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Autore: DarkSide_of_Gemini    26/01/2016    3 recensioni
E’ notte, e un edificio che ospita centinaia di bambini orfani sembra attirare l’attenzione dell’Uomo Nero. Ma spaventare una bambina appena arrivata può rivelarsi, per Pitch Black, un’impresa molto più difficile di quanto avesse previsto.
Dal testo: “-Hai un nome?- la voce della bambina lo trattenne ancora –Intendo, oltre a Uomo Nero…-
Quello era un brutto segno. I bambini chiedevano il tuo nome quando volevano fare amicizia con te. E lui non aveva alcuna intenzione di… un attimo: quella bambina aveva chiesto il suo nome?”.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Hai un Nome?*

Quello era uno dei suoi luoghi preferiti. La struttura si stagliava imponente contro il cielo notturno, le numerose finestre erano tutte buie, segno che la luce era stata spenta da tempo. Pitch Black ormai conosceva bene lo stile di vita di quella grande abitazione, sapeva esattamente quando sarebbe scattato il coprifuoco per i piccoli abitanti; di conseguenza sapeva quando aveva il via libera per poter entrare in azione.

Scivolò sull’asfalto gelido della strada, su per il prato incolto e il vialetto sterrato che conduceva all’entrata principale del palazzo, per poi allungarsi sulla parete e scrutare in ogni singola finestra. In ognuna delle stanze c’erano sei lettini, e ognuno era occupato da un delizioso bimbetto o una dolce ragazzina. Sarebbe stato sempre più difficile riuscire a ricordare quali avesse già spaventato e quali invece no. Ma in fondo, un incubo in più o uno in meno che differenza avrebbe potuto fare?

L’unica cosa certa era che i piccoli ospiti dell’orfanotrofio non avrebbero ricevuto alcun conforto una volta svegliati da un brutto sogno nel bel mezzo della notte. Chi si occupava di gestire la struttura non perdeva certo tempo ad ascoltare le lamentele dei bambini, e nessuna consolazione arrivava al ragazzino se non le rare parole di conforto di qualche amico; amico che, più per dispetto che per altro, Pitch si curava di andare a trovare la notte dopo. Il gioco era capire fin quando si sarebbero fatti forza l’uno con l’altro, e quando invece la disperazione per quei continui brutti sogni avrebbe finalmente regnato in ciascuna di quelle camere.

Ma non era forse troppo crudele approfittare di poveri orfanelli che non avrebbero mai e poi mai potuto correre dalla mamma o infilarsi nel lettone dei genitori?

Ooh, Pitch” pensava mentre avanzava su e giù per le finestre “sei proprio un farabutto”.

In effetti no, non si vergognava di quel suo atto di meschinità. Uno cercava di sopravvivere come meglio poteva, e se quello era l’unico modo per potersi sentire anche solo per un istante temuto e rispettato… perché avrebbe dovuto avere rimorsi?

Il suo divertimento maggiore era scovare i novellini. Non gli era poi tanto difficile: ormai conosceva la maggior parte di quei visetti tanto tristi, quindi gli veniva facile capire se ci fossero nuovi ospiti o meno. Pitch si divertiva un mondo, con i nuovi arrivati, che ancora non sospettavano nulla della pessima accoglienza riservata dall’Uomo Nero. Adorava scivolare nella loro stanza fin sopra il lettino, e adorava starsene nascosto nel buio ad ascoltare i loro singhiozzi una volta svegli.

Quella notte, dunque, il suo istinto lo portò fino in fondo alla parete laterale del palazzo, a guardare nell’ultima stanza che solo fino al giorno prima era vuota. Il suo intuito non aveva mai fallito: ecco che nel letto vicino alla finestra era accoccolata una figura, una potenziale nuova preda. Gli occhi d’oro dell’Uomo Nero scintillarono nel buio. Si introdusse nella stanza e rimase ad osservare per un po’ l’occupante della camera. A giudicare dai lunghi capelli rosso scuro sparsi sul cuscino doveva essere una bambina. Le spalle le sussultavano con violenza, e singhiozzi soffocati provenivano da sotto le lenzuola.

Pitch si accigliò: che gusto c’era a far piangere un bambino che piangeva già?

Il suo piano di benvenuto non avrebbe funzionato per la prima volta. Di solito ogni nuovo ospite dell’orfanotrofio dormiva già ad ogni sua visita, stanco di essere sempre sballottato da un istituto all’altro o di essere stato rifiutato dall’ennesima coppia che avrebbe potuto essere una nuova famiglia.

La bambina si mosse, passandosi una manica della camicia da notte sul viso. Poi si irrigidì come se si fosse accorta di una presenza estranea nella camera, e tutto d’un colpo sollevò lo sguardo su di lui. I suoi occhi incontrarono quelli dell’Uomo Nero.

Aveva occhi azzurri, limpidi, e anche se erano arrossati dal pianto Pitch li trovò… affascinanti. Forse perché era stato per così tanto tempo nell’oscurità e non aveva visto altro che nero e altro nero adesso quel colore gli sembrava tanto nuovo, strano e al contempo meraviglioso. Era il colore del cielo. Pitch non poteva vedere il cielo, il cielo diurno, illuminato dal sole che lo bruciava come fuoco sulla pelle. Il cielo che lui conosceva era scuro, quasi nero, e la luce della luna rischiarava appena le tenebre. In realtà non sapeva neanche perché avesse paragonato gli occhi della bambina al cielo diurno: in fondo lui ne sapeva poco. Eppure, quel paragone gli era sorto spontaneo.

Entrambi rimasero in attesa che l’altro facesse qualcosa. Pitch iniziava a indispettirsi: perché quella noiosa bambinetta non urlava? Perché lo guardava curiosa, cercando di capire cosa mai ci facesse lui nella sua camera?

-Sei uno dei grandi?-

La bimba ruppe infine il silenzio. La sua voce risuonò tra le pareti della stanza più forte di quanto avesse voluto. Nonostante quello nessuno entrò per vedere con chi mai la bambina stesse parlando.

L’Uomo Nero la guardò indignato –Io non sono dell’orfanotrofio-

Lei sporse un braccio e sfiorò la sua veste scura. Il tessuto scivolò tra le sue dita e la bambina sembrò tirare un sospiro di sollievo. Si mise a sedere e strinse le ginocchia al petto.

-Meno male. Nell’altro istituto i grandi mi davano sempre fastidio. Se la prendevano con me perché ero la più piccola. A volte si nascondevano nella mia stanza e facevano dei versi da sotto il letto. Io li ho scoperti, ma non sono comunque stati puniti. Mi rinfacciavano il fatto di non avere paura di loro. Lì tutti li temevano, e per questo loro facevano i prepotenti-

Poi tacque e guardò l’uomo davanti a lei. Era chiaro che si aspettava qualcosa, anche solo un commento banale alle sue parole. Pitch invece la guardava stupito. Chiaramente non aveva paura di lui, ma non era quello a turbare lo spirito; ciò che lo aveva sorpreso era più che altro il come la bambina aveva iniziato a parlare con lui in maniera del tutto naturale.

Era sola, questo Pitch lo percepiva: non aveva più nessuno al mondo, nessuno che potesse ascoltarla o prendersi cura di lei. Da quel punto di vista erano simili, più di quanto ci si sarebbe aspettato.

Per la prima volta Black si sentì vicino a capire davvero l’animo di un bambino: lui conosceva la solitudine, sapeva cosa voleva dire battersi contro l’essere ignorati, sapeva come ci si sentiva a essere circondato da centinaia di visi del tutto indifferenti alla tua presenza. Quella bambina doveva sentirsi in quel modo. Doveva sentirsi come lui.

-Quindi- azzardò lei –non sei qui per spaventarmi?-

Diamine, com’era che non ne aveva più voglia?

-Tu sai chi sono io?-

Poteva sempre averlo scambiato per qualcuno in costume. Ovvio, doveva essere così. Se avesse saputo chi aveva di fronte, quella bimba non si sarebbe certo comportata in modo tanto amichevole. A conferma della sua tesi, lei scosse la testa.

Un ghigno appena accennato incurvò le labbra sottili dello spirito –Hai mai sentito parlare dell’Uomo Nero?-

-L’Uomo Nero? Tu saresti l’Uomo Nero?-

La bambina lo scrutò attentamente in quegli strani occhi d’oro per poi esaminare tutta la sua figura. Adesso avrebbe certamente urlato, gli avrebbe dato ciò per cui era arrivato lì.

-Non somigli a quello che ho visto nel libro-

Black si accigliò –Libro…?-

-Sì- il visetto della bimba si fece scuro –una volta la mia mamma mi ha portato un libro dove c’era scritta una favola sull’Uomo Nero. C’erano anche le figure. Ma quello del libro non ti somigliava affatto. Era solo una macchia scura con gli occhi rossi. Invece tu sei… sembri quasi umano. E mi piace il colore dei tuoi occhi. Sembrano gioielli-

Lui l’ascoltava sempre più stupefatto. Mai un bambino gli aveva rivolto la parola prima di allora, men che mai per rivolgergli… un complimento? Con un gesto brusco Pitch si scostò dal letto. Si sentiva confuso, e quello non gli piaceva affatto. Decise di troncare quella discussione: c’erano molti altri bambini nell’orfanotrofio. Avrebbe scelto qualcuno di loro come nuova vittima. Per il resto, sarebbe stato alla larga da quella stanza.

-Hai un nome?- la voce della bambina lo trattenne ancora –Intendo, oltre a Uomo Nero…-

Quello era un brutto segno. I bambini chiedevano il tuo nome quando volevano fare amicizia con te. E lui non aveva alcuna intenzione di… un attimo: quella bambina aveva chiesto il suo nome? A quel punto avrebbe potuto semplicemente confondersi con le ombre della stanza e svanire nel buio. Invece, sempre più interdetto, il Signore degli incubi si trovò di nuovo a incontrare quegli occhi azzurri.

-Mi chiamo Pitch. Pitch Black-  non c’era nulla di strano in una presentazione. Era ciò che disse dopo che iniziò a preoccuparlo –e tu come ti chiami?-

La bimba sorrise e, con un gesto del tutto naturale, gli porse la mano.

-Sono Cassandra. Cassandra Evans-

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Buonasera bella gente :D

Non ho resistito alla tentazione e sono tornata a far venire i complessi a Pitch *^* xD ma insomma Black! Non ti vergogni, prendere di mira i poveri orfanel-… hei, mi stai ascoltando? *Pitch fischietta limandosi le unghie* <_< quello è il mio set da manicure? … oh, comunque!

Prevedo che potrebbe – e dico potrebbe, forse, in un futuro molto prossimo (questo vuol dire che i vostri nipoti leggeranno quello che io avrò tramandato ai miei nipoti xD) – esserci in seguito una nuova storia legata a questa OS. In caso questo non dovesse mai verificarsi… spero che questo mio nuovo lavoro vi piaccia comunque ;)

Come sempre grazie in anticipo a chi vorrà leggere o condividere la propria opinione :)

E anche per stavolta è tutto!

Alla prossima,

Rory_Chan

 

  
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