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Autore: Touch the sound    26/01/2016    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Capitolo 19 - Happiness
Chris si svegliò col suono acuto della sveglia. Aveva dormito forse tre o quattro ore. La sera prima era andato in ospedale, coperto di sangue e stanco morto. I medici gli avevano detto che non avrebbe potuto vederlo per un pò. Si era ben informato sulle su come stesse, il medico con cui aveva parlato era stato molto chiaro: Trevor era in condizioni gravissime, aveva bisogno di trasfusioni e di un'operazione urgente. Gli avevano anche detto che se l'ambulanza fosse arrivata un minuto dopo gli sarebbe morto fra le braccia. Avrebbe preferito restare tutto il tempo con lui, ma non gliel'avevano permesso ed era tornato a casa. Si era messo sotto la doccia, l'acqua era fredda ma non gli importava, voleva solo togliersi di dosso tutto quel sangue che non voleva andare via. Era come indelebile, si era infilato ovunque. Uscito dalla doccia si era asciugato strofinandosi addosso un asciugamani fino a farsi male e, nel frattempo, le lacrime avevano cominciato ad uscire dai suoi occhi come cascate. Non capiva il motivo di tutto quel dolore, non capiva perchè la vita dovesse dargliene così tanto. 
Si alzò sperando di non aver svegliato anche Betsy. Era troppo presto per svegliarsi, di solito di domenica dormiva fino a tardi. Andò in bagno e si diede una rinfrescata. Sentiva un peso sulle spalle, sul petto, lo stava opprimendo.
Quando uscì dal bagno, sua madre era lì fuori ad attenderlo.
«Come mai sei già sveglio?» gli chiese. Il suo tono era preoccupato, ma Chris non le credeva per niente. Decise comunque di risponderle, così da non creare altri litigi. 
«Vado in ospedale» disse stanco. La donna annuì e rimase ad osservarlo mentre si vestiva. Chris avrebbe tanto voluto spaccarle la faccia, ma non era in vena, voleva solo correre da Trevor.
Prese il cellulare e, per strada, decise di mandare un messaggio a Ricky. Gli scrisse solo di chiamarlo appena poteva. Arrivato in ospedale aspettò che gli dessero il permesso di entrare nella stanza. Dopo qualche minuto di estenuante attesa, un dottore lo accompagnò da Trevor.
«Come sta?» gli chiese Chris sperando che potesse dargli una risposta.
«Ieri le avrei chiesto di avvertire qualche familiare, oggi... bhe, è sopravvissuto alla notte quindi crediamo che sia fuori pericolo, ma è ancora molto debole»
Chris annuì entrando nella stanza. Ringraziò il medico e chiuse la porta alle sue spalle. Non avrebbe mai voluto voltarsi e vedere Trevor in quel letto, con gli occhi chiusi, la pelle pallida e le labbra secche. Si avvicinò lentamente e spostò un pò la coperta che lo copriva. Era stato ben medicato. Sospirò ricoprendolo. C'era una sedia lì vicino, decise di sedersi e aspettare che si svegliasse. Il silenzio era assordante, pensò quasi di impazzire. Tutto gli ricordava suo fratello, il dolore che aveva provato nel vederlo soffrire per tutti quei giorni, vederlo morire. Non voleva che succedesse lo stesso con Trevor.
Circa mezz'ora dopo, il suo cellulare squillò, era Ricky. Trovò incredibile quanto solo il suo nome scritto sullo schermo potesse rallegrarlo. Rispose e dopo essersi accertato che stesse bene, decise di dirgli il motivo di quel messaggio inviato così presto.
«Ricky, sono in ospedale... per Trevor» disse subito sentendo il ragazzo dall'altro agitarsi.
«Cosa gli è successo?» 
«Ehm... non mi ha detto molto, ma probabilmente si è trovato in qualche rissa» mentì. In realtà non voleva che Ricky sapesse davvero cosa era accaduto a Trevor. Era troppo crudele e poi non poteva dirgli il motivo per cui suo padre l'aveva accoltellato.
«Cosa gli hanno fatto, Chris?»
«Nulla, sta bene, volevo solo dirtelo»
Sentì Ricky sospirare e decise di cambiare argomento. Parlarono per qualche minuto, poi Chris vide Trevor muoversi e capì che stava per svegliarsi.
«Ricky... ehm, ti chiamo io dopo, devo andare»
Si salutarono in fretta e Chris si voltò verso Trevor. Il ragazzo stava aprendo a fatica gli occhi.
«Ehi» mormorò Chris avvicinandosi di più a lui. Si sentiva così sollevato di vederlo sveglio. Trevor tenne gli occhi socchiusi, ma accennò un sorriso. Dopo l'accaduto, era davvero felice di poterlo vedere ancora.
«Come stai?»
«È... bello essere vivi» sussurrò con la voce rauca, ancora addormentata. Chris gli prese la mano.
«Avresti... avresti davvero preso... a calci il mio cadavere?» gli domandò Trevor. L'altro aveva quasi rimosso tutto quello che era successo la sera prima, ma rise leggermente appena gli tornò in mente.
«No, stronzo, che cazzo di persona credi che sia?»
Rimasero per un attimo in silenzio. Chris avrebbe tanto voluto strapparlo via da quel letto e uscire di lì come se niente fosse successo.
«Il medico che ti ha in cura ha detto che ha visto poche volte qualcuno sopravvivere ad un'aggressione simile»
Trevr sospirò.
«È davvero così terribile?» mormorò cercando di guardarsi le ferite, ma non riuscì a muoversi. Era completamente senza forze.
«Ti ha accoltellato sei volte con un coltello con lama a doppio taglio, non chiedermi se è terribile»
Trevor sorrise amaramente. Non poteva crederci, nonostante si sarebbe aspettato anche di peggio da suo padre. 
«Marcus McKinley non scherza» mormorò. Chris scosse la testa alzandosi. Non riusciva a pensare a ciò che gli aveva fatto. E perchè? Solo per dimostrargli che essere gay significava essere zero. Vivo o morto non faceva alcuna differenza.
Si avvicinò alla piccola finestra e l'aprì, l'aria fresca lo colpì sul viso e si sentì meglio. L'odore di quella stanza gli dava la nausea.
«Non voleva ucciderti» disse girandosi verso il letto.
«Se avesse voluto ammazzarti l'avrebbe fatto subito»
Trevor lo fissò terrorizzato. Ciò che lo spaventava non era pensare che Chris avesse formulato quel pensiero, ma che quella era la realtà dei fatti.
«Forse voleva vedermi morire lentamente»
«O farti soffrire... tuo padre è malato» disse Chris sprezzante e Trevor concordò annuendo. Chris ritornò accanto a lui e rimasero per un pò in silenzio, poi Trevor cercò di raccontargli com'era accaduto, dopo un pò Chris gli bagnò le labbra con un fazzoletto perchè aveva sete ma dopo l'operazione non poteva bere. Trevor non pensò di non potercela fare senza di lui, quello che gli ronzava in testa era che nessuno dei due poteva andare avanti senza l'altro. In poco tempo avevano sviluppato un rapporto così forte e profondo che niente avrebbe potuto distruggere. Entrambi sapevano bene che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro.
Chris chiamò un medico quando Trevor cominciò a lamentarsi dal dolore, l'uomo lo visitò e gli diede dell'antidolorifico per attenuargli il bruciore che quelle ferite gli provocavano. Quando il dottore andò via Chris si sedette di nuovo accanto a lui poggiando la testa sulle sue gambe. Aveva tanto sonno.
«No, sta tranquillo, accomodati pure» disse ironico Trevor cercando di distrarsi.
«Sì che mi accomodo, me lo merito visto che ti ho salvato la vita»
Trevor cercò di ridere, ma si procurò solo altro dolore. Chris chiuse gli occhi e, nonostante la posizione fosse scomoda, si rilassò completamente. Trevor lo guardò per tutto il tempo con un sorriso sul volto. Non riusciva a non essere felice, anche se suo padre aveva tentato di ucciderlo, anche se stava soffrendo. Chris lo rendeva felice, averlo accanto era tutto ciò che desiderava, che gli serviva per stare bene.
Allungò una mano sul suo braccio, lo sfiorò così delicatamente che non riuscì quasi a sentirlo. Non voleva svegliarlo, non voleva una reazione da parte sua, aveva solo voglia di guardarlo e godersi quel momento fino in fondo. 

Appena rientrò in casa, Chris sentì delle voci provenire dalla cucina. Le riconobbe subito: Betsy, sua madre e Rose. Gli sembrò strano che si trovasse in casa loro, di solito non ci andava mai, erano sempre stati lui o sua sorella a correre da lei.
Cercò di non guardare il divano che gli ricordava troppo quell'orribile scena vissuta la sera prima. Il sangue non era andato via del tutto, nonostante Betsy avesse tentato di pulirlo in ogni modo. Entrò in cucina e vide le tre sedute al tavolo con delle tazze di caffè in mano.  Salutò Rose e sua sorella, poi si sforzò a sorridere anche a sua madre.
«Come sta Trevor?» gli chiese Betsy.
«Meglio» disse versandosi dell'acqua. L'odore di quell'ospedale gli era rimasto incastrato in gola. Bevve, poi prese del caffè e infine si accese una sigaretta. Fece tutto meccanicamente, mentre Betsy lo osservava attentamente. Non poteva minimamente immaginare quanto fosse preoccupato. Trevor aveva spesso fatto finire Chris nei guai, ma era il suo migliore amico e non riusciva ad immaginarli lontani. Se Trevor fosse morto, Chris avrebbe perso una gran parte di sè e di conseguenza anche lei, e lei un fratello diverso non lo voleva.
«Ieri sera sono crollata appena mi hai riportato l'auto, non ho sentito l'ambulanza» disse Rose guardando Chris con uno sguardo dispiaciuto.
«Cosa gli è successo di preciso?» 
«L'hanno accoltellato» disse serio. La donna si coprì la bocca con una mano evidentemente sconvolta.
«Che cosa orribile... perchè?»
Chris finse di non saperne nulla scuotendo le spalle. Era così che facevano sempre, mentre per non attirare troppe attenzioni.
«Una rissa finita male, probabilmente»
Le due donne ripresero a chiacchierare e Chris decise di andare in camera sua. Si tolse le scarpe e si sdraiò. Qualche minuto più tardi gli arrivò un messaggio di Ricky. Sorrise nel leggere le parole dolci che gli aveva scritto. Gli piaceva quando gli scattavano quei momenti di tenerezza, si sentiva amato e apprezzato come pensava di meritare. Forse qualche volta aveva ceduto alla tentazione di possedere un altro corpo, aveva sicuramente sbagliato, ma se pensava a tutte le cose brutte che la vita gli aveva offerto non riusciva a pentirsi di essersi goduto dei piccoli momenti di libertà.
Rispose al messaggio e quando gliene arrivò un altro sbarrò gli occhi. Ricky l'aveva appena invitato a casa sua perchè i suoi genitori erano andati a pranzo fuori e lui aveva finto un mal di stomaco per restare a casa. Chris ripose il cellulare nella tasca dei jeans e si alzò di corsa. Si lavò i denti, si diede una riaggiustata ai capelli e alle sopracciglia perfettamente disegnate. Vide sua sorella in fondo al corridoio, probabilmente era diretta alla loro camera.
«Betsy» la chiamò attirando la sua attenzione.
«Io devo uscire, devo fare una cosa importante»
«Torni per pranzo?» gli chiese.
«Non lo so»
Betsy lo guardò per un pò, poi sospirò. Aveva capito che non sarebbe tornato molto presto.
«Okay, ti conservo qualcosa»  
Chris le sorrise ringraziandola, poi le diede un bacio sulla guancia e uscì di casa. Salutò Rose che era nel suo giardino, l'aveva sentita andare via poco prima e ora era lì a cercare di ravvivare una povera pianta. Camminò così velocemente che ad un certo punto non riusciva più a controllare il movimento meccanico delle sue gambe. Le sentiva pesanti, segno che avrebbe dovuto iniziare a correre di nuovo. Un pò gli mancava portare il suo corpo allo stremo delle forze, si sentiva troppo fuori forma.
Arrivato fuori casa di Ricky entrò nel lungo viale costeggiato dall'enorme giardino. Era perfettamente curato, sembrava quasi finto.  Tutto quello che lo circondava aveva un'aria troppo diversa da tutto ciò a cui era abituato lui, gli faceva uno strano effetto.
Suonò il campanello cercando di distrarsi, ci riuscì non appena Ricky aprì la porta e gli afferrò un braccio tirandolo in casa.
«Mmh, mi piace così» disse Chris afferrandogli saldamente i fianchi mentre l'altro era intento a chiudere la porta. 
«Scemo, non possiamo rischiare che qualcuno ci veda»
Chris, preso a baciargli il collo, si fermò di colpo.
«Ah, certo» 
Lo lasciò andare e si mise le mani in tasca. Odiava dover dar conto a qualcuno, non aveva dovuto farlo quasi mai in tutta la sua vita. 
Ricky lo guardò sentendosi in colpa. In fondo, anche a lui dava fastidio tutta quella restrizione, ma non poteva farci nulla.
«Chris, è che... non voglio che la gente sappia che...»
«Che sei gay?»
Ricky abbassò subito lo sguardo. C'era troppo silenzio, non poteva credere di aver già rovinato tutto. Sentì un sospiro ma non riuscì a guardare in alto.
«Ehm... mi dai qualcosa da bere? Ho sete»
Ricky annuì solamente e lo condusse in cucina. Gli disse che aveva della coca, dell'aranciata e dell'acqua. Chris scelse la prima e Ricky gliela versò, poi gli passò il bicchiere. Si incamminò verso il solone, ma Chris non lo seguì. Non appena Ricky se ne accorse, ritornò da lui. Gli stava dando le spalle, poteva solo capire che si stava gustando la sua bevanda. Odiava dovergli stare così vicino eppure così lontano. L'aveva invitato a casa sua per stare insieme, da soli, ma se ne stavano lì a non guardarsi nemmeno.
Si avvicinò lentamente e lo avvolse in un forte abbraccio poggiando la testa sulla sua schiena.
«Mi dispiace» sussurrò stringendolo un pò di più. Chris lasciò il bicchiere sul tavolo difronte a sè e si liberò di quell'abbraccio voltandosi finalmente verso di lui. Lo guardò negli occhi, nei suoi bellissimi occhi. Gli prese delicatamente il viso fra le mani e si chinò per lasciargli un bacio sulla punta del naso.
«Non fa niente»
Ricky lo guardò speranzoso.
«Non sei arrabbiato?» gli chiese e Chris gli sorrise.
«Con te? No» 
Ricky, sorridendo, si alzò sulle punte e posò le labbra sulle sue. Le loro lingue si scontrarono, si intrecciarono, proprio come le braccia intorno ai loro corpi. Chris lo spinse nel salone e lo fece sdraiare sul divano. Un lembo di pelle fuoriuscito fra la maglietta e jeans catturò la sua attenzione. Si sentì già esplodere, non vedeva l'ora di poter mettere le sue mani su di lui. Ricky lo osservò sprofondando nella morbidezza dei cuscini: si leccava e mordeva le labbra mentre lo scrutava, gli sembrò quasi che stesse per divorarlo con lo sguardo.
Respinse l'imminente imbarazzo e si liberò della maglia lasciandola cadere per terra. Chris si fiondò su di lui baciandolo quasi freneticamente. Aveva bisogno di sentire il sapore delle sue labbra, la loro morbidezza. Gliele morse, ci giocò quasi. Si divertiva a sentirlo gemere per ogni suo movimento. Sentì le mani dell'altro aggrapparsi alla sua sua felpa e tirarla su e dovette separarsi dalle sue labbra per potergli permettere di spogliarlo. Ricky fece scorrere le dita sulla sua schiena e sorrise chiudendo gli occhi. Sentì il calore della sua mano stretta intorno ad un fianco mentre la sua bocca gli esplorava il petto, poteva percepire la morbidezza e l'umidità che la sua lingua lasciava sul suo corpo. Aprì gli occhi e incontrò lo sguardo di Chris. Non ci fu bisogno di parlare, Chris gli sorrise e sbottonò quei jeans alla velocità della luce. Ricky deglutì a vuoto spostando lo sguardo, ma quello che vide lo colse di sorpresa. Spalancò gli occhi tenendoli fissi in quelli di Devin che, dal giardino, li osservava a bocca aperta attraverso la finestra. Chris stava per tirargli giù i jeans, ma Ricky riuscì a fermarlo in tempo afferrandogli le mani e scuotendo la testa.
«Che c'è?» gli chiese il ragazzo preoccupato. Aveva notato la sua espressione sconvolta. Ricky lo spinse via cercando di ricomporsi. Solo in quel momento Chris notò il ragazzo che ancora li guardava. 
«Ma chi cazzo è?» gli chiese alzandosi. 
«Devin» rispose velocemente Ricky correndo verso la porta. Qualche istante dopo, Chris lo vide comparire dietro la finestra e tirare via il ragazzo che era rimasto immobile con quell'espressione sorpresa in viso. Scosse un attimo la testa e rimise al loro posto un paio di cuscini che erano caduti. Si sedette e sospirò aspettando che Ricky rientrasse in casa. Quella situazione era del tutto assurda. Che cosa poteva fare? Andarsene? Non era di certo una buona idea, ma allo stesso tempo lo era visto che ai suoi jeans stava per saltare il bottone. Pensò di sentirsi male.
Dopo poco Ricky entrò seguito da Devin. Chris si alzò e dopo i primi, imbarazzanti, convenevoli, si sedettero. Chris cercò di far finta che nulla fosse accaduto, ma l'imbarazzo era quasi incontenibile. Sentiva lo sguardo pesante e curioso di Devin scorrere su di lui. Gli era capitato davvero poche volte di sentirsi così a disagio.
«Okay, quindi... state insieme?» chiese Devin guardando finalmente Ricky che cercò una risposta guardando Chris. Avrebbe dovuto dire di sì, senza nemmeno pensarci, ma la loro era una situazione strana. Avevano fatto l'amore e si erano detti che si amavano, ma non avevano mai ufficializzato nemmeno a loro stessi la loro relazione. 
«Sì, stiamo insieme» rispose Chris ricevendo un adorabile sorriso da parte di Ricky.
«Bene, allora se stasera non hai nulla da fare, sei invitato»
Ricky sbarrò gli occhi guardando Devin.
«Invitato?» chiese Ricky prima che Chris potesse rispondere.
«Sì» rispose Devin sorridendo. Ricky avrebbe voluto ucciderlo. Non sapeva se Chris volesse conoscere i suoi amici e, in fondo, non sapeva nemmeno quanto lui stesso lo desiderasse. Temeva il loro giudizio più di ogni altra cosa.
«Dev, ma tu che cavolo sei venuto a fare qui?» gli chiese brusco.
«Sono passato da mia madre, ma era talmente imbottita di farmaci che non ricordava nemmeno il mio nome quindi sono andato via quasi subito, sulla strada del ritorno ho pensato a te» spiegò Devin. Ricky si sentì in colpa per avergli parlato in quel modo e sospirò.
«Mi dispiace, Dev»
Il ragazzo scosse le spalle e gli sorrise.
«Posso fumare?»
Ricky annuì e si alzò dal divano dicendo ai due che sarebbe andato di sopra a prendere le sue sigarette. Devin ne offrì una a Chris e lui la prese. Ricky doveva essersi messo a fare qualcos'altro visto che gli sembrò di rimanere in sua assenza per un'eternità.
«A me non importa... cioè, mi sta bene» disse Devin andando ad aprire la finestra. Fumava già da un pò, ma l'odore del fumo in casa gli dava fastidio.
«Cosa?»
«Che stiate insieme» disse ancora ritornando sul divano. Si sedette più vicino a lui. Chris lo osservò meglio. Era anche più strano di lui con quel trucco un pò bizzarro ma perfetto, e con quel modo di muoversi e di parlare. C'era qualcosa di strano, inquietante in lui, ma allo stesso tempo non gli sembrava più tanto terribile averlo così vicino. Probabilmente doveva tutto alla sua spontanea approvazione.
Gli sorrise e in quel momento Ricky rientrò nel salone. Si accese la sigaretta. Non riusciva a guardare nè Chris nè Devin. Si era comportato davvero da schifo nei confronti di Chris quando Devin l'aveva invitato ad uscire con loro, se ne vergognava talmente tanto che avrebbe portato Chris con sè quella sera. Avrebbe fatto finta di non aver paura di essere scoperto e tutto solo per Chris. 

Rientrato in casa, Chris controllò che tutto fosse al suo posto, poi andò a farsi una doccia. Nella permanenza a casa di Jane non gli era mai mancata la sua doccia. Sbuffò quando l'acqua da tiepida passò a fredda prima che potesse risciacquarsi dal bagnoschiuma. Accadeva sempre così, forse era una cospirazione.
Quasi asciutto e quasi congelato dalla testa ai piedi, andò in camera sua e si vestì. Betsy era lì a leggere un libro.
«Perchè ti sei fatto la doccia a quest'ora?» gli chiese senza guardarlo. Erano appena le 15:10.
«Vado da Trevor, poi esco»
Quell'ultima affermazione catturò del tutto l'attenzione di Betsy. 
«Che significa che esci?» gli chiese posando il libro accanto a sè. Le sembrò molto strano visto che Chris aveva chiuso i ponti con tutti i suoi amici, a parte Trevor ovviamente. E poi lui di solito la sera restava a casa.
«Esco con Ricky e i suoi amici»
Lei annuì lentamente. Sentiva qualcosa dentro lo stomaco che la fece stare male. Era contentissima che suo fratello avesse trovato qualcuno a cui voleva bene e che questa persona tentava anche di renderlo partecipe nella sua vita, ma la paura di perderlo le faceva terribilmente male.
«Tutto okay?» le chiese Chris notando il suo sguardo fisso e pensieroso.
«Sì» rispose Betsy sforzando le sue labbra a piegarsi in un sorriso convincente. Voleva che restasse a casa con lei, ma non glielo disse. Aveva paura di litigare con lui, non voleva togliergli quei pochi minuti di svago che gli rimanevano solo per tenerselo tutto per sè.
Chris si sedette sul suo letto e si mise le scarpe.
«Perchè non inviti Michelle? È una vita che non la vedo» 
Betsy sospirò.
«Tanto non la vedresti lo stesso visto che ora vai via»
Il ragazzo rimase sconcertato dal tono duro usato da sua sorella. 
«Ehi» la richiamò mostrandole un'espressione intristita. Betsy roteò gli occhi strisciando sul suo letto.
«Io e Michelle abbiamo litigato»
A Chris parve incredibile. Quelle due ragazzine sembravano due anime gemelle, era impossibile separarle. 
«Perchè?»
«Non te lo posso dire, abbiamo litigato e basta»
«Ah, non me lo puoi dire?»
Betsy scosse la testa e lui la fissò per un bel pò prima che lei sbuffasse infastidita.
«Senti, non te lo dico altrimenti tu ti incazzi»
Chris sorrise. Gli parve davvero strana quella situazione. Poco tempo prima sua sorella era piccola, gli chiedeva di prenderla in braccio e puntualmente gli rovesciava addosso qualsiasi cosa stesse bevendo in quel momento, gli macchiava i vestiti con la cioccolata oppure si addormentava sulla sua spalla e gli sbavava addosso. Ricordava che ogni volta che provava a metterla giù, lei cominciava a piangere come se qualcuno la stesse torturando, quelle urla infastidivano Jonathan e quindi lui era costretto a tenerla in braccio fin quando lei non era soddisfatta. 
In quel momento la guardò e la sua piccola Betsy non era più così piccola.
«Chi è? Lo conosco?»
«Cos... ma che dici? Cosa ti fa credere che ci sia qualcuno di mezzo?» 
Chris rise. 
«Okay, facciamo così, quando e se avrai voglia di dirmelo io sarò qui» le disse. La ragazza annuì e Chris si alzò mettendo il cellulare in tasca.
«Vado» disse dandole un bacio sulla guancia. 
«In bocca al lupo»

La serata stava procedendo bene. Devin e Ryan sembravano estremamente felici di rivedere Chris, anche Angelo stava facendo di tutto pur di metterlo a suo agio. Chris aveva notato che il gruppo era abbastanza vario: Ryan e Angelo era sicuramente i più silenziosi, ma non risultavano assenti, Davin non aveva smesso un attimo di parlare e Ricky lo assecondava. A Chris piaceva osservare Ricky che, dopo parecchio tempo passato a mordersi le labbra, rideva rilassato e spensierato. L'unico problema ce l'aveva con quel tipo di nome Josh. Chris aveva provato a sorridergli, ma lui continuava a fissarlo perennemente con uno sguardo strano, come se lo stesse studiando. All'inizio si sentì a disagio, ma poi decise di lasciar perdere. In effetti Ricky l'aveva avvertito: Josh era abbastanza testardo e probabilmente gli sarebbe servito solo un pò più di tempo.
Ad un certo punto della serata decisero di andare in un bar molto carino che probabilmente frequentavano spesso visto che Ryan e Davin persero tempo in chiacchiere con uno dei baristi. Si sedettero ad un tavolo e ripresero tutti a ridere per qualche strana battuta o frase imbarazzante di Devin, e anche Ricky non risparmiò al gruppo qualche sua perla di saggezza. Chris si stava lentamente cominciando a sentire davvero bene quando all'improvviso notò una ragazza che già da un pò era ferma in un punto a fissarli. Tentò di non farsi notare da lei, ma con un minimo di attenzione in più notò che lei non fissava tutti: stava guardando Ricky. Si sentì al sicuro finchè quella ragazza con i capelli scuri e la pelle bianca non si avviò verso di loro. 
«Buonasera ragazzi» disse sorridendo. Chris non potè fare a meno di notare le reazioni dei ragazzi e soprattutto quella di Ricky che assunse un'espressione tesissima. Era ovvio che loro sapevano qualcosa che li non sapeva.
«Ciao, Ricky» disse sbattendo più volte le palpebre. Il ragazzo le lanciò solo uno sguardo nervoso e un mezzo sorriso, poi abbassò lo sguardo. Chris non ci mise molto a capire che rapporto avessero quei due. Non poteva conoscerne i particolari, ma senza troppi fronzoli si vedeva che lei ci stava provando.
«E tu come ti chiami? Non ti conosco» disse poi la ragazza spostando lo sguardo proprio su di lui.
«Mi chiamo Christopher» rispose lui gentilmente. 
«Mmh... Io sono Martha, tanto piacere» disse lei afferrando una sedia da un tavolo libero e portandola proprio accanto a quella di Ricky.
«Ricky, mi offri qualcosa da bere? Ho molta sete»
Ricky alzò lo sguardo prima su Chris che lo guardò con un misto di divertimento e sfida. Cosa doveva fare? Accontentarla e magari litigare con lui o risponderle male e beccarsi qualche insulto il giorno dopo dai milioni di amici di Martha?
«Ma perchè non te ne vai?» 
La voce di Devin si fece spazio in quel momento di silenzio che si ruppe come vetro. La ragazza lo guardò con uno sguardo inceneritore.
«Sempre velenoso, vedo»
Devin si passò una mano fra i capelli e la guardò con una certa superiorità.
«Come una vipera, cara» rispose. Si scambiarono un sorriso falso, poi Martha si alzò.
«Ci vediamo presto... Ricky» sussurrò sfiorandogli un braccio e andando via lentamente. Da quel momento l'aria fra di loro divenne tesa, ma presto decisero di tornare tutti a casa. Quando finalmente si ritrovarono soli, Chris colse l'occasione di fermare i passi nervosi di Ricky.
«Ehi, tutto bene?» gli chiese prendendogli una mano. Non aveva detto più nemmeno una parola da quando Martha era andata via.
«C-certo»
«Dai, non dirmi bugie»
Ricky sospirò. Doveva dirglielo, non sapeva cos'altro inventare. 
«Chris, quella ragazza... Martha... ecco, l-lei-»
«Stavate insieme?» disse Chris cerando di tranquillizzarlo col suo tono calmo. Ricky annuì abbassando lo sguardo. Non voleva che Chris pensasse che lui provava ancora qualcosa per lei, non voleva che qualcosa si mettesse fra di loro. Era stanco degli ostacoli.
Chris gli prese il viso fra le mani e gli baciò la punta del naso strappandogli un sorriso.
«Lei non mi piace, ma è convinta che torneremo insieme... Josh dice che lei lo fa solo per avere attenzioni, io non-»
Chris lo zittì baciandolo. Solo dopo un pò Ricky lo strinse a sè in un abbraccio quasi disperato. Voleva averlo tutto per sè e voleva essere suo. Gli sembrava ancora troppo strano stare insieme ad un ragazzo. Nel profondo un pò l'avevano influenzato le parole di sua madre. Non pensava che fosse anormale, ma prima del bacio con Angelo non aveva mai pensato a stare con un ragazzo. Non gli erano nemmeno mai piaciuti gli uomini, li aveva sempre ritenuti degli esseri rozzi, spesso violenti e anche esteticamente brutti.
«Hai un buon profumo» sussurrò inalando il suo odore. Chris sorrise e decise che voleva vederlo ridere.
«Sì, lo so, ma ho dimenticato di mettere il deodorante, vuoi annusare?» gli chiese spingendogli la testa sotto un'ascella. Il ragazzo scoppiò in una risata fragorosa spingendolo via con tutte le forze.
«Che schifo... stammi lontano» esclamò cominciando a correre. Chris lo raggiunse in un attimo e lo strinse fra le braccia sollevandolo tanto da fargli staccare i piedi dal suolo. Il ragazzo, preso alla sprovvista, lanciò un urlo aggrappandosi disperatamente alle braccia e alle mani di Chris. Lo pregò di rimetterlo a terra e l'altro lo fece camminando poi dietro di lui con le braccia ancora avvolte intorno al suo corpo esile. Il calore della sua risata, il luccichio nei suoi occhi chiari, il profumo dei suoi capelli, erano al centro dei suoi pensieri e quelle poche cose lo rendevano felice. Desiderava poter provare per sempre quell'emozione incastrata fra lo stomaco e il cuore.
«A cosa pensi?» gli chiese Ricky rallentando i suoi passi. Chris sorrise prima di fermarsi e farlo ruotare su se stesso fino a trovasi faccia a faccia con lui.
«Penso a quanto ti amo»
Ricky sorrise imbarazzato.
«E... quanto mi ami?»
Chris sospirò.
«Prepara i fazzolettini, ti farò emozionare» disse schiarendosi la voce.
«Quanto ti amo? Fai la somma delle stelle nel cielo, della sabbia nei deserti, delle strade nel mondo, degli spermatozoi in ogni essere viven-»
Ricky lo prese a schiaffi prima che potesse terminare la frase.
«Stupido, pensavo fossi serio» piagnucolò voltandogli le spalle. Chris non riuscì a non ridere, ma infine lo abbracciò di nuovo avvicinando le labbra ad un suo orecchio, gli sussurrò tutto con un tono quasi sconfitto.
«Va bene, fa la somma solo degli spermatozoi»
Ricky non disse nulla, si liberò dalle sue braccia e lo guardò con un sorriso sghembo.
«Vuoi sapere invece tu quanto sei scemo?» gli domandò. Chris ci pensò qualche secondo.
«Conto gli spermatozoi?» gli chiese infine.
«Esattamente» esclamò Ricky dandogli un buffetto sulla guancia, poi si incamminò di nuovo. Chris lo seguì continuando a sorridere. Non riusciva proprio a smettere. 

Fuori casa di Ricky c'era un silenzio quasi spaventoso. Ma Ricky non sembrò per nulla preoccupato, sapeva che di sera lì era sempre così. Tutte le famiglie nei dintorni si erano già ritirate nei loro letti ampi e comodi per godersi un sonno ristoratore.
«Sai, Chris, mi piacerebbe che venissi a cena a casa mia» disse cogliendolo di sorpresa.
«E... io sarò la cena?»
Ricky rise.
«No, ma solo per il semplice fatto che non sarà mia madre a cucinare»
Chris sapeva che non era una buona idea, ma avrebbe fatto uno sforzo per lui.
«Va bene, quando vuoi» 
Ricky sorrise rincuorato da quella risposta e dalla dolcezza dell'altro. Probabilmente lui stesso avrebbe declinato quell'invito, ma Chris aveva accettato ed era felicissimo.
Purtroppo era proprio fuori casa sua quindi non gli saltò in braccio baciandolo a perdifiato, ma si limitò a guardarsi velocemente in torno e a lasciarli un bacio veloce sulla guancia. Si salutarono e Chris andò via, ma solo dopo aver visto Ricky scomparire dietro la porta di casa. 




Okay, lo so che sono mesi che non posto e lo so che il capitolo non è nemmeno tutta questa bellezza, ma ci ho provato dopo il blocco totale che ho avuto in questo periodo. Spero con tutto il cuore che a qualcuno piaccia! Grazie a chiunque dedica ancora un pò di tempo a questa storia, cercherò di postare il prima possibile.
Un bacio a tutti!

 
  
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