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Autore: ScarceWordsByVain    27/01/2016    1 recensioni
Troppo spesso si dà per scontato che un fantasma sia stato, un tempo, qualcuno in vita.
Ebbene, io non lo sono stato.
Mai.
Me ne sono accertato: ho esplorato ogni singolo cimitero e visitato tutte le tombe di questo mondo, anche quelle senza dicitura, ed ognuna aveva un altro fantasma ad abitarla. O, usando una terminologia più tecnica, ad infestarla.

Raccolta di racconti brevi che hanno come tema la morte e compagnia (ok, l'argomento non è allegro, ma giuro che non sono deprimenti :D almeno, la maggior parte...).
Genere: Generale, Parodia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RI(P)TARDI



La donna muore alle 17.24 del 20 settembre, esattamente come pianificato. Sono già cinque minuti che aspetto: da quando gli esseri umani hanno inventato l’orologio, tengo particolarmente alla puntualità.
La donna ha 79 anni. O, meglio, li aveva fino ad un attimo fa. Mi squadra da capo a piedi e, finalmente, mi riconosce. Lo fate sempre, prima o poi, anche se non mi vedete mai prima diquel momento.
“Ti immaginavo… diversa” commenta la donna.
Tiro un sospiro di sollievo: è una di quelle gentili. E tranquille, soprattutto.
“Mi immaginate sempre nel modo sbagliato” mi limito a rispondere. Ed è vero: l’immaginazione dei viventi non si avvicina mai abbastanza, quando si tratta del mio aspetto. Anche se mi piace che la gente mi immagini come una ragazza goth con la mania per l’Antico Egitto.
“E ora, cosa succede?” chiede la donna “facciamo una partita a scacchi?”
Oh, questa ha anche il senso dell’umorismo. Qualità rara, al giorno d’oggi.
“Dopo tutti questi millenni, non ho mai imparato” ammetto. Se aveste a disposizione tutta un’eternità, cerchereste anche voi di rimandare il più a lungo possibile l’apprendimento degli scacchi: specialmente se gli esseri umani pensano che sia il vostro hobby preferito. Colui che ha inventato questo luogo comune ora marcisce da qualche parte, sotto mia calorosa raccomandazione.
“Ti porterò in un posto” aggiungo “ma prima realizzerò un tuo desiderio”.
“È una cosa che proponi a tutti quanti?” chiede la donna, con sospetto.
Nessuno si fida mai di me.
“No, solo una volta ogni tanto” rispondo, e sono sincera “e ad ognuno propongo sempre qualcosa di diverso”.
“Immagino di non poter desiderare di tornare a vivere”.
“No, non è di mia competenza”. Poi aggiungo: “Anche se ne sarei in grado”.
La donna si ferma a riflettere. Gentile, tranquilla, con il senso dell’umorismo, e si ferma addirittura a pensare: gente così dovrebbe almeno raggiungere gli anni a tre cifre.
“Puoi estinguere i debiti?” domanda, alla fine.
Annuisco.
“Non sono io ad averne, però: sono gli altri ad essere in debito con me”.
“Nessun problema”.
La donna mi fissa, decisa.
“Voglio riavere indietro tutto il tempo che ho perso in qualche attesa”.
Sollevo un sopracciglio.
“Come, prego?”
“Il tempo sprecato per aspettare autobus in ritardo o persone mai puntuali” spiega la donna “lo rivoglio”.
Mi gratto il mento, pensosa.
“Si può fare?” chiede.
“Io posso tutto” rispondo sbrigativamente.
“Tranne ridare la vita”.
“Questo non ha a che fare con la vita, ma con il tempo”.
Chiudo gli occhi e mi concentro per un attimo. Quando li riapro, la donna è sparita. Sorrido: è stato facile. Il mio istinto professionale mi dice che la rivedrò tra tre anni, sette mesi e ventisette giorni: tutto il tempo che ha trascorso ad aspettare qualcuno, o qualcosa. Deve essere stata una pendolare, in vita. Alla fine, però, tutto quel tempo non è stato sprecato. Può essere di gran consolazione, quando scopri che il tuo treno è in ritardo, o addirittura cancellato.
La Morte, però, è sempre puntuale.
   
 
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