(Capitolo
lungo in previsione del fatto che gli esami mi terranno parecchio
occupata e
non so quando riuscirò ad aggiornare la storia. Grazie a
tutti voi che continuate
a seguirla a presto!)
Capitolo
17- Tagli di bilancio e BAM!
Pan
aprì gli occhi lentamente per abituarsi alla luce che
filtrava dalla finestra, che
seppur soffusa la infastidiva non poco, si
stiracchiò,sbadigliò
e si stropicciò gli occhi, ancora assonnata. Doveva alzarsi.
Doveva alzarsi dal
quel letto. Abbandonare quel piumone tanto caldo e accogliente. Doveva
farlo. Solo
cinque minuti. Quel letto era maledettamente comodo. Era sempre
doloroso. Si
costrinse a scendere dal letto e raggiunse la scrivania, dove accese la
radio,
cercando una stazione che trasmettesse qualche canzone decente.
Dopo
che ebbe trovato qualcosa di orecchiabile, si diresse verso il bagno
con l’intenzione di farsi una luuunga doccia rilassante. Appena uscita dalla
doccia,
si coprì il corpo con un asciugamano rosa che le arrivava
appena sotto i
glutei, frizionandosi i capelli grondanti con un altro asciugamano per
poi
lasciarli liberi sulle spalle. Poi la solita routine quotidiana,
aprì il
rubinetto e si lavò i denti. Trunks bussò alla
porta e lei gli disse di entrare,
sputando il dentifricio nel lavandino, afferrò il phon e si
voltò verso di lui.
“Si?”
Chiese lei, preparandosi per asciugare i capelli, e aspettando la sua
risposta
per accendere il phon.
Trunks
deglutì e inutilmente cercò di parlare, ma la
gola gli era diventata secca
improvvisamente. I suoi occhi non riuscirono a fare a meno di viaggiare
incessantemente sul corpo umido di lei. Vagavano dai capelli
d’ebano, ondulati
e bagnati, che le ricadevano fin quasi metà schiena, alla
punta dei suoi
piccoli e graziosi piedi. Quel diabolico asciugamano microscopico lo
distraeva.
Si
poteva intravedere la morbida linea dei
suoi seni, i suoi fianchi sottili,
le gambe
toniche e affusolate. Ci voleva un bel coraggio a pretendere che ora si
ricordasse cosa voleva dirle. Aveva un corpo incredibile..eppure era
così
semplice, pura..ma ora, per qualche strano motivo, con quello straccio
striminzito addosso, la trovava incredibilmente eccitante e..indecente.
Terribilmente indecente. Non riusciva a concentrarsi su niente eccetto
che lei
e il suo minuscolo asciugamano. Il suo sguardo perplesso poi..gli
faceva venire
idee non troppo consone, sentimenti fortemente prepotenti anche se
tuttavia non
ancora distinti tra loro.. bramosia, passione, bisogno
urgente…amore. Sembrava
più desiderabile che mai
ai suoi occhi, così bagnata, che lo guardava con i suoi
occhioni scuri, in modo
interrogativo. Lei dovette intercettare comunque qualcosa, o comunque
percepì
che le stava accarezzando tutto il corpo con lo sguardo, e
arrossì lievemente.
“Trunks…”
lo
guardò senza capire “ti serviva
qualcosa?”
Lui sembrò risvegliarsi improvvisamente dal
trance in cui era caduto e
si sforzò di guardare i suoi occhi. Maledizione. Quelle due
pozze di pece nera
erano peggio di due calamite. Lo avevano intrappolato: stava diventando
troppo
difficile vivere con lei, e non poterle dire la verità. Non
riusciva più a
fingere e a reprimere quello che provava per lei.
“Sì,”
disse,
recuperando un minimo di autocontrollo, parlando lentamente, lasciando
che le
parole scivolassero pigramente sulla sua lingua. "Dovremo fare tagli di
bilancio entro la fine del mese." Si fermò.. lo sguardo
divenne
incandescente mentre la guardava. Lei annuì molto
lentamente, scuotendo la
testa da una parte all'altra e chiedendosi se fosse mai arrivato al
punto.
Quando lui non continuò, Pan
schioccò le
dita e alzò gli occhi, con la mano libera si pulì
l’acqua che le stava colando
lungo il viso.
"Oh,"
Trunks sembrò tornare al mondo reale, sbattendo le palpebre
come se avesse
appena notato che lei era lì. Pan sospirò e
spostò il peso verso l'altro piede.
Era incredibilmente carino, sembrava così agitato, ma lei
aveva ancora i
capelli fracidi e voleva arrivare al punto di quella faccenda. "Beh,
sai
come occupato durante questo periodo dell'anno ... e so quanto odi
stare a casa
da sola... Mi stavo chiedendo se volevi venire a darmi una mano con il
bilancio."
Pan
si schiarì la gola e sorrise, passando l'asciugacapelli da
una mano all'altra.
"Trunks, ho un sacco di lavoro da fare con la progettazione degli abiti
per il matrimonio di Bra. Non credo che stare qui da sola mi
creerà
fastidio." Lui ridacchiò.
"Penso
che tu non abbia notato il tono supplichevole nella mia voce... stavo
solo
cercando di sembrare premuroso. Ho veramente bisogno di aiuto. Un
disperato
bisogno di aiuto. E tu conosci già il sistema di
archiviazione, sarebbe davvero
una manna dal cielo per me.. "Fece un debole sorriso.
“Trunks
Briefs, che elemosina l’aiuto di qualcuno?” Lo
provocò sfacciatamente, un
sorriso di sfida sul volto.
“Stavo
cercando di mantenere un certo contegno, sai
com’è..” Aveva uno sguardo da
cucciolo bastonato..quasi tenero… Pan dovette mordersi le
labbra per non
scoppiare a ridergli in faccia.
“Dici
‘per favore’ .” Gli ordinò
sorridendo. Trunks piegò la testa di lato,
guardandola come se fosse appena evasa da un manicomio, e
incrociò le braccia
al petto. Pan posò sul lavello il phon, gli si
parò davanti e incrociò a sua
volta le braccia al petto. Ma
a lui non
importava, poteva restarsene anche tutto il giorno lì a
braccia incrociate, era
lei che era avvolta in un asciugamano, con il corpo..gocciolante. Le sorrise.
“Dici
‘per favore’ .”
Ordinò di nuovo lei,
questa volta con più enfasi, ma lui scosse la testa. Che
testone! Prese il
phon, lo collegò alla presa elettrica e lo accese, iniziando
ad asciugarsi i
capelli. Trunks
iniziava ad innervosirsi.
“Pan!”
La chiamò, sapendo che non aveva sentito quello che aveva
detto, perché l’unico
modo per farsi ascoltare era urlare..e lui aveva
parlato…voleva prenderla in
giro ancora un po’. Lei spense il phon e si girò a
guardarlo, in attesa.
“Cosa
hai detto?” Lo prese in giro.
“Non
ho intenzione di ripeterlo.” Le fece credere di aver detto
‘per favore’..
“Non
ti ho sentito, dimmi ‘per favore’ oppure va a
lavorare.”
"Sto
per essere in ritardo." La informò, ma lei scosse la testa e
si voltò
verso il phon. In preda alla disperazione la chiamò, "Per
favore, vieni da
me e aiutami questo pomeriggio." A malincuore la pregò,
mandando al
diavolo tutto il suo orgoglio.
"Che
hai detto?" lo preso in giro. "Per favore?" Le sue labbra si
curvarono in un sorriso malizioso.
"Sì,
ho detto ‘per favore’." Fece un cenno con la testa,
mentre la abbassava
per la vergogna. Lei ridacchiò e si strinse nelle spalle.
"Proprio non
posso Trunks. Sono troppo occupata." Trunks alzò la testa di
scatto, gli
occhi spalancati, e fece un passo verso di lei. Lei
indietreggiò lentamente con
sorriso enorme.
"Mi
hai fatto dire ‘per favore’ e non hai nemmeno
intenzione di venire?" le
chiese minaccioso, avanzando pericolosamente vicino a lei. Pan
manteneva la sua
posizione ma lui continuava a muoversi in avanti. Lei annuì,
come risposta alla
sua domanda e cercò di trattenere una risata. Ben presto,
indietreggiò fino
a sentire la
schiena colpire le pareti del
bagno, ma Trunks non aveva smesso di avvicinarsi
a lei. Erano a pochi centimetri di distanza, un'espressione giocosa sul
viso di
lei, mentre lui si faceva sempre più vicino.
“Trunks,
vai a lavoro. Si sta facendo tardi, e io devo ancora asciugarmi e
vestirmi.” Ma
lui scosse la testa, avvicinandosi sempre di più, fino a
quando il suo corpo
aderì a quello di lei.
“Dici
‘per favore’…” Disse Trunks
con un sorrisetto malizioso. cercò di allontanarsi
ma le sue braccia glielo impedirono.
"Assolutamente
no.” Gli disse, nel tentativo di spingerlo via. Con lui
così vicino, stava
impazzendo. Era sicura che Trunks potesse sentire il battito
martellante del
suo cuore, proprio come lo sentiva lei stessa, per tutto il suo corpo.
La
chimica che sembrava unirli e li spingeva vicini, alla ricerca continua
di
contatti fisici stava mettendo a dura prova il suo già
limitato autocontrollo
in quel momento, e non desiderava altro che buttare le braccia al collo
e
vedere che cosa avrebbe fatto lui.
Ma
questo l’avrebbe portata al punto di rottura, si sarebbe
dovuta scavare la
fossa per l’imbarazzo dopo. No, era un rischio che non poteva
correre. Anche se
il modo in cui le sue mani tremavano quando era vicino a lei, e lo
sguardo
negli occhi di lui, le suggerivano che non gli avrebbe arrecato un
dispiacere
tanto grande. Ma per fortuna, il suo buon senso venne in suo aiuto. Lui
stava
solo scherzando. Come sempre. Era tipico di Trunks. Ecco chi era il
vero
Trunks, era tutta una presa in giro, un rubacuori. Lei non era
speciale, era
solo l'unica
persona in giro con cui
poteva flirtare. Ma un dubbio si insinuò nella sua mente..se
fosse stato
davvero un latin lover, e si comportava così con tutte le
signorine, perché non
stava con qualcuna di loro in questo momento? Non lo aveva visto mai
con una
donna, nè andare ad un appuntamento da quando era tornato
... c'era qualcosa di
incredibilmente strano in
questo.
Improvvisamente
si rese conto di quanto vicino il suo respiro era al viso di lui e
notò che Trunks
era appoggiato più in basso, la bocca leggermente aperta. La
sua testa, invece,
era inclinata in attesa e lei sapeva quello che stava facendo, lui
...stava per
baciarla. Oppure era lei che stava disperatamente tentando di farsi baciare?
"Trunks?"
Sentì la sua voce parlare, ma in realtà non se ne
rese conto. Cosa c'era di
sbagliato in lei? Era così vicina a mostrargli tutti i suoi
sentimenti e stava
per rovinare l’atmosfera. Ecco, stava
per spezzare la magia.
"Sì?"
Parlava
a bassa voce, facendo un passo indietro, ma non aveva alzato la testa.
"Perché
non hai una
ragazza?" A questo punto Trunks sospirò e alzò la
testa, ridendo
tranquillamente.
"Questo
è quello
che volevi chiedermi?" Sembrava infastidito e sollevato al tempo
stesso.
Pan si ritrovò a chiedersi cosa avesse pensato che stesse
per chiedergli. Lui
ridacchiò e scosse la testa. "Che cosa ti ha fatto pensare a
questo ora?"
"Non
lo so. Me lo
stavo solo chiedendo." Lei si strinse nelle spalle e rilassò
le spalle,
senza rendersi conto che fino ad allora era stata così tesa.
“Be’,
forse un giorno ti
spiegherò." Lui sorrise e cominciò a camminare
fuori dalla sua stanza da
bagno. "Ma, onestamente, penso che tu sappia
il perché."
"Sì."
Si
ritrovò a dire. Trunks si fermò e si
voltò verso di lei, un largo sorriso sul
suo volto.
"Sì?"
Alzò le sopracciglia,
in attesa di una spiegazione.
"Ti
aiuterò con i
tagli di bilancio." Tornò al lavello e accese il phon. Lui
annuì e uscì
dal bagno, una triste espressione sul suo volto. Aveva sperato che
stesse per
dire che capiva perché fosse 'single'. Aveva anche sperato
che non interrompesse
il loro 'momento magico’. Trunks era davvero interessato a
scoprire cosa stava
per accadere, anzi era davvero interessato a far accadere qualcosa..lei dopo tutto, aveva addosso
solo un misero asciugamano.
Chi potrebbe biasimarlo? Per non parlare del fatto che stava
cominciando a
sentire che forse..lei era pronta per una relazione. Tuttavia percepiva
chiaramente che Pan aveva ancora molti dubbi. Ora non era il momento.
Quello
non era il momento. In realtà doveva ammettere almeno a
sé stesso, che questa
faccenda iniziava a seccarlo sempre di più..ogni volta che
riusciva ad
avvicinarsi a lei e stava per mettere in atto e rendere concreti quei pensieri che ormai lo tormentavano,
‘il loro momento’ veniva sempre interrotto. Vuoi da
lei con le sue improvvise
domande, vuoi da Goten e Bra che piombavano in casa dicendo di volersi
sposare..tempismo perfetto. Ma per dirla tutta, era anche consapevole
del fatto
che lei fosse estremamente confusa, e lui voleva invece che fosse estremamente sicura riguardo quello che
provava.
Sospirò,
notando che non
aveva fatto altro negli giorni che sospirare, e si diresse verso la
porta,
felice almeno di poter trascorrere la giornata insieme a lei.
Pan
entrò nell'ufficio
Trunks circa 30 minuti dopo aver lasciato la casa. Indossava abiti
comodi e
larghi, capelli raccolti in una crocchia. Sorrise quando arrivata di
fronte
alla scrivania, lo vide la testa abbassata e le mani sulla fronte,
fissando
impotente tutti quei documenti. Alzò lo sguardo, come se
sentisse la sua
presenza e quasi saltò fuori su dalla sua poltrona.
"Grazie
mille,
Pan!" Lui sorrise e si alzò in piedi, tirandola verso il
lato del suo
ufficio dove erano accatastati più documenti. "Tutto quello
che devi fare
adesso è-"
“Mettere
ciascuno di
questi in cartelle separate secondo un ordine cronologico. Poi
suddividerli per
tipo, quelli da revisionare nell’immediato in una pila e da
parte quelli che
non vanno controllati oggi. Lo so.” Lei annuì e si
sedette sul divano del suo
enorme ufficio. Tirò un mucchio più vicino a lei
e cominciò a cercare attraverso
i documenti, mettendoli in ordine e accatastandoli in luoghi diversi e
in
cartelle diverse.
“Tu
mi hai salvato la
vita.” Esclamò felice, ritornando alla sua
scrivania “ Davvero penso di amarti
per questo, Pan.” Lui sorrise mentre lei si fermò
dal suo lavoro, per guardare
il suo volto. Ma lui non aveva notato niente, la sua testa era
già di nuovo sui
giornali alla sua scrivania. Pan sospirò: non dovrebbe dirle
cose del genere.
Il
suo cuore aveva fatto
un triplo salto mortale nella sua gabbia toracica, la gola secca.
Subito
abbassò lo sguardo e continuò il suo operato,
sapendo di non dover fare
affidamento sulle sue parole in quel contesto. Trunks stava
semplicemente
esprimendo la sua gratitudine, non il suo amore imperituro. Lui non
l'amava. Ma
ancora non poteva fare a meno di sorridere, almeno aveva sentito dire
quelle
tre parole per lei, anche se erano state seguite dalle parole 'per
questo'.
Due
ore dopo, Pan stava
ancora accatastando e ripiegando documenti, e Trunks si sorprese a
fissarla. Si
accorse a malapena che sul volto gli si era dipinto un sorriso alquanto
ebete,
mentre la osservava lavorare velocemente con un’espressione a
metà tra il
corrucciato e il concentrato. Quanto avrebbe voluto farla sua in quel
preciso
istante. Alzarsi, afferrarla, guardare il suo sguardo interrogativo per
poi
strapparle tutti i vestiti di dosso..e poi accarezzare e baciare ogni
centimetro del suo corpo, ogni lembo di pelle. Dende solo sa, quanto
avrebbe
voluto prenderla proprio lì, sulla scrivania del suo
ufficio, prenderla e
amarla fino a toglierle il respiro..ma non poteva. Non ancora almeno.
Si chiese
quale reazione avesse avuto, se gli avesse letto la mente ora. Sorrise.
Pan non
era pronta. Ma lo sarebbe stata e lui l’avrebbe aspettata per
tutto il tempo
necessario. [Nda : Ok, questa parte me la sono inventata io, ma non ho
resistito!]
Tuttavia
il bisogno di
sentirla più vicina non era ancora andato via, ecco
perché si alzò dalla sua
postazione e, con la scusa di aiutarla, si avvicinò a lei.
La sua mano si
muoveva meccanicamente, mettendo le carte dove dovevano essere messe.
Non stava
nemmeno guardando più in basso, né lui. Le loro
mani si incontrarono e lei si
fermò, appena sentì che Trunks aveva dolcemente
avvolto le dita intorno alle
sue. Alzò lo sguardo, e guardandolo negli occhi, per un
secondo, il tempo
sembrò fermarsi. Le sue dita intrecciate con quelle di lui,
come se volesse
darle il via libera, e automaticamente la testa si inclinò e
il volto si
avvicinò a quello di lui. Un brusio, li fece tornare alla
realtà. La segreteria
lo stava chiamando all’interfono.
"Mi
scusi, signor
Briefs?" Lasciò andare la mano di Pan e si
avvicinò alla scrivania,
facendo clic sul pulsante e rispondendole.
"Sì,
signora
Jenkins?" Chiese con tono seccato nella sua voce. Pan davvero non
poteva
biasimarlo per essere infastidito, era sotto pressione e c'era
così tanto da
fare in così poco tempo. Domani era
l'ultimo
giorno di marzo. Per non parlare del momento in cui la sua maledetta
segretaria
li aveva appena interrotti. Pan era sul punto di fargli una domanda,
voleva
sapere se davvero, pochi secondo prima, stesse per baciarla. Sembrava
plausibile.
Ma lei non era sicura di quello che sarebbe successo in quei prossimi
due
secondi, Trunks sarebbe potuto
scoppiare
a ridere e dire che pensava che avevano bisogno di una pausa.
“Mi
dispiace
interromperla, Mr Briefs, ma volevo avvertirla che sua madre
è qui, e di
cercare di evitare ‘sparizioni improvvise’
”.. Trunks ridacchiò.
“Grazie
per
l'avvertimento. Ma io non vado da nessuna parte. "Lui sorrise e poi
spense
il collegamento. Pan scosse la testa ed emise un basso
‘tsk’.
"La
tua segretaria
pensava che stessi per sgattaiolare fuori dall'ufficio. Intendi dirmi
che l’hai
fatto da quando sei tornato?" Lui arrossì leggermente e si
strinse nelle
spalle.
"Solo
una volta o
due volte. Ma a volte questo posto può essere
così soffocante. Ed io ho quella
finestra enorme ... Una finestra da cui posso volare via..”
Pan rise mentre la
porta si spalancò.
"E’
stata
veloce." Sentì Trunks borbottare mentre sua madre si
guardò intorno come
se si aspettasse che Trunks fosse andato via. Poi li vide e sorrise.
"Oh,
Pan!"
Sembrava più che felice di vederla. "Tu sei qui". Le
sorrise.
"Sono contenta che Trunks ha trovato finalmente qualcuno per aiutarlo.
È
così stressato ultimamente.." Un ghigno subdolo era apparso
sul volto di
Bulma e Pan non poteva fare a meno di guardarla con
curiosità.
"Volevi
qualcosa,
mamma?" Disse Trunks, camminando verso di lei con un sorriso.
"Sì,
stavo per
dirti di non sgattaiolare fuori. Se volete pranzare, potete prendere
una pausa
di un'ora. Ma dopo, non lascerai questo ufficio fino a quando tutte le
carte
non saranno depositate." Bulma gli diede un'occhiata di avvertimento e
poi
tornò a guardare Pan. "Sai, ho letto l'articolo del Giornale
di Tokyo e
devo dire che ero abbastanza divertita." Pan ringhiò e Bulma
sorrise come
se fosse davanti all’obiettivo di un paparazzo.
“Perché?”
"Beh,
lei sembrava
avervi inquadrato così bene.." Bulma ridacchiò ma
Pan aveva intenzione di
interromperla con la corretta interpretazione di ciò che era
accaduto, ma Bulma
riprese a parlare. "Vegeta ha mostrato indifferenza a tutta la
questione
quando gli ho fatto leggere, ma sono sicura che era contento." Bulma
annuì. "Sarà bello vedere mio figlio stabilirsi
definitivamente,
specialmente con qualcuna di cui mi fido." Lei strizzò
l'occhio a suo
figlio che arrossì e la guardò con un'espressione
arrabbiata. "Non
aspettare troppo a lungo, non voglio essere veramente vecchia prima di
avere
dei nipotini."
“Mamma,
è Bra quella che
si sta sposando, non io e Pan. Se desideri dei nipoti, sono certo che
lei saprà
accontentarti.” Trunks tentò di spostare
l’attenzione da lui e Pan e dai loro
possibili bambini.
“Bra,
non avrà bambini.
Solo cani e gatti. Lei è la mia bambina.” Bulma
incrociò le braccia e lo
fulminò con lo sguardo. “Sarai tu a darmi dei
nipoti!”
"A
proposito di
quel articolo, Bulma." Pan finalmente si intromise nella conversazione.
"Ha esagerato e ha completamente stravolto la realtà dei
fatti. Non sta
succedendo proprio niente tra me e Trunks. Ho dovuto spiegare la stessa
cosa a
mio padre." Pan le rivolse un altro sorriso forzato, arrabbiata che
anche
la sua famiglia e gli amici credevano a quelle bugie.
"Sì,
certo..."
Bulma cambiò argomento. "Sono sicura che Gohan deve aver
fatto saltare in
aria qualcosa
quando ha letto
quell'articolo. La sua bambina e mio figlio." Bulma rise. "Ti ha
urlato di tornare a casa?"
"Sì,
e ho dovuto
ricordargli che inizierò il college tra cinque settimane.
Quindi non potevo
tornare a casa. Poi mi ha mandato un assegno e ha detto di 'trovare un
altro
appartamento'." Pan rise quando Trunks la guardò arrabbiato.
"Tu
questo non me
l’hai detto!"Mise il broncio. Pan si strinse nelle spalle.
"L’ho
mandato
indietro. Non c'è nessun altro posto dove andare." Pan
sembrava
infastidita quando disse l'ultima parte. "Allora ho promesso di
trasferirmi il prima possibile." Trunks strinse i denti e
assottigliò gli
occhi verso di lei.
“Mamma,
se vuoi che
finisca entro oggi, smettila di distrarre Pan. Ho bisogno del suo aiuto
per
finire in tempo. E ci stai rallentando. Credo sia impossibile terminare
entro
oggi.”
"Pan
rimarrà con te
fino a quando il lavoro non sarà finito, non è
vero tesoro?" Bulma sorrise
con innocenza. Pan sospirò e annuì con la testa.
"Certo."
"Non
devi farlo,
Pan." Disse Trunks mentre fissava in modo truce la madre.
"Lei
non sa
mentire. Sono sicura che gode della tua compagnia, più che
della compagnia di
chiunque altro." Bulma sorrise e alzò le sopracciglia in
modo eloquente. Pan
stava per ribattere, ma Bulma uscì dall'ufficio prima che
potesse dire una sola
parola,brontolò e cominciò a separare di nuovo le
carte.
"Quello
è un altro
discorso." Mormorò, riferendosi a Bulma.
"Penso
che vuole
vederci sposati." Trunks rifletté mentre si inginocchiava
accanto ad una
pila di carte e aveva iniziato a separarle.
"Tu
credi?" Chiese
lei sarcastica e rise.
“Va
bene, penso che
questo sia l’ultimo lavoro tecnico.” Pan sorrise e
raccolse le quattro enormi cartelle,
farcite di documenti e si avvicinò ad un cassetto dove li
depose. Le cartelle
toccarono il fondo del cassetto facendo rumore e sollevando una
quantità
spaventosa di polvere, sotto gli occhi di Pan. Tossì e si
scrollò la polvere di
dosso, arricciando il naso. Trunks seduto alla scrivania, la guardava e
rideva.
Pan lo guardò a sua volta, tossì ancora, e si
diresse di nuovo verso le pile di
documenti sul pavimento.
“Come
procede?” La prese
in giro Trunks, vedendola avvilita e sommersa di fogli.
“Non
è divertente,
Trunks. Non ho intenzione di restare chiusa in quest’ufficio
per tutta la
notte. Bra mi ucciderà.” Trunks muoveva un
sopracciglio su e giù, sorridendole.
“Tutta
la notte, hai
detto?” Disse con tono canzonatorio, anche se
l’idea non gli dispiaceva poi
così tanto. Se Pan avesse avuto dei pugnali al posto dei
bulbi oculari, Trunks
sarebbe stato a brandelli. Continuò imperterrita a sistemare
i documenti, senza
più alzare lo sguardo su di lui.
"Sai,
voi uomini
dovreste assumere delle persone per fare questo tipo di lavoro." Si
lamentava. Trunks rise.
“Perché
dovremmo farlo,
quando c’è chi lo fa gratis?”
Continuò a prenderla in giro.
"Sono
seria,
Trunks." Pan piagnucolò. "E’ tremendamente
noioso." Lei aggrottò
la fronte e gettò la carta successiva in una cartellina a
caso per vendetta.
"Vuoi
fare una
pausa, Panny?" Lui inclinò la testa, facendo una pausa nel
suo lavoro e
guardandola.
"No,
poi mi
limiterò a tornare e a recuperare il tempo perduto."
Sospirò.
"Io
l'ho già detto,
non devi farlo per forza." Lei annuì con la testa.
“Lo
so, ma non posso
lasciarti da solo, qui con questi famelici bilanci, ti mangerebbero
vivo.”
Sorrise e mimò il verso di un leone, con tanto di artigli.
"Sono
così
spaventato!" Esclamò con una risata. "Non ti preoccupare,
starò bene
da solo." Pan alzò gli occhi.
-Sì,
come no-Pensava, impilando
più carte.
"Non
dirmi ‘Sì,
come no' Pan, io starò bene." Stava già guardando
fisso sulla scrivania
quando parlò, così non si accorse che aveva
risposto ai suoi pensieri. -Volevo
solo passare del tempo con te. -
"Perché?"
Disse
Pan guardando le carte di fronte a lei, non era sicura di aver detto
'sì come
no' ad alta voce.
“Perché
sono
intelligente.” Rispose, senza pensarci due volte.
“Vuoi
trascorrere del
tempo con me, perché sei intelligente?" Lei scosse la testa.
"Non ha
alcun senso, Trunks."
"Non
ho mai detto
nulla riguardo al passare del tempo con te ..." Si fermò e
guardò verso di
lei, ricordandosi del loro 'legame'. Ma non aveva più
sentito i suoi pensieri
per un bel po’ di tempo, e pensava che si fosse interrotto..
Lei anche alzò lo
sguardo verso di lui.
“Sì,
è vero. Siamo
entrambi stanchi. Anche io non ricordo di aver detto ad alta voce
‘sì, come no’
, ma –
“Questo
perché non l’hai
fatto.” Pan lo guardò come se fosse pazzo.
“Allora
mi spieghi com’è
che mi hai anche risposto, se non l’ho detto?” Lo
sfidò lei.
"Pan,
io .. Beh,
penso che noi due...." Fece una pausa ed espirò lentamente,
come se fosse
pronto a fare qualche grande confessione ..Pan non sapeva se ridere o
aggrottare le sopracciglia. Trunks stava solo cercando di farle credere
che fosse
pazza. Come quando successe a Dicembre, quando tutti la fecero sentire
una
stupida come se non avessero sentito parlare Trunks. Ma era sicura che
lui
aveva parlato, lo aveva sentito che per amor di Dende.
"Pan",
iniziò
di nuovo. "Penso che tu e io-“ La porta dell'ufficio si
aprì e si voltò
per vedere una Bra decisamente su di giri e molto arrabbiata. Trunks
strinse i
pugni. Solo altre due parole. Siamo
legati. Solo altre due parole. Disperato, scosse la testa.
Non era
possibile, doveva esserci una cospirazione in atto!
"Pan,
ero convinta
che fossi al lavoro su progetti per la mia festa di matrimonio. Non ad
aiutare
mio fratello a fare il suo lavoro. Solo perché lui ha grandi
occhi azzurri e un
sorriso che stende le ragazze, non significa puoi abbandonare me.
Significa,
che anche se ti pia-"
"Bra!"
Pan
urlò roteando gli occhi per la frustrazione. "Abbiamo
già parlato di
questo, non è come
credi!" Afferrò
un cuscino dal divano e lo tirò alla ragazza.
"Non
si usa mai bussare?"
Chiese Trunks con frustrazione.
Quella era la terza volta in una giornata che veniva interrotto prima
che
accadesse qualcosa di importante. Accidenti alle donne dai capelli blu.
“Stavo
per dire, anche
se ti piace vivere con lui, non
puoi
venire qui e svolgere anche il suo lavoro!” Bra
roteò gli occhi. “E no, non si
usa bussare quando si ha un’emergenza del tipo ‘tuo
fratello sta rubando la tua
migliore amica.’ ”
"Tu
stai rubando il
mio per la vita, direi che siamo pari." Trunks strinse gli occhi e
sospirò, tornando alla sua scrivania con un cipiglio
frustrato.
“Mmh..ho
forse
interrotto qualcosa?” Chiese infine Bra.
"Beh
..." Pan
guardò Trunks per una risposta. "Cosa stavi per dire?" Ma il
momento
magico era stato spezzato. Ancora una volta. Guardò la
sorella con uno strano
luccichio negli occhi chiari..vendetta.
"Solo
che penso che
abbiamo bisogno di prendere quella famosa pausa pranzo. Sto morendo di
fame,
deve essere quello che mi fa delirare." Pan annuì e
impilò un ultimo
documento.
"E
il mio vestito
da sposa?" Bra mise il broncio.
"Domani,
Bra.
Domani." Le promise Pan.
Pan
andò a letto con un
sorriso sul suo volto. Il lavoro era stato ultimato finalmente.
Ridacchiò al
ricordo, felice che lei e Trunks fossero dovuti rimanere due notti di
fila
svegli per finire i tagli di bilancio. Quando erano tornati a casa, lui era troppo stanco su
per scoprire che
cosa stava facendo. Ma lei non era stanca abbastanza...doveva mettere
in atto
la sua vendetta, finalmente.
Oggi
segnava l'inizio di
un nuovo mese e lei stava per avviarlo con il botto. Rise
diabolicamente,
coprendosi la bocca con le mani e cercando di calmarsi. Non poteva
andare giù
per le scale ghignante, e rischiare di svegliarlo. Poi avrebbe capito
che stava
succedendo qualcosa e lei sarebbe stata colta in fragranza di reato.
Capì che
Trunks avrebbe dormito ancora a lungo e prese il primo vestito che le
capitò
tra le mani.
Ma
se lei fosse scesa
giù, con quel sorriso enorme, lui si sarebbe di certo
insospettito. Avrebbe
capito e iniziato a cercare i vestiti che lei aveva accuratamente
nascosto. No,
non poteva rischiare. Non doveva
fallire. Prima di scendere le scale, si guardò allo
specchio, passandosi una
mano in faccia, e facendo sì che il suo viso fosse privo di
qualsiasi espressione.
Fortunatamente per lei, Trunks dormiva ancora.
Andò
in cucina e si
fermò al tavolo, guardando l'assortimento di fiori che
Trunks aveva lasciato
per lei. C'era un simpatico orsacchiotto seduto vicino ai fiori e un
biglietto.
Lei sorrise, quasi sentendosi in colpa, per il piano di vendetta che
aveva
pianificato, e poi prese il biglietto.
Grazie
per avermi aiutato con i tagli di bilancio. So che avevi
cose molto più importanti da fare.
Lei
sospirò e mise la
carta sul tavolo, guardandosi in giro, pensando. Doveva essere carina e
tirare
fuori i vestiti che aveva nascosto? Lui le aveva dato questi fiori. E
l'orsacchiotto era così adorabile. Si morse le labbra, era
la sua coscienza a
parlare. Si passò le dita tra i capelli, allisciandoli,
portando alla memoria,
il suo crimine. Aveva mangiato i
biscotti.
I biscotti che lei aveva preparato. Non poteva avere pietà.
Era una guerra
quella. Improvvisamente socchiuse gli occhi, come se il ricordo fosse
ancora
vivo dentro di lei..Trunks doveva pagare per il suo misfatto. Avrebbe
sofferto
solo un po’. Sorrise e si avvicinò ad un mobile
basso, tirando fuori il cibo
per cani. Riempì ciotola e Knuckles, come se avesse sentito
il segnale, arrivò
di corsa dalla lavanderia e si fiondò con la testa nella
scodella, divorando la
sua colazione. Lei rise, era sicuramente un Son.
Poi
si avvicinò al
frigorifero e prese latte e uova, preparando tutto
l’occorrente per fare i
pancakes. Tanto valeva preparare la colazione, lui avrebbe sofferto,
avrebbe
pagato ed espiato il suo peccato..ma poi almeno si sarebbe addolcito
con
qualcosa di buono da mangiare.
Ben
presto la stanza si
riempì del profumo della colazione, e lei poteva sentire
l'acqua della doccia che
scorreva proveniente dalla stanza di Trunks. Pan sorrise e raccolse le
uova e i
pancakes su un piatto, disponendolo al centro del tavolo.
Sentì la porta
scricchiolare e aprirsi e Trunks infilò la testa dietro
l'angolo, uno sguardo
pietoso sul suo volto.
"Che
buon
profumo." Sorrise mentre la guardava. Lei alzò un
sopracciglio e sorrise a
sua volta.
"Buongiorno
anche a
te, raggio di sole." Trunks si grattò la nuca e rise.
"Buongiorno?
Credi
sia ancora mattina? Stai facendo tardi a lavoro.”
“Va
bene." Si
strinse nelle spalle e sbadigliò, grattandosi il petto
mentre usciva dalla
stanza. Indossava solo i pantaloni della tuta ... Lei alzò
gli occhi verso
l'alto e scacciò della sua testa l’immagine di lui
a dorso nudo e si voltò
sforzandosi di non guardare. "Hai visto i miei vestiti bianchi?"Le
chiese, la voce proveniva dalla lavanderia.
"Ti
ho preparato la
colazione."Cambiò argomento, cercando di distogliere la sua
attenzione.
"Davvero?" Tornò in cucina e le mise le braccia intorno alla
vita, il
mento sulla sua spalla, guardando il piatto stracolmo di pancakes.
"Grazie." Rispose subito, lasciando il suo respiro caldo cadere sul
suo collo. Pan racimolò tutta la lucidità che le
era rimasta, cercando di non
fargli percepire cosa provava quando lui le si avvicinava troppo, ma il
suo
corpo le disobbedì e lei rabbrividì.
“Ma ti ho chiesto se hai visto il mio
bucato bianco."
“Guarda
è proprio lì,
nel piatto.” Disse cercando di indirizzarlo verso il tavolo
della cucina.
"I
miei vestiti non
sono su quel tavolo, in un piatto." Guardò comunque come ad
assicurarsi
che fosse vero. Lei ridacchiò e lo spinse lontano da lei.
"Potresti
lasciare
Knuckles fuori, graffia la porta."
"No,
lui è un
cagnolino ‘da porta’." Trunks aggrottò
la fronte e guardò Pan, come se
stesse cercando la sua anima. La fissò profondamente.
"Che
cosa?" Chiese
Pan, lanciandogli una frittella.
"Sei
bella al
mattino." Sorrise mentre lei strinse gli occhi verso di lui.
Non
era sicura del
perché, ma non sapeva come rispondere. La stava prendendo in
giro? Doveva
essere orrenda, i suoi capelli selvaggi e indossava un pigiama largo e
aveva
ancora il sonno negli occhi. Borbottò qualcosa di
incomprensibile e mise il
pancake nel suo piatto.
"Ma
sei una pessima
bugiarda." Concluse quando lei non gli rispose. "Dove sono i miei
vestiti, Pan?"
"Non
so di cosa tu
stia parlando Trunks. Non ho mentito questa mattina, a differenza tua."
Lei alzò gli occhi e mise una frittella in bocca, masticando
lentamente.
"Non
ho
mentito." Lentamente le si avvicinò e lei, altrettanto
lentamente, si
allontanò.
Lei
rispose con un
miscuglio di sillabe che non riuscì a capire, la sua bocca
era piena di cibo.
Una parte di esso cadde dai lati della sua bocca e lui si mise a ridere.
"Non
ho capito una
parola di quello che hai detto." Lui scosse la testa con un sorriso.
"Ma tu sai dove sono i miei vestiti." Pan deglutì e si
schiarì la
gola.
“Non
ho detto di non
saperlo. Ho solo evitato di rispondere. E tu, sei ancora più
meschino, di
quanto pensassi, vieni qui con il tuo sguardo assonnato e il tuo
‘sei bella di
mattina’, e speri di incastrarmi. Non sei credibile.
Guardami, sono un
disastro. E non dirmi cose carine solo perché vuoi sapere
dove siano i tuoi
vestiti.”
“Dove
li hai messi,
Pan?” Trunks stava camminando verso di lei che
indietreggiò fino a
sbattere contro il muro della cucina.
Perché doveva ritrovarsi sempre in quelle posizioni?
"Trunks,"
cominciò Pan, messa alle strette dalle sue accuse. "Non ho messo i
tuoi vestiti bianchi da nessuna parte. Sono dove li hai
lasciati
l'ultima volta. Dal momento che li hai persi
tutti, ti consiglio di guardare in lavanderia." Trunks
mosse un
braccio e lo pose sopra la sua testa, appoggiato al muro in modo che
entrambi i
loro volti fossero allo stesso livello, e la fissò negli
occhi. Non le credeva.
“Come
fai a sapere che
li ho persi tutti?” La accusò. “Questo
non te l’ho detto.” Pan sospirò.
“No,
ma mi hai chiesto
dove fossero i ‘tuoi vestiti’ bianchi. Non hai
chiesto di una camicia o di un
calzino in particolare. Ma di tutti i vestiti bianchi.” Lei
alzò gli occhi,
cercando di spingerlo e allontanarsi dal suo occhio accusatore. Sapeva
che
stava per cedere. O in uno scoppio di risatine o dicendo la
verità. Avrebbe rovinato
tutto.
"Bene.
Guarderò in
lavanderia". Trunks lentamente si allontanò da lei e Pan
tirò un sospiro
di sollievo. Lo vide entrare nella lavanderia e sentì il
'click' della porta
asciugatrice. Lei trattenne il respiro e lentamente strisciò
vicino ai
fornelli, spingendo il resto del suo cibo in bocca, e poi lo
sentì urlare.
"Pan!"
Urlò,
chiamando il suo nome ad alta voce. Pan spinse più cibo in
bocca, masticando
lentamente in modo da non poter rispondere. "PAN!" Gridò di
nuovo,
così forte che alcuni oggetti tremarono. Fece un tentativo
di rispondere, in
modo che lui avesse capito che aveva la bocca piena. Poi
sentì i suoi passi
dirigersi verso la cucina e sapeva di essere nei guai. Voleva correre,
ma era
come dichiararsi colpevole, e lei doveva sembrare innocente.
Lei
deglutì mentre lui
entrò nella stanza e sorrise. "Che cosa c'è che
non va, Trunks?" Cercò
di apparire confusa.
"Sai
cosa c'è che
non va." Urlò attraverso i denti serrati.
“Non
posso leggere la
mente altrui. Se non me lo dici, non posso saperlo."
“Dovresti
saperlo, visto
che l’hai pianificato tu!”
"Non
so di cosa
stai parlando." Lei scosse la testa e prese un pezzo di pane.
"Oh,
no, non è
così." Trunks rapidamente le afferrò la mano
prima che la sua bocca
potesse toccare altro cibo. "Sai esattamente di cosa sto parlando. E se
non lo sai, vieni qui. Lascia che ti mostri." La tirò per il
braccio e
costrinse i suoi piedi a seguirlo mentre la conduceva alla lavanderia.
Poi la
lasciò andare, aprì l’asciugatrice e
tirò fuori ogni indumento, uno per uno,
con una lentezza esasperante.
Tutto
quello che doveva
essere bianco era rosa. Tutto. Da ultimo aveva
tirato fuori un calzino rosso, attaccato
alla parte posteriore della lavatrice. Pan si morse il labbro per
mantenere le
risate e lui la fissò incollerito.
"Cosa
dovrei fare
con queste camicie da lavoro rosa?"
"Parlando
di
lavoro, sei in ritardo." Pan alzò il braccio in modo che
potesse vedere il
suo orologio. Trunks strinse i denti e chiuse gli occhi, tenendoli
chiusi per
alcuni secondi, nel tentativo di calmarsi.
"Pensi
che sia
divertente, Pan?" Chiese lentamente, con calma, con gli occhi ancora
chiusi. Lei annuì con la testa e poi rispose:
"Onestamente,
sì.
Penso che sia molto divertente." Si aprì in un ampio
sorriso. "Tu non
sai come lavare i vestiti, e hai ..quanti anni? Ventiquattro?" I suoi
occhi si aprirono di scatto.
"So
che hai fatto
questo. Ed ho intenzione di provarlo."
"Come?
Devi andare
a lavorare." Trunks sospirò. "Che cosa hai intenzione di
dire a tua
madre?" Lei lo aveva sfidato con un sorriso. "Sai come può
diventare
se arrivi in ritardo."
"Le
dirò quello che
faccio di solito. Il vero motivo per cui arrivo in ritardo." Sorrise
malizioso
e Pan si chiese se avesse dovuto chiedergli quale fosse. Aveva la
sensazione
che non fosse una buona idea, ma la curiosità ebbe la meglio
su di lei."E
che cos'è?"
"Le
dirò che
eravamo troppo occupati a fare pratica per quei nipoti che lei desidera
tanto e
che ho perso la cognizione del tempo." Pan rimase a bocca aperta e lo
guardò indignata, raggiungendolo e colpendolo con le mani.
“Tu
non dirai questo a
tua madre!” Urlò Pan in preda ad una crisi
isterica.
“Ehi,
mi toglierà dai
guai..” Trunks fece una risatina bassa.
"Trunks,
ho
intenzione di ucciderti!" Urlò, il viso arrossato per
l'imbarazzo. Non
riusciva a credere che avrebbe detto qualcosa di simile a sua madre.
Non c’era
da stupirsi che Bulma avesse creduto a quei maledetti giornali. Lei
strinse
gli
occhi e gli diede un pugno di nuovo, mentre lui rideva.
"Questo
non cambia
il fatto che tutte le mie camicie da lavoro sono di colore rosa.
Dovrò trovare
un'altra camicia da indossare al lavoro. E devo ancora dimostrare che
tu sei
colpevole." Pan sbuffò e tornò in cucina,non
aveva niente più da dirgli. Ora
era contenta di aver pianificato e attuato la sua vendetta.
Dopo
quasi venti minuti
di ricerca per un'altra camicia da indossare, Trunks si recò
in soggiorno,
fissando in cagnesco Pan. Lei lo guardò, un biscotto in mano
stava per
incontrarsi con la sua bocca. Trunks mise le mani sui fianchi e
aspettò che
parlasse. Lei inclinò la testa e aspettò che lui
parlasse. Si guardarono l'un
l'altro per più di 30 secondi prima che Trunks esplodesse:
“Dov’è
il resto dei miei
vestiti, Pan?"
"Non
lo so."
Rispose breve e coincisa.
"Sì,
lo sai."
Lei alzò le spalle e portò l’intero
biscotto in bocca, masticando con piacere.
"Ho bisogno dei miei vestiti, Pan!" Guardò freneticamente
l'orologio,
la madre stava per arrabbiarsi sul serio con lui.
“Suona
come avessi un
problema personale con te, Trunks” Disse pensierosa..
“Mia
madre mi ucciderà,
starà venendo qui!” Urlò, andando in
camera e cercando disperatamente nei
cassetti vuoti.
"Ti
sta bene, è il
prezzo da pagare per la tua menzogna!" Urlò lei in risposta,
come lo sentì
sbattere un cassetto chiuso. Trunks stava ridendo, ma non
c’era niente di
divertente per lei. La madre avrebbe pensato che fosse una specie di
puttana.
Fare pratica per i nipoti. Lei non avrebbe fatto quel tipo di
‘pratica’ con
lui, non ne aveva proprio l’intenzione.. beh ... forse era
una bugia, ma sua
madre non aveva bisogno di saperlo.
"Dove
hai messo il
resto delle mie camicie!" Urlò. Non c'era un'altra camicia
in vista. Non
una verde o una viola, o una blu. Niente. Nemmeno una t-shirt. Quella
strega le
aveva nascoste tutte e lui lo sapeva. Stava per andare al lavoro
indossando una
di quelle cose rosa. Maledizione.
"Non
è così male,
Trunks." Lei sorrise. "Il rosa è di nuovo alla moda in
questo
periodo." Trunks ringhiò, mentre tornava in soggiorno. Non
indossava
ancora una camicia, e il suo petto attirò la sua attenzione
mentre lui stava
lì, sbuffando.
"Non
ho intenzione
di lavorare in questo modo." Affermò con rabbia.
"Beh,
spero di no.
Devi mettere una camicia e cravatta." Lei sorrise innocentemente.
"Sai
cosa intendo,
Pan. Chiamerò e mi darò malato."
"E'
il primo del
mese, Trunks. Devi andare a lavorare." Si alzò e gli
pizzicò le sue
guance. "Inoltre ho sentito che a voi uomini Briefs piace indossare
camicie rosa." Le sue guance erano arrossate leggermente mentre la
fissava, ricordando la storia di Vegeta e il suo alter-ego del futuro e
il loro
primo incontro. Trunks era adirato e rassegnato allo stesso tempo.
“Se
fossi in te,"
gli disse mentre gli stava abbottonando la camicia rosa, "scapperei a
lavoro di corsa. Vedi, Bra e Marron stanno venendo qui in modo da poter
prendere le loro misure e poi noi andremo a scegliere il materiale per
gli
abiti. Il chè mi ricorda che devo prendere le tue misure a
breve. Le ho già
prese a Goten." Trunks gemette e corse in camera sua per mettersi le
scarpe.
“Perché
non me l'hai
detto prima? Così me ne sarei andato prima."
"Perché,
caro, come ti ho detto un paio di
settimane fa. Un giorno, quando meno te lo aspetti.. BAM!" Fece un
movimento rapido con le sue mani, mentre lui la fissava perplesso.
“Di
cosa stai parlando?”
"Beh,
oggi è il
primo aprile. Sai che cosa significa?" Lei sorrise maliziosamente.
"Ora, indossare quella maglia rosa per tutto il giorno sarò
il tuo ‘Pesce
d’Aprile’, ma fortunatamente Bra sta arrivando con
una macchina fotografica in
modo che tutti lo ricorderemo per sempre. È la mia
vendetta." Era ancora
più confuso e Pan gli indicò la cucina.
“Ti
sei chiuso in stanza
e hai mangiato tutti i miei biscotti. I miei Cookies. Li avevo
preparati io!
Non ne hai risparmiato nemmeno uno. Mi hai sfidato. Ora siamo pari. Non
sei
felice? Ti avevo anche avvisato che te l’avrei fatta pagare!
Ricordi? Un
giorno, BAM!” Pan rise torturandosi una ciocca di capelli con
le mani.
“Tu
non sai cosa
significa portare rancore.” Disse con ironia. “Ed
è per questo che ti amo.” Pan
lo stava guardando con disgusto, era la seconda volta negli ultimi tre
giorni
che diceva che l’amava. Però lei doveva continuare
a ricordare a se stessa che lui non l'amava.
Trunks alzò lo sguardo,
notando la sua confusione e sorrise.
‘Non
ti piace quando lo
faccio, vero?’ Pensò.
Lei
stava ancora
abbottonando l’ultimo bottone della camicia e non si accorse
che Trunks non
aveva parlato, ma solo pensato.
Voleva chiedergli cosa volesse dire. Che cosa pensava facesse che non
le
piaceva? Trunks non poteva sapere che lei odiava quando faceva qualche
riferimento al fatto di 'amarla'.
Significava che lui aveva capito? Sapeva che era innamorata di lui? Ma
era
stata attenta, non poteva conoscere i suoi sentimenti. Ma prima che
avesse la
possibilità di chiedergli spiegazioni, la porta venne
spalancata e numerosi
flash stavano invadendo i suoi occhi. Bra stava catturando con la
macchina
fotografica la scena. Trunks gemette e si coprì il volto.
"Dovrò
mettere un
cartello là fuori che dice 'no paparazzi’ ."
Trunks si lamentò mentre Bra,
Marron e Pan ridevano a crepapelle. "Ne ho abbastanza, tutto questo
è
ridicolo. Vado a lavoro."
"Sarà
solo peggio
una volta arrivato
lì."
Pan gli ricordò.
"E
la mamma sarà
furiosa! È tardissimo!” Rincarò la dose
Bra.
“Pan
ed io abbiamo
un’ottima scusa per quello.” Sorrise malandrino e
strizzò un occhio a Pan, i
cui occhi si dilatarono all’inverosimile e sbuffò
come un toro impazzito.
“Brucerai
all’inferno
per aver detto quella bugia!” Ma Trunks era già
uscito e aveva richiuso la
porta alla sue spalle. Bra e Marron la guardarono interrogative, lei
continuando a sbuffare, fece loro segno di seguirla per prendere le
misure.