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Autore: Ormhaxan    24/01/2016    6 recensioni
Londra, 1472. Richard, Duca di Gloucester e futuro Richard III, nominato protettore del nord dopo la fine della guerra tra gli York e i Lancaster, ritorna a Londra per reclamare il suo ultimo premio: la mano di Anne Neville, vedova del Principe del Galles e figlia di quello che è stato uno degli uomini più potenti d'Inghilterra, Richard Neville.
Anne, però, non è disposta a sposarlo e chiederà aiuto al marito di sua sorella, George Plantageneto, affinché l'aiuti ad ostacolare tale unione. Le sue speranze verranno vanificate quando Richard la sottrarrà dalla custodia del Duca di Clarence e la condurrà in un luogo a tutti segreto...
[AVVISO: La figura di Richard III si discosta da quella più celebre della tragedia di Shakespeare, mentre prende ispirazione dalla figura storica, e dai fatti realmente accaduti.]
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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“Dove stiamo andando?”
Erano passate svariate ore da quando Anne era stata bruscamente svegliata da sua sorella Isabel, vestita dalla sua dama Agnes con vestiti di fattura povera, e messa su di una lettiga diretta chissà dove.
La residenza del Duca di Clarence in cui lei aveva passato gli ultimi mesi era ancora immersa nel buio quando l’avevano lasciata e ora che il sole stava per fare capolinea a est, Anne si chiese se fidarsi di George fosse stata una decisione saggia: dopo tutto, anni prima non si era fatto scrupoli nel tradire il suo stesso fratello, alleandosi con suo padre, e fare lo stesso con lei non avrebbe di certo portato rimorsi nel suo animo grigio.
“In una locanda ad Aldgate, dove sarete al sicuro e mio fratello non potrà trovarvi. – rispose tranquillo George, scrutando fuori dalla lettiga, verso il Tamigi poco lontano – Sarete trattata bene, vi unirete al personale, e quando le acque si saranno calmate tornerò a prendervi!”
“Volete dire che farò la sguattera nelle cucine? – i grandi occhi di Anne si sgranarono – George, caro fratello, io non…”
“Solo per poco, Anne, e non dovrete fare nessun lavoro pesante: solo pulire qualche tubero, sbucciare gusci di mandorla, robe di poco conto che potrebbe fare chiunque.”
“Ma io, io non…”
“Anne, ascoltatemi attentamente: - George si sporse in avanti e le prese una mano – So che non è quello che speravate, anche io odio questa mia decisione estrema, ma se ci fosse altra soluzione vi giuro che non esiterei a fare altrimenti. Sfortuna per noi non esiste un’altra strada, gli uomini di mio fratello sono ovunque, e i miei palazzi saranno i primi ad essere messi a soqquadro quando si accorgeranno della vostra assenza.”
“Isabel sa dove mi state portando?”
“No, - rispose George – ho preferito tenerla all’oscuro per non complicare la faccenda, ma sa che ti sto portando in un posto sicuro, che non deve preoccuparsi per voi. Tutti alla locanda vi tratteranno bene, il proprietario è un mio fedele servitore e sa chi siete, vi terrà d’occhio ed esaudirà ogni vostra richiesta.”
“E se il Duca di Gloucester non dovesse cedere, se mandasse i suoi uomini in ogni casa di Londra, se…”
“Non dovete preoccuparvi di lui, a quello ci penserò io: dopo tutto sono il vostro tutore, posso disporre della vostra dote come più mi compiace, e neanche il Re può cambiare questa realtà.”
Nella mente di Anne risuonarono le parole di Richard, i suoi avvertimenti sulle vere intenzioni di George, sulle mire di quest’ultimo sulla sua dote, e per l’ennesima volta si domandò se avesse agito saggiamente decidendo di farsi immischiare in quel folle piano.
Stava proprio per dare voce a questi suo dubbi, chiedergli quale fossero i suoi interessi verso la sua eredità, quando la lettiga si fermò bruscamente e lo sportello di legno venne aperto, mostrando una figura bassa e tozza che Anne identificò poco dopo come quella del locandiere che l’avrebbe ospitata per le settimane successive.


 
**



“Dov’è Lady Anne?”
Richard afferrò suo fratello maggiore per il farsetto e lo scaraventò contro il muro non appena mise piede nella stanze private del re a Westminster, nei suoi occhi chiari divampava feroce la rabbia, il suo viso era contratto in una smorfia di odio puro.
Era andato a Herber, dimora di suo fratello a Londra, per fare visita alla sua promessa e portarle un dono, ma dopo l’ennesima scusa dei domestici riguardo un raffreddore della giovane fanciulla si era insospettito e, entrato di prepotenza nella dimora del Duca di Clarence, aveva messo a soqquadro ogni stanza senza trovare traccia di Anne.
“Te l’ho detto, fratellino, non so dove sia! – esclamò a fatica George, chiudendo le sue mani attorno ai polsi di Richard, divincolandosi – Le sue dame l’hanno vista sgattaiolare fuori alle prime luci dell’alba. Pensavano fosse diretta in chiesa, per la solita confessione mattutina, invece è sparita e nessuno l’ha più rivista.”
“Sta mentendo! – Richard rivolse il suo sguardo a Ned, ancora seduto composto sul suo scranno, anche lui nervoso per quella noiosa faccenda – Ha sempre mentito, Ned, è nella sua natura: Anne è la mia promessa sposa, voi mi avete dato il vostro consenso, ma lui non riesce a farsene una ragione; vuole le terre della Contessa, le vuole tutte per se, non gli importa nulla delle sorti della giovane Neville.”
“Come se tu le avessi a cuore, Dickon. – disse come un dato di fatto – Anne è solo il trofeo che Ned ti ha voluto assegnare per la tua lealtà, ti porterà potere al Nord, altre terre che ti renderanno ancor più ricco e potente. Tu non la ami, non l’hai mai amata, e comunque lei non ha alcuna intenzione di sposarti.”
“Questo lasciamolo decidere a lei quando sarà il momento. – Richard abbassò il tono di voce – Lei sa che io sono la sua unica occasione per avere una vita migliore, un posto prestigioso a corte, l’unica scelta se vuole vivere nel lusso e nello sfarzo, rispettata da tutti.”
Aye, con te sarebbe una duchessa reale, come sua sorella, ma vivrebbe nella solitudine e nel rimpianto: tu non sei capace di dimostrare affetto, fratellino, sei un subdolo calcolatore. Inoltre lei sa cosa hai fatto, sa che il sangue del suo primo marito è sulle tue mani, che lo hai ucciso senza pietà alcuna a Tewkesbury!”
“Ho solo fatto quello che andava fatto… - sussurrò con tono freddo Richard, i suoi occhi sempre più carichi di collera, la sua pazienza sempre più al limite – Il defunto Principe del Galles non era un santo, e anche se lo fosse stato come lei crede…”
Si interruppe bruscamente, nella sua mente ritornarono le scene della cruenta battaglia che si era svolta a Tewkesbury poco più di un anno prima, la figura dello sconsiderato Edward di Lancaster che si avventava brandendo una spada verso il suo sovrano, tentando un ultimo e disperato assalto per ucciderlo con le sue stesse mani.
“Beh, - proseguì scacciando repentino quei pensieri -  in quel caso il Principe si trova dov’è giusto che lui sia: in Paradiso, insieme a uomini pii e santi come lui.”
“BASTA! – Ned si alzò bruscamente dalla sedia e picchiò con violenza le mani contro il massiccio tavolo davanti a lui – Sembrate due bambini, vi comportate come sciocchi, e io sono stufo.
George, non credo ad una sola parola di quello che hai detto, so che sai dove si trova Lady Anne in questo momento ma purtroppo non posso provarlo; invece tu, Richard, hai tutto il diritto di essere furioso, ma non ti permetto di continuare questa commedia da guitti nelle mie stanze private. – prese un respiro profondo – Ti darò venti dei miei uomini da affiancare ai tuoi del Nord, e il permesso da me firmato di perlustrare ogni luogo di Londra, ogni residenza vicina alla corona e ogni locanda o taverna.”
“Edward, non puoi…”
“Posso e lo farò! – esclamò Ned fulminandolo con lo sguardo – Sono il re, sono io che prendo le decisioni, e ti consiglio di non mettere ulteriormente alla prova la mia pazienza. Sono stufo di te, delle tue pazzie, del tuo continuo mettere in discussione me e le mie decisioni; stanco di vedere il tuo viso, e non so perché ti abbia concesso di essere il tutore di nostra cugina Anne, di avere tanto potere su di lei.
Avrei dovuto tenerla rinchiusa nella Torre insieme a Margherita d'Angiò per tutto il periodo del lutto, darla in sposa a Richard non appena fosse stato possibile, e spedirla a Nord con lui!”
Richard guardò con la coda dell’occhio e un ghigno soddisfatto George, quest’ultimo messo a tacere da Edward, e pregustò la sua futura vittoria.
“Inizierò le ricerche di Lady Anne non appena lasciato il palazzo e avuto il vostro permesso e quando la troverò mi assicurerò di metterla al sicuro e sposarla quanto prima. – guardò ancora una volta George – Quanto a te, fratello, prega che io la trovi sana e salva altrimenti farò a voi quello che potrebbero aver fatto ad Anne.”

 

**



Sul suo viso affaticato e sporco di farina comparve l’ennesima smorfia della giornata, le sue esili mani erano piene di calli e arrossate a causa delle mandorle bollenti che stava sgusciando, e anche i suoi piedi dolevano.
Era rinchiusa in quella locanda da più di due settimane, forse anche tre, così tanto che i giorni sembravano tutti uguali e la concezione del tempo stava svanendo.
Quando George l’aveva lasciata alla locanda, gestita da un suo fidato servitore, aveva accennato a qualche lavoro di poca importanza, ma mai a tutte quelle piccole cose che la stavano distruggendo sempre di più giorno dopo giorno: sveglia all’alba, quando fuori era ancora buio, preparazione di qualsiasi cosa, tagli e calli sulle mani causati da coltelli o alimenti troppo bollenti, capelli arruffati sempre pieni di farina, vestiti di bassa fattura che le avevano creato degli eritemi sulla schiena.
Anne avrebbe voluto scappare nonostante tutto, nonostante la gentilezza di Arthur e Alice, rispettivamente proprietario e cuoca della locanda, uniche persone che sapevano chi realmente fosse, nonostante il letto morbido e la stanza luminosa che le avevano concesso, ma la verità era che non aveva nessun posto dove andare e nelle sue preghiere sperava che George tornasse da lei quanto prima.
Quella mattina, però, non fu George ad entrare con una manciata di uomini nella locanda, ma un altrettanto nobile uomo dai lineamenti più marcati e i capelli più scuri.
Aveva con se un ordinanza del Re che gli permetteva di perlustrare ogni locanda e casa di Londra a suo piacimento, che proclamava traditore chiunque si frapponesse sulla sua strada, e quando il suddetto lord fece il suo rumoroso ma imponente ingresso nelle cucine, gettando le servette e la cuoca stessa nella paura, gli occhi di Anne si riempirono di terrore.
Richard, Duca di Gloucester, era a pochi passi da lei e si guadava attorno come un cane da caccia prima di puntare la preda; i suoi occhi scrutavano con attenzione ogni angolo della cucina e il suo viso si concesse un sorriso trionfante quando riconobbero nella ragazza sporca di farina e i lunghi capelli arruffati la sua promessa sposa, Lady Anne Neville.

“Eccovi qua, ma belle! – esclamò trionfante – Ho girato metà delle dimore e delle locande di Londra prima di trovarvi.”
“Milord di Gloucester… -  Anne abbassò il capo e fece una riverenza – Vi prego di non condannare nessuno di questi onesti lavoratori, poiché loro sono innocenti, seguivano solo gli ordini che li sono stati dati: tenermi al sicuro.”
“Al sicuro? – fece eco Richard – E da chi, di grazia?”
La giovane Neville assottigliò lo sguardo, alzò in modo fiero il mento, e rispose: “Sapete bene da chi, Milord, sapete bene il perché.”
Richard sorrise sarcastico: “Eppure vi ho trovata, nonostante i vostri migliori sforzi, e adesso vi condurrò in un posto davvero sicuro. – le tese una mano – Venite!”
“Non potete costringermi, non sono una vostra proprietà, non potete fare…”
“Posso e lo farò! – esclamò piccato – Re Edward mi ha dato il diritto di fare tutto quello che è in mio per trovarvi e portarvi al sicuro, e chiunque si metterà sulla mia strada verrà etichettato come traditore, finirà in una cella buia ed umida. Quindi, Milady, o venite con me di vostra spontanea volontà oppure vi farò legare mani e piedi e vi porterò in spalla come un sacco di quelle mandorle che stavate spellando: a voi la scelta”
Nessun uomo le aveva mai parlato in quel modo, oltraggiata in quella maniera davanti ai propri sudditi, umiliata e fatta sentire impotente. Anne sentì gli angoli degli occhi pizzicare, lacrime piene di rabbia spingere per uscire, ma conservava ancora il suo orgoglio di Neville e non avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere.
“Fate strada, Milord!” disse con voce stranamente calma, osservando il sorriso trionfante e soddisfatto dipingersi sul volto di Richard, la rabbia montarle dentro furiosa.

Cavalcarono insieme sul bianco stallone da guerra di Richard, lei davanti a lui, coperta dal suo ampio mantello che lui le aveva gentilmente offerto quando avevano lasciato la locanda.
Non aveva averi là, solo i vestiti che aveva addosso, quindi non aveva richiesto molto tempo richiamare gli uomini e lasciare per sempre quello squallido posto.
Cavalcarono per strade secondarie, non volendo dare in alcun modo nell’occhio, e arrivarono davanti ad una chiesa ad Anne sconosciuta.
Richard la prese per la vita, aiutandola a scendere dopo di lui, e afferrata saldamente per un braccio così da non farla scappare la scortò all’interno della suddetta chiesa, dove il priore gli stava aspettando, mise loro a disposizione le loro camere private migliori.

“Dove siamo?” chiese Anne una volta raggiunta l’elegante stanza.
“St. Martin's le Grand1. – rispose con tono piatto Richard – Qui sarete al sicuro da George, presto vi raggiungerà la vostra dama, Agnes, insieme ai vostri averi. Resterete qui per poco, qualche settima, il tempo necessario per preparare il vostro vestito da sposa.”
“Io non vi sposerò, mai, io vi odio con tutta me stessa e non sarò mai vostra moglie!”
“Invece sì, Anne, voi mi sposerete e diventerete la mia duchessa, passerete la vostra vita con me al nord, e mi darete dei figli. – ancora una volta il tono di Richard fu freddo e distaccato – Vedrete, mi prenderò cura di voi, sarete felice a Middleham.”
“Con l’uomo che ha ucciso il mio primo marito? Mai! – Anne scosse la testa e lo guardò severa – Potete anche rispedirmi alla locanda per quanto mi pare, non vi sposerò mai, preferirei…”
“Attenta a quello che dite, Milady!  - Richard stava perdendo la pazienza, in pochi passi si avvicinò a lei, le puntò un dito contro – Non sfidatemi, non mettete a dura prova la mia pazienza, perché potrei fare molto di peggio che rispedirvi in quella locanda!”
“Voi… - le labbra di Anne tremarono, la sua voce uscì spezzata, i suoi occhi si riempirono di lacrime – Voi siete un mostro senza cuore!”

Gli diede le spalle e si sedette sul letto, nell’angolo più remoto, prendendosi il viso tra le mani e iniziando a singhiozzare disperatamente.
Richard serrò la mascella, si sentì davvero un mostro per quello che le aveva detto, le sue lacrime gli strinsero il cuore e lo mossero a compassione.
Nonostante la sua freddezza esteriore, nonostante quello che tutti pensavano di lui, Richard teneva davvero ad Anne e voleva tenerla al sicuro e darle la serenità che meritava.
“Anne… - fece qualche passo nella sua direzione, piano, ottenendo altre lacrime e singhiozzi in risposta – Anne, mi dispiace, non avrei dovuto. Sono stato irrispettoso, vi ho ferito, e me ne rammarico.”
Si mise in ginocchio davanti a lei, sempre più mortificato, senza sapere cosa fare o dire – non era abituato alle lacrime delle donne, a consolarle, lo aveva fatto così di rado – e afferrati i suoi esili polsi allontanò le piccole mani dal suo viso arrossato.
“Anne, io… - stava per scusarsi ancora quando notò le mani di lei e l’orrore si dipinse sul suo volto – Vergine, chi ha ridotto le vostre mani in questo modo?”
“Le mie mani? – Anne apparve confusa ma poi capì – Non sono brava con i coltelli, non sono abituata a stare in cucina, a queste cose.”
“George… - sussurrò con rabbia – Pagherà per questo, per avervi provocato dolore, per avervi tenuta lontano da me. Dio, lo prometto, me la pagherà.”
Portò le mani di lei sulla sua bocca e le baciò con delicatezza e dolcezza, una dolcezza che Anne pensava essere sconosciuta a lui, una dolcezza che la spiazzò totalmente.
“Dovete metterci della lavanda, o meglio ancora della camomilla, qualche erba curativa che vi darà sollievo e farà passare il gonfiore.”
“Come sapete queste cose?”
Richard sorrise: “Anni passati ad allenarmi a Middleham hanno portato molto più che dei semplici calli, spesso i lividi erano così dolorosi che neanche bagni caldi ed erbe mediche riuscivano a dare sollievo, e con il tempo sono diventato esperto.”
“Vi rialzavate sempre, anche se non eravate il più forte: voi vi rialzavate e continuavate a combattere finché vi restava un briciolo di energia. – disse Anne, tornando indietro con la mente, a quando sbirciava, curiosa, gli allenamenti dei protetti di suo padre – Me lo ricordo bene, è qualcosa che ho sempre ammirato in voi, nonostante tutto.”
“Per quanto possa valere, mi dispiace per tutte le volte che vi ho tirato le trecce, che vi ho spaventato a morte – disse continuando ad accarezzare le mani di lei – Ero un bambino crudele alle volte, problematico, mentre voi eravate sempre così timida e gentile…
Non meritavate tanta cattiveria, ma all’epoca facevo di tutto per inimicarmi coloro che più mi piacevano, per risultare insopportabile.”
“E perché mai lo facevate?” chiese perplessa Anne.
“Perché tutti quelli a cui volevano bene se ne andavano, chi solo momentaneamente e chi invece per sempre, perché avevo perso un fratello nel modo più barbaro possibile e non avrei sopportato di perderne un altro, anche se di spada, una bambina che mi sarebbe piaciuto avere come sorella minore.”
“Mi state dicendo tutte queste cose solo adesso… Perché? E’ forse una tattica per farvi sposare, per avere la mia pietà, il mio perdono?”
“Non lo so. – rispose sinceramente Richard – Non so perché ve lo sto dicendo, non so cosa mi abbia spinto a confessarvi questo mio personale segreto, non lo so. Forse perché ve le devo, queste scuse, forse perché vorrei dimostrarvi di non essere un mostro senza cuore.”
“E’ il passato, è stato tanto tempo fa, e se può far sentire meglio il vostro animo da peccatore allora sì, vi perdono. – disse guardandolo negli occhi – Vi perdono per avermi tirato le trecce, nascosto le mie bambole, e per tutti gli altri tormenti. Ma non per questo cambierò la mia idea e deciderò di sposarvi. Io non voglio sposarvi.”
“Invece mi sposerete! – Richard lasciò la presa sulle sue mani e si alzò, sul suo viso era nuovamente comparsa la sua maschera di giovane freddo e distaccato, le sue parole furono glaciali – Agnes sarà qui domani mattina, farò venire da voi i migliori sarti con le migliori sete appena arrivate dalle Fiandre per confezionare il vostro vestito, e tra pochi giorni diventerete mia moglie.
Sarete mia moglie, Anne, – disse nuovamente per sottolineare il concetto – non importa se dovrò trascinarvi per i capelli verso l’altare e infilarvi un dannato anello al dito mentre Francis Lovell vi terrà ferma: voi siete mia, mia soltanto, e che vi piaccia oppure no prima della luna nuova sarete la Duchessa di Gloucester.”

E, così detto, le diede le spalle e frettolosamente abbandonò la stanza sbattendo rumorosamente la porta lignea dai cardini di ferro, lasciandola sola con la sua rassegnazione.  


 
*

 

1: St Martin's Le Grand fu edificata a Londra tra il settimo e l'ottavo secolo e successivamente riedificata sotto il regno di William il Conquistatore. Il suo ordine monastico fu sciolto durante il regno di Enrico VIII e nel 1548 fu demolita.
In questa chiesa, secondo fonti accertate, Richard di Gloucester condusse la sua futura moglie, Anne Neville, dopo averla ritrovata in una locanda e qui la sposò con una cerimonia segreta ma legale avendo loro avuto la dispensa papale.




Angolo Autrice: Salve, gente! Rieccomi con il terzo capitolo di questa storia, in cui riusciamo ad intuire qualcosa di più delle vere intenzioni di Richard, il suo animo oltre il suo atteggiamento freddo e dispotico di facciata.
Gli eventi qua raccontati, come ho già detto, sono davvero accaduti, anche se possono sembrare assurdi e presi da una fiaba; alcuni sostengono che loro due si amassero da sempre, altri che il loro fu un matrimonio più che altro politico e di convenienza, e nonostante a me piaccia pensare che la prima sia quella esatta in questa storia sto cercando di fondere al meglio queste due posizioni.
Spero, dunque, che la storia vi stia piacendo e vi invito a lasciarmi una recensione!

Alla prossima,
V.


 
  
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