come una nuova esperienza ed un’avventura da vivere insieme ai suoi compagni. Gong gi schiuse le labbra per rispondere al più piccolo, quando la BiasList sotto di loro si fermò improvvisamente. L’ancora aveva raggiunto il fondo del mare.

 
***
 
“E…adesso?”
I loro piedi sprofondavano nella grigia sabbia dell’isola. Erano rimasti pietrificati davanti all’entrata del labirinto per una decina di minuti, disposti in riga, ammaliati dall’imponenza della struttura ed indecisi sul da farsi. Un’accecante luce era pronta ad accoglierli sull’uscio, ma erano terrorizzati all’idea di attraversarla. Gong gi avanzò di qualche passo, sistemandosi di fronte a loro. Posò la mano tremante sull’impugnatura della sua spada, custodita nel fodero. Serrò gli occhi ed eseguì dei respiri profondi e controllati. Alzò poi lo sguardo, posandolo su ognuno di loro e, quando li ebbe guardati uno per uno, prese fiato ed iniziò il suo discorso.
“Eccoci qui. Siamo finalmente approdati sull’Isola dei Bias Traditi. Ce l’abbiamo fatta. E’ stato difficile, ma siamo riusciti ad arrivare fin qui. E dal profondo del cuore vi confesso che sono fiera di voi. Davvero. Uniti, abbiamo intrapreso questo viaggio verso il nulla ed abbiamo raggiunto la meta predestinata. Sono orgogliosa di avere una ciurma come voi, ragazzi. Ma la nostra battaglia è appena cominciata.” distese il braccio ed indicò l’entrata del labirinto “Vedete quella luce? Non sappiamo cosa ci sia al di là, ma noi la attraverseremo e combatteremo contro tutto ciò che tenterà di ostacolarci. Ci difenderemo con le unghie e con i denti e porteremo a termine la nostra missione. E sapete perché? Perché siamo una famiglia. Famiglia significa unione, ed è il legame che ci tiene uniti che ci darà la forza di sconfiggere qualunque avversario. Oltre quel fascio di luce, vi ordino di aiutarvi gli uni con gli altri. Di non separarvi mai e di proteggervi a vicenda. Perché da soli non siamo nulla, ma uniti siamo come un’onda che è in grado di spazzare via ogni cosa. Solo un mese fa eravate un branco di stronzi fifoni. Ed ora guardatevi.”
La ciurma ascoltò in silenzio il discorso del suo capitano, godendo di ogni parola che usciva dalla sua bocca. CL avanzò, posizionandosi affianco a Gong gi. Le sorrise teneramente prima di eseguire il saluto militare. Dopo di lei, anche le restanti Fedeli si accostarono al loro capitano, portando la mano alla fronte. In sincronia, la ciurma eseguì il saluto, sorridendo fieramente a Gong gi.
“Entriamo lì dentro e riprendiamoci ciò che ci appartiene.” Gong gi impugnò saldamente la sua spada e giudò la ciurma attraverso l’accecante bagliore. Non appena ebbero tutti attraversato la luce, udirono un’assordante boato dietro alle loro spalle.
“L’entrata è scomparsa! Non posso crederci!” Jooheon sbatté forte i palmi delle sue mani contro le pareti grigie del labirinto. Al loro passaggio, l’entrata del labirinto si era chiusa, intrappolandoli nella struttura.  
“Gong gi non possiamo più tornare indietro…” il ragazzo appoggiò la fronte sul freddo cemento. Sbatté più forte i palmi, quasi volesse abbattere a mani nude il muro. “Ed ora che facciamo capitano?” chiese sconfortato.
“Jooheon…” LE scostò la bandana, lasciando scorrere più liberamente la sua voce “…non c’è nessun capitano. Siamo solo noi due.”
Il ragazzo sbarrò gli occhi, voltandosi rapidamente. Si guardò intorno spaesato, constatando che il resto della ciurma era letteralmente scomparso nel nulla. C’erano solo lui, LE ed un freddo corridoio.
“D-dove sono tutti?!” balbettò ruotando su sé stesso. LE scoppiò in una risata liberatoria.
“E’ la prima volta che vedo i tuoi occhi così aperti. Dovresti spaventarti più spesso Jooheon!” lo derise. Il rosso era completamente in preda al panico: il suo capitano gli aveva appena raccomandato di non dividersi ed ora si trovava da solo con LE, che per di più si stava divertendo a prenderlo in giro.
“Yah non mi sembra il momento di ridere! Che facciamo adesso?!” sbraitò.
“Ti sembra che abbiamo qualche alternativa? Camminiamo e vediamo dove ci porta il labirinto. Magari gli altri sono stati trasportati in altre parti della struttura.” lo tranquillizzò lei, preparandosi la frusta tra le mani. Jooheon deglutì rumorosamente, afferrando la sua mazza ferrata. Camminarono per una decina di metri prima di imbattersi nel primo bivio.
“E adesso? Destra o sinistra?” brontolò il ragazzo. LE si voltò prima da una parte e poi dall’altra. Nel corridoio di destra la nebbia era molto fitta, mentre in quello di sinistra si vedeva chiaramente la strada. LE proseguì a passo deciso imboccando la strada a destra.
“Aspetta, aspetta, aspetta!” la richiamò Jooheon “Perché hai scelto quello di destra? Qui la strada si vede a malapena, perché non siamo andati a sinistra?!?”
LE si fermò di colpo, scontrandosi quasi col ragazzo. Gli lanciò uno sguardo saccente prima di scostare la bandana e rispondere a quella domanda apparentemente sensata.
“Se dovessi posizionare una bomba la nasconderesti in un posto trafficato o lungo una strada deserta?”
“B-bhe io..” balbettò il minore.
“Se avessimo preso la strada facile qualcosa ci avrebbe sicuramente attaccati.”
Il ragionamento di LE non faceva una piega. Jooheon si zittì e proseguì la camminata, porgendole di tanto in tanto domande più o meno stupide. Arrivati al secondo bivio svoltarono a sinistra, seguendo la stessa logica. Prima di giungere in prossimità del terzo bivio, Jooheon si lasciò sfuggire un urlo, il centesimo da quando si erano avviati.
“Che ti prende adesso?” chiese LE, quasi disinteressata. Il ragazzo scosse velocemente la testa e si stropicciò freneticamente gli occhi, nel tentativo di cancellare ciò che aveva appena visto.
“I miei piedi…”
“Sei già stanco di camminare?” sbuffò LE, fermandosi e voltandosi indietro verso di lui.
“…i miei piedi si sono sollevati da terra.” terminò la frase con un’espressione sconvolta cucita in viso.
“Non sono in vena di scherzi Jooheon.”
“Te lo giuro! Li ho visti coi miei occhi!” strillò il rosso.
“Quali occhi?” si lasciò sfuggire la ragazza, soffocando una risata
“Yah non scherzare! Te lo assicuro, i miei piedi si sono sollevati da terra!” insistette lui.
“Mi stai dicendo che hai preso il volo Jooheon?” chiese LE, sollevando istintivamente un sopracciglio. Il ragazzo annuì, mostrandole ancora una volta le sue enormi pupille.
“Continua a camminare, vediamo se succederà di nuovo.” Sospirò lei, strofinandosi le tempie. Ripresero il cammino, in assoluto silenzio. Jooheon la seguiva a rallentatore, fissandosi ossessivamente i piedi. Era certo di ciò che aveva visto. Al terzo bivio svoltarono a sinistra quasi automaticamente. Giunti circa a metà del corridoio, Jooheon urlò di nuovo.
“Che c’è, stai volando?” sospirò LE, voltandosi per l’ennesima volta.
“Non io…” l’indice tremolante di Jooheon puntava dritto sui piedi della ragazza. LE abbassò lo sguardo e scoprì che le sue scarpe non stavano toccando il suolo sabbioso. Staccò gli occhi dai suoi stessi piedi per puntarli dritti verso quelli del ragazzo di fronte a lei prima di lanciare sincronizzatamente un grido assordante.
“FAMMI SCENDERE!” sbraitò LE.
“SCENDERE DA COSA?! NON SEI SOPRA A NULLA!” strillò lui.
“TU PRIMA STAVI VOLANDO! COME HAI FATTO A TORNARE A TERRA?!”
“NON LO SO! HO URLATO E QUANDO TI SEI GIRATA ERO GIA’ ATTERRATO!”
“STO URLANDO, MA SONO ANCORA PER ARIA!”
“NON SO CHE DIRE, DEV’ESSERE UNA SPECIE DI WINGARDIUM LEVIOSA!”
“DI CHE?? JOOHEON SMETTILA DI DIRE STRONZATE!”
“OK, OK, BASTA CHE TI DAI UNA CALMATA!” mosse qualche passo verso di lei, portando le mani avanti. Improvvisamente, i piedi di LE ripresero il contatto con il terreno. I due si guardarono, senza dirsi una parola per una manciata di secondi. Non appena Jooheon prese fiato per dare la sua intelligente opinione su ciò che era appena accaduto, i piedi di LE presero nuovamente il volo, facendole raggiungere un paio di metri d’altezza e facendola ondeggiare prima a destra e poi a sinistra, sbattendo il suo corpo inerme da una parete all’altra del labirinto. Jooheon correva in modo buffo di qua e di là, cercando di afferrarla e, in qualche modo, di farla tornare a terra. Improvvisamente la magia si interruppe ed LE cadde di peso in braccio al ragazzo. Alle urla di lei si fusero quelle di Jooheon che, probabilmente, tra i due era quello più spaventato.

 
+

“Allora? Trovato nulla?” sbuffò Jonghyun spazientito. Da quando si erano ritrovati soli, Namjoon non aveva fatto altro che consultare i libri e le scartoffie che aveva portato con sé, ben custodite nel suo zaino in pelle. Jonghyun si era limitato a fare qualche passo avanti e indietro lungo il freddo corridoio, lasciando che il suo compagno si concentrasse sulle sue carte. Avrebbe decisamente preferito inoltrarsi nel misterioso labirinto piuttosto che aspettare un altro minuto senza fare nulla, con la fioca speranza che il cervello sexy di Namjoon scoprisse qualcosa di nuovo.
“Nulla di nulla. Gli scritti non parlano di nessun labirinto, non riesco a capire. L’isola si sarebbe dovuta presentare come tale, non una serie di vicoli in cemento. Ah, mi sono stancato!” sbuffò il minore, riponendo alla rinfusa il materiale nello zaino. Jonghyun lasciò andare un respiro di sollievo, svuotandosi quasi i polmoni. Finalmente il compagno si era arreso e sarebbero partiti all’avventura. Entrambi prepararono a dovere le loro armi, puntando poi in simultanea lo sguardo in fondo al corridoio, dove potevano già intravedere il primo bivio. Si misero in cammino, lasciando che lo scricchiolio delle loro scarpe infrangesse il silenzio che li circondava. Svoltarono a sinistra e successivamente a destra, guidati dal semplice istinto di Jonghyun. Giunti in prossimità del terzo bivio, Namjoon notò come, davanti ai suoi piedi, una rosa bianca aveva affondato le sue radici nella sabbia.
“Jonghyun, guarda che ho trovato!” disse, puntando l’indice verso il fiore. Jonghyun retrocesse di qualche passo e si accucciò per vedere più da vicino quella bellissima rosa. Inaspettatamente ruppe il gambo, porgendola poi al compagno.
“Yah perché l’hai strappata?” lo rimproverò Namjoon.
“Tienila. Quando ritroveremo Gong gi gliela regaleremo.” si giustificò il maggiore, sorridendo. Il suo era stato un semplice gesto di dolcezza nei confronti del suo capitano, ma Namjoon aveva intuito che fosse impossibile che una rosa crescesse nel bel mezzo di un labirinto buio, e per di più nella sabbia. Nonostante i suoi dubbi, afferrò la rosa per il gambo e la custodì con cura. Si imbatterono in altri bivi, proseguendo il loro cammino beatamente a casaccio.
“Ah, porca miseria!” tuonò ad un certo punto Namjoon, tenendo fra le mani la rosa. Jonghyun si voltò, notando come i petali si stavano staccando lentamente, uno ad uno.
“Qualsiasi cosa passi per le tue mani si distrugge, non è vero amico mio?” lo derise il maggiore. Namjoon cercò stupidamente di riattaccare i petali del fiore, lasciando trasparire il senso di colpa per aver rotto il regalo per Gong gi.
“Coraggio Namjoon, lasciala per terra e proseguiamo. Troveremo qualcos’altro da portarle.” lo rassicurò Jonghyun, avanzando di qualche metro. Non sentendo il compagno camminare dietro di lui, si voltò di scatto, notando come Namjoon era rimasto lì immobile, con i petali tra le dita.
“NAMJOON AH! MUOVITI!” strillò. Ma il ragazzo rimase a fissare le sue stesse mani. Jonghyun sbuffò, tornando indietro a recuperare l’amico.
“Lo so che non l’hai fatto apposta, ma ora dobbiamo sbrigarci. Buttala via.” brontolò. Namjoon teneva fissi gli occhi sulla rosa, mantenendo un’espressione dispiaciuta. Jonghyun passò velocemente la mano aperta davanti agli occhi del ragazzo, nel vano tentativo di svegliarlo. Avvicinò il viso alle mani di Namjoon, scrutando ogni petalo di quella rosa meravigliosa. Iniziò a pensare che il ragazzo fosse stato stregato dal fiore, ma con orrore notò come uno dei petali era rimasto sospeso tra l’indice ed il pollice di Namjoon e il palmo della sua mano sinistra, su cui poggiavano i resti della rosa. Era come se il tempo si fosse fermato in quell’istante. Non appena Jonghyun toccò con un dito il petalo sospeso in aria, Namjoon si riprese, indietreggiando di un passo.
“Che stavi guardando?” chiese sorpreso.
“Namjoon butta immediatamente quella rosa!” gli ordinò. Il ragazzo abbassò il capo, chiudendo leggermente la mano sinistra.
“Mi dispiace di averla distrutta. Magari ne troveremo un’altra.” disse infine, con un tono sconfortato. Si inginocchiò, posando a terra i resti di quel fiore bellissimo. Li coprì leggermente con della sabbia, per evitare che volassero via. Si alzò lentamente, sbattendosi via i granelli che si erano incollati sui suoi pantaloni.
“Possiamo ripartire ora.” sospirò, avvicinandosi a Jonghyun “Chiudi la bocca, o ci entreranno le api!” aggiunse. Il ragazzo era rimasto pietrificato nel momento in cui aveva chiesto a Namjoon di buttare la rosa, con le labbra schiuse e gli occhi sbarrati. Il cervello sexy di Namjoon ci impiegò un nanosecondo per rendersi conto che l’amico era rimasto involontariamente immobilizzato in quella posizione. Provò a scuoterlo violentemente, ma era come se fosse un tutt’uno con il terreno. Posò istintivamente lo sguardo sui suoi piedi, cercando un modo per muoverlo da lì e notò come uno dei petali era atterrato a pochi centimetri dai suoi scarponi. Con decisione lo calpestò, facendolo affondare nella sabbia scura.
“Che stavi guardando?” chiese stupito Jonghyun. Namjoon gli sorrise sollevato.
“Credo che Gong gi stia bene anche senza i nostri regali.” si limitò a rispondergli. Jonghyun annuì, sorridendogli di rimando. Ripresero il loro cammino, prendendosi reciprocamente in giro per essere stati così scemi a cadere in un tranello simile e badando bene di calpestare, ad ogni bivio, le rose bianche che gli si presentavano immancabilmente davanti.
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Nel silenzio di quel lungo corridoio, Himchan stava raccontando la storia della sua vita ad un annoiato Jun.k. Anche se erano stati per parecchio tempo insieme sulla BiasList, Himchan ritenne che una bella rinfrescata sul suo passato sarebbe stato un buon modo per migliorare ulteriormente il loro rapporto. Jun.k non era affatto della stessa opinione, anzi, le parole che Himchan sputava fuori ininterrottamente entravano per l’orecchio destro ed uscivano per il sinistro, senza nemmeno passare per il cervello. Avevano già incontrato diversi bivi, ma erano stati costretti a prendere sempre la strada di destra, dato che quella di sinistra era immancabilmente frantumata.
“E tu invece? Che mi racconti?” la serenità di Himchan era inspiegabile.
“Che dovrei raccontarti?” rispose quasi seccato il compagno. Himchan si stiracchiò, lamentandosi del fatto che non si erano fermati neanche per un minuto. Jun.k si lasciò scorrere i suoi brontolii addosso ancora una volta.
“Sei davvero noioso, sai?” lo offese Himchan, nascondendo dietro ad una battuta una sacrosanta verità. Jun.k alzò gli occhi al cielo, voltandosi di scatto.
“Allora al prossimo bivio imbocca la strada a sinistra!” gli strillò contro. Himchan per tutta risposta gli rise in faccia, scusandosi per averlo offeso.
“E’ incredibilmente difficile intraprendere una conversazione con te però, devi ammeter-…woh che diavolo succede?! Hai sentito anche tu la terra tremare?!”
Jun.k era già diversi passi davanti a lui ed aveva ignorato nuovamente le sue parole.
“YAH, JUN.NOIA ASPETTAMI!” lo richiamò Himchan, iniziando a corrergli dietro. Quando lo ebbe quasi raggiunto, però, la terra iniziò a frantumarsi ad ogni suo passo, obbligandolo a sveltirsi per non rischiare di sprofondare nel nulla. Richiamato dalle grida, Jun.k si voltò di scatto.
“HIMCHAN PIU’ VELOCE!!” gridò a squarciagola. Quando fu ad un passo da lui la terra crollò improvvisamente sotto i suoi piedi. Prontamente, Jun.k allungò la mano e lo afferrò al volo, impedendogli di cadere del vuoto. Riuscì a stento a tirarlo in salvo ed entrambi si distesero a terra, respirando affannosamente. Da quel momento pesarono ogni passo, ascoltando l’uno le parole dell’altro.

 
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“Vuoi un po’ d’acqua?” chiese Eunhyuk, allungando il braccio verso il compagno. Donghae scosse la testa, rifiutando.
“Non ti preoccupare, riusciremo a ricongiungerci agli altri.” le parole pronunciate dal biondo suonarono più come un auto incoraggiamento. Donghae non era affatto preoccupato: si fidava di Eunhyuk e sapeva che, finché sarebbe stato al suo fianco, non gli sarebbe accaduto nulla. Giunti al primo bivio, il maggiore si grattò nervosamente la testa. Guardò prima da un lato e poi da quello opposto. I corridoi erano apparentemente uno il riflesso dell’altro. Donghae si sporse leggermente, guardando anche lui prima a destra e poi a sinistra.
“Dove andiamo secondo te?” domandò Eunhyuk.
“Scegli tu. Ovunque tu deciderai di andare, io ti seguirò.” rispose il minore, sorridendogli amorevolmente. L’ultimate sospirò, guardando nuovamente nelle due direzioni. Imboccò la strada a destra, inciampando quasi sui suoi stessi piedi per l’indecisione. Dietro di lui, Donghae poggiava le sue scarpe sulle impronte lasciate dal maggiore, seguendo esattamente il suo percorso. Giunti al secondo bivio, l’insicurezza di Eunhyuk si fece maggiore: entrambi i corridoi presentavano delle gocce d’acqua sulle pareti. Si morse nervosamente un labbro, guardando prima da un lato e poi dall’altro. Quando decise finalmente di proseguire a sinistra, Donghae gli si parò davanti, portando le mani alla sua camicia.
“Hae ah, che stai facendo?!” strillò il biondo, sorpreso dal comportamento del minore.
“Fidati di me per una volta.” lo rimproverò il compagno, slacciandogli i primi due bottoni della camicia. Eunhyuk arrossì violentemente, sentendosi le guance bruciare. Arrivato all’ultimo bottone, Donghae scostò entrambi i lati della camicia, lasciando scoperto il petto del maggiore.
“Yah ma che fai?!” balbettò il biondo, indietreggiando di un passo.
“Che ti prende? Non è la prima volta che ti spogli davanti a me. Non devi vergognarti, ormai so come sei fatto.” lo tranquillizzò Donghae. Eunhyuk inarcò le sopracciglia, stampandosi un’espressione di dubbio in volto. Il più piccolo si avvicinò nuovamente a lui, fin quasi a solleticargli il naso con i capelli.
“Abbiamo una bussola, no?” lo illuminò. Eunhyuk si schiaffeggiò mentalmente, lasciando che il suo viso riprendesse il suo colore naturale. Donghae sfiorò con due dita il vetro della bussola, conficcata nel petto dell’ultimate. Finalmente l’ago si era spostato, e gli stava indicando la direzione opposta rispetto a quella che Eunhyuk aveva scelto di percorrere. Donghae fece scorrere le mani fino a raggiungere i fianchi del ragazzo di fronte a lui. Anche se erano solo amici, Eunhyuk si sentì a disagio in quella situazione. Erano soli e dannatamente vicini.
“Quindi dove si va?” sussurrò.
“Dall’altra parte, scemo.” rispose il moro, ruotando Eunhyuk di 180°. Tenendosi saldamente sui fianchi del maggiore, Donghae posò il mento sulla sua spalla, raggiungendo con le labbra il suo orecchio. Eunhyuk chiuse istintivamente gli occhi, lasciando comparire un sorriso tutto gengive sotto il suo naso.
“Vorrei che lo sentissi anche tu, Hyukjae.” sussurrò il minore.
“Cosa, Donghae?” rispose il biondo, tenendo gli occhi saldamente chiusi.
“Il rumore dell’acqua che si infrange sulle pareti. Da quando mi hai portato con te a bordo lo sento continuamente. È come se i fiumi scorressero nelle mie vene, se il mare riempisse i miei occhi, se le onde scrosciassero nei miei timpani. Nessuno sente costantemente questi rumori, ma a me succede. All’inizio ero spaventato, ma ora mi sento…oserei dire completo.”
“Sai Donghae, ti sembrerà assurdo, ma è come se lo sentissi anch’io. L’acqua che si infrange nelle pareti e trascina via ogni cosa al suo passaggio…io la sento.”
“T-tu…cosa?” balbettò il minore, indietreggiando leggermente.
“Io la sento Hae. Proprio come te.” insistette Eunhyuk, portandosi le mani sui fianchi in cerca del contatto ormai perso col compagno.
“Non può essere. Tu non sei come me, come puoi sentirla anche tu?!” il tono di Donghae rispecchiava un insieme di paura e fastidio. Eunhyuk era normale, come poteva sentire anche lui le sue stesse cose?
“Non lo so” proseguì il biondo, voltandosi ed aprendo finalmente gli occhi “non lo so ma è così, te lo giuro. Forse sto cambiando anch’io e magari…” lasciò cadere la frase nel vuoto. La sua espressione cambiò radicalmente, tramutando l’estasi in puro terrore. Donghae spalancò le orecchie in attesa che terminasse il suo discorso, ma il suo viso assunse gli stessi tratti di quello di Eunhyuk non appena vide chiaramente come, negli occhi color nocciola del maggiore, si stava rispecchiando un’onda gigantesca, l’onda che di lì a poco li avrebbe investiti e trascinati con sé.
“DONGHAE CORRI!”
I due iniziarono a correre il più veloce possibile, senza voltarsi indietro. Dopo un centinaio di metri Eunhyuk rallentò, lasciando passare avanti Donghae in modo da tenerlo sott’occhio. Dietro di loro, un fiume stava scorrendo con una potenza inaudita, raggiungendo circa i due metri d’altezza. Imboccarono i corridoi senza badare alla direzione indicata dalla bussola, cercando disperatamente un’inesistente via di fuga.
“Hyukjae, forse potrei fermarlo!” gridò il moro, voltando leggermente il viso in modo che la sua affermazione arrivasse forte e chiara al ragazzo dietro di lui. Eunhyuk aumentò la velocità, posando una mano dietro la schiena del più piccolo e spingendolo leggermente, obbligandolo a sveltire il passo.
“Non pensarci nemmeno, continua a correre e risparmia il fiato!” ordinò l’ultimate.
“Posso farcela! Perché non ti fidi mai di me?!”
Stavano inevitabilmente rallentando la corsa, sentendo le gambe sciogliersi per la stanchezza. Eunhyuk continuava a spingere Donghae in avanti, impedendogli di fermarsi, ma il minore arrestò improvvisamente la sua corsa, lasciando che il biondo lo superasse di qualche metro.
“DONGHAE CHE DIAVOLO FAI, CORRI!” gridò Hyuk a pieni polmoni. Il compagno però ignorò completamente le sue parole. Serrò gli occhi e portò le mani in avanti, quasi volesse fermare la furia dell’acqua con i suoi stessi palmi. Raccolse le poche forze che gli erano rimaste in corpo e le concentrò nelle sue braccia, sospirando affannosamente. Eunhyuk lo raggiunse nuovamente, ordinandogli di riprendere la fuga, ma le parole del maggiore risuonarono come un suono distorto nelle orecchie di Donghae. L’acqua li aveva quasi raggiunti, ma il moro non aveva nessuna intenzione di spostarsi da lì. Improvvisamente, il fiume che stava per travolgerli si divise a metà, scorrendo lungo le pareti del labirinto, ma senza nemmeno sfiorarli. Eunhyuk osservò la scena con gli occhi sbarrati dallo stupore: Donghae ce l’aveva fatta. Era da qualche mese che aveva sviluppato degli strani poteri; riusciva inspiegabilmente a controllare l’acqua in qualsiasi sua forma. Anche se non era ancora in grado di controllare le sue capacità al meglio, Eunhyuk aveva deciso di portarlo in missione con loro, nel caso i suoi poteri sarebbero stati utili in qualche modo. E quella decisione gli aveva appena salvato la vita. Vide il fiume dividersi a pochi passi da Donghae, scorrere a pochi centimetri dal suo gomito e ricongiungersi dietro di sé, proseguendo inesorabile il suo percorso.
“Non so quanto riuscirò a resistere ancora!” gridò il minore, voltandosi indietro. Eunhyuk lo afferrò saldamente per un braccio e, sorridendo, gli disse di arrendersi. Donghae, stremato, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, permettendo al fiume in piena di travolgerli e trascinarli via con sé.

 
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“L’hai sentito anche tu, Dowoon?” chiese Victoria, alzando lo sguardo al cielo. Sopra le loro teste il cielo era ricoperto da nuvole nere. Il ragazzino annuì, ammettendo di aver sentito anche lui un tuono. Avevano appena raggiunto il primo bivio e si erano fermati per consultarsi tra loro su che strada intraprendere. Victoria studiò con attenzione le nuvole sopra di loro, preoccupata di dover affrontare un temporale senza alcun riparo. Presero la strada a sinistra senza alcun motivo particolare, sperando semplicemente che il tempo cambiasse presto. Proseguirono a passo spedito, senza rallentare e senza voltarsi indietro. Dowoon tamburellava con la punta delle sue frecce sul muro, creando una sorta di melodia ad accompagnarli lungo la strada. Arrivati al secondo bivio imboccarono nuovamente la strada a sinistra. Sopra di loro il rumore dei tuoni si fece assordante.
“Fermiamoci qui.” ordinò Victoria, rifugiandosi appena dietro l’angolo “Dopo i tuoni ci sono sempre i fulmini, no?”
Sfortunatamente, la ragazza aveva ragione. Una serie di fulmini si scaglio sulla parete su cui si stavano proteggendo, creando un profondo crepo ed obbligandoli a fare le valige e correre via. I fulmini cadevano pochi centimetri dopo i loro piedi, schivandoli miracolosamente. I due corsero il più velocemente possibile, lasciando che il rumore dei fulmini si intervallasse al suono sordo delle loro scarpe affondate nella sabbia nera. Improvvisamente Victoria inciampò sul nulla, sentendo le gambe cedere sotto il peso del suo corpo stremato. Dowoon arrestò immediatamente la sua corsa, tornando velocemente indietro per aiutare la sua noona a rialzarsi. Quando finalmente Victoria fu nuovamente in piedi, in filmine viola colpì in pieno il ragazzino, facendolo cadere a terra in preda a spasmi.
“DOWOON AH! DOWOON!” le grida strazianti di Victoria vennero strozzate dai dei singhiozzi inevitabili. Afferrò decisa il ragazzo per il braccio e proseguì la sua camminata, trascinandolo dietro di sé. Riuscì a percorrere solo una manciata di metri prima di essere colpita a sua volta da una scarica di fulmini, che le fecero mancare il fiato. Giacevano entrambi a terra, fissando le nuvole sopra di loro e sentendo il loro corpo eseguire movimenti quasi meccanici contro il loro volere.

 
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“Maledizione!” imprecò Zico, sbattendo per l’ennesima volta i pugni contro il muro, nell’inutile tentativo di abbatterlo. Accanto a lui, Hyuna faceva scorrere le dita su ogni centimetro della parete, nella speranza di ritrovare la porta d’entrata.
“Quello che state facendo è inutile, ve ne rendete conto? Dovreste risparmiare le forze per dopo. Non sappiamo a cosa andremo incontro.” tuonò CL, intenta a caricare la sua colt. Senza nemmeno degnarla di uno sguardo, Hyuna le chiese se era contenta che il gruppo si fosse diviso in piccole squadre.
“Era quello che volevi, no?” non mancò di farle notare. CL non si sprecò a risponderle. Il discorso di Gong gi rimbombava prepotentemente nella sua testa, facendola sentire quasi in colpa per non essere con il resto della ciurma. Avrebbe preferito dividere il gruppo in squadre, questo è vero, ma di certo non era questo il risultato che avrebbe voluto ottenere. Lei era rimasta sola con Zico e Hyuna, due dei più forti combattenti della ciurma, e non riusciva a smettere di pensare a come sarebbero potuti essere stati divisi gli altri.
“Ok, da qui non si esce. Temo che dovremo inoltrarci nel labirinto.” borbottò il ragazzo, estraendo il fucile dal fodero. Hyuna indietreggiò, dando un’ultima occhiata generale alla parete.
“Coraggio, andiamo.” ordinò CL, incamminandosi. Zico affrettò il passo, affiancandosi alla bionda. Arrivati al primo bivio Hyuna li raggiunse, posando di tanto in tanto lo sguardo al muro d’entrata diversi metri dietro di loro. Le due direzioni erano apparentemente identiche, se non fosse che da sinistra proveniva un vento fresco, mentre da destra un’aria calda. Dopo varie discussioni, i tre decisero di proseguire a sinistra, dato che ognuno di loro era ben avvolto in una calda pelliccia. Dopo pochi metri percorsi in silenzio, Zico allargò le braccia, posando le mani una sulla spalla di CL e l’altra sulla spalla di Hyuna.
“Guardate il lato positivo ragazze: nel caso in cui dovessimo rimanere intrappolati qui per sempre non ci sarà il rischio dell’estinzione della specie umana!” gioì. Nemmeno nei suoi sogni più segreti aveva immaginato di ritrovarsi intrappolato in un labirinto solo con le due ragazze. CL e Hyuna si liberarono contemporaneamente dalla presa del ragazzo, dandogli entrambe una forte sberla sulla guancia.
“YAH SCHERZAVO!” no, non scherzava. Le ragazze lo distanziarono di qualche passo, ma a Zico non dispiacque poi molto, dato che da lì aveva una visione di entrambi i loro posteriori. Passo dopo passo l’aria fredda diventò sempre più pungente, costringendoli a rallentare.
“Le pareti si stanno ghiacciando. Tutto questo non mi piace per niente!” confessò Hyuna
affondando il viso nella pelliccia. CL posò istintivamente la mano su una delle due pareti del labirinto, sfiorando appena il ghiaccio con i polpastrelli. Non appena ci fu il contatto con il muro, la bionda ritrasse velocemente la mano.
“E’ il ghiaccio più freddo che abbia mai toccato.” appurò. I tre si scambiarono degli sguardi preoccupati, interrogandosi mentalmente sul da farsi.
“Non si torna mai indietro, giusto?” esclamò Zico, riprendendo il percorso e facendo quasi scontrare la sua spalla con quella di Hyuna mentre le passava davanti. Le ragazze si guardarono per un istante prima di seguire il compagno, che avanzava saltellando verso un corridoio sempre più congelato.
“Li troveremo, vedrai.” sussurrò Hyuna, sentendosi in colpa per aver attaccato CL poco prima. La bionda si limitò a rivolgerle uno sguardo, facendole intuire che accettava le sue scuse celate dietro ad una frase di incoraggiamento. Zico fu il primo a raggiungere il secondo bivio. Estrasse l’indice accuratamente immerso nella pelliccia nera, lo infilò in bocca, estraendolo quasi subito, lo puntò al cielo e sentì il vento indicargli la strada da intraprendere.
“Si va a sinistra, bamboline!” annunciò, incamminandosi “Siete fortunate, sapete? Con me siete al sicuro! Non temete, anche se siamo rimasti noi tre non vi accadrà nulla e potrete contare sul mio CAZZO!”
“Yah Zico, ancora con questa storia?” rise CL. Ma quella del ragazzo era un’imprecazione nella frase sbagliata al momento sbagliato.
“STATE INDIETRO!” strillò lui, allargando il braccio sinistro per tenerle dietro di lui. Le due ignorarono il suo ordine e gli si accostarono, impugnando le loro rispettive armi. Davanti ai loro occhi si presentò un’enorme massa di ghiaccio, formatasi sulla parete destra del labirinto, la cui punta raggiungeva circa metà corridoio. I tre la superarono, camminando lentamente. Quel cumulo di ghiaccio si era materializzato talmente velocemente che temevano di incontrarne altri lungo il loro cammino. Avanzarono con cautela, posando i piedi sulla scura sabbia che ormai aveva assunto la forma di una lastra ghiacciata, e prestando attenzione sia a non scivolare, sia a non venire trafitti dalle stalagmiti. Di lì a poco si sarebbero resi conto che nemmeno le loro calde pellicce gli sarebbero bastate.

 
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“Possiamo fare una pausa?” si lamentò Joy, lasciandosi cadere addosso alla parete del corridoio. Da quando si erano resi conto di essere rimasti soli nel labirinto, lei, Taeyeon e Niel non si erano fermati nemmeno un minuto.
“E va bene, fermiamoci per un po’.” si lasciò convincere il ragazzo, concedendogli qualche minuto per riposarsi. Taeyeon si tolse lo zainetto in cuoio che portava dietro la schiena, lo aprì ed estrasse una bottiglietta d’acqua che, gentilmente, allungò a Joy. La ragazzina le donò un sorriso di gratitudine e bevve voracemente qualche sorso, pulendosi le labbra sulla manica della camicia. Niel si sedette per un attimo, poggiando a terra il bastone con cui, fino a quel momento, aveva tracciato la strada su cui erano passati. Avevano ritenuto che quello sarebbe stato l’unico modo per distinguere le loro impronte impresse nella sabbia da quelle degli altri, impedendogli di ripercorrere, più volte magari, gli stessi corridoi. Preso da un’improvvisa fame, il ragazzo prese dal suo borsello un pezzo di pane, che non mancò di dividere con le altre due.
“Secondo te stiamo andando nella direzione giusta, oppa?” chiese timidamente Joy. Niel alzò le spalle, porgendole una fetta di pane.
“Come posso saperlo.” disse, sconfortato “Perlomeno non abbiamo incontrato ostacoli nel nostro cammino.” aggiunse poi, allungando il braccio in direzione di Taeyeon, che rifiutò con un sorriso il cibo del ragazzo. La maggiore era ancora turbata da ciò che era accaduto qualche giorno prima, a bordo della BiasList. Non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi Tiffany davanti, e si era tristemente resa conto che, se non fosse stato per il suo capitano, sarebbe caduta nella trappola della Bias Tradita. Da quella sera si era ripromessa che avrebbe cambiato il suo atteggiamento in battaglia, tirando fuori il coraggio che non era nemmeno sicura di avere. Immersa nei suoi pensieri, si spaventò leggermente quando vide una lucciola apparire davanti ai suoi occhi. Istintivamente le sorrise, godendo della visione di quell’adorabile creatura.
“Andate via, insettacci!!” brontolò Niel, di tutt’altro parere. Agitò le mani davanti al viso, cercando di scacciare via quello sciame fastidioso. Joy portò una mano davanti alla bocca, tentando invano di nascondere una spontanea risata. Taeyeon osservava incantata quegli esserini, liberando finalmente la mente dai cupi pensieri.
“Forse queste bestioline sono la luce che ci guiderà al centro del labirinto.” sognò a voce alta la maggiore, chiudendo serenamente gli occhi.
“Spero di no!” obiettò Niel, afferrando il bastone per aiutarsi a rimettersi in piedi.
“La nostra pausa è già finita?” brontolò Joy, arricciando le labbra in un adorabile broncio. Niel le sorrise inevitabilmente, annuendo in risposta. A quelle parole Taeyeon schiuse le palpebre, preparandosi psicologicamente a riprendere il cammino.
“Non sarebbe poi così brutto, no? Sarebbe quasi romantico.” sussurrò, incrociando gli occhi nel tentativo di seguire con lo sguardo la lucciola che stava per posarsi sul suo piccolo naso.
“Romantico?! Fastidioso vorrai dire!” obiettò nuovamente il ragazzo, scacciando via lo sciame che lo circondava. Non appena la lucciola si posò sulla punta del naso di Taeyeon, la ragazza lanciò uno strillo di dolore, richiamando l’attenzione dei compagni.
“Che succede? Ti ha morsa?” esclamò Joy, precipitandosi di fronte alla sua unnie. Taeyeon scosse il capo, coprendosi il naso con una mano.
“Mi ha scottata.” sussurrò, intrappolando la voce tra le labbra e il palmo della mano.
“Scottata?” intervenne Niel, avvicinandosi a lei e spostandole delicatamente la mano per verificare la situazione. Il naso della ragazza presentava una bruciatura proprio nel punto in cui la lucciola si era posata. Ma dell’insetto non vi era più alcuna traccia.
“Coraggio, andiamo.” ordinò Niel, aiutando Taeyeon a rialzarsi. Joy raccolse velocemente le sue cose e seguì i maggiori, scacciando con la mano le lucciole che la circondavano. Niel posò il bastone a terra, permettendogli di tracciare nuovamente la strada che avrebbero percorso. Passo dopo passo, però, il numero di lucciole aumentava sempre più, rendendo il cammino sempre più difficile. Ogni volta che uno degli insetti si posava su di loro, infatti, si trasformava in una piccola fiamma, ustionandogli alcuni punti del viso e delle braccia.
“Lo trovi ancora romantico, Taeyeon?! Lucciole che diventano fiammelle di fuoco?!” la prese in giro Niel, cercando di smorzare un po’ l’atmosfera. La ragazza scosse velocemente la testa, nascondendo il viso tra le mani tormentate di bruciature.
“Avrei dovuto prevederlo.” gli rispose poi “Luce e fuoco non possono essere mai divisi, soprattutto in un posto oscuro come questo.”

 
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Susy sbuffò spazientita, per l’ennesima volta da quando si era ritrovata rinchiusa nel labirinto. Sola, con Bam Bam.
“Vuoi mettere giù quell’arco? Mi stai infastidendo!” gli strillò contro. Bam Bam camminava dietro di lei, tremando come una foglia e puntando il suo arco in ogni direzione, per paura che qualcosa li attaccasse da un momento all’altro. Suzy si strofinò le tempie, sospirando ancora. Avrebbe decisamente preferito trovarsi sola in quella  situazione. Perlomeno non avrebbe dovuto badare anche al ragazzino.
“Noona io voglio solo proteggerti!” si giustificò lui, puntando prima a destra, poi a sinistra, poi in alto ed infine in basso, per poi ricominciare il giro. Suzy gli si avvicinò, soffiando rumorosamente con il naso. Prese la freccia che il ragazzo aveva posizionato sull’arco e la ruotò.
“Almeno metti la freccia dritta.” lo rimproverò prima di voltarsi di scatto e schiaffeggiarlo con le punte dei suoi lunghi capelli marroni. Bam Bam abbassò le braccia, calciando rabbiosamente la sabbia ed auto redarguendosi mentalmente. Si affrettò per raggiungere la sua noona che lo precedeva di ormai parecchi passi.
“Suzy noona, anche se adesso sei arrabbiata con me c’è una cosa che devo dirti! Me ne sono sempre dimenticato, così l’ho scritto sul mio diario per tenerlo bene a mente!” confessò il minore. Suzy trattenne a stento una risata, chiedendogli se davvero teneva un diario.
“Sì noona, sto scrivendo un diario di bordo. Così quando ritroveremo Jiyong gli farò leggere tutte le cose che abbiamo affrontato per salvarlo.” aggiunse, inciampando sul suo stesso arco. Suzy alzò gli occhi al cielo, schiacciandosi mentalmente la mano in faccia. Strappò arco e freccia dalle mani di Bam Bam, riponendo una nella faretra e agganciando l’altro all’apposita cinghia fissata dietro alla schiena. Il ragazzino non oppose alcuna resistenza.
“Puoi per favore non farti male Bam Bam?” chiese lei, esasperata. Bam Bam annuì un centinaio di volte, spaventato dallo sguardo perforatore della maggiore. Suzy soffiò verso l’alto, spostandosi leggermente la frangia che le disturbava la vista.
Ripresero il cammino in assoluto silenzio, imboccando prima il corridoio a sinistra e poi quello a destra, guidati dal fatto che alla domanda “Tu da che parte andresti, Bam Bam?” avrebbero imboccato la direzione opposta alla sua risposta.
“Suzy, non ti ho ancora detto quella cosa! Ho paura di dimenticarmene di nuovo!” brontolò il ragazzino, appendendosi al braccio della maggiore e strattonandola.
“Yah mi stai stancando, davvero!” strillò lei in risposta. Bam Bam sbarrò gli occhi, lasciando la presa sul suo braccio ed indietreggiando di qualche passo. Suzy si passò la mano sul viso, scusandosi per aver alzato la voce. Il dito tremante di Bam Bam, però, indicava una cosa dietro di lei.
“Noona…i tuoi…” balbettò terrorizzato. Suzy inclinò la testa, confusa dall’atteggiamento del più piccolo. Prima che potesse chiedergli che diavolo stesse succedendo, i coltellini che custodiva nei foderi agganciati sui suoi fianchi sfrecciarono ai lati della sua testa, facendo svolazzare i suoi capelli per lo spostamento d’aria che la velocità con cui si erano scagliati contro Bam Bam aveva causato. Le lame perforarono il corpo del ragazzino sul fianco e sul braccio, guidati da una sorta di telecinesi. Suzy gridò con tutta la voce che aveva in corpo precipitandosi su Bam Bam per fermare l’attacco improvviso delle sue stesse armi. Nonostante riuscisse ad impugnarli, i coltelli erano guidati da una forza più potente di lei e stavano massacrando il ragazzino che, tra le urla di dolore, sussurrò un fioco “Non ti ho mai detto che sei bella, noona.”

 
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“Posso farti una domanda?”
Il percorso di Gong gi e Sehun era stato a dir poco monotono. Non avevano incontrato alcun bivio lungo il cammino ed avevano ormai perso il conto dei passi effettuati. Dopo il panico iniziale si erano messi in marcia, chiacchierando del più e del meno per far scorrere velocemente il tempo e per non pensare più di tanto alla situazione in cui si trovavano. Gong gi annuì alla richiesta del compagno, guardandolo con la coda dell’occhio.
“Perché mi hai voluto a bordo? Insomma, conoscendo il mio predecessore mi sono chiesto spesso perché tu abbia preferito me a lui.” domandò, grattandosi nervosamente la testa. Gong gi aprì la bocca per rispondergli ma non vi uscì alcun suono. Ci pensò un minuto di troppo, tanto che Sehun tramutò la domanda rendendola a risposta multipla.
“Per il mio fascino? Le mie abilità? I miei capelli?” suggerì, ma Gong gi sembrò non trovare la risposta tra quelle elencatogli.
“Io…ma perché mi fai una domanda simile?” sviò il capitano. Sehun ci impiegò un po’ prima di rispondere.
“Curiosità.” esclamò. Passarono un paio di silenziosi minuti prima che il ragazzo deviasse il discorso.
“Sono contento che Donghae sia venuto con noi. In quest’ultimo anno sono uscito con lui parecchie volte ed abbiamo legato molto. Non ha voluto dirmi però che cosa ha spinto Eunhyuk a farlo salpare con noi. Tu ne sai niente?”
Gong gi scosse la testa.
“Anyia. Hyukjae mi ha chiesto di portarlo con noi ed io ho semplicemente acconsentito. Secondo lui potrebbe tornarci utile, ma non ha voluto dirmi in che modo. Mi ha chiesto di fidarmi di lui ed è quello che sto facendo.”
A quella affermazione Sehun diede un colpetto con la spalla al suo capitano, ridendo sotto i baffi. Gong gi lo guardò ridacchiare come stesse fissando un disagiato.
“Che ci trovi di così divertente?” domandò infine. Sehun fece un respiro profondo, cercando di placare la sua euforia.
“Ah, niente. E’ solo che siete così carini voi due.” confessò. Gong gi divenne improvvisamente rossa per l’imbarazzo e, presa dall’istinto, schiaffeggiò più volte la spalla del ragazzo.
“Yah non dire cose del genere!” stillò, alternando le parole alle sberle.
“Ok, ok, scusa. Non lo dirò più!” si zittì Sehun, tossendo tra le risate. Gong gi si ricompose, sistemandosi per bene il cappotto e riprendendo il cammino. Pochi metri più avanti il corridoio si interruppe. Di fronte a loro si presentò una stanza totalmente buia, le cui dimensioni erano ovviamente impercettibili. Gong gi non fece nemmeno in tempo ad estrarre la pila dallo zaino che una luce circolare si accese proprio al centro della stanza, delineandone finalmente i contorni. La luce imponente illuminò un trono di colore scuro, su cui sedeva una figura da loro ben conosciuta. Il ragazzo indossava una camicia di forza aperta, di un color bianco acceso che, insieme ai suoi capelli biondo platino, rifletteva ancor di più la luce che lo colpiva. Ai piedi non portava alcun tipo di calzatura, ma il terreno sabbioso non sembrava dargli particolarmente fastidio. Gong gi e Sehun impugnarono preventivamente le loro spade e, dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa, iniziarono ad avanzare verso di lui.
“Sono davvero sorpreso di vedervi qui. Certo, non posso dire che mi faccia piacere, ma ammetto che la vostra presenza ha animato questa giornata.” la sua voce calda fece scorrere un brivido lungo la schiena del capitano. Quella voce di cui aveva goduto per così poco tempo.
“Credimi, non è piacevole nemmeno per noi essere qui. Quindi perché non fai un favore a tutti e ci lasci uscire?” Gong gi non abbassò l’arma nemmeno di un millimetro. Il ragazzo sul trono posò improvvisamente i piedi a terra, avanzando di qualche passo verso di loro, fino a permettere a Gong gi di vedere chiaramente i suoi occhi circondati da un trucco scuro ed un ghigno spuntare proprio sotto il suo naso.
“Ah, Capitano. E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Non ti sono mancato nemmeno un po’?” chiese, conoscendo già  la risposta. Gong gi posò la punta della sua spada sotto il suo mento, obbligandolo a tenere la testa leggermente alzata.
“Ridammi immediatamente il resto della ciurma, Kai.”
Il ragazzo scoppiò in una snervante risata, portando Gong gi a fare ulteriore pressione con la lama.
“Stanno più o meno bene, non preoccuparti. Io non gli ho torto nemmeno un capello. Il labirinto, però, non è stato così clemente…sai, è davvero buffo. I tuoi membri hanno camminato lungo i corridoi proprio come voi. Loro, però, sono stati leggermente sfortunati. In questo momento stanno affrontando delle prove durissime e dannatamente dolorose, ma volete sapere la cosa divertente? Tutti i bivi che hanno imboccato portano ad una strada chiusa. Ahaha non lo trovate divertente? Non esiste il centro del labirinto. Il centro sono io, e l’unico modo per arrivare a me è capitare nel corridoio in cui siete capitati voi. Un corridoio a dir poco ospitale, non credete? Niente fuoco, niente ghiaccio, niente di niente. Loro si trovano proprio dietro quelle due pareti, vedete? Avete percorso tutti la stessa strada, solo che la vostra non era chiusa.”
Sehun puntò il suo machete all’altezza del cuore di Kai, preparandosi a trafiggerlo nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
“Ciao Sehunnie. Ti trovo bene.” lo derise Kai. Il bias, però, non si sprecò a rispondergli, obbligando Kai a rivolgere nuovamente la parola alla ragazza.
“Sai, non avrei mai pensato che mi avresti lasciato per portare lui a bordo. Insomma, guardaci. Che ha lui più  me?”
Gong gi ignorò nuovamente le sue parole, chiedendogli di restituirle la sua ciurma. Kai le rise nuovamente in faccia.
“Davvero il suo posteriore ha avuto una così grande influenza su di te?” la stuzzicò. Gong gi schiuse le labbra per rispondergli ma, ancora una volta, non vi uscì alcun suono. Ripensando al discorso avuto poco prima con lei, Sehun arrossì violentemente, chiedendosi se davvero il suo Sebooty aveva in qualche modo influito sul suo reclutamento. Alla sua bocca spalancata per lo stupore, Gong gi rispose con un sorriso a denti stretti.
“Anche se era da molto che non ricevevo visite, non ho voglia di perdere altro tempo. Che cosa vi porta qui?” chiese Kai, notando come l’attenzione si era ormai spostata lontano da lui. Gong gi lo trafisse con lo sguardo.
“Siamo qui per riprenderci Jiyong.” A quella frase Kai si lasciò sfuggire un sorriso.
“Quindi è Eunhyuk il nuovo ultimate?” chiese. Gong gi sospirò, lasciando che lo interpretasse come una risposta affermativa.
“Ho una proposta per te, Kai. Tu mi lasci proseguire con la mia ciurma e io ti lascio vivere. Mi sembra più che equo come scambio, non credi?”
Il ragazzo finse di pensare alla proposta di quello che era stato il suo capitano.
“Io ho una proposta migliore.” disse, passandosi la lingua sul labbro superiore. “Che ne dici se io vi lascio proseguire ed in cambio tu porti i miei saluti a Jiyong?”
Gong gi inarcò le sopracciglia. Come poteva tornargli conveniente un saluto a Jiyong?
“Mi stai dando il via libera per tagliarti la gola?” chiese lei, confusa da quella sua offerta. Kai la guardò dritta negli occhi, sussurrandole che per questo piccolo particolare si aggrappava alla sua clemenza. Gong gi annuì, accettando lo scambio.
Con un impercettibile schioccare di dita, Kai fece crollare le due pareti dietro di loro, che avevano bloccato agli altri bias l’accesso alla stanza in cui si trovava lui. Gong gi si voltò, osservando i membri uno per uno. Sentì il cuore sbriciolarsi dentro al petto non appena vide in che condizioni erano ridotti: Zico, Hyuna e CL avevano la pelle viola, trafitti dal freddo pungente; Suzy sorreggeva Bam Bam, immerso in una pozza di sangue; Jonghyun e Namjoon erano avvolti in un roseto che, con le sue spine, li aveva feriti in vari punti; Taeyeon, Niel e Joy erano ustionati; Victoria e Dowoon giacevano a terra, agitandosi meccanicamente in preda a degli spasmi; LE e Jooheon avevano il corpo ricoperto di botte; Jun.k e Himchan erano stremati e ricoperti di terra, quasi irriconoscibili; infine, Eunhyuk e Donghae giacevano a terra inermi, con gli abiti inzuppati d’acqua ed il respiro quasi fermo. Gong gi non riuscì nemmeno a muovere un muscolo che Kai la afferrò per il collo, stringendo con tutta la forza che aveva in corpo. Prontamente, Sehun gli puntò il machete alla gola, intimandolo a lasciarla andare. La rabbia improvvisa che sentì in quel momento lo fece respirare affannosamente, lasciando che i pori della sua pelle sprigionassero un’aria calda. I piedi di Gong gi avevano perso il contatto col terreno e si dimenavano in un disperato tentativo di liberarsi da quella presa mortale. Kai avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrandole le ultime parole prima di scaraventarla a terra, facendole perdere i sensi, e teletrasportarsi lontano da lì.
“Buona fortuna, Capitano. E mi raccomando, non dimenticarti del nostro patto.”
Rimasto l’unico in salute, Sehun si diede un’occhiata intorno. Non aveva la minima idea di cosa fare, era nel più totale panico. Le gambe sotto di lui tremavano nervosamente e i suoi occhi passavano da una persona all’altra, guardandoli tutti ma vedendone nessuno. Improvvisamente, il suo sguardo si posò su di una luce che proveniva dallo schienale del trono su cui sedeva Kai. La luce fioca delineava la figura di un unicorno. Sehun si avvicinò lentamente a quel bagliore, sfiorando con due dita quell’immagine. Al suo tocco, l’unicorno sprigionò una luce potentissima che invase l’intero labirinto, abbattendone le pareti. Dopo un tempo quasi interminabile, Gong gi schiuse le palpebre, trovando tesa davanti a lei la mano di Eunhyuk che la aiutò ad alzarsi. La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre, cercando di mettere a fuoco la scena che le si presentava di fronte: tutti i bias stavano alla grande ed avevano preparato l’accampamento per la notte. Il labirinto era scomparso e, alle sue spalle, la BiasList era ancorata proprio come l’avevano lasciata quella mattina. Se la prima luce che li aveva travolti li aveva intrappolati nel labirinto infernale, la seconda luce gli aveva donato una guarigione istantanea. Ignorando la differenza di grado tra lei e i suoi pirati, il capitano li abbracciò uno ad uno, stritolandoli quasi per la gioia di vederli di nuovo in piedi. Trovatasi nuovamente davanti ad Eunhyuk, esitò a stringerlo a sé dato che la sua camicia si trovava appesa ad un ramo in attesa che si asciugasse. Seppur in imbarazzo, l’ultimate la strinse tra le sue muscolose braccia, lasciandole un lungo bacio sui capelli. Dietro di lui, le mani di Gong gi vagavano per aria, indecise se posarsi o meno su quella schiena nuda, per ricambiare l’abbraccio. E, tra le risate soffocate della ciurma, si concluse la prima giornata nell’Isola dei Bias Traditi.

Curiosità: Gong gi non è un nome scelto a caso. Essendo il mio nome Ilaria, ho scelto questo nome perchè "gong gi" in coreano significa "aria".
Dunque dunque, siamo finiti nel labirinto di Overdose, attaccati dai vari elementi degli EXO (sì, tutti e 12.) ^^ Chissà cosa ci aspetterà nel nuovo capitolo ;)
Vi ricordo che potete trovare, in contemporanea con i nuovi capitoli, il diario di bordo di BamBam :D
 
 
  
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