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Autore: ShiNear    24/01/2016    1 recensioni
Una vita travagliata.
Pretendenti dappertutto.
Un bimbo che diventa gigante.
Il ritorno di Streghe e Draghi.
La vita in un continente dove "Magia" sembra una bestemmia,
dove i complotti sono all'ordine del giorno,
sta per avere un protagonista in più.
Se volete, la vedrete qui, in un susseguirsi di eventi che spero vi possano piacere.
È il mio primo fantasy e vi prego di commentare in tanti, mi serve tuuttooo l'aiuto possibile!
La storia è completamente inventata da me e se ci sarà qualche rassomiglianza con altre opere, si tratta di coincidenze.
(Presente anche su Wattpad. Tutti i diritti riservati.)
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UN NUOVO CONTE

 


Quarto giorno del primo mese di Nibbio*1991 anni dalla fondazione di Pheò.
- Per ordine di Sua Altezza Serenissima, Lady Serena Miryam I della nobile casata ivi regnante Cïvostni, incoronata sopra ogni credo e razza nel Mondo degli Otto, essendo il Conte Alexej DecimoQuarto nella sua casata indisposto a rispondere dei suoi crimini contro i Popoli Liberi e gli indifesi e quindi impossibilitato ad adempiere pienamente al suo compito, la Dolce Nostra Lady ha deciso di concedere a uno di voi, rispettabili cittadini di Dolgia, capitale di Drabirut, ultima città dei Draghi, l'onore e l'onere di prendere il suo posto nel Consiglio dei Sette quale nuovo Conte o Contessa di Drabirut, onde possa adempiere oggi, domani e sempre al bene del Serenissimo Regno di Corndwem a nove anni dal secondo Giubileo dalla fondazione della Prima Città.
Inoltre, Sua Maestà Serenissima, su rassicurazione sua e degli altri suoi Sei Consiglieri e in particolare della Reggente Sua Tutrice, promette la garanzia di eredità di successione nella carica di Vassallo del Regno Drabirut a tutti i discendenti o familiari posteri al futuro Conte o alla futura Contessa. 
Le candidature avverranno alla presenza di Sua Altezza Serenissima tra pochissimo.
Abbiate l'accortezza solamente di disporvi in ordine con occhi miti, sinceri e puri. Verrà scelto solo chi meriterà tale carica.-

Un'ora dopo.
- Mia Lady, abbiate l'accortezza di ascoltare almeno un attimo...-
- Spiacente, mio buon Agreste**, ma dovreste mettervi in marcia per casa, ora!- concluse Sir Breunor sbattendo fuori l'ultimo di una lunga serie di pretendenti al potere, con un calcio ben assestato nei suoi glutei, tanto che il rimbombo del metallo di cui era composto lo stivale si ripercosse all'esterno.
La voce candida di una giovane alle sue spalle lo fece girare:- Era necessaria tanta scortesia, Sir Breunor Niol, per un povero Agreste indifeso?-
-Necessaria? Non troppo misurata, forse, ma non per questo errata, mia dolce Signora. Troppi occhi vi sbirciano e quello sguardo non mi convinceva!-
-Comprendo il vostro dubbio, e lo farei anche mio, mio buon protettore. Ma anche se hanno richiesto come scusa la vostra esperienza in fatto di dignità alla carica di Conte per proteggermi, la vostra iperprotettività vi mette in posizione di imbarazzo, temo. Dopotutto, credo di sapermi difendere meglio dei miei stessi soldati. Senza contare che so vedere l'animo degli innocenti e dei malfattori.-
Sir Breunor della casata Niol rise placidamente, fissando divertito ed ammirato quella figura minuta che la gente avrebbe potuto scambiare per una bambola in un negozio di giocattoli, tanto poteva apparire perfetta.
Aveva un viso dolce e leggermente paffutello, con delle fossette agli amgoli delle guancie, perennemente fisse come fisso era il suo sorriso, arcuato su delle labbra a malapena protese, a forma di cuore. Gli occhi risplendevano di un bel marrone ottone, soromontati da ciglia corte e palpebre pesanti. I suoi capelli erano boccoli dorati perfettamente pettinati, sormontati da una corona minuscola fatta d'oro e lapislazzuli. Quel giorno, però, la corona giaceva su un cuscino nel tavolo a fianco, mentre una cuffia abilmente ricamata da Dama Lina faceva apparire quella figura finemente graziosa una qualsiasi dolce bimba di otto anni.
Il conte di Lion proseguì a protestare a bassa voce, quasi avesse paura di svegliare qualcosa di pericoloso:- Mia Signora, mi rendo conto di non poter rispondere a tanta prontezza di spirito, ma la prego d'ascoltare uno che di bugie e inganni ne vide a sufficienza: anche un Maestro del Tempio del Sommo Demiurgo*** può fingere abilmente, ogni sottigliezza può passare inosservata, se serve!-
Serena Cïvostni rise con fare nobile, prima di controbattere:- Capisco quel che volete dire e lo comprendo, ma gli animi giovani e semplici come il mio possono e riescono a capire la differenza tra vero e verosimile. Quello che è appena uscito, per esempio, è un servo di Cato, il vecchio brontolone, non un padre di famiglia; lo vedevo che il suo animo rimaneva benintenzionato, nonostante la menzogna. Ma tentare di uccidermi o fare di peggio qui dentro... beh, la sua anima risplenderebbe in modo alquanto sinistro, ve l'assicuro.- concluse in modo cupo, spegnendo il suo prezioso sorriso.
Il Lord sospirò in cuor suo, capendo perfettamente a cosa si riferiva Sua Grazia. La sua capacità di vedere le anime per anni e anni si era rivelata motivo di discussione a corte, tra suo padre, il nobile Re Mernwo, e Alexej XIV di Drabirut, sulla autenticità delle origini umane di sua Madre, la Regina Arta II.
Tanto che, una notte un suo emissario arrivò a uccidere il padre e la madre, per poi morire per mano della stessa bambina, addestrata fina dalla tenera età di quattro anni alla Tecnica del Rondò.
Sconvolti, i sei rimasti tra i conti, lui compreso, decisero di lasciare all'infante regina, la decisione su Alexej. Contrariamente alle aspettative, la Principessa Serena si dimostrò molto più comprensiva e capace, tanto da ordinare di spedire l'Inquisitore nelle prigioni del castello per fargli confessare i suoi crimini contro la gente di Drabirut e delle Streghe, verso le quali aprì gli orizzonti di una nuova duratura pace.
Il Lord cercò di cambiare argomento, per non turbare oltre la sua Regina:- Allora, Mia Signora, trova qualcuno di questi candidati adatto all'incarico?-
La sua fronte si arcuò lentamente, increspandosi, deludendo così le aspettative di Sir Breunor, mentre guardava le pergamene ingiallite.
- Ah, macché, Sir, temo che siano pochi quelli meritevoli d'animo, e che ancor di meno siano quelli che possono sedersi sul seggio. In pratica, però, qualità oratorie a parte, non penso che qualcuno possa, effettivamente, essere Conte.-
- Avete pensato a Calpur...-
- Per pietà, anche Elizabeth mi ha assillato per quella donna. Calpurnia era la principale alleata di Alexej! Finché sono regina, mai e poi mai sarà sul seggio della fortezza di Drabirut.- Ora la piccola appariva decisa e schietta, ma non risplendeva la furia nei suoi occhi. No, era solo preoccupazione, come se il solo pronunciare il nome di quella donna procurasse guai!
- Mia Signora, Calpurnia Segestier è in possesso della Squadra Iscari, i più temuti guerrieri di Drabirut. Anche se è una compagnia di pessima fama, possono comunque mettere a ferro e fuoco un castello senza ulteriori moralismi. Non dico che sarebbe saggio, ma potremmo trovare prudenza in questa decisione. Con il suo alleato e amico in prigionia, Lady Calpurnia potrebbe collaborare e ascoltarci...-
La risata di Serena era carica di ironia:- Certo, e dopo che la famiglia Segestier è stata distrutta dalle Streghe Eretiche, io darei proprio a Calpurnia la regione più vicina al paese delle Streghe, sperando che da un giorno all'altro vada d'amore e d'accordo con la magia?! Vero, non ho ucciso il suo amante Alexej l'Inquisitore o il Genocida, ma ho qualche dubbio che Calpurnia non sia all'altezza di tanta malvagità! E poi, guerrieri! Lo sanno tutte le sette contee, che gli Iscari sono mercenari a servizio di chi ha moneta e di chi li fa "divertire" e conosciamo entrambi i limiti di correzione di questi difetti. No, chiamare Calpurnia a servirmi al posto che spetta di diritto a qualsiasi altro va contro ogni principio da me professato sul Trono di Corndwem e mai accadrà.-
Poi, riesaminando la lista, la ragazza chiese, perplessa:- Mancano questo Erbario e il suo affidato. Dove si trovano?-
Sir Niol si schiarì leggemente la voce, cercando le parole adatte:- Mia Signora, non abbiamo chiamato l'Erbario e il suo protetto, perché non ci sembrava... saggio. Per ottime ragioni, ovvio.-
- E quali? Sentiamo, sono curiosa!- E la sua faccia si distese, d'improvviso felice e vogliosa di apprendere. Sir Breunor dimenticava spesso con quale purezza d'animo aveva a che fare, e quindi non ebbe molti problemi ad esprimere i suoi dubbi, sebbene ancora spiazzato da tanta matura schiettezza.
- Ci sono voci nella Contea, secondo cui questo Erbario sarebbe... figlio di una Strega.-
Serena Cïvostni non rise, non protestò, non sbuffò. Solo si strinse il mento ed esclamò:- Ah!-
- Esatto. Più che per consenso, capitemi, temevo per la reazione di Calpurnia.-
- E il protetto?-
- Ha quattro anni. Troppo giovane.-
- Come me?- chiese lei sorridendo mestamente.
- Penso sia diverso... in modo molto evidente, Mia Regina.-
- Avevo quattro anni quando ho imparato il Rondò.-
- Avevate Elizabeth!-
- E il futuro conte sarà seguito da Cicero.-
Lui annuì, poco convinto. Poi chiese commiato per prendere una boccata d'aria.
Davanti a lui, la folla si fendette quasi a metà. Era impressionante pensare alle dimensioni di un colosso come Sir Breunor in una tenda piccola come la tenda reale, riconoscibile fra le altre solo per lo stendardo della casata Cïvostni, lo scudo di bronzo illuminato dal sole: il Cavaliere era alto e grosso come uno Ktyfa adulto, spesso come un tronco d'albero, armatura esclusa, capelli castani ingrigiti da senilità precoce per i suoi trent'anni; carnagione scura, occhi verde bosco, lineamenti duri ma rilassati, la Lancia di metallo Lim sulla schiena. Era il Lord di Irafac, Comandante delle Guardie e allenatore dei più valorosi guerrieri tra le file dell'esercito di Corndwem. Nativo di Pheò, la sua nobile famiglia di cavalieri gli diede il più grande degli addestramenti, tanto da portare il suo talento a corte. In breve tempo, divenne il più potente esecutore del Rondò, traguardo che sarebbe stato presto raggiunto dalla Regina, a parer suo.
Si fece strada fino alla Taverna, ignorando le domande incalzanti degli abitanti, preoccupato solo di bere della buona acquavite. Quell'anno il raccolto era stato fiorente, ma Drabirut non era molto ricca per agricoltura, anche per le sue devastazioni causate dalle Streghe, del vicino territorio di Hitanaloa.
L'anfitrione della Taverna Rossa gli servì una buona pinta di cinque anni, con un buon piatto di pane e formaggio di capra, il tutto per soli cinque Soli****. Gli mancava il sapore di quel liquore, pungente e potente, ma anche dissetante e calorico in una giornata fredda come quella. Nel momento, però, in cui di attaccava alla pinta, arrivò quella persona sgradevole...
- Mio buon Breunor, come si è svolta la mattinata?-
Cicero era l'oratore più scaltro, influente e noioso che le Sette Contee avessero mai visto. Era incaricato di vegliare a tempo indeterminato sull'incarico del futuro Conte di Drabirut e chiunque fosse lo sfortunato, Sir Breunor era tristemente contento di non essere nei suoi panni. Era un uomo di cinquant'anni, ma ne dimostrava venti in più, basso e cicciotto, le guancie piene e penzolanti simili a un rospo, il vestito logoro e largo che rendeva ancora più rotonda la statura del Super Partes. Fin da giovane era finito nelle grazie dei Cïvostni, come maestro del venerabile padre di Serena, prima di venire adocchiato dalle serve come complice per la morte dei suoi genitori, accusa da cui venne scagionato dalla Regina Infante. Pur perseverando nell'odio di quell'uomo, insieme a Gavroche, che lo voleva "ficcato in un paiolo di frittura bollente", però, concordava con la Regina a dire che non vi era uomo più affidabile per la cura culturale del futuro Conte: era forse l'unico uomo delle Sette Contee a conoscere a memoria tutta la storia di Gadriel. E un sacco di cose ancora.
Gli rispose, sorseggiando il dolce liquore:- Non so voi, ma per me è stata una noia. Nulla di brutto, credo, per queste terre desolate.-
- Sì, per gli uomini di battaglia "pace" fa rima con "noia", così come per tutti gli uomini agiati e di ricca famiglia; ma per queste terre vi sono stati così violenti attacchi da parte delle Streghe e di Alexej stesso, che credo il solo pensiero di trovarsi in "noia", come voi, possa essere molto più rassicurante. Non siate così duro nei confronti di questa tranquillità. 'Meglio scegliere su carta che non di spada', dicono di solito.-
Breunor bevve un altro sorso generoso, poi chiese:- Siete figlio del Maestro di Canto della Regina per essere sempre così sicuro di quello che dite, o l'essere altezzosamente influente rende sensata ogni cosa che dite, secondo voi? Faccio memoria al qui presente che non c'è persona più volenterosa di me per la pace. Ma il lavoro di notaio non fa certamente per uno che ha passato la vita a liberare il territorio della mia contea dagli Ktyfa.-
Cicero sorrise lievemente:- E chi affermerebbe il contrario, mio buon amico? Vorrei solo che la pace vi giungesse un po' più spesso, tutto qui.-
- Per rendermi debole e farmi cogliere impreparato ad un'invasione?-
- Per farvi riposare e riacquistare la buona cera, ovviamente!-
Stavolta fu naturale sorridere al Cavaliere, che chiese:- Siete venuto solo per augurarmi ogni bene, se posso chiedere?-
- Non esattamente. L'allevamento quest'anno è andato a farcire fino all'orlo ogni cantina del paese e sono venuto ad assicurarmi se la qualità della carne è paragonabile o no alla quantità.-
E dopo essersi seduto e aver assaporato con gusto un bel pezzo di salame, proseguì:- Inoltre credo che Calpurnia sia sul piede di guerra.-
Breunor sospirò, temendo il peggio:- Le Streghe attaccano?-
- No, temo piuttosto che si attaccherà lei alle gambe del Trono, di braccia o di lame, se non viene investita come Contessa. E gli viene liberato Alexej. E facciamo prima del tramonto.-
- Preferirei baciare i piedi a Stanival II il Lebbroso piuttosto che sottostare ai ricatti di quell'arpia!- sbottò gelido il Conte sottovoce, in tono gelido.
- Non vi darei torto, ma non sottovalutate la pericolosità di quella donna. Ha un bel seguito di scagnozzi ed è molto possessiva verso quel che ritiene suo. Inutile dirvi che il popolo mormora sul rapporto adultero tra il fu Inquisitore e lei.-
- Mormorano anche che i suoi scagnozzi fanno a turno per divenire suoi amanti ogni plenilunio. Che il loro capo e suo favorito divori il Cuore Nero degli Ktyfa ogni notte. E che le Streghe l'accolgano ai sabba. Che suo padre fosse lo stesso Caligar Zkar. Se dovessimo credere ad ogni voce di guitti, Cicero, ogni primo dell'anno dovremmo temere il ritorno dei Draghi.-
L'oratore fece spallucce:- Sarà, ma sapete che quella donna vuole solo il meglio per sua figlia, la piccola Chleo. Lei vuole assicurarsi che sua figlia raggiunga le vette del successo e le sue ricchezze diminuiscono drasticamente. Se non raggiungerà quel successo, otterrà comunque un matrimonio combinato con il futuro signore di Drabirut.-
- E se fosse una donna, il futuro Conte?- chiese l'altro sogghignando.
- Le parole di Calpurnia a sital rigurardo sono state: 'Allora le Leste di Comfon dovranno scervellarsi a riconoscere i pezzi del suo cadavere.'-
- Che il Demiurgo ci protegga!- esclamò lui con un sospiro esasperato, prima di finire in un sorso il boccale di acquavite e affermare:- Vado ad informare la Regina, anche se credo che non le farà piacere!-
Grande fu la sua sorpresa quando, entrando nella tenda reale, non trovò la Regina Serena, bensì un foglietto con la sua perfetta calligrafia:<< Vado a conoscere l'Erbario. Non disperatevi.>>
Quanto era difficile obbedire ai sovrani, si disse in tono amaro.

Era tardo pomeriggio, l'ora in cui Eliah riposava dopo mangiato. L'ora in cui, di solito, l'Erboristeria era chiusa. Assolutamente e unicamente chiu...
Il portone venne scosso dal rumore del suo immenso batacchio ed Eliah ficcò la faccia nel panno di lana che fungeva da cuscino nella speranza che se ne andassero. Invano.
Al terzo bussare urlò:- Mitio, pensa tu a vedere chi è!-
Un minuto di silenzio. Un quarto fracasso alla porta. 
Eliah si alzò, già vestito, borbottando:- Giuro che lo licenzio, quel buono a nulla...- pentendosi quasi subito di averlo detto. Mitio era tutto quel poco di buono che aveva in quel buco di mondo. Oltre all'Erbario. E alla sua Glyfa. E a...
- Chleo! Che bello vederti!- esclamò lui felice, dopo essere sceso al piano terra ed avere aperto la porta.
Chleo Segestier era una delle poche persone che, oltre a trattarlo dall'alto in basso, lo facevano con il rispetto dovuto alla persona. Era una bambina di circa sei anni, mora e minuta, coi bei capelli sciolti corti come la madre, il viso grazioso e, al primo sguardo, da agreste. Le efelidi le coprivano il naso, dandole un tocco più innocente, mentre i suoi occhi color ametista risplendevano di un'intelligenza fuori dalla norma. Gli stessi occhi di sua madre, ma più caldi e accoglienti.
Disse:- Scusa se ti ho svegliato, Clove, ma questo- bofonchiò spingendo avanti un ragazzo rosso di quattro anni con le lentiggini,- mi ha fatto uno scherzo durante il percorso in mezzo ai campi e lei- aggiunse indicando la creatura sopra di lei,- non la smetteva di fissarmi.-
Eliah sorrise tristemente, fissando Glyfa, che rise divertita nella sua lingua, una via di mezzo tra uno squittio, un ronzio e un nitrito. Glyfa era una Valciper, un essere albino affine alla specie dei draghi, sebbene avesse poco in comune con loro, l'ultima della sua razza.
Aveva la fine peluria bianca a coprirle il corpo, armonioso e sinuoso. Le orecchie, simili a quelle di un gatto, giravano in continuazione, in perenne allerta, mentre il suo viso, privo di bocca e con due occhi simili a quelli di un cerbiatto, rimaneva incollato a fissare il padrone; il suo becco, retrattile, che estraeva solo per il succo dei fiori come le api, restava nascosto. Aveva due ali lillà, ricoperte da piume trasparenti, che si notavano unicamente da ferma, mentre in volo andavano così velocemente da risultare invisibili. Le sue zampe, palmate e morbide, erano provviste di quattro corte dita; la sua coda, invece, era lunga e folta, di un bel colore azzurro.
La creaturina, grande non più di un cagnolino, ridacchiò di nuovo, prima di infilarsi nella manica di Chleo e uscire da quella opposta, facendo ridere la piccola. Per quanto fosse salda la presa delle sue zampe, Eliah non riusciva a comprendere come i Valciper non avessero nemmeno un accenno di ossa. Un particolare che li rendeva interessanti e divertenti.
La richiamò con un cenno della mano, prima di tirare in buffetto alla testa di Mitio e farlo entrare, prima di accogliere anche Chleo e richiudere il portone.
L'Erboristeria era semplice, ma accogliente. La stanza di vendita non era molto grande, ma c'era lo spazio per il bancone, l'armadio con le medicine e la gabbietta per Glyfa. Non che la Valciper la amasse, chiaro. Solo, adorava infilarsi in mezzo alle sbarre per sgranchirsi. Inoltre era un ottima ciotola per il nettare.
Chiese alla ragazza, prima di riempire il vasetto di nettare di Glyfa:- Problemi con tua madre? Di nuovo?-
Lei sbuffò solo un momento, prima di rispondere laconica:- Male alla testa. Ancora.-
- E... lei sa che sei qui?-
La piccola sussurrò:- Mi ucciderebbe se lo sapesse.-
Lui annuì, poi allungò una boccetta di flacone verde da dietro il bancone, dicendole:- Questo ve lo regalo, a patto che tua madre pensi a usare i suoi per curarsi anziché dedicarsi al vino.-
- Non è vero! Non beve sempre!-
- Non ha febbre, non suda, eppure il mal di testa la tiene inchiodata al letto. Per me le succede perché ci dà dentro con l'Acquavite di Potts.-
Ripulì il bancone con un panno verde, mentre osservava la sua faccia allo specchio a tre ante dietro Chleo. La scena poteva sembrare ridicola: un ragazzo di dodici anni, i capelli albini in disordine, occhi tendenti a un viola così chiaro da sembrare rosa, fisico smunto e febbrile, vestiti sporchi e pieni di toppe, che puliva un bancone più pulito di lui!
Chleo sbuffò dal naso, prima di rispondere:- Non è facile, da quando Alexej è in prigione. Mamma dice che devo sedermi sul trono di Dolgia, che piaccia o meno alla Regina. È così preoccupata, che penso faccia sul serio.-
- Sì? Beh, non prendertela sul personale, ma penso che tua madre sia pazza abbastanza da farlo; spero, però, che l'amore che prova per te possa bastare a farla desistere, piuttosto che incitarla. Hai già dovuto assistere alle devastazioni delle Streghe, ma è troppo alla tua età farti assistere agli sterminii di una guerra.- concluse riponendo il panno nel cassetto..
- E tu che ne sai? Tu non sei mai stato in guerra.-
- Ne sento già abbastanza da desiderare di starmene tranquillo qui, fidati.-
Lei fece una smorfia strana, dicendo con calma:- A tal proposito, ti suggerirei di sloggiare ad acque più calme.-
- E perché? Sto bene qui e devo badare Mitio per ordine del Decano.-
- Mamma dice che se qualcosa va storto il primo a rimetterci sarai tu.-
- Allora quel che si dice è vero? Siete davvero figlio di una strega?-
Entrambi, Erbario e ragazza, si voltarono a fissare la figura apparsa davanti al portone, che aveva appena pronunciato quelle parole. Con quella cuffia in testa a coprirle tutto, era indistinguibile. Chleo riuscì comunque a distinguere alcuni tratti del suo viso, riconoscendola per una bambina della sua età.
La giovane Segestier chiese impassibile all'Erbario:- Beh, non accogli la nuova madamigella?-
Lui sembrò risvegliarsi da un sogno e farfugliò:- S-s-sì, certo, ehm... Come potrei aiutarvi, piccola?-
- Suppongo sia abitudine degli Erbari di questa spelonca di terra del nulla rispondere a delle domande con domande.- disse la bambina senza battere ciglio.
A quell'ennesimo restar di stucco vicendevole di Clove e Chloe, il piccolo Mitio uscì dal sottoscala strillando:- È fatta, è fatta, Eliah ha una cotta!-
- Mitio!- urlarono in contemporanea Erbario e Segestier, mentre Glyfa, sorpresa e con il volto sporco di nettare, tirava il viso fuori dalla gabbia; il suo padroncino urlava in rare occasioni con tanta foga.
La bambina curiosa chiese, piegando la testa di lato:- Strano nome, Mitio. Poco comune...-
- Effettivamente, me lo diedero in fasce quando ancora era un bebé, e "mitio" in Volgsa significa "infante".- spiegò Eliah, fingendo infantilmente di sistemare il bancone.
- Volgsa... Volgsa... mio padre dice che è la lingua delle Streghe.- asserì la piccola.
- Già. Oltre che di altre razze degli Otto (che il Demiurgo ci benedica!). Allora, che posso fare per voi? Compito di un Erbario è soddisfare il cliente, Milady.- continuò lui, restando di spalle.
Lei fece indietreggiare la testa sorpresa:- Non ho mai detto di essere Lady.-
- Siete più altezzosa, più acuta, più rispettabile e più intelligente di Chleo, e lei ha seguito un'istruzione seria. Se lei è una Lady, lo siete senz'altro anche voi.- concluse, girandosi e fissandola sorridente.
- I vostri genitori non ci sono, mia Lady?- chiese dopo l'Erbario.
- Nemmeno lei ha i genitori qui.- affermò con calma la bambina indicando Chleo.
- Lei è scusata come cliente abituale, lei no.-
- Sono in città. Mi hanno mandato per prendere uno sciroppo al mirtillo per mamma.-
Lui alzò le spalle e fece battere le mani, esclamando:- Purtroppo, mirtilli non ne abbiamo. Non è stagione.-
- Oh. Soddifereste almeno la mia insana curiosità?-
- Se può dar rimedio alle mie lacune, senz'altro.-
Cominciò con la domanda di prima:- Siete figlio di una Strega?-
- La Fata Delimer, che vive al confine, dice di sì. Poi, non so quanto vi sia di vero. La gente poteva dirmi fin da piccolo che ero figlio di uno Ktyfa e sarebbe sembrato volentieri realistico per tutti. Mi han detto tante di quelle cose, che sembra conoscano meglio loro la mia vita che non il sottoscritto.- finì con un sospiro.
Lei proseguì imperterrita:- Ma siete uno Stregone?-
- No. Non esistono Stregoni.-
- Però siete figlio di Strega. E quella creatura è un noto animale domestico da Strega.- aggiunse indicando Glyfa, che le svolazzava lieve intorno; - In che modo dunque non potete essere Stregone?-
Lui aspettò un attimo, prima di rispondere:- Sì, i Valciper sono notoriamente raffigurati con le Streghe, perché il loro olfatto viene attratto dalla loro magia. E probabilmente anch'io odoro di Strega. Ma non posseggo poteri di sorta. Nessun figlio maschio di Strega sa usare la Magia. Solo le donne possono usare la magia. Per quanto ne sappiamo, ovviamente.-
- Quindi lo Stregone resta una leggenda.-
- Pare di sì.-
- Ma voi, se poteste, rinumcereste alle vostre origini?-
La domanda lo fece riflettere un attimo, poi disse convinto:- No. Mi vergogno del dolore causato dalle Streghe, vero. Così come, se fossi umano, mi vergognerei di essere della stessa razza di Alexej. Ma non mi vergogno del motivo per cui le Streghe ci danno la caccia e rifiutano il nostro arbitrio su di loro. Loro hanno fatto tanto per noi: ci hanno insegnato la cultura, la scrittura, lo stesso Rondò, il Canto d'Arma... ci hanno protetto da tiranni e mostri... e noi, come ringraziamento, le bracchiamo come volpi!-
- Stai dicendo che noi umani siamo malvagi?- chiese Chleo.
- Per le Streghe non esiste bene o male. Esistono solo Natura e Follia. E noi esseri umani siamo dalla nascita, salvo eccezioni, gli esseri più al confine di tutti tra Natura e Follia. Natura è amore e giustizia; è ordine delle cose. Follia è odio immotivato e crudele, nato per il gusto di far soffrire. Alexej è folle, così come lo erano Caligar, Number e Shin. No,il solo vergognarmi dell'essere figlio di Strega mi renderebbe folle. Io sono fiero di essere così, sebbene la gente mi preferisca morto per questo.-
La bambina chiese, nuovamente curiosa:- Quindi anche la Regina Serena è Folle come gli altri.-
Eliah rise di cuore:- Penso proprio di no. Ho sempre pensato, con l'arroganza dei miei dodici anni, che il cuore dei piccoli è quanto di più lontano dalla Follia possa esistere, come Chleo e Mitio. Prego il Demiurgo di tutto cuore che il suo animo da bambina rimanga incollato al trono. Allora sì che sarebbe un magnifico ritorno al mondo degli Otto. Tutti felici e in armonia, con tutte le razze.-
- Eliah Clove! Il Gran Sacerdote potrebbe tacciarti di eresia per questo!- urlò sottovoce Chleo.
Lui si fece più serio:- Ecco una cosa che farei, se fossi conte. Caccerei quel vecchio bugiardo e ubriacone, per cominciare, o lo sostituirei. Ci credo poco che il Demiurgo vorrebbe che ci facessimo la guerra.-
La bambina voleva dirgli qualcosa avvicinandosi, ma furono interrotti da un gran fracasso: la porta era stata divelta con un solo calcio da un cavaliere armato di tutto punto, seguito da una scorta.
Eliah stava per urlare che quella era un'Erboristeria, non una Taverna di Potts, ma il cavaliere s'inginocchiò di fronte alla bambina misteriosa, dicendo:- Maestà, ma che vi è saltato in mente? Potevano uccidervi, o peggio!-
- Bel gesto di fiducia, Sir Breunor, nelle vostre capacità d'insegnamento. Dovrei farvi arrestare solo per avermi disobbedito. E ora tacete e ascoltatemi!-
La piccola si voltò verso Eliah, domandandogli:- Tutto bene, Mastro Clove? Sembrate... pallido.-
Sia l'Erbario che Chloe sembravano due maschere di tela bianca, mentre il tenero e paffutello volto della Valciper scrutava quasi divertita i movimenti dello squadrone di soldati schiacciati all'entrata dell'Erboristeria, che si spingevano e spintonavano per vedere cosa accadeva nel negozio.
Eliah farfugliò, confuso:- M-Maestà?! Le-Lei è la Sacratissima Signora di Corndwem, la Regina Serena Cïvostni?!-
Chleo, automaticamente, si buttò a terra, capo chino, esclamando:- Perdonate la mia insolenza e la mia incapacità, Altezza! Sono una vostra umile serva!-
Serena sospirò esasperata, prima di tirarla su gentilmente ed esclamare:- Ma che serva! La servitù è finita da tempo immemore, mi sembra! Ora resta in silenzio e ascolta, quel che ho da dire interesserà anche tua madre.-
Eliah provò a cercare di capire uscendo da dietro il bancone:- Mia Signora, non capisco il motivo di questa visita.-
- Presto detto. Sir Breunor Niol, vi presento il futuro, primo del suo nome, Lord Eliah Clove, futuro Conte di Drabirut nel Seggio di Dolgia e Difensore dei confini sud-orientali. Meglio trovare un altro Erbario, quindi.- aggiunse con un sorriso smagliante.
Chleo fissò stupita il ragazzo, che subito, gettandosi ai suoi piedi, la supplicò:- Maestà, no! Ci sono persone più saggie e preparate di me a questo incarico...-
- E sono così vecchie da non poter creare in tempo una discendenza che si rispetti. Siete giusto e saggio quanto basta, oltre che colto.- ribatté lei.
- Sono figlio di una Strega... Nessuno mi vorrà!-
- E amico della Fata dei Venti, se ho ben capito: saranno ottimi passi in avanti per riavvicinarci a Streghe e Fate. E poi, sono sicuro che non appena diverrete Conte, le ragazze del paese faranno a gare per rientrare nelle vostre grazie!-
- Devo badare a Mitio...-
- Ci baderete a palazzo.-
- Non so gestire un palazzo o una contea.-
- Abbiamo il super partes Cicero per questo.-
- Sono un umile Erbario...-
- E i Cïvostni erano poveri Agresti.-
- Per la bontà del Demiurgo, mia Signora! Ho solo dodici anni!-
E a quel punto Serena Cïvostni fece una cosa inaspettata: rise. Una risata così felice e spensierata da far dimenticare tutte le preoccupazioni a tutti i presenti. Anzi, pure Chleo e Mitio si misero a ridere con lei. Poco mancava che Sir Breunor si unisse a loro, quando la dolce Regina finì la risata.
Si avvicinò all'Erbario, prendendogli il volto tra le mani e dicendogli:- Questa è un'offesa grave, Sir Clove, accusare la propria Regina di incapacità! Devo ricordarvi che io ho soli sette anni?-
Lui abbassò lo sguardo, arrossendo dalla vergogna:- Mia Signora, io non posso proteggere la mia gente. Le mie armi sono le mie braccia e le mie gambe e a ben poco sono utili contro una Strega.-
Lei si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:- Lo dirò a voi solo in questa sala, ma tenetelo con riserbo per voi. Io ho questa capacità fin da piccola, e posso vedere, con attenzione e con le giuste domande, quanto pura è l'Anima di una persona. E dopo aver visto la vostra, io v'assicuro, con il giusto allenamento, diventereste il più potente Cavaliere di Rondò dai tempi di Kyton Noah. Ve lo assicuro. Non obbligatemi, ora, a costringervi.-
Lui allontanò la testa e si prostrò più in basso di prima:- Mia Signora... in cosa ho mancato affinché voi mi puniate così?-
Lei fece spallucce, indicando la bottega:- Niente sciroppo di mirtillo.-
Eliah Clove aprì e chiuse la bocca senza emettere suoni, prima di sollevare un ginocchio e dire solennemente:- Prometto di cuore che farò del mio meglio.-
La Regina gli diede un bacio sulla fronte, dicendo:- E io vi assicuro che così sarà.-
Eliah si voltò verso Chleo per dirle che le dispiaceva, ma la piccola Segestier era scomparsa. Doveva essere uscita per tornare a casa.
Sir Breunor commentò tetro:- Non sarà pacata la reazione di Lady Calpurnia, temo.-
- Che reagisca. Sarò qui ad attenderla.- disse fieramente la Regina.

Note dell'Autore

I mesi dell'anno sono suddivisi in:
• Primo, Secondo e Terzo di Nibbio (Autunno)
• Primo, Secondo e Terzo di Niveo (Inverno)
• Primo, Secondo e Terzo di Roseo (Primavera)
• Primo, Secondo e Terzo di Afoso (Estate)

** I nomi delle occupazioni a Gadriel sono differenti per tutti. (Agreste=Contadino, Anfitrione=Oste, Erbario=Medico, ecc. ecc.)

*** L'unica Fede professata dagli Otto, eccetto i Molgt, è quella nel Demiurgo, il Creatore, per il quale tra gli uomini si svolge una sola festa una volta all'anno; le modalità di celebrazione sono diffetenti per tutti gli Otto. Il Demiurgo ha un solo tipo di avversario, i Demoni che spingono alla Follia.

**** I Soli sono la moneta base d'economia a Gadriel. Trenta Soli equivalgono a una giornata di lavoro per un Agreste, mentre gli alti funzionari guadagnano il triplo.

Angolo dell'Autore:
Rieccoci qua! Ammetto di avervi lasciato con numerosi interrogativi (Quanti sono i contadi? Cos'è il Rondò? Quanto sono fighi i cavalieri? Dove cacchio sono le Streghe?!)
Ve lo prometto, risponderò ad ogni interrogativo, ma questo era essenziale. Se avete dei dubbi, contattatemi pure! E grazie ai miei neo-fan Water Wolf, Cygnus XI e Silvar Tales.
Fatevi sentire in tanti, mi raccomando. Ciao ciao!

   
 
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