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Autore: ladyvonmark    18/03/2009    9 recensioni
"Siamo andati tutti a scuola -almeno, si spera-. Anche i personaggi
famosi. Anche loro hanno dei compagni di liceo ai quali si sono legati.
Compagni estranei al mondo di Hollywood.
Cecilia Ariani ha 31 anni, è per metà inglese e
per metà italiana. E vive in America -una ragazza
international, insomma-. Ha frequentato il liceo in Inghilterra e,
guarda caso, è finita nella stessa classe di un ragazzo di
nome Orlando Bloom. Chissà chi è questo tizio,
direte voi -notare vena ironica-. Sempre più per caso, i due
sono molto amici. E Cecilia inizia a conoscere qualche amico di
Orlando..."
Prima fanfiction che pubblico -dedicata alla mia androgina Dod XD-.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2° capitolo rivisto
Cecilia, i piani di fuga e lo yoga
Per la serie: Eva Kant mi fa un baffo

Dopo una pericolosa e quanto mai stentata discesa delle scale, finalmente mi ritrovai davanti alla porta d’ingresso. Ancora non capivo molto, sapevo solo che se non avessi aperto, avrei sentito di nuovo quel cretino che faceva casino. Erano le 7.40. Avevo gli occhi chiusi per il sonno, le palpebre che proprio non ne volevano sapere di scollarsi, il sapore di dentifricio in bocca e le mani umide, perché avevo lavato i denti. A occhi chiusi, ovviamente, come un’idiota. Ma no problem, sapevo che era solo la temporanea influenza di Orlando. C’era Keira, con quegli occhialoni a moscone che le fermavano i capelli. E fin qui okay. Accanto a lei, con un sorrisone assurdo e dei Ray Ban a goccia calcati sugli occhi, una maglia e dei bermuda bianchi e rossi. E il solito sorriso allegro. Orlando. Ma va bene, anche lui. Mi ha vista nelle occasioni più terribili, questa è solo una delle tante
Seguiva Orlando -il maledetto-, Dominic Monaghan, un amico del mio amico con cui avevo parlato poche volte, ma eravamo finiti a punzecchiarci tutte le volte. Ma era simpatico. Lui jeans e maglietta a maniche corte. Ma si poteva passare sopra anche a lui. Il problema era l’ultimo intruso. I miei occhi si puntarono su di lui. E mi chiesi perché non avevo sonno. E se stessi sognando.
Mi feci da parte ed aprii la porta, con la testa schiacciata contro lo stipite. Rischiavo seriamente di addormentarmi lì e subito.
“Lo sai che ti odio, vero?” biascicai, mentre lei entrava. Ma i passi non erano solo i suoi, l’avevo sentito. Così, feci un enorme sforzo, aprii a forza gli occhi.
Grosso, enorme errore.
L’uomo dei miei sogni -e non solo dei miei- mi guardava con quegli occhi troppo, ma davvero troppo sexy. E… Dei, lui era lì. A casa mia. Alle 7 e 43 di una mattina estiva. Il mio ideale di perfezione. Voglio dire, una che come amici ha Orlando Bloom e Robert Pattinson, ha un ideale abbastanza alto di bellezza. Be’, comunque lui era lì. A casa mia. Mi guardava. E io… in camicia da notte, con i capelli sconvolti e la faccia di Davy Jones.
Prima che i miei neuroni riuscissero a creare una qualunque sinapsi, quella iena di Keira mi afferrò e mi trascinò al piano di sopra, che il Kraken non avrebbe saputo fare di meglio, per rimanere in tema.
“Forza, Ceecee, doccia! Io intanto ti prendo qualche vestito!” esclamò contenta, chiudendomi in una stanza che, a fatica, riuscii ad identificare come il bagno.
Keira Knightley, tu ti spruzzi. Che cavolo di droga prendi?
Mi muovevo come la figlia di Fantozzi, a rallentatore. Non so come feci a lavarmi e a vestirmi. So solo che lasciai i capelli bagnati, perché asciugarmeli avrebbe richiesto troppo sforzo e non ce la potevo fare.
La malefica Keira era scesa di sotto dagli altri, lasciandomi in balia di me stessa, che pensavo al fatto che Johnny Depp in persona mi aveva appena vista in condizioni da dichiarare illegali, che Dominic stava probabilmente prendendomi in giro per quello e soprattutto la catastrofe: dovevo scendere.
Cazzo.
Dovevo scendere per forza.
Il mio cervello si svegliò improvvisamente e vagliò le possibilità di fuga. E anche quelle di suicidio. Ma siccome ero una persona in fondo in fondo anche un po’ sana -ma molto in fondo-, allora niente suicidio. E la fuga come?
La finestra… no, ero al secondo piano.
Il balconcino dello studio? No, sempre secondo piano.
Scendere al piano di sotto inosservata ed uscire? Troppo rischioso. E che figura di merda ci facevo se mi beccavano?
Niente, gira che ti rigira, dovevo scendere. E farmi vedere da tutti.
Così, dopo aver preso un respirone, uscii dal bagno. Mi guardai un’ultima volta allo specchio, controllando le condizioni: shorts di jeans, sfilacciati, con una canottiera blu a fantasia rossa e bianca, capelli sciolti, ballerine come la maglia, blu e rosse. Nel complesso, decente.
Ma come rimediare alla figura di cacca di prima?
Scesi. Come se la mia destinazione fosse stata il patibolo. E in effetti, mi sembrava di andare al patibolo. Mancava solo il rullo di tamburi. Mi pareva quasi di sentirlo. Inspirai profondamente e giunsi nella cucina, che poi era aperta al salotto.
Che situazione assurda: Orlando Bloom, imbronciato, seduto in cucina, con le braccia conserte e l’espressione offesa. Dom, accanto a lui, con un ghigno piuttosto sadico sulla faccia. Di fronte a loro, sempre attorno al tavolo rettangolare, Keira che rideva come una pazza, scomposta, che si teneva la pancia per il troppo ridere. E mister Universo, che rideva, di quella risata che ti faceva svenire. Da dichiarare illegale, anche quella.
Mah, va bene. Facciamoci coraggio.
“Giuro, con quell’arco rotto in mano… un idiota…” sghignazzava il mezzuomo, indicando Orlando.
Quest’ultimo che si difendeva, povero piccolo.
“Ma smettila! Mi dispiaceva, tutto qua!” si giustificò ringhiando come non so cosa. E lì fu il mio momento.
“Ma ha ragione, Orlando” dissi saccente, passando dietro di lui e dirigendomi alla cucina. Presi in mano il barattolo del caffè. “Tu sei un idiota”
Non mi voltai, perché sapevo che avevo ottenuto l’effetto desiderato. Dom scoppiò a ridere, insieme a Keira e Adone. Orlando predicava in chissà quale lingua, mentre io facevo il caffè.
“Ne volete? È il caffè buono, non quello schifo che si beve qui” domandai, voltandomi per la prima volta, finalmente. La mia amica annuì,  imitata da Orlando -figurati se non facevano i piccioncini-. E io guardai Johnny e sorrisi, anche se dentro il cuore pompava troppo sangue per i miei gusti.
“I’m sorry, I didn’t introduce myself. But, you know, It’s 8 AM” mi avvicinai pregando di non cadere e gli strinsi la mano, che lui con un sorriso incredibile mi tendeva. O dei, che cavolo dico… non potevo solo dire Cecilia? Mi accorsi che mi guardava, in attesa. Cazzo, non mi ero presentata!
“Cecilia, o Cee, se vuoi” rimediai, sorridendo e tornando a fare il caffè.
“Molto piacere, Johnny” rispose lui e mi sembrò un tantino perplesso. Ovvio, sembravo una pazza. Come al solito, no? Già si era fatto l’idea della malata di mente. Senza contare cosa gli avevano potuto dire quegli idioti di Scemo e più Scemo. Chinai il capo, sconfitta. Fortuna che stavo facendo il caffè.
Presi le tazzine dallo sportello e i cucchiaini. Uno per Keira, uno per Orlando, uno per me…
E mi tornò in mente che non era tanto normale che alle 8 di mattina fossero tutti a casa mia, tranquillamente, a prendersi il caffè e a fare i cretini come al solito. Così li guardai e interruppi le loro chiacchiere.
“Posso sapere per quale assurdo motivo vi siete presentati a quest’ora a casa mia?” chiesi e stranamente tutti tacquero per un momento e mi guardarono, interrogativi. Per un momento mi chiesi cosa… ah, già. Avevo parlato in italiano. La mia seconda lingua. Alzai gli occhi al cielo e tradussi.
“Oh, abbiamo pensato di fare una giornata in spiaggia e così ci è venuto in mente questo posto” mi rispose Keira, mentre versavo il caffè nelle tazzine. Mi girai a guardarla.
“Ma amore della mamma, tra me e voi ci dovrebbe essere un oceano. Almeno, tra me e Cric e Croc. Sai, hai presente quella cosa grande, blu e bagnata?” risposi, sbattendo le palpebre e porgendo la bevanda a Scemo e a Miss Idea-svegliamo-Cecilia.
“Come vedi, eravamo tutti qui, per motivi diversi” seh, come no “e abbiamo voluto farti una sorpresa”
“MA NON-” mi bloccai e cercai di calmarmi, ingerendo del delizioso caffè. “E’ stata un’idea meravigliosa, Kiki, ma le vostre illuminazioni potreste farvele venire… ad un orario decente?”
“Quante storie!” esclamò Keira, sbuffando. E lì mi vennero tanti di quegli insulti che ci volle ogni minima traccia di autocontrollo per farmi star calma. Ma alla fine decisi che avrei lasciato perdere. E così, con un grosso sospiro, mi voltai verso di loro.
“E va bene, ormai sono sveglia. Andiamo”
~Okay, ci sono. Posto il secondo capitolo, con meno terrore del primo. Il fatto è che -come tutti, credo- ho paura dell'opinione degli altri. Sì, in realtà dovrei essere un po' più spavalda e meno rompiscatole... eh, lo so. Ma lasciamo stare, va. Se attacco a parlare di me non finisco più. Sono davanti al pc, piegata in due per il mal di pancia ma essenzialmente serena. So che non ve ne frega assolutamente una cippa, ma devo sproloquiare almeno un po', no? E poi sono reduce da un'ora di Cicerone, un'ora di Kant, un'ora di termochimica, un'ora sul 1849 in Italia e un'ora di tale Traiano Boccalini -tutti gli autori sfigati, da me si fanno-.
Quindi sono in tilt, peggio del solito. Ma vabè, spero che enjoyerete questo capitolo, un po' più lungo di quello vecchio. I hope so.
Ringrazio infinitamente coloro che hanno messo questa cosa tra i preferiti -non sapete quanto sono felice-.
E soprattutto le recensioni, seriamente. Quando le ho lette ero talmente felice che mi sono messa a saltare e ho anche battuto la testa contro la scrivania -in 3 giorni sono riuscita a prendere 4 botte in testa...-
Dogma: Eh, già, ma Johnny è un soggetto per pochi eletti XD No, scherzo. Devo confessare che mi sono appassionata a lui da pochi mesi, dopo aver visto Sweeney Todd -amo ancora più di lui la sua voce- e poi al Mistero Di Sleepy Hollow... be', lì sono crollata. E ora sono Johnny addicted. Non che prima non lo fossi, ma ero principalmente fan di Orlando -tuttora lo sono-. Ma non credo potrei resistere al caro Mr Depp, no, no. Sono contentissima che ti piaccia e spero che tu recensisca ancora, un beso.
BlackPearl: E' un po' surreale, vero? -ma giusto un po' XD. In effetti, una ad essere amica di tutta quella gente lì... sì, adoro tutti loro. Poi Dominic mi sta un sacco simpatico -Orlando e Johnny non solo simpatici, capisciammè!-. Quindi nei miei viaggi di mente, con la bocca aperta stile pesce lesso, è nata questa sottospecie di cosa che definiamo storia. Oddeo, Sara, non sai quanto sono contenta che tu abbia recensito. Seriamente, il tuo parere mi interessa un sacco, mi piace come scrivi -te lo dico sempre, sono ripetitiva-, perciò se i complimenti me li fai pure tu, allora... grazie mille per la recensione, un bacio grande.
Dod: Tu sei il mio sponsor, la tua recensione -per quanto bellissima- non vale! Però ti sono grata, sennò non ero così euforica. E non pubblicavo niente, se non mi obbligavi. Perciò grazie, veramente. Per avermi obbligata e per aver perso così tanto tempo a spiegarmi come funziona con l'HTML. Sono proprio ignorante, vero? ^^ Ma vabè, tu sei carina e gentile e non me lo dici. Oddei, ho cominciato a straparlare. Questo è Socrate, dentro di me, che mi fa dire cavolate. Il mio slogan è: "Il classico ci rovina!". E non credo mi darai torto. Basta, meglio che chiuda qui. Ti voglio bene.
Thank you so much, for reading eccetera eccetera.
Federica.
  
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