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Autore: Recchan8    27/01/2016    1 recensioni
[SEGUITO di "Chance"]
"La prima volta che accadde arrivai a concludere che mi fossi sognata tutto: il mio arrivo alla Wammy's House, l'assurdo e ambiguo rapporto con Mello, la visita di Elle, e la tavoletta di cioccolata trovata al mio "risveglio".
E allora perché? Perché successe di nuovo?
A quanto pareva, la mia "missione" non era finita. Avevo fallito il primo tentativo: non ero riuscita a persuadere Mello a rimanere alla Wammy's House dopo la morte di Elle. Sapevo come le cose si sarebbero evolute... Mello si sarebbe unito prima alla mafia americana, poi avrebbe continuato le indagini con Matt, e infine sarebbe morto. Evidentemente c'era una forza maggiore che non voleva che ciò accadesse. Forse la mia volontà? La mia fantasia? La mia immaginazione? Insomma, in poche parole, quello che sto cercando di dire è che un giorno mi ritrovai nel quartiere di una città a me sconosciuta.
Strano, no?
Allora come reagireste se vi dicessi che fino a pochi attimi prima mi trovavo nel bagno della mia scuola?".
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chance'
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Non cenammo.
Passammo la serata ognuno seduto su di un divano, io rannicchiata sotto una coperta leggera, Mello sdraiato con le cuffie e la musica a tutto volume. Nessuno disse una sola parola su Matt e Mikami; non sapevo nemmeno se Mello si fosse accorto degli Occhi dello Shinigami di Mikami.
A un certo punto mi alzai, lasciando la coperta sul divano, e mi diressi in cucina alla ricerca di qualcosa di veloce da mettere sotto i denti. Non avendo trovato niente, feci per fare dietrofront ma trovai Mello appoggito allo stipite della porta della cucina.
-“Hai ancora gli occhi rossi”- constatò.
Feci spallucce e gli voltai le spalle; non volevo mi vedesse in quello stato.
Nonostante le parole di Mikami, non ero riuscita a calmarmi. La vista di Matt riverso in strada in un bagno di sangue mi aveva spaventata e non ero ancora riuscita a ricacciare indietro la paura. “E' tutto a posto” continuavo a ripetermi, ma non riuscivo a calmarmi, per niente.
-“Dannazione”- sentii borbottare a Mello. Si avvicinò e mi abbracciò da dietro. Io sobbalzai e arrossii di botto. Fortunatamente non poteva vedermi.
Restammo così in silenzio per due minuti buoni.
-“Sei incoerente”- gli dissi a un tratto.
-“Non farti strane idee”- ribatté prontamente.
-“Troppo tardi”- risposi, lasciandomi sfuggire un sorriso.
Mi liberai dal suo abbraccio e lo guardai in viso. Esultai dentro di me quando notai una traccia di rossore nel suo volto. Mello si accorse che lo stavo scrutando e si affrettò a lasciare la cucina.
-“Domani sera andrò in ospedale e farò tornare Matt qui prima che qualche sua foto inizi a circolare sui notiziari o sui giornali”- mi disse dal divano.
-“Perché mi hai abbracciata?”-.
La mia domanda lo spiazzò. Lo raggiunsi sul divano e mi sedetti accanto a lui. Il mio desiderio di capire Mello era riuscito a farmi mettere da parte la preoccupazione per Matt.
Fidati degli Occhi di Mikami”, mi dissi.
-“Lo caricherò in macchina e lo porterò qui”- mi ignorò, continuando il suo discorso.
-“Allora il vecchio Mello non se n'è ancora andato”- constatai, iniziando il suo stesso gioco.
-“Col senno di poi mi sono reso conto che le sue ferite non sono poi così gravi. Se la caverà alla grande”-.
-“Di cosa hai paura, Mello? Di te stesso? Dei tuoi sentimenti? Sempre che tu ce li abbia”-.
-“Riprenderemo subito le indagini”-.
-“Questa volta non fallirò”-.
Mello mi lanciò una rapida occhiata e i miei occhi incrociarono i suoi azzurro ghiaccio. Ribadii quello che avevo appena detto, sotto lo sguardo scettico di Mello.
-“Riuscirò a salvarti”- spiegai.
Lui alzò un sopracciglio e scosse lievemente il capo.
-“Che stai dicen...?”-.
-“La domanda è: tu me lo lascerai fare?”- lo interruppi.
Mello mi squadrò da capo a piedi.
-“Completamente pazza”- borbottò girandosi dall'altra parte.

 

 

La notte successiva litigai pesantemente con Mello: volevo andare con lui a “soccorrere” Matt, ma Mello era più che contrario.
-“Mi saresti solo d'intralcio!”- aveva esclamato con le chiavi della macchina in mano. -“Come al solito!”-.
-“Bugiardo! So essere utile!”- avevo risposto con foga.
Il litigio era andato avanti per un'ora buona, finché Mello non mi aveva praticamente urlato contro.
-“Sei solo un'inutile quindicenne del cazzo!”-.
Senza darmi il tempo di replicare mi aveva voltato le spalle e se n'era andato sbattendo la porta.
Idiota...” pensai un'ora e mezza dopo la discussione. “Se solo fossi cresciuta come voi...”.
Mi accasciai sul divano e, contro la mia volontà mi addormentai.
Feci un sogno stranissimo, fu come se qualcuno mi avesse mostrato alcuni eventi dei miei sedici, diciassette e diciotto anni; una specie di occhiata al futuro.
Mi svegliai di soprassalto e intontita, ma stupita perché ricordavo ogni singolo dettaglio del mio sogno.
Lanciai un'occhiata al display del cellulare e vidi che erano le tre di notte. Mello non era ancora tornato? Iniziai a preoccuparmi.
Come se l'avessi evocato, sentii la chiave girare nella toppa e la porta si aprì lentamente. L'appartamento venne inondato dalla luce del corridoio, e Mello e Matt fecero il loro ingresso.
-“Ragazzi!”- esclamai. -“Ce l'avete fatta!”-.
-“Già”- disse piano Matt. A tentoni raggiunse il divano e ci si sdraiò sopra. Mello andò ad accendere la luce.
-“Come stai? Cosa ti è successo?”- gli domandai andandomi a sedere sul bracciolo del divano. -“Ci hai fatti preoccupare!”-.
-“Sto bene, sto bene. Che ti devo dire? Mi hanno investito mentre stavo attraversando la strada”-.
-“Eri sulle striscie?”-.
-“Ma che ne so...”-.
-“Stupido”- borbottai.
Matt, che aveva ancora indosso il camice dell'ospedale, socchiuse un occhio e mi lanciò un rapido sguardo. Improvvisamente strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
-“Che succede?”- chiesi allarmata.
Matt boccheggiò per qualche secondo.
-“Mello! Cazzo, Mello!”- chiamò poi l'amico. -“Vieni qui!”-.
Mello riemerse dalla cucina con una tavoletta di cioccolato in mano e uno sguardo decisamene contrariato. Matt mi indicò con quella che a me parve troppa foga e Mello seguì il suo indice.
-“Cosa sta succedendo?”- domandai esasperata.
-“E' quello che...”-. Mello si interruppe. Mi guardò, lasciò cadere a terra la tavoletta di cioccolata e arrossì di botto.
-“Porca troia!”- esclamò.
Scattai in piedi, dimenticando di avere solamente una maglia XL di Matt e l'intimo, e spalancai le braccia.
-“Cosa c'è?!”-.
-“Questo sì che è un bel culo!”- esclamò Matt dietro di me.
Mi voltai di scatto e lo fulminai con un'occhiata. Alzai un sopracciglio e mi posai una mano sul fianco, pronta a dirgliene quattro, quando mi accorsi che avevo qualcosa che non andava. I miei fianchi si erano... allargati? Abbassai lo sguardo e notai che mi era cresciuto il seno; in effetti il reggiseno mi stava un po' stretto.
-“Cazzo, sono ingrassata!”- esclamai.
Mi tastai il viso ma lo trovai solo più asciutto. Mi voltai di scatto verso Mello e i capelli mi finirono sul viso. Mi erano cresciuti anche quelli, mi arrivavano a un terzo della schiena.
-“Porca puttana...”- mormorai.
Matt e Mello continuavano a guardarmi stralunati. Corsi in bagno e mi guardai allo specchio; per poco non svenni.
-“Porca merda!”- urlai. -“Cazzo!”-.
Mi levai la maglia di Matt e guardai il mio corpo. Non potevo credere ai miei occhi.
-“Revi?”- mi chiamò titubante Matt.
Uscii dal bagno e guardai i due ragazzi, sperando che uno dei due dicesse qualcosa di intelligente a riguardo.
-“Belle gambe”- commentò Matt, invece. -“Ho sempre pensato che tu avessi del potenziale”-.
Lo ignorai e guardai Mello, il quale distolse immediatamente gli occhi da me. Era arrossito di nuovo?
-“E questo come lo spiegate?!”- gridai indicandomi. -“Ho... Ho diciannove anni, cazzo!”-.
-“Mello, ammettilo, mi hai drogato prima di farmi uscire dall'ospedale”- disse Matt coprendosi il viso con le mani.
-“Idiota, cosa stai dicendo?!”-.
-“State un attimo zitti, coglioni!”- esclamai. I due mi guardarono come se avessi appena parlato in aramaico.
-“All'improvviso sei diventata... sboccata”- constatò Matt.
-“Ho iniziato a dare libero sfogo ai miei pensieri a sedici anni”- risposi. Un'improvvisa ondata di tranquillità e autocontrollo prese il posto del panico. Andai a recuperare la maglietta in bagno e tornai a sedermi sul bracciolo del divano.
-“A sedici... anni?”- disse Mello titubante.
-“Così pare. Mentre voi non c'eravate mi sono addormentata e ho avuto una specie di... sogno premonitore? Ho sognato i miei sedici, diciassette e diciotto anni, e quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in questo stato”- spiegai indicandomi. -“In terza superiore ho rischiato di essere rimandata. Interessante...”- mormorai pensando al mio sogno. -“Ah, in quarta mi hanno rimandata. Fantastico. Oddio, ho finito il liceo! Aspettate... Sono uscita con quello?!”-.
-“Con chi?”- domandò Mello.
Sia io che Matt gli lanciammo un'occhiata incuriosita. Lui ci fulminò con lo sguardo e si voltò dall'altra parte.
-“Be', pazienza. Adesso ho diciannove anni ed è come se avessi davvero vissuto i quattro anni di differenza. Non siete contenti?”-.
Matt si tirò lentamente su a sedere e fece spallucce.
-“Ormai non so più che pensare”- disse. Andò ad aprire l'armadio e si tirò fuori dei vestiti. Si cambiò davanti a me e a Mello. Le fasciature attorno al suo torso e alle sue braccia erano immacolate; buon segno.
-“Tu, Mello?”- domandò all'amico.
-“Io...”-.
-“Lasciami indovinare”- lo interruppi. -“Stavi per prendere le chiavi della moto e uscire di casa, mandandoci a fanculo. Dammene una”- mi rivolsi poi a Matt. Lui mi guardò scettico e mi allungò una sigaretta, prendendone poi una anche per sé. Gli presi l'accendino di mano e mi accesi la sigaretta sotto lo sguardo sbigottito dei ragazzi.
-“Quando...?”- mi chiese Mello.
-“A diciassette anni. A quanto pare”- risposi dopo aver preso una boccata di fumo. -“D'estate, se vogliamo essere precisi”-.
Tenendo la sigaretta tra le labbra, mi legai i capelli in una crocchia alta col gommino che portavo al polso. Avendo alzato le braccia, la maglietta si era alzata di qualche centimetro mettendo in mostra i miei slip fucsia.
-“Questo è troppo”- sbottò a un certo punto Mello.
Sotto il mio sguardo divertito andò a prendere un giubotto, le chiavi della moto e il casco; praticamente scappò di casa. Mi lasciai cadere sul divano e feci vagare lo sguardo per la stanza, in cerca di un posacenere dove poter smicciare.
-“Fai impressione”- disse Matt dopo un po'.
-“Lo so”- risposi sorridendo. -“E' divertente”-.
Matt, che era tornato a sdraiarsi sull'altro divano, mi indicò con un cenno del capo la cucina. Andai a prendere il posacenere.
-“Non ti senti... strana?”-.
-“Inizialmente sì, ma... Sai, è elettrizzante. Elettrizzante e sconvolgente allo stesso tempo. E poi... Sono più che sicura che non si tratti di un cambiamento definitivo”-.
-“Perché?”-.
Perché vengo da un'altra dimensione, imbecille”.
Mi strinsi nelle spalle e non risposi. Appoggiai il posacenere sul comodino posizionato tra i due divani e ci feci cadere dentro un po' di cenere della mia sigaretta. Mentre io ero ancora a metà, Matt l'aveva quasi finita.
-“Mello era sconvolto”- constatò.
-“Abbastanza”- concordai.
-“Non dev'essere per niente facile per lui”-.
-“Che cosa?”-.
-“Tutto”-. Spense la sigaretta e si stiracchiò. -“Mentre io ormai mi sono arreso di fronte alla tua natura... speciale, Mello continua a lottare. Voglio dire... Esiste un Quaderno della Morte: cosa c'è di così strano in te? La tua crescita improvvisa deve averlo scombussolato parecchio. Visto poi come ti guardava...”-.
-“Perché, come mi guardava?”- domandai incuriosita e attenta.
Matt mi lanciò un'occhiata fugace e scoppiò a ridere.
-“Avrai pure il corpo di una diciannovenne, ma il tuo cervello è ancora quello di una quidicenne!”-.
-“Porta pazienza, giovanotto”- lo beffeggiai, un poco offesa. -“Devo ancora abituarmi alla mia nuova età”-.
Ormai si erano fatte le quattro del mattino; a beneficio di Matt spensi le luci, ma mentre lui, lentamente, cadde in un sonno profondo, io mi imposi di aspettare sveglia il ritorno di Mello.

 


 

NOTE DELL'AUTRICE
Mi scuso subito per l'enorme quantità di parolacce in questo capitolo, ma è tutto voluto: Revi, la nostra cara, pura e casta quindicenne, in una sola notte è cresciuta di quattro anni; il misterioso evento l'ha sorpresa, e si sa, da una certa età in poi si impreca come se non ci fosse un domani >w< 
Svolta insolita. Non so a cosa avesse pensato la me di cinque anni fa, ma apprezzo l'idea. Voi che ne dite?
Alla prossima! ^^

   
 
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