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Autore: Deline    28/01/2016    1 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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     Io ed Eric siamo seduti l’una accanto all’altro sul mio letto, di fronte a noi, sul mobiletto sotto la televisione, sono allineati i quattro libri della saga di Divergent. Eric è calmo e non mostra il minimo segno di curiosità. Chiunque si trovasse davanti a un libro nelle cui pagine sono racchiusi il proprio passato e gli avvenimenti futuri, sarebbe ansioso di conoscere il loro contenuto, ma non Eric, lui continua a fissarmi e il suo sguardo non mostra alcun segno di turbamento.
Molte volte ho immaginato questo momento ma non mi sono mai preparata su cosa dire esattamente. La trama è semplice da riassumere, ma non sto parlando con un’amica che mi chiede di raccontarle la saga, io sto parlando con uno dei personaggi di essa e, sapere cosa dire e come dirlo cercando di turbarlo il meno possibile, non è facile come immaginavo.
Faccio un profondo respiro e mi preparo a raccontargli la storia della sua vita cercando si mantenere un tono di voce rassicurante, quando Eric inizia a ridacchiare.
Si alza, prende i quattro libri e torna verso il letto. Resta in piedi davanti a me e mi mostra Divergent.
«La storia di una piccola Rigida che scopre di essere una Divergente e invece di fare la cosa più sensata, restare tra i Rigidi, sceglie gli Intrepidi. Diventa una di noi, si mette con Quattro e mi spara a un piede durante la simulazione. Catturano il suo bello, le sterminano la famiglia, ma alla fine lei riesce a fermare la simulazione e salvare quella spina nel fianco di Quattro. Il libro finisce con loro due, Peter e qualche Rigido che scappano dalla città» dice quasi annoiato e poi lancia il libro sul letto accanto a me.
«Quando lo hai letto?» gli domando sbalordita.
«Questa mattina mentre dormivi»
Sorride e mi mostra Insurgent restando impassibile.
Dentro di me inizio a tremare, odio quel libro e non so come fa a non essere minimamente turbato da quello che contiene. In quel libro lui verrà giustiziato. Ho smesso di leggerlo e mi ci sono volute settimane prima di riprenderlo in mano.
«Hai letto anche quello?» gli domando mentre, nella mia testa, sento una voce leggere la parte in cui lui perderà la vita.
Eric annuisce senza scomporsi.
Il suo sguardo resta divertito e io mi domando se è un bravo attore o davvero non teme quello che ha letto.
«Eric, odio quel libro, possiamo evitare…per favore…» dico abbassando lo guardo mentre nella mia mente la scena del film sembra volersi ripetere all’infinito.
Le sue ultime parole, Quattro che gli punta la pistola alla testa, lo sparo e il corpo senza vita di Eric sul pavimento.
Mi mordo il labbro sperando che in qualche modo fermi le lacrime che stanno nascendo nei miei occhi.
«Hey piccola…» butta i libri sul letto, si siede accanto a me e mi solleva dolcemente il mento.
«Non aver paura, è una cosa semplice da evitare» cerca di rassicurarmi.
«Lo so, ma…» non riesco a finire la frase, sento le lacrime scivolarmi sulle guance e mi sento una stupida. Sto piangendo per delle parole su un libro e per delle scene viste in un film, sono davvero patetica.
Non voglio che mi veda piangere come una ragazzina, ma mentre cerco di alzami lui mi afferra per un braccio e mi tira a sé. Mi siedo sulle sue ginocchia e lascio che lui mi stringa. Il mio viso affonda nel suo petto caldo e io mi lascio cullare dai battiti del suo cuore.
“Sto pensando al cuore….a quello di Eric, e a come suonerà vuoto il suo petto quando non batterà più”
Le parole dette da Tris nel libro sono come lame affilate che straziano il mio di cuore, molto lentamente, lasciando sottili ma profondi tagli che bruciano come il sale ad ogni suo battito.
Cerco di soffocare i singhiozzi ma sembra che non esista niente al mondo che riesca a fermare le mie lacrime.
Mi stringo a Eric con tutta la forza e la disperazione con cui stringerei il suo corpo senza vita e per un attimo mi ritrovo a odiare Tris. É stata lei ad accoltellarlo, se non fosse stato ferito non l’avrebbero catturato e giustiziato.
«Amore, andrà tutto bene, stai tranquilla» mi sussurra Eric.
Amore. Mi ha chiamata Amore.
É così strano sentire quella parola sulle sue labbra. Io pensavo che non ne sarebbe mai stato capace, conosco i suoi limiti e li accetto. Non l’ha fatto solo per farmi calmare, il modo in cui l’ha detto, il suo tono di voce così dolce, non era calcolato come tutto quello che dice l’Erudito che c’è in lui, era sincero e spontaneo; veniva da quel cuore che io amo sentir battere insieme al mio.
«Resteranno solo parole scritte su un libro» mi conforta.
«Non lo leggeremo mai più» mormoro.
«Mai più» dice mentre lo sento lanciare il libro contro la porta della mia camera.
Mi calmo e prendo un fazzoletto dal comodino. Mi guardo allo specchio: ho gli occhi gonfi e il naso rosso, sembro un ubriaco disperato. Non voglio che Eric mi veda in queste condizioni, ma dobbiamo parlare di molte cose. Se ha superato lo shock della mia versione appena sveglia, con occhiaie profonde e capelli arruffati, senza scappare urlando, ho buone possibilità che non lo farà nemmeno adesso.
Raccolgo Insurgent e torno a sedermi sulle sue gambe.
«É un libro brutto e cattivo ma ci serve» appoggio il libro accanto agli altri e poi domando: «Fino a che punto sei arrivato a leggere?»
«Stavo finendo di leggere l’ultimo libro, quello del Rigido, quando tu ti sei svegliata» dice lanciando un’occhiataccia a “Four” come se ci fosse Quattro in persona al posto del libro.
«Quindi sai tutto. Ok, domande, dubbi, perplessità?»
«Credo di conoscere già la risposta ma….sono un GD?» mi domanda e io vedo apparire un velo di tristezza nei suoi occhi.
Eric, da come è descritto nella saga, non sembra essere un Divergente, gli mancano gentilezza, onestà e ovviamente altruismo. L’autrice, a mio parere, ha un po’ esagerato con freddezza e crudeltà, facendolo apparire incapace di provare qualsiasi altro sentimento. Non era un personaggio importante e quindi era inutile perdere tempo ad approfondire aspetti della sua personalità non strettamente legati al suo ruolo nella saga.
Il mio Eric, quello che mi sta fissando avvilito e che probabilmente sta pensando di essere imperfetto, ha molto in comune con l’altro Eric ma ho avuto modo di approfondire molto gli aspetti che l’autrice ci ha negato.
Io non so esattamente cosa sia un Geneticamente Danneggiato, o meglio, non credo che si riesca a creare un’alterazione genetica così importante da stravolgere quello che la natura ha creato in milioni di anni. Sono fermamente convinta che il danno non sia così esteso da compromettere in maniera importante lo sviluppo di determinate facoltà emotive o intellettive, come sono convinta che, l’educazione e l’influenza dell’ambiente in cui le persone sono cresciute, giochino un ruolo fondamentale nella formazione del carattere. Non credo che l’essere umano sia unicamente una semplice somma di elementi genetici.
«Eric, io non so che tipo di esperimenti abbiano fatto sui tuoi antenati, forse loro erano GD come li intendono nel libro, ma credo che col tempo il danno si stia risanando. Non sei un Geneticamente Puro, come me, ma non credo tu sia danneggiato come quelli che vengono citati nel video»
«Resto comunque difettoso» dice guardandomi con una punta di disprezzo.
Io sono quella che ha i geni intatti, come natura li ha creati, mentre lui è il risultato dell’uomo che gioca a fare Dio.
«É vero, i miei geni sono purissimi, ma a parte resistere ai sieri, cos’ho di diverso da te?» gli dico alzandomi in piedi e spalancando le braccia.
«Secondo la tua gente dovrei essere perfetta in tutto. Palle. Io non sono intelligente come gli Eruditi e non sono altruista come gli Abneganti, mi preoccupo degli altri fino a un certo punto ma alla fine mi interessa solo di me stessa e dei mie cari, si fottano gli altri!»
Eric cerca di parlare ma io non gliene do il tempo.
«Pacifici? Sempre allegra e gentile? Ho passato anni in psicoanalisi, butto giù psicofarmaci come se fossero caramelle, ma resto comunque un soggetto potenzialmente pericoloso per se stesso e per gli altri. Eccola qui la tua Miss GP!»
Eric mi osserva paziente, ormai ha capito che quando inizio parlare non c’è modo di farmi stare zitta.
«É vero, dentro di me ho tutte le caratteristiche delle fazioni ma non in modo marcato come voi immaginate, almeno non tutte. Sono molto creativa ma non molto generosa, il mio vicino di casa è intelligente ma non molto coraggioso» spiego mentre indico la parete che confina con l’appartamento di Luigi, il mio erudito-candido-abnegante vicino.
«Noi le chiamiamo doti innate e voi fazioni. Non ci separano né ci uniscono, semplicemente ci rendono meno simili ma, se ci unissimo, ci renderebbero più completi»
Torno a sedermi sulle sue gambe, gli sorrido e, accarezzandogli la guancia, aggiungo: «Ma io ho già il mio Erudito»
«Sono anche un Intrepido» sottolinea facendomi fare una specie di casquet.
«Più Candido di me che ti ho mentito, abbastanza Pacifico per la mia pianta di fragole che hai praticamente resuscitato e…un po’ Abnegante perché ti prendi cura di me in continuazione senza mandarmi al diavolo. Non sei un Divergente, ma saresti il migliore degli Esclusi»
Eric mi lancia un’occhiataccia. Mi ero dimenticata di come loro considerano gli Esclusi, persone fallite, inutili e dannose e ignorano totalmente le loro potenzialità.
«Quindi sarei uno scarto? Non sei per niente brava con i complimenti» dice sorridendo.
Eric non è stupido e dopo aver letto quei libri ha capito che li ha sempre sottovalutati.
«Il fatto che siano stati scartati da voi non li rende inferiori a voi» dico mentre mi alzo e inizio a camminare avanti e indietro davanti a lui.
«Pensaci. Ci sono persone di tutte le fazioni, vivono tutti insieme e sicuramente condividono le informazioni che hanno imparato nelle loro fazioni di origine. Hanno dei figli che impareranno cose di tutte le fazioni»
Eric mi osserva camminare per la stanza e per la prima volta sembra molto interessato a quello che sto dicendo.
«Loro sono i più completi di tutti e sono tanti. Voi vi preoccupate dei Divergenti e degli Abneganti, ma il vero pericolo sono gli Esclusi. Oppressi ed emarginati, con esperienza in lavori manuali e conoscenze in vari ambiti, mancano solo le armi e…»
«Sono perfetti per una rivoluzione» dice Eric con voce calma ma che non riesce a nascondere lo stupore di aver capito che sottovalutarli è stato un grosso errore.
«Esatto. Un piccolo esercito che lotterebbe per libertà ed uguaglianza. Siete seduti sopra una polveriera, serve solo una scintilla e scoppierà la rivolta…» non termino la frase, voglio che sia lui a farlo.
«L’attacco agli Abneganti»
Annuisco.
«E’ impossibile da fermare. Non posso dire agli Intrepidi della simulazione e dell’attacco, non mi crederebbero e chi vuole la caduta degli Abneganti mi farebbe fuori. Non posso neanche sostituire tutte le fiale del siero, sono troppe» mi fa notare Eric.
«Già, non abbiamo il tempo per fermarlo ma possiamo boicottarlo in qualche modo mentre avviene» gli suggerisco facendogli l’occhiolino.
«Vuoi dire fare irruzione nella sala di controllo e farci ammazzare mentre cerchiamo di fermare tutto?»
«Io e te da soli faremmo un brutta fine, ma se creassimo un piccolo esercito di fedeli possiamo farcela» suggerisco indicando i libri.
«Quattro, Tris e i suoi amici? Solo Quattro è ben addestrato, gli altri sono iniziati incapaci»
«Tori sarebbe dei nostri come anche Shauna, Zeke, Uriah, Marlene e Lynn. Abbiamo la lista degli Intrepidi già pronta e tu hai le capacità per fermare il programma»
«Potrebbe funzionare ma ci serve più tempo per elaborare una buona strategia in modo da non lasciare niente al caso» dice Eric pensieroso e credo anche poco convinto del nostro piccolo esercito.
Non ha tutti i torti, anche se fanno parte degli Intrepidi dalla nascita, gran parte di loro restano solo degli iniziati.
«Abbiamo tutto il tempo che vogliano. Lo specchio resta attivo per un’ora dopodiché il tempo nella tua dimensione si ferma e riperderà a scorrere solo quando vi faremo ritorno»
«Possiamo restare in questo mondo fino a quando il piano non sarà perfetto e poi tornare e metterlo in atto subito»
«Hey, frena, abbiamo anche il tempo per rilassarci e divertirci un po’»
Sorridendo lo spingo sul letto e salgo sopra di lui.
«Il mio capofazione ha bisogno di rilassarsi un pochino» gli sussurro mentre sciolgo i lacci dei suoi pantaloni.
«Non immagini quanto piccola» mormora cominciando a baciarmi con passione.
Ci lasciamo andare, chiudiamo i problemi fuori dalle nostre menti. Niente imminenti rivolte, niente strategie da pianificare o piccoli eserciti da creare, solo noi due, qui e adesso. Il futuro può attendere.
 
   
 
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