Serie TV > The Librarians
Segui la storia  |       
Autore: DirceMichelaRivetti    29/01/2016    1 recensioni
Storia che vuole esplorare il passato di Jenkins, dalla sua gioventù fino al momento in cui la magia venne tolta dal mondo; i suoi rapporti con la Biblioteca e la sua relazione col padre.
Mi sono ispirata in parte al ciclo bretone, in parte a tutte le frasi (spesso lasciate in sospeso) pronunciate da Jenkins circa il proprio passato.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dulaque, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Galahad era rimasto senza dubbio stupito da quel cambio repentino di Logistilla e dal modo diretto in cui gli aveva detto di seguirla per andare immediatamente chissà dove. Avrebbe voluto chiedere dove lo stesse conducendo, ma non lo fece, certo che una simile domanda avrebbe compromesso la sua finzione. La seguì in un’altra stanza dove si trovavano quattro grossi cilindri di metallo; lì Logistilla armeggiò con uno strano macchinario che il cavaliere non riuscì ad identificare, poi l’aria attorno ai cilindri crepitò e in mezzo ad essi si aprì un varco su un altro luogo.

Galahad riconobbe un modo diverso di effettuare un rituale per aprire un varco nello spazio per annullare le distanze, come una porta che potesse aprirsi su qualsiasi posto: era un tipo di magia che lo affascinava e gli piaceva tantissimo.

Il cavaliere attraversò il varco senza esitare per non far insospettire Logistilla che, afferrato lo strano marchingegno, lo seguì.

Giunto dall’altra parte, Galahad si guardò attorno e riconobbe immediatamente quel luogo: era al Lago.

Era dunque la Dama Del Lago a volersi impossessare della corona di Artù; lui lo aveva sospettato, ma non aveva voluto confidarlo a Morgana.

I cortigiani si meravigliarono di vedere lì il cavaliere, ma presto sopraggiunse Viviana che lo accolse gentilmente e come se lo stesse attendendo, poi lo invitò a seguirla nel palazzo.

Quando finalmente nonna e nipote furono da soli, lei gli domandò: “Non ho voluto sbandierare davanti a tutti che sei arrivato qui senza permessi, senza essere parte del progetto. Non mi piace dare spettacolo, né mostrare debolezze ai miei subalterni; inoltre, voglio sperare che tu sia venuto qui con buone intenzioni. Dimmi tutto.”

Galahad era un poco in imbarazzo, sapeva di dover calibrare ogni parola, poi si ripeté che lui non era certo andato lì con intenzioni ostili, per cui poteva parlare liberamente. Inoltre, probabilmente Viviana conosceva già molti dettagli, per cui sarebbe stato stupido mentire.

“Io e Melissa stavamo cercando di ritrovare i paladini di Carlo Magno e ci siamo separati. Durante il viaggio ho incontrato mio padre che mi ha raccontato del suo gesto verso la Biblioteca, del fatto di aver fondato la Confraternita del Serpente come forze armate per i tuoi progetti e mi ha parlato anche dell’idea che avete di Sovrano Universale … così quando ho scoperto che Logistilla voleva rubare questa …” tirò fuori la corona dalla bisaccia “Ho immaginato che fosse una delle tue allieve e che stesse agendo per conto tuo. La corona d’Artù è l’ideale per un Sovrano Universale.”

“E così hai pensato di fare un favore alla tua nonna? Come mai? È molto che non mi fai visita.”

“Ho sempre molto da fare, comunque puoi chiedere conferma a mio padre: quando mi ha detto del vostro progetto, ne sono rimasto entusiasta. Io e Melissa avevamo in cantiere un’idea simile, vagheggiando un impero sorretto da Carlo Magno, per questo lo stavamo sostenendo.”

“Io ho in mente qualcun altro, in realtà, ma ne parleremo eventualmente tra poco. Dimmi, piuttosto, come hai saputo della corona e di Logistilla? E come l’hai ottenuta?”

Galahad sentì che quello era la parte più difficile perché, per quanto fosse vera, aveva dell’incredibile, per cui decise di cambiare qualche dettaglio. Rispose: “Non ho notizie di Melissa da tempo. Sono andato da Morgana, sperando di trovarla là o di avere almeno delle informazioni. Purtroppo non ho saputo nulla su Melissa, in compenso ho scoperto che La Fata era stata da pochi giorni assalita e che aveva fatto un prigioniero, Ruggiero. Ho aspettato la notte per parlargli e ho scoperto che aveva avuto segretamente l’incarico di prendere la corona, quindi l’ho liberato, abbiamo recuperato la corona e siamo fuggiti. Ho lasciato poi Ruggiero in Spagna, affinché raggiungesse Agramante, mentre io sono venuto qui.”

Viviana rimase in silenzio a riflettere, poi si convinse della sincerità del nipote. Prese la corona, la osservò ed evidentemente si accorse che c’era qualcosa che non andava e disse: “Non riesco a percepirne l’energia … ovvio, Merlino avrà sicuramente messo qualche lucchetto magico per impedire che qualcuno diverso da Artù la indossasse. Dovrò lavorarci su per sbloccare il suo potere.” appoggiò la corona e guardò il nipote, sorridendo: “Allora, ti piace davvero l’idea che abbiamo elaborato io e tuo padre?”

“Certamente. Te l’ho detto, io e Melissa stavamo tentando la medesima cosa. Certo non ci aspettavamo l’arrivo di Agramante e della sua potenza.”

“Arrivati a questo punto, voglio condividere con te alcuni dettagli che non ho ancora rivelato a tuo padre. Ho sostenuto segretamente Agramante. Penso che una guerra come quella che è in corso sia ottima per epurare l’Europa da una nobiltà avida, prepotente, che pensa solo ad inseguire ricchezze, gloria e potere; una classe dirigente effimera che si occupa di se stessa anziché del popolo.”

Galahad rabbrividì al pensiero che la nonna ritenesse necessaria una strage, anche se poteva capirne vagamente le ragione: un’epurazione era molto più semplice e rapida di una rieducazione. Comunque non commentò e rimase in ascolto.

“Penso che, quando questa casta sarà annientata, allora potremo mostrare al mondo il Sovrano Universale e lui potrà iniziare a risanare questa società.”

Lo sguardo di Viviana era acceso dall’esaltazione, come se avesse perfettamente chiaro davanti a sé il mondo che voleva realizzare e già ne potesse godere. Aveva un’espressione estatica, ma questo inquietava un poco il cavaliere.

“Sarà difficile trovare qualcuno d’adatto.”

“Si dovrà cooperare in molti, ognuno dovrà fare la propria parte per rigenerare questo vecchio, marcio mondo. La magia garantirà il nuovo buon governo. Saremo molti responsabili delle sorti del nuovo ordine, ma uno su tutti primeggerà apertamente per tenere lo scettro e il globo. Io penso che questa sovranità debba investire Lancillotto.”

“Mio padre?” si meravigliò Galahad “Lo sa?”

“Non ancora. È appena uscito dalla Biblioteca, non voglio sovraccaricarlo. Lui è sicuramente adatto a rivestire un ruolo pubblico, inoltre i bardi in tutte le corti cantano ancora le gesta di Lancillotto e lo esaltano più di ogni altro cavaliere della Tavola Rotonda. La sua fama sarà ottima per conquistare facilmente la devozione delle masse. Ulteriore garanzia di successo è la profezia di Isaia. Ricordi Isaia 11?”

Galahad annuì e citò: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.  Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Continuo o basta così?”

“Va bene. Sai bene che l’albero di Iesse è la discendenza di Iesse, quindi di re Davide, re Salomone e così via, fino ad arrivare a re Ban, quindi a Lancillotto.”

Galahad ricordò che anche Yahuda aveva annoverato i re ebrei tra i suoi antenati. Continuò ancora a tacere: quel discorso lo turbava e gli suscitava sensazioni contrastanti. Concettualmente lo approvava pienamente, a parte la discutibile idea della strage della nobiltà, tutto il resto era sensato, anche l’idea di affidare la corona a Lancillotto; eppure la freddezza con cui ne parlava Viviana lo inquietava. Il padre gli aveva esposto le medesime cose ma con un tono pieno di passione e si poteva leggere la speranza nei suoi occhi. Viviana, invece, era estremamente calma e flemmatica, non pareva mettere l’anima in quel progetto. In fondo, però, il cavaliere non aveva mai visto la nonna turbata da emozioni, era sempre stata una persona molto controllata. Forse era un bene affrontare quei grandiosi progetti con lucida razionalità e non lasciarsi offuscare dall’entusiasmo.

Viviana lo osservò attentamente e gli chiese: “Vuoi unirti davvero a questa missione?”

“Sì. Ho portato la corona qui perché quando mio padre mi ha parlato di ciò che state progettando, io ho subito capito che è la cosa giusta da fare.”

“Mi fa molto piacere anche se lo trovo un po’ strano: in tutto questo tempo non hai mai mostrato particolari simpatie per il Lago, nonostante noi non ti abbiamo mai fatto nulla di male e, anzi, saremmo sempre pronti ad accoglierti.”

“Fino ad ora non ho mai avuto notizia di vostri progetti. Io non ho mai voluto recidere i rapporti con voi, non ho mai fatto niente che lo possa far supporre. Uso sempre Del Lago come cognome, sento l’appartenenza a questo luogo. Forse sarei passato più spesso a trovarvi, ma lo sai che a Melissa non stai proprio simpatica.”

“Oh, non mi è sfuggito. Hai trascorso questi trecento anni sempre con lei, vero?”

“Sì, a parte qualche brevissimo periodo di quando in quando.”

“Non ti sei mai annoiato? Stancato? Irritato?”

“No. Sarebbe impossibile.” Galahad aveva lo sguardo innamorato nel dire ciò.

“Eh, non ti avevo forse avvertito, dicendoti di stare attento alle donne?!” non era un vero rimprovero “Sono curiosa, come funziona il vostro rapporto?”

“In che senso?”

“Come sono gli equilibri? Chi comanda?”

“Nessuno. Direi che le decisioni le prendiamo assieme, anzi, spesso non c’è neppure bisogno di consultarci o discutere, poiché siamo in ottima sintonia.”

“Ha messo però il veto sul tuo venire al Lago, giusto?”

“No. Non veniamo qui, così come non andiamo da Morgana che io non gradisco. Non capisco il motivo di queste domande.”

“Niente, voglio solo capire quanta influenza lei abbia su di te.”

“Temi ch’io mi tiri indietro da questo progetto, se Melissa non sarà d’accordo?”

“Esattamente. Io sono felice di riaccoglierti, ma voglio essere certa che tu sia sicuro delle tue decisioni e che esse non possano essere revocate.”

Galahad esitò: quello era il punto più problematico. Con grande serietà rispose: “Io ho sempre messo al primo posto ciò che ritengo giusto. Ad ogni modo sono persuaso che sarò in grado di convincere Melissa a sorvolare sul passato ed essermi accanto anche qui al Lago. Non vedo perché non dovrebbe appoggiare il progetto.”

Viviana rimase in silenzio, con lo sguardo fisso altrove, come se stesse riflettendo.

Dopo alcuni momenti, il nipote disse: “Comunque sono preoccupato per lei. È trascorso troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti, non mi ha più risposto …” aveva lo sguardo basso e mesto “Penso che non mi tratterrò a lungo qui, anzi, domani stesso partirò per cercarla … Un momento!” si colmò di speranza “Tu potresti provare a divinarla per scoprire dove sia. Morgana non ci è riuscita, ma forse tu sei più potente.”

“Forse?! Io sono sicuramente più potente di quella Fata. Vai a riposare, ora, più tardi ti dirò che cosa avrò scoperto.”

Galahad ringraziò sinceramente e poi seguì uno dei domestici che lo accompagnò in una stanza dove poté lavarsi e poi dormire. Quando si risvegliò era ora di cena e dunque si recò nella sala da pranzo dove una ricca tavola era stata imbandita, pur ospitando pochi commensali. Il cavaliere sedette e desinò, avrebbe preferito rimanere in silenzio, ma gli altri lo riempivano di domande. Infine si ritrovò nuovamente da solo con la nonna. Il suo sguardo era piuttosto eloquente ed esortava una risposta.

Viviana parve avere un’espressione dispiaciuta e disse: “Poco lontano dall’isola di Alcina, c’è un altro isolotto aspro e sassoso; lì vive una creatura tremenda: ha il busto di donna, ma due code di pesce al posto delle gambe, artigli nelle mani palmate, serpenti al posto dei capelli, vola con ali da pipistrello, mentre il volto è coperto da una maschera di fango, da cui si intravedono solo gli occhi infuocati. La tua amica è passata nei pressi di quel luogo ed è stata catturata dal mostro.”

“Dannazione, i soliti mostri marini che rapiscono o divorano donne,  mi pare di aver sentito che pure Astolfo ne abbia dovuto affrontare uno … piuttosto, è viva?!”

“Sì. Puoi ancora salvarla, se ucciderai la bestia.”

“Allora devo partire immediatamente!”

“Di notte? Col buio? Aspetta che si faccia giorno.”

“No, domattina potrebbe essere già tardi.”

Galahad recuperò le proprie armi, poi sellò Brannon e partì, volando nel cielo. Viaggiò per ciò che restava della notte e arrivò in vista dell’isolotto quando il cielo si era tinto d’aurora. Lo riconobbe subito poiché era l’unico privo di vegetazione.

Atterrò sull’isolotto e si guardò attorno: non c’erano molti luoghi in cui potesse nascondersi un mostro come quello che gli era stato descritto. La sua attenzione fu catturata da una spelonca che pareva sprofondare molto nel terreno. Non ebbe bisogno di esplorarla, poiché appena si avvicinò uscì fuori l’orribile creatura.

Galahad si mise subito in guardia con la spada e lo scudo pronto a difendersi e ad attaccare, poi richiamò Brannon: la bestia era alta cinque metri ed era molto più semplice combatterla stando su un cavallo volante che poteva volteggiare da un lato e dall’altro e pure sputare fuoco.

Per diversi minuti si affrontarono rapidamente: il cavaliere affondava la spada o menava un fendente svelto e poi subito si ritirava e, più che agli artigli, fuggiva dai serpenti della chioma del mostro che da ogni parte tentavano di morderlo.

Nel fitto del combattimento, però, sentì: “Galahad … Aiuto … Galahad!”

Il cavaliere trasalì, si guardò un attimo attorno, senza però distrarsi dal combattimento, ed esclamò: “Melissa! Dove sei?! Non ti preoccupare, sono qui!”

La voce continuò: “Galahad … attento …”

“Non temere, non è facile sconfiggermi e questo mostro, nonostante l’aspetto, non è poi così feroce in battaglia.”

“No, Galahad … poni attenzione …”

“A cosa? Ci sono altri pericoli?”

“Ascolta … ascolta …”

Il cavaliere era confuso, non capiva bene che cosa stesse accadendo, ma poi si rese conto di una cosa: la voce di Melissa gli aveva parlato direttamente nella sua testa. Non veniva da fuori, la donna non gli stava gridando da dentro la caverna o da chissà dove, bensì stava usando la telepatia.

“Dove sei?” le chiese.

“Non … non posso … dirl ...”

“Stai facendo fatica a comunicare: sei lontana o indebolita? Oppure stai lottando anche tu in un qualche modo?”

La telepatia non era mai stata un problema per la Maga, benché avesse un raggio limitato, se non potenziata con qualche rituale, per questo usavano le pietre di comunicazione, quando erano molto distanti. Se ora faticava così tanto, significava o che si trovava a una discreta distanza da lì, forse in fondo alla grotta?, oppure che stava usando la magia in qualche altro modo, forse per difendersi da altri nemici?, oppure che vi era una sorta di barriera magica che la ostacolava.

Sentì ancora la voce di Melissa, dirgli solo: “ … persona … persona …”

Galahad si accigliò: quello era davvero uno strano messaggio.

Persona … perché aveva voluto dirgli quella parola? Che cosa voleva indicare? Su cosa voleva porre la sua attenzione?

Persona … persona … Che cosa gli faceva venire in mente? Era una parola latina, significava suonare attraverso … era stata coniata originariamente per indicare le maschere del teatro greco …

Maschera! Certo!

Il mostro aveva una maschera di fango sul volto. Che cosa significava, però? Forse il potere della bestia stava nella maschera … difficile, non gli risultava nulla del genere, solitamente le maschere che servivano a proteggere o potenziare qualcuno erano composte da cenere, sangue o polvere d’ossa o cose simili, ma semplice fango no. Inoltre, non gli risultava che i mostri marini avessero usanze simili. Forse la maschera era davvero solamente una maschera, qualcosa che nascodeva la verità, una finzione.

Galahad puntò dritto verso il volto della bestia; tenne alto lo scudo per proteggere dai serpenti il lato sinistro, mentre le fiamme del fiato di Brannon avrebbe tenuto alla larga i serpenti dal lato destro. Lui con la spada si avventò contro la maschera, intaccandola e sgretolandola, usando la lama non per ferire ma solo per rimuovere il fango.

Per ogni porzione di fango rimosso, qualcosa nell’aspetto mostruoso scompariva: i serpenti diventavano capelli, le code di pesce si facevano gambe, le ali scomparvero, le mani persero ciò che non avevano di umano; la creatura diminuiva la sua stazza.

Quando la maschera di fango fu completamente rimossa, l’orribile creatura non c’era più, ma al suo posto c’era Melissa. Galahad era alquanto sorpreso, non capiva cosa fosse successo, ma era soprattutto preoccupato per la donna, quindi si concentrò sull’assicurarsi che stesse bene.

Melissa dapprima era piuttosto confusa e indebolita, ma presto tornò abbastanza lucida per poter spiegare: “Ero da sola sull’isola d’Alcina, avevo già inviato Astolfo con l’ippogrifo a recuperare il senno di Orlando. A un certo punto ho sentito un enorme un potere ostile, tutto attorno a me, enorme e incontrastabile … mi ha attanagliata e neutralizzata e, quando ho ripreso conoscenza, ero imprigionata in quella maschera. È una magia di trasmutazione molto potente poiché non si limita a mutare l’aspetto, ma anche intrappola la coscienza e impedisce di avere il controllo su quello che si fa … un po’ come accade coi licantropi. Per fortuna, anch’io sono piuttosto potente e ho potuto parzialmente influenzare l’agire del mostro in cui ero bloccata e a comunicare con te.”

“È tremendo! Chi può aver fatto una cosa così orribile? Chi ha le capacità di farlo? Alcina?”

“È plausibile, voleva vendicarsi per il fatto che ho liberato i cavalieri e si è dimostrata abile nelle trasmutazioni, però … l’incantesimo della maschera è molto più potente di trasformare qualcuno in una pianta o in una roccia. Non ti arrabbiare se ti dico questo, ma io credo che un simile potere appartenga al Lago. Non ho avuto la possibilità di tracciare la fonte di energia ma …”

“No. Forse hai ragione.” disse Galahad, cupamente “Alcina e Logistilla cospiravano assieme ai danni di tua zia. Hanno aizzato i cavalieri contro di lei per rubarle la corona di Artù e poi consegnarla a Viviana, poiché agivano per suo conto.”

“Come?!” esclamò Melissa, sorpresa: non si aspettava una situazione così complessa.

“Ha avuto la nostra stessa idea, circa la necessità di un sovrano unico e giusto, ma come al solito il suo progetto è più ambizioso. Non capisco … che sia stata Alcina o qualcun altro del Lago, non ha senso quello che ti hanno fatto. Insomma, loro volevano che qualcuno liberasse i cavalieri per compiere il loro piano, quindi non avevano motivo di vendetta.”

“Lo sai che tua nonna ce l’ha con me perché non ho voluto riconoscerla come superiore ed entrare nelle sue fila e sono la sua principale rivale, in quanto erede di Merlino.”

“Che ci sia astio lo so bene, nemmeno Viviana finge che non ci sia, però … perché farti questo? Perché adesso e non prima? Non ne avrebbe avuto l’occasione? E poi è stata lei a dirmi che eri qua, credeva che fossi prigioniera del mostro e, in un certo senso, è così. Non c’è da stupirsi se la divinazione non è stata chiara, visto che Morgana non ha visto nulla.”

Un tremendo pensiero aveva attraversato la mente di Galahad: che Viviana avesse approfittato della situazione per originare un piano così contorto non solo per liberarsi della rivale, ma addirittura per far sì che fosse lui ad ucciderla? Sua nonna lo aveva ingannato per spingerlo ad ammazzare la donna che amava?

No! Non voleva e non poteva credere una cosa del genere.

Melissa probabilmente intuì il tremendo sospetto di Galahad e come ciò lo facesse soffrire, per cui decise di non insistere su quella questione, ma di cambiare argomento: “Hai parlato della corona di Artù, dov’è?”

L’uomo si sentì un poco imbarazzato e disse: “ … l’ho portata a Viviana.”

“Come?”

“Morgana me l’ha data per aiutarmi ad indagare su cosa stesse accadendo.”

Melissa lo guardò divertita e gli chiese: “Credi davvero che mia zia ti abbia dato la corona di Artù spontaneamente, senza bisogno di minacce, ricatti o altro?”

Galahad pensò qualche istante e disse: “Già, probabilmente mi ha ingannato. Viviana sarà furiosa quando se ne renderà conto e forse crederà ch’io l’abbia imbrogliata consapevolmente. Meglio non tornare al Lago, per il momento.”

“Dove si va, allora?”

“Andiamo a Roma, ci sono un paio di questioni su cui ti debbo aggiornare.”

Viaggiarono entrambi a dorso di Brannon e Galahad raccontò di suo padre, della Biblioteca e di ciò che gli aveva detto Viviana, senza però specificare a chi la Dama Del Lago pensasse come possibile Sovrano Universale.

Giunsero da Leone III dopo pochi giorni e presto si ritrovarono a fare una riunione con lui, Yahuda ed Elaine. Il Pontefice li informò che ormai i due eserciti di Carlo Magno e Agramante si erano ricompattati ed erano pronti per l’ultima grande e decisiva battaglia che avrebbe posto finalmente fine al conflitto e avrebbe stabilito le sorti d’Europa.

Concluse poi dicendo: “Credo che se vogliamo andare fino in fondo a ciò che abbiamo organizzato e sperato in questi anni, dovremmo raggiungere l’accampamento di Carlo e sostenerlo in quest’ultimo scontro: non possiamo lasciare la situazione al caso. Se rimanessimo in disparte a guardare, il rischio di sconfitta non sarà indifferente, ma se interverremo in maniera più o meno diretta, saremo sicuramente in grado di assicurare la  vittoria al re dei Franchi e io sarò pronto ad incoronarlo imperatore proprio la notte di Natale. Ho finito di scrivere un testo con inni e formule magiche che potranno supportare a lungo l’imperatore nel governo, l’ho chiamato Enchiridion. Io ho intenzione di consegnarglielo prima della battaglia. Se non altro lo aiuterà ad avere maggiore fiducia in sé e ad incitare l’esercito. Lady Melissa, Sir Galahad, voi sarete con me?”

“Certamente. Abbiamo iniziato questo progetto insieme ed andremo fino in fondo.”

“Voglio aiutarvi anch’io.” annunciò Yahuda, stupendo tutti quanti “Non so se quest’uomo in cui confidate così tanto sia davvero degno delle vostre speranze, nella mia lunga vita mi sono accorto che raramente un mortale può fare la differenza, per quante ricchezze e potere acquisti in vita. Credo che Elaine sia d’accordo con me su questo. Ad ogni modo, voglio provare a scommettere su ci lui come avete fatto voi ed assecondarvi. Tra gli oggetti che siamo riusciti a portare via con noi dalla Biblioteca, c’è la Lancia di Longino. Voglio che la consegnate a questo Carlo: gli garantirà la vittoria e l’autorità e il carisma per governare … il saggiamente sarà, invece, esclusivamente compito suo.”

“Davvero?!” si meravigliò Galahad “Davvero vuoi sostenerci?”

“Sì, perché ti stupisci?”

“Non ti piace, solitamente, né intervenire in maniera costruttiva nelle faccende per così dire secolari, né affidare compiti a uomini relativamente comuni.”

“Lo so, ma per come sono andate le cose finora, data la situazione in cui si trova la Biblioteca … penso che tentare anche questo male non possa fare. Se l’esperimento andrà bene, saprò che anche questa strada può essere percorsa in futuro, mentre se andrà male, forse anche voi capirete le mie posizioni.”

Raggiunto questo accordo, Yahuda consegnò  la Lancia del Destino a Galahad, poiché aveva deciso di non partire per il momento. Si misero in viaggio il Papa, il cavaliere e la Maga; grazie alla magia accorciarono di molti giorni il viaggio, ma decisero di non usare un varco nello spazio, per evitare di attirare attenzioni indesiderate.

Quando giunsero all’accampamento dei Franchi, Carlo li accolse molto amichevolmente; era al colmo della gioia e spiegò il perché: i suoi paladini erano finalmente tutti tornati e ora era certo di non avere alcun motivo di temere i Mori. Rinaldo era stato il primo a rientrare, mentre quel giorno stesso erano giunti Astolfo ed Orlando.

Leone III ebbe il compito di consegnare Lancia ed Enchiridion a Carlo, poiché aveva maggiore confidenza con lui; Galahad e Melissa, invece, si trovarono coi tre paladini per farsi raccontare come fossero andate le cose ed accertarsi che fosse tutto tornato nella norma.

Astolfo era entusiasta nel riferire ciò che aveva dovuto compiere prima e dopo aver trovato il senno del cugino: aveva combattuto e imprigionato le arpie, era stato in una delle parti più esterne di un mondo infero, aveva restituito la vista a re Senapo, distrutto il secondo castello di Atlante, imprigionato il vento Noto in un otre, tramutato dei sassi in cavalieri più una serie di vittorie in comuni battaglie, oltre ovviamente a raggiungere la Luna. Ora non vedeva l’ora di slanciarsi in quell’ultimo scontro contro Agramante.

Carlo Magno ordinò ai soldati di ritirarsi a dormire appena dopo la cena, per essere freschi per la battaglia. Gli unici a non dormire erano i soldati posti di guardia.

Galahad aveva deciso di vegliare sulla tenda di Carlo Magno. La situazione rimase tranquilla per gran parte della notte finché, poco prima delle tre del mattino, il cavaliere avvertì rumore di passi in avvicinamento. Si mise in allerta, ma senza preoccuparsi eccessivamente, e si guardò attorno in cerca di chi aveva provocato quel rumore. Girò attorno alla tenda e si trovò una spada puntata al collo, rapidamente si scostò per evitare di rimanere sotto minaccia e poi estrasse la propria arma e domandò: “Chi siete?”

Galahad?!” si sorprese l’intruso “Sei tu? Sono tuo padre.” detto ciò, Lancillotto si levò l’elmo per rivelarsi.

Nonostante l’oscurità della notte, il figlio lo riconobbe e gli chiese: “Che cosa sei venuto a fare qui? Perché ti aggiri per il campo come un nemico?”

“Devo uccidere il re dei Franchi.”

“Cosa?! Perché?”

“Noi del Lago abbiamo un progetto …”

“Lo so.” lo interruppe l’altro “Ho incontrato Viviana e mi ha detto tutto. Mmm, conoscendola, probabilmente non mi ha detto tutto, ma molto. Perché vuoi uccidere Carlo Magno?”

“Poi devo eliminare anche Agramante. Senza i loro comandanti, gli eserciti andranno allo sbaraglio e si massacreranno senza risparmiarsi e così saremo certi di avere epurato la società dalla casta corrotta.”

“Sì, ha senso in base a quello che ha detto anche lei. Non sono tutti in preda al vizio e all’ambizione, questi uomini, ci sono anche eroi.”

“Non possiamo processarli tutti quanti. Pulizia generale, poi nell’aldilà andranno dove meritano. Suvvia, sono destinati a morire presto: quanto potranno vivere ancora? Dieci? Venti anni? Trenta, forse, forse, i più giovani e fortunati, comunque un’inezia.”

“Sono un soffio di vento per noi che siamo immortali, ma per loro è tantissimo.”

“Quando si vogliono cambiare le cose, dei sacrifici sono necessari. Che il costo sia in vite umane e non, poco mi importa. La lotta è insita nella natura. Questo pianeta è forse cattivo, quando provoca terremoti, tempeste od eruzioni vulcaniche, facendo morire centinaia di persone e altre creature? No. Semplicemente ha fatto ciò che era necessario per mantenere il proprio equilibrio e benessere. Allo stesso modo, la morte di questa nobiltà malata e grama è un naturale ed indispensabile effetto collaterale per la nascita di una nuova società. Comprendi, vero?”

“Sì. Si tratta di guardare il quadro generale e non solo un dettaglio, però … sembra lo stesso sbagliato. Piuttosto, Viviana ti ha detto chi vuole come Sovrano Universale?”

“No. Dobbiamo ancora scegliere, selezioneremo con attenzione e …”

“Vuole te.”

“Come lo sai?”

“Me l’ha detto e mi aveva avvertito di averti tenuto all’oscuro di ciò per il momento.”

“Infatti non ne avevo idea.” Lancillotto pareva parecchio frastornato da quella notizia.

“Padre, io credo che tu possa farcela, credo che tu possa rendere migliore questo mondo e governarlo secondo giustizia.”

“Io non so … Io, finora, sono sempre stato al servizio di qualcuno, non ho mai regnato … va beh, a parte pochi anni a Benoic … ho magari condotto drappelli di cavalieri, ma è tutt’altra cosa rispetto al governare. Io non sono Artù, non sono come lui … non posso!”

“Hai vissuto per oltre tre secoli, hai esperienza e consapevolezze in abbondanza.”

“Tu non speravi nel re dei Franchi?”

“Sì, ma paragonato a te è del tutto inesperto.”

“Figlio mio, aveva fatto bene Viviana a non dirmi nulla, perché io non me la sento di caricarmi di un simile onere. Aiutare, supportare, sì, ma io in prima persona assolutamente no!”

“Perché?”

Lancillotto non rispose a quella domanda, ma disse: “Lasciamo che il re dei Franchi tenti, vediamo come se la cava come imperatore, nel peggiore dei casi, avremo tempo e modo di rimediare in futuro, non credi?”

Galahad annuì. Padre e figlio si abbracciarono e salutarono, entrambi senza sapere che cosa sperare per l’imminente battaglia.

Il giorno dopo, lo scontro si concluse con la schiacciante vittoria di Carlo Magno e la definitiva sconfitta dei Mori che abbandonarono l’Europa nel giro di pochi giorni.

Il Papa era molto soddisfatto e non vedeva l’ora che il nuovo Sacro Romano Impero fosse finalmente sorto e ufficializzato, certo che avrebbe portato pace duratura e rinascita sociale ed economica.

Yahuda aveva raggiunto Galahad e Melissa, rallegrandosi per il successo nella battaglia e sottolineando il fatto che, però, Carlo Magno aveva ancora molto da fare e da dimostrare per poter dire che sperare in lui fosse stata un’ottima soluzione.

Dopo questo discorso, era passato a parlare di ciò che realmente lo interessava: “C’è da ricostruire la Biblioteca adesso. Non tanto i locali in sé, ma piuttosto ricostituire tutte le collezioni, sia di manoscritti, sia di artefatti. Oltre poi al solito compito di proteggere dalle minacce sovrannaturali. Insomma, c’è molto, molto lavoro da fare.”

Galahad guardò Melissa, come per essere certo di poter rispondere a nome di entrambi, poi disse: “Ti daremo una mano all’inizio, per riorganizzare tutto e velocizzare i tempi, ma poi torneremo alle nostre solite abitudini.”

“Sei sicuro? Non avresti voglia di essere il Bibliotecario? Sei nato per la Biblioteca, perché cerchi la felicità altrove?”

“Tu dici ch’io appartengo a quel luogo, ma io non lo sento affatto mio, non avertene a male.”

“Non hai mai fatto nulla, però, per provare a stare in Biblioteca. Sei sempre e solo passato di sfuggita, senza mai fermarti, è naturale che non ne senti l’appartenenza. Perché la eviti? Che cosa ti fa paura?”

Galahad rimase perplesso: effettivamente non aveva mai pensato al fatto di avere paura della Biblioteca o di volerla evitare, eppure le parole di Yahuda gli sembravano perfette per descrivere le sue sensazioni.

L’altro uomo continuò: “Potresti provare per qualche anno, almeno. Insomma, dopo il tradimento di tuo padre, di chi posso fidarmi? Su chi può contare la Biblioteca.”

“Prendi un Bibliotecario temporaneo, non renderlo immortale, tienilo finché vive e poi cercane sempre uno nuovo.”

“Ah, certo sarà più difficile che tradisca. Sarà difficile trovare sempre qualcuno con le capacità, le conoscenze e l’animo adatto per portare avanti la nostra missione. È l’animo, soprattutto, che dovrà essere preservato dalla corruzione: impedire che l’esperienze affliggano troppo la mente e il cuore del Bibliotecario e far sì che rimanga sempre uomo umile, dedito a servire la causa e non interessi personali. Sarà complesso. Non solo trovare un uomo con tutte queste caratteristiche, ma soprattutto che le mantenga nonostante tutto.”

Intervenne allora Elaine: “Nemmeno tu hai affrontato tutto quanto da solo, ricordi? Prima della ferita, prima dell’alleanza di Merlino, quando a conoscere la Biblioteca eravamo di fatto solo in due. Nemmeno tu hai fatto il Bibliotecario da solo: io ti ho aiutato a sopportare tutto quanto.”

Un’idea balenò nella testa di Yahuda che disse: “Hai perfettamente ragione. È per questo che cercheremo una Guardiana per il Bibliotecario, qualcuno che lo aiuti e sostenga dal punto di vista morale e magari che lo difenda, se necessario … non so se troveremo sempre cavalieri edotti a sufficienza.”

Galahad domandò: “Affiderai questi compiti esclusivamente ad umani?”

“Certamente. Perché?”

“Vuoi escludere anche da questa nuova Biblioteca le creature sovrannaturali? Voglio dire, vi occupate di magia, ma tagliate sempre fuori chi è maggiormente a contatto con essa. Ho avuto modo di vedere e leggere lo Statuto della Biblioteca, ci sono molti elementi di cui poi non hai tenuto conto.”

Yahuda sospirò: “Lo so. Quando fondai la Biblioteca mi assunsi l’incarico di proteggere tutto il mondo, comprese anche le creature sovrannaturali, ma alla fin fine sono gli uomini gli esseri più fragili e che più facilmente si mettono nei guai e devono essere protetti, così come si sono altre creature che per loro natura tendono a danneggiare gli altri e devono essere fermate. Sai bene quanto sia vasto e vario il mondo e per me è stato impossibile tenere dietro a tutto quanto da solo.” lasciò passare qualche istante, riflettendo “Ho un’idea. Ti andrebbe di occuparti dei rapporti tra la Biblioteca e i non umani? Li conosci ormai molto bene, grazie alla tua permanenza a Brocelandia, potresti occuparti di tutti quei punti sullo Statuto della Biblioteca che io ho dovuto tralasciare.”

Galahad si entusiasmò e stava per accettare immediatamente, poi si voltò verso Melissa e le chiese: “Secondo te, sarebbe fattibile? Potrei occuparmene, senza rischiare di rimanere separati troppo a lungo? Non vorrei mai che ci allontanassimo.”

“Non ti preoccupare. Sono sicura che il modo e il tempo per vederci o parlarci, di certo non mancherà. Inoltre, finché Brocelandia rimane un posto tranquillo, nulla mi vieta di viaggiare, seguirti e aiutarti; anzi, ravvivare i rapporti con gli altri popoli non è mai un male.”

Il cavaliere sorrise e si rivolse di nuovo a Yahuda: “Molto bene, noi ci occuperemo di questo.”

“Bene. Ora non ci resta che trovare qualcuno di adatto per fare il Bibliotecario e poi un Guardiano.”

Melissa suggerì: “Provate con Astolfo, non è nuovo ad uscire vittorioso con scontri col sovrannaturale e si è mostrato il più affidabile dei Paladini.”

Elaine replicò: “Ci saranno sei mesi di prova, poi diventerà a tutti gli effetti il nuovo Bibliotecario.”

 

 

 

 

 

Nota dell’Autrice:

 

Eccoci alla fine della seconda parte. Spero vi sia piaciuta anche se più breve. Ho evoluto un poco le dinamiche e i rapporti tra i personaggi e le varie fazioni, ma ancora sono distanti da ciò che abbiamo conosciuto nella serie.

Ci sarà un’altra ellissi di qualche secolo e arriveremo alla terza parte.

 

Grazie a tutti per continuare a leggere e seguirmi. ^___^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Librarians / Vai alla pagina dell'autore: DirceMichelaRivetti