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Autore: Egg_boy_    29/01/2016    1 recensioni
Andy Biersack, trasferitosi da poco a Santa Monica cerca di integrarsi nella città Californiana dopo essere stato in ospedale per più di un mese. Incontrerà nuove persone, ma una lo incuriosirà più delle altre.
Ashley Purdy, il tipico playboy, il sogno di ogni ragazza della scuola. Tuttavia ognuno ha i propri segreti e Ashley ne custodisce uno gelosamente.
I nostri due protagonisti diventeranno amici o qualcosa di più?
**
Dal primo capitolo:
"Correvo, correvo da troppo tempo, i polmoni sembravano stessero per esplodere così come il cuore il cui battito era al massimo. Non dovevo farmi prendere, la vista si oscurava e poi tornava nitida, sentivo la testa pulsare dolorosamente.
Il mio cervello continuava ad urlare di fermarmi, di farmi prendere, i pugni sarebbero comunque arrivati, ma quella volta era diversa"
(Andley)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La sveglia suonò con un motivetto fastidioso che rimbombò nella stanza e nella mia testa, rotolai su un fianco e sbattei una mano sulla sveglia alla cieca, mancandola un paio di volte finché non riuscii finalmente a zittire quel trillo. Il sole s’infiltrava nella stanza da una fessura tra le tende, illuminando il centro del mio letto con un raggio di luce gialla e abbagliante che mi colpiva dritto in faccia. Feci una smorfia e mi coprii gli occhi con i palmi delle mani. Sospirai appena sentii dei passi leggeri che si avvicinavano, degli altrettanto silenziosi colpi alla porta mi confermarono che Rachel era lì fuori, mi tirai la coperta sopra la testa e feci finta di dormire.

-Ash, tesoro, devi svegliarti..- io non risposi, ma la voce di mia madre venne coperta dalla porta che si apriva di colpo.

-Alzati da quel cazzo di letto!- Bill l’aveva quasi urlato e mentre lo diceva mi aveva afferrato malamente la spalla già livida dai suoi pugni. Soffocai un gemito di dolore nel cuscino e mi tirai a sedere.

-Mi alzo se te ne vai.- dissi velenoso.

-Non osare moccioso.- sibilò l’uomo. Uscì lanciandomi un’occhiata raggelante e mi lasciò solo.

Andai in bagno e mi sistemai per la scuola, misi una pomata sulla spalla e sull’addome, un leggero strato di matita nera sulle palpebre e un filo di correttore a coprire il livido sotto l’occhio. Mi vestii con un paio di denim blu e una felpa, infilai le converse e scesi velocemente dalle scale.

Una volta dentro la cucina mi versai un generoso bicchiere di spremuta e lo bevvi. Stavo per girarmi e posare il bicchiere nel lavello, ma una mano si posò sulla mia testa e mi afferrò i capelli, girandomi di scatto e facendomi cadere il bicchiere.

-Dove pensi di andare conciato così, ancora il trucco fottuto finocchio?- Non risposi, ma appena lasciò la presa io corsi verso la porta a prendere lo zaino e uscii velocemente, lasciandomi alle spalle gli occhi scuri di Bill.

Ero in anticipo per il bus quindi mi sedetti sulla panchina, sotto la pensilina, con gli auricolari nelle orecchie che suonavano “Demolition lovers” dei My Chemical Romance. Mi coprii il viso con le mani, una di esse scivolò tra i miei capelli massaggiando la cute dove Bill mi aveva afferrato. Stetti in quella posizione, con gli occhi chiusi, finché una mano mi sfiorò la spalla. Aprii gli occhi e mi trovai davanti le iridi cristalline di Andy.

-Ehy, non passano i pullman oggi.- Mi stava chiedendo di andare con lui? –Vieni con me?- chiese ancora ed io annuii con malavoglia poi mi alzai e mi misi a camminare, non staccai la musica anzi, alzai il volume e ignorai la presenza del moro di fianco a me.

 Arrivammo a scuola in ritardo di venti minuti ed io senza parlare ad Andy entrai in classe sedendomi di fianco a Ronnie.

-Dove cazzo eri?- chiese il ragazzo tatuato girandosi verso di me.

-Non c’erano i bus.- risposi prima di posare il cellulare sul banco insieme alle cuffiette. Sentii due braccia cingermi le spalle, sussultai e mi girai. Le labbra di Jade si posarono sulle mie lasciandomi un bacio umido dal sapore di burro cacao, mi passai una mano sulle labbra per togliere il lip-gloss che mi aveva reso sicuramente la bocca coperta di brillantini.

-Svegliato male Ash?- la baciai di nuovo e le sorrisi.

-Sono solo stanco, piccola.- le feci un altro sorriso, falso ovviamente.

La lezione passò più lenta del solito ed io per tutta l’ora scribacchiai parole che dovevano essere lyrics di una canzone inventata al momento. Ronnie aveva detto qualcosa a proposito di una festa a casa sua ed io avevo detto che sarei andato. Tutto pur di non stare in casa.

La campanella del pranzo era suonata, ma io non me ne ero accorto. In ogni caso non avevo fame. Una volta entrato in mena mi sedetti al solito tavolo dove Jinxx mi raggiunse qualche minuto dopo

-Ash. -  Feci un cenno con il capo e appoggiai la testa alla mano. –Non può continuare così... - disse il mio amico tamburellando le dita sulla mia spalla. Io annuii e mi misi a mangiare l’insalata che mi ero preso.

Quando arrivarono le tre e mezzo la campanella che segnava la fine delle lezioni suonò, lasciandoci andare via. Sentii dei passi dietro di me poi una mano mi afferrò la spalla.

-Fai la strada con me?- diedi una scrollata di spalle e lo seguii, non prima di aver rimesso le cuffiette. A metà strada Andy mi tolse una cuffia.

-Cosa ascolti?- mi chiese senza mettersi la suddetta cuffietta.

- I My chemical romance.- sorrise e si mise ad ascoltare con me la musica e così camminammo allo stesso passo fino a casa sua.

Mi salutò, ma prima che io potessi aprire la porta di casa mi corse vicino.

-Senti..devo parlarti.-

-Aspettami qui.- misi lo zaino nell’ingresso, appeso all’appendiabiti e tornai sulla veranda, dove chiesi ad Andy che cosa voleva.

-Dopo la festa..quando abbiamo parlato io..-

-Io e te non abbiamo parlato dopo la festa.- dissi, veramente non ricordavo nulla. Mi ricordavo solo l’inizio della serata. Tutto era sfocato, non ricordavo nulla.

-Eri ubriaco, ma abbiamo parlato anzi tu hai iniziato e hai detto qualcosa a proposito di questo..- le sue dita affusolate mi sfiorarono l’occhio ed io mi ritrassi immediatamente.

-Che ne vuoi sapere tu?- dissi velenoso passandomi nervosamente la mano nei capelli.

-So abbastanza Ashley.- disse Andy, fece un sorriso tirato poi ripercorse i suoi passi fino a entrare in casa. Sospirai e per l’ennesima volta mi nascosi in camera mia con l’intenzione di non uscirne mai più.

 

Pioveva da più di due giorni e ne erano passati tre da quando avevo parlato ad Ashley. Volevo spiegazioni, ma sapevo che non le avrei avute, non si vanno a raccontare queste cose a chiunque, soprattutto al tuo vicino di casa con cui parli a stento. Non sapevo nemmeno perché gliel’avevo chiesto

Eppure Ashley sembrava ignorare cosa succedesse tra le mura di casa sua, era perennemente sorridente e accomodante a scuola. Mi era passato per la mente che potesse essere una farsa per non lasciare scoprire a tutti la verità, ma non ne avevo le prove. Non sapevo nulla della vita di Ashley, non ero nemmeno certo che i suoi genitori fossero la causa di quel livido.

Me ne stavo sul tetto con un ombrello inutilmente aperto in una mano e una sigaretta nell’altra.

Nelle cuffiette suonava “Falling away with you” dei Muse, la sigaretta stava per finire, feci altri tre tiri e ne buttai la cicca nella grondaia che traboccava d’acqua.  Due settimane e sarei stato a casa per le vacanze di natale, ero davvero felice.

Scesi nella mia stanza bagnato come un pulcino ed attaccai subito il telefono allo stereo, la musica colmò la stanza. Mi sedetti alla scrivania, presi l’album da disegno e iniziai a scarabocchiare. Il trillo del campanello di casa mi distolse dal mio disegno. Scesi ad aprire per trovarmi davanti Cc, trafelato e completamente zuppo d’acqua.

-Ehi, che ci fai qui?- Sorrisi leggermente e lui ricambiò apertamente il gesto, stendendo le sue labbra in un sorrisino.

-Si è messo a diluviare, passavo di qui e mi sono infilato qui sotto.-  Si grattò la nuca in segno di nervosismo e io lo invitai ad entrare in casa, gli diedi un asciugamano e una maglia asciutta.

-Strano, di solito qui piove poco..e quando lo fa dura un bel po’.- ridacchiò e si mise comodo sul divano.

-Spero che non piova troppo allora..- Guardai il soffitto per qualche secondo per poi riportare lo sguardo su Cc.

-Ti va una partita alla Play Station?- proposi e ci trovammo a incitare i nostri avatar di sconfiggere il nemico.

Dopo un’ora circa smettemmo di giocare e invitai il mio amico a salire in camera mia, dove avevo dimenticato di spegnere la musica.

-Bella canzone.- sorrisi e gli passai il Cd. Io e Christian avevamo gusti molto simili ecco perché ogni volta che si parlava di musica litigavamo con Molly e Jake che sembravano andare d’amore e d’accordo con ogni argomento che si tirava fuori.

Prestai un ombrello al mio amico e mi salutò sparendo nella strada. Sentii i soliti rumori dalla casa a fianco e poco dopo la scena già vista mille volte arrivò, Ashely che usciva e si infilava nello spazio tra le nostre case senza dare segno di avermi notato. Presi un ombrello e lo raggiunsi.

-Non dovresti stare sotto la pioggia.- sorrisi e mi sedetti di fianco a lui coprendolo dalla pioggia fitta.

-Vattene.- disse, ma non alzò il viso che teneva affondato tra le braccia. Rimanemmo seduti così, io con l’ombrello in mano e lui senza mostrarmi il viso.

-Perché tu devi sempre essere qui?- gli sorrisi quando lui alzò finalmente la testa incatenandomi nei suoi occhi di caramello, sentii una strana sensazione, come un calore che si irradiava dal centro del petto e finiva allo stomaco. Ignorai quella sensazione distogliendo lo sguardo da Ashley.

-Voglio capire cosa ti fa scappare sempre.- sembrò che gli mancasse il respiro, non rispose per diversi minuti, poi la sua voce tornò.

-Non ci conosciamo e non voglio spiegarti nulla, ma in questo momento non vorrei rientrare in casa..- In quel momento pensai che fossi l’unico ad aver visto quel lato del ragazzo.

-Vuoi venire da me?- non mi accorsi di averlo detto e mi pentii di averlo fatto, non eravamo in confidenza e lui non voleva aver a che fare con me. Io però sentivo di conoscere quel ragazzo da sempre, non mi spiegavo quella sensazione, ma volevo aiutare quel ragazzo a sorpassare quelle difficoltà anche se pensai che la situazione fosse più difficile di quanto immaginavo.

-Va bene, ma devo rientrare per la notte.- non credetti a quello che avevo sentito, gli feci strada in casa, spiegandogli che i miei genitori erano in viaggio per il lavoro. Come con Cc gli diedi un asciugamano poi andammo in camera.

-Ascolti i “My chemical romance”?- annuii e lui esaminò i cd sulle mensole. –Bella camera.- disse ancora e io lo invitai a sedersi di fianco a me.

C’era un silenzio imbarazzante nella stanza, Ashley decise di romperlo.

-Suoni qualche strumento?-

-Chitarra, tu invece?- si spettinò i capelli accarezzandosi quelli leggermente rasati sul lato coprendo poi la rasatura con li stessi capelli castani.

-Chitarra e basso.- mi sorrise ed ecco che quella sensazione tornò a torturarmi lo sterno.

-Visto che siamo in vena di chiacchere..cosa ti sei fatto al petto?- mi chiese indicandomi la parte da sopra la maglietta.

Scossi la testa e mi accarezzai il collo. –Beh..è una storia lunga.-

-Abbiamo tutto il pomeriggio..- mi rispose lui, ma io negai ancora chiudendomi nel mio bozzolo di silenzio. Non volevo parlare ad Ashley di Miles, mi accorsi dell’ errore che avevo commesso ad invitare il ragazzo a casa. Ci conoscevamo poco e non avevo raccontato nemmeno ai miei amici cos’era successo.

 

Mi alzai e mi sistemai la maglietta umidiccia.

-Forse è meglio che io vada.- dissi più a me stesso che a Andy. Lui prese un pacchetto di sigarette e uscì dalla porta.

-Ashley..io non posso dirtelo.- disse appena fummo sulla veranda. Accese la stecca e aspirò. Non mi piaceva l’odore del fumo e mi allontanai leggermente da lui.

-Non fa bene tenersi tutto dentro.- gli dissi.

-Senti chi parla.- rispose lanciandomi un’occhiataccia. Lo salutai e tornai a casa.

Velocemente salii nella mia stanza e mi chiusi dentro. Volevo provare a diventare amico di Andy, sembrava più simile a me del previsto. Presi la chitarra e iniziai a suonare qualcosa mentre pensavo. Nella testa apparivano continuamente gli occhi blu del mio vicino, erano la prima cosa che notavi ed erano difficili da scordare. Sembravano il mare blu che rifletteva i raggi del sole d’estate, ma quando gli avevo chiesto delle bende il suo sguardo si era rabbuiato, non  doveva essere una bella storia. Stavamo entrambi mentendo e forse potevamo solo aiutarci a vicenda, ma non mi sentivo pronto a raccontargli di Bill come lui non voleva dirmi il suo segreto.

Come da copione un vociare al piano inferiore mi fece capire che dovevo scendere. Mangiammo in silenzio, senza che il mio patrigno facesse battute o domande e mi stupii della cosa. Mia madre al contrario iniziò a chiedere dove fossi stato questo pomeriggio.

-Da Andy.- risposi, loro non conoscevano i nostri vicini e sperai che non le venisse in mente di andarne a fare la conoscenza.

-Da chi?- Bill per la prima volta in mezz’ora aprì bocca e io deglutii rumorosamente.

-Andy, il nostro vicino.- sul viso dell’uomo apparve un ghigno.

-Il tuo fidanzato Ashley?- scossi la testa e mi alzai. –Dove vai? Dal tuo fidanzato Andy?- sospirai e mi allontanai e sarei riuscito a salire nella mia stanza se una mano grande e ruvida non mi avesse afferrato il polso.

-Ascoltami bene, fatti vedere con quello e non esci vivo da questa casa. Hai capito finocchio?- Il sangue mi si gelò nelle vene e brividi freddi scesero per la spina dorsale, annuii velocemente e appena lasciò la presa mi chiusi in camera. Salii sul tetto, sperando quasi di vedere Andy.

Le minacce di Bill non funzionavano, mi faceva del male in ogni caso, anche senza avere un motivo.

Mi stesi sulle tegole lasciando che l’acqua mi bagnasse i vestiti. Anche se avevo fretto stavo immobile, le gocce picchiettavano sul mio viso e scendevano sulle guance come lacrime, quasi mi convinsi di stare piangendo.

Non ne ero più capace. Stetti sul tetto senza accorgermi del tempo che passava, la pioggia non accennava a smettere anzi si infittì. Quando fui steso sul mio letto desiderai vedere ancora gli occhi di quel ragazzo e prima di addormentarmi li vidi davvero.

Era sabato ed erano le dieci, stavo già litigando con Bill che si era seduto sul divano con una birra in mano. Il numero delle bottiglie vuote sul pavimento aumentò e trovai che fosse più sicuro andarsene, ma la stessa mano della sera prima mi afferrò il braccio.

-Sai Ashley, hai un nome da donna..- mi disse, ero spaventato sentivo il mio corpo tremare sotto quella stretta che mi stava facendo male. –Perché non ti siedi qui con me Ashley cara?- non prometteva nulla di buono quel tono di voce.

-Veramente io dovevo uscire..- dissi cercando una via d’uscita.

-Siediti!- mi abbaiò contro l’uomo e io mi sedetti di fianco a lui, puzzava terribilmente di alcool e stavo iniziando a spaventarmi sul serio quando una mano mi si appoggiò sulla spalla. –Scopriamo insieme se sei davvero un uomo.- spalancai gli occhi e mi allontanai. Le mani di Bill erano più forti e mi strinsero le spalle ricoperte dai lividi io gemetti dal dolore.

-Lasciami, ti prego.- una sua mano si infilò sotto la mia t-shirt accarezzandomi rozzamente il petto. Tremavo come una foglia e non potevo sottrarmi a quell’uomo che iniziò a toccare più del dovuto, dal momento in cui mi intrappolò tra lui e il divano iniziai a ribellarmi e a scalciare per liberarmi. Non la prese bene infatti mi arrivò uno schiaffo e la sua mano a tirarmi i capelli.

-Perché non ti fai toccare puttanella?!- urlò prima di scaraventarmi a terra, urtai contro il tavolino e cacciai un grido. Inutile lottare perché come ogni volta quando lui mi lasciò andare mi minacciò.

Chiusi la porta del bagno a chiave e mi tolsi la maglia velocemente, mi aveva graffiato sul torace e ora scendeva come un piccolo ruscelletto di sangue, la testa faceva male esattamente come se fosse stata compressa sotto un autobus.  Iniziai la solita routine di pulizia cercando di non provocare altri danni, un livido si stava formando sul fianco, lo guardai e mi coprii con la t- shirt.

Presi la tracolla e uscii di casa,non smetteva di piovere e mi inzuppai appena misi i piedi fuori dalla veranda. La macchina do Bill non c’era, doveva essere andato al minimarket a comprare da bere. Non chiamai Jinxx, mi sedetti appoggiato al fianco della casa, ma quando alzai lo sguardo vidi l’ultima persona che mi avrebbe dovuto vedere in quello stato.

-Ashley?- disse avvicinandosi. Mi toccai il labbro dopo aver sentito una fitta, perfetto avevo le dita ricoperte di sangue.

-Vai via..- non avrei sopportato il giudizio di Andy sentivo già la sua voce roca dirmi che ero un miserabile, inutile e tutti gli altri aggettivi che mi venivano accollati.

-Che ti è successo?- crollai, forse per la prima volta di fronte a qualcuno, lacrime salate scesero veloci dalle mie guance mischiandosi con la pioggia. Sentii una mano appoggiarsi sulla mia testa, sobbalzai.

-Vieni dentro..- mi disse, io lo guardai e lui mi tese la mano, la afferrai.

Mi portò in casa sua e notai che era ancora solo.

-Mi spieghi che ti succede?- mi passai una mano fra i capelli  bagnati, le lacrime si erano asciugate anche se minacciavano di scendere ancora.

-Mi ha picchiato ancora.- dissi solo quattro parole, pesanti come macigni per me. E lui si fermò in mezzo al corridoio, si girò e mi venne incontro.

-Cosa?- mi appoggiò la mano sulla spalla e io la tolsi.

-Devo spiegarti delle cose..- gli feci un sorriso tirato e andammo in camera sua.  Ci sdraiammo sul suo letto e lui si girò su un fianco guardandomi. Iniziai a spiegare ogni cosa, ogni momento che ricordavo fino a quella mattina dove aveva sorpassato il limite. Lui ascoltò attentamente ogni parola annuendo per invitarmi a continuare quando mi fermavo, ma non mi interruppe mai tranne quando finii .

-Capisci..ho resistito tutto questo tempo..-

-Ash..- mi abbracciò di colpo e io prima mi stupii poi ricambiai la stretta appoggiando la testa sulla sua spalla.

-Non puoi tornare in quella casa..- lo guardai negli occhi blu e scossi la testa.

-Devo.- dissi semplicemente e lui mi guardò storto.

-No, puoi rimanere qui. Mancano meno di due settimane al natale, puoi stare qui.-

Non risposi, ma Andy mi obbligò a stare da lui almeno per la notte, io sembravo uno zombie che si aggirava per casa.

Andy mi disse della sua passione per batman e di conseguenza passammo il pomeriggio sul divano a guardare film del suo supereroe preferito. Mangiammo pop corn e verso sera finii appoggiato al ragazzo a sonnecchiare. Stavo bene con lui, mi aveva fatto ridere, avevamo scherzato insieme. Avevo visto la sua collezione di articoli del supereroe e gli avevo svelato la mia passione segreta per Hello Kitty.

Era così facile stare con Andy, niente maschere da indossare, niente falsi ruoli da dover proteggere. Mi passò una mano intorno alle spalle e mi avvicinai ulteriormente a lui. Spense la televisione e sentimmo il rumore del motore di una macchina spegnersi, Bill.

-Dovrei andare a prendere qualcosa per stare qui.- dissi sedendomi composto sul  divano.

-Te le presto io, non voglio che torni là.- gli sorrisi e tornai appoggiato a lui.

Andy si stava preoccupando per me, qualcuno lo faceva davvero senza pensare alla mia popolarità, senza trarne degli interessi.

Aiutai Andy a preparare la cena e dopo aver mangiato salimmo in camera sua.

-Ash..non ti da fastidio se dormiamo insieme, vero? Non ho altri letti.- scossi la testa guardando il letto sopra di me. Mi diede una maglietta e dei calzoncini poi ci mettemmo fra le lenzuola a guardare le gocce che si schiantavano sulla finestrella.

-Ash..-

-Dimmi.-

-Buonanotte..-  sorrisi e mi girai verso di lui, gli occhi di Andy rilucevano nel buio e quando li incrociò con i miei sentii una strana sensazione che si espandeva in tutto il corpo. Pensai, non mi piaceva Andy ero sempre stato con ragazze, mai e poi mai avevo sentito quella sensazione con qualcuno. Era rilassante stare di fianco a lui. Mi addormentai appoggiando la testa alla spalla del ragazzo.

Forse non dovevo farmi tutte quelle domande e lasciare che le cose accadessero.

  
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