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Autore: AzzurreElle    30/01/2016    2 recensioni
"Spesso mi sono trovata a pensare alla mia vita.
Mi chiedo se per una ragazza di ha quasi diciott'anni la cosa più strana sia o non avere ancora un ragazzo fisso, o , nel mio caso, averlo ma non amarlo.
Fin qui nulla che non si sia già sentito direste, il problema è che non riesco ad amare questo ragazzo perché tutto il mio amore l’ho preservato solo ed esclusivamente per una persona, che mai lo saprà."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al mattino mi sveglio sempre con la gola secca, il ché è molto snervante per una persona come me;
Senza proferire parola mi avvio in cucina per cercare qualcosa da mangiare e l’ultima cosa che mi sarei aspettato di vedere mi sorprende.
Mio fratello accasciato sul tavolo.
Mi verso del caffè abbandonando l’idea della perfetta colazione americana e lo squadro per bene, fin dal suo arrivo ho capito che c’era qualcosa che lo tormentava ma si era chiuso nel suo silenzio ed era difficile da interpretare.
Tutte quelle chiacchiere sui gemelli che si capiscono solo con un occhiata o che sentono persino le stesse emozioni : tutte cazzate!
Mi siedo davanti a lui e accento la Tv , se era il silenzio quello che voleva il silenzio avrebbe avuto.
Mentre guardavo il telegiornale e Tom la tazza ancora piena di fronte a lui annuncia il suo arrivo con un gran fracasso, Georg.
Si siede sul tavolo e scoppia a ridere guardando prima me e poi Tom di continuo,
-“Che musoni! Cos’è successo, mocciosi?!” chiede passandosi una mano tra i capelli corti e ispidi .
-“Chiedi a Tom, io ne ho abbastanza del suo carattere di merda! Vado a fare la doccia.”
Lascio i due coglioni che come ben si sa vanno stanno sempre in coppia e prima di intrufolarmi sotto il getto d’acqua calda una cosa posta sul comò della mia stanza cattura la mia attenzione , è il diario di quella ragazza, America!
Mi siedo sul letto e inizio a sfogliarlo. Centinaia di pagine dove il mio nome viene sottolineato come un qualcosa di vitale importanza ma una pagina in particola, cattura la mia attenzione, perché è macchiata di qualcosa che sembra caffè e così inizio a leggere imbarazzato.
 

“Ciao amore mio,
Sono triste e molto nervosa oggi.
Axel ha fatto lo stupido e oggi ha superato il limite.
Avevo il nostro diario aperto sul tavolo in cucina e ci ha versato sopra della cioccolata calda! Lui dice che è stato un incidente ma io lo conosco troppo bene.
Non capisce Bill, e forse non lo capirà mai.
Lui pensa che quello che provo sia un capriccio temporaneo e da una parte vorrei che fosse così ma so già che si sbaglia di grosso.
E’ un qualcosa che sento nel profondo e a volte nemmeno io so spiegare quello che sento e quello che vorrei che arrivasse a te.
Lui non sa che il tuo sorriso ( ultimamente sorridi sempre meno, perché?) mi da la forza di andare avanti in questa città di pazzi.
Non sa che la tua voce è l’unica cosa che mi tiene ancorata qui nella speranza che un giorno io riesca ad adattarmi al pensiero della gente e soprattutto a quello dei miei genitori “VESTITI BENE, SII CARINA, SII ORDINATA E NON ALZARE MAI LA VOCE”.
Axel è il mio amore giusto, tu sei quello vero;
E’ stata la tua luce a spingermi fuori dal baratro della depressione e dal salvarmi dal compiere l’ultimo passo che avrebbe messo fine a tutto.
Io ti devo la mia seconda possibilità, questa vita, e per tutta la durata di essa posto d’onore spetta a te.”

 
Richiudo il diario di scatto e lo getto via, questa ragazzina crede di dovermi la vita e si aspetta che io la salvi ancora una volta!
Io non sono nessuno ed è assurdo che una perfetta estranea  provi questo per me ed è ancora più assurdo che in questo momento il mio cervello è completamente scollegato dal mio corpo.
Ho la valigia sul letto e metà della mia roba gettata alla rinfusa per terra e nella sacca.
Le mani tremano così tanto da non sapere come ma riesco a prenotare un volo da lì a un ora.
Torno in cucina e verso del caffè nel termos e nella borsa da viaggio infilo il diario di America, qualche cd dei Tokio Hotel qualcuno dei miei artisti preferiti.
-“Che stai facendo?” mi sorprende Georg alle spalle.
-“Ehm .. io, io sto partendo” non so se definirmi completamente pazzo o semplicemente bipolare. Non ci voglio proprio andare per farmi prendere per il culo.
Ma per qualche inspiegabile motivo il mio istinto dice di andare e di non dire niente a nessuno, se tutta questa storia è vera America ha bisogno di me e sono solo io a dovermene occupare.
-“E dove cavolo pensi di andare? David lo sa? Quanto starai via?” alzo gli occhi all’aria esasperato e scoppio a ridere.
-“Senti, non mi riguarda neanche.” Sembra offeso ma la sua bocca sorride. “Ma cerca di fare attenzione d’accordo?” così David risparmierà la mia vita se non la tua.” Stavolta sorride apertamente e mi da una pacca sulla spalla, che si okay, sono gracilino rispetto a lui ma volte ci si mette proprio d’impegno per fami male.
-“Grazie Georg! Lo apprezzo davvero tanto e sarò di ritorno appena possibile. Saluta il coglioncello da parte mia e digli di stare attento ai cani.” Scompiglio i suoi capelli precipitandomi fuori di casa prima di dare a me stesso il tempo di cambiare idea,
Non avrei mai pensato di ritornare in Germania in queste circostante ma devo dire che non vedo l’ora di appoggiare i miei piedi sul suolo tedesco, di tornare alla mia vera casa,
Nessuno mi riconosce, il ragazzino dai capelli sparati in aria avrebbe attirato l’attenzione di sicuro ma ante cose sono cambiate, e non posso fare a meno di provare nostalgia proprio qui, in queste strade che un tempo percorrevo a piedi, quando la vita era semplice e non avevo altre preoccupazioni se non quelle di sfuggire ai bulli e di fare le prove con i devilish.
Arrivo in hotel e dopo essermi rinfrescato mi butto a peso morto sul letto, ho deciso di non avvisare Kristine che andrò in ospedale l’indomani mattina e nel mio piccolo spero che non ci sia nemmeno Axel- mani di ricotta.
Mare era così arrabbiata per aver rovinato il nostr.. il suo diario che solo a pensarci la medesima sensazione mi attanaglia lo stomaco.
Pian piano il sonno mi assale e sogno pagine gialle e ragazze dagli occhi azzurri.
 
 
Mi sveglia il rumore assordante della sveglia e scatto a sedere sul letto quando mi rendo conto di non essere nella mia stanza a Los Angeles ma ben sì in un hotel della mia vecchia città.
Mi alzo e mi vesto pronto per affrontare la giornata e dopo aver spento il telefono mi incammino al Charitè Hospital che dista pochissimo dal mio albergo.
In tutto questo non ho ancora pensato a cosa dire e per di più nelle vicinanze non c’è nemmeno un fioraio aperto, il solito fortunato, Kaulitz!
Entro nell’immenso edificio e con difficoltà trovo il piano giusto e nella sala d’accoglienza c’è una donna ben vestita con una pettinatura impeccabile ma dall’aria immensamente triste.
Mi avvicino alla reception e mi asciugo sui pantaloni le mani che all’improvviso sono sudate e appiccicose.
-“Posso esserle utile?” mi dice l’infermiera non staccando ancora gli occhi dal computer.
-“Cerco la stanza di America Lacheln.. mi hanno detto che  ricoverata qui.” Stringo il diario che ho preso nel frattempo dalla borsa e mi preparo ad affrontare la delusione di un'altra presa in giro.
-“E’ nella penultima stanza in fondo a destra, l’abbiamo spostata proprio questa mattina.” Mi risponde finalmente guardandomi e con un sorriso cordiale si scusa e ritorna la suo lavoro.
Mi avvio silenzioso e mi fermo di fronte alla porta che mi è stata indicata e busso nell’attesa di una risposta ma dopo pochi secondi l’impazienza ha la meglio ed entro intrufolando la testa e poi il resto del corpo.
Mi si mozza il respiro a guardare l’angelo disteso sul letto di fronte a me.
Indossa una camicia da notte bianca e i lunghi capelli chiari fanno da cornice a un viso perfetto tranne per il fatto che sia troppo magro per quegli occhi troppo grandi che mi ricordo dal video.
Le sue labbra sono leggermente dischiuse e mi torna in mente la bella addormentata nel bosco perché tutto in lei trasmette vitalità che è in contrasto con il rumore continuo di un macchinario che mi trasmette l’agghiacciante sensazione che la morte è perennemente in agguato in questa stanza.
Prendo una sedia e mi metto in disparte per paura di disturbare il suo sonno e poi mi rendo conto che è proprio per questo che sono qui, così mi avvicino  le accarezzo appena la pelle liscia della sua guancia.
-“E così è tutto vero.” Dico più a me stesso che a lei e un sorriso involontario spunta sulle mie labbra.
-“Sai ho fatto un lungo viaggio per essere qui e sarebbe stato alquanto deludente scoprire che in realtà non esisti.
Certo sarebbe bellissimo poter vedere i tuoi occhi, nel diario scrivi spesso che i miei sono gli occhi più belli del mondo ma ne dubito fortemente.
Cosa vuoi che faccia , America? Vuoi che canti? Vuoi che ti legga qualcosa? Io non so cosa fare..” sospiro frustato e rimango ancora in silenzio perdendomi tra mille pensieri e mille strategie su come fare per far svegliare questa ragazzina.
-“E tu chi sei?!” una voce maschile mi fa sussultare e mi alzo in piedi girandomi verso la porta.
Un ragazzo se è possibile ancora più magro di me e con un berretto in testa mi guarda in cagnesco con un mazzo di fiori in mano.. io non ho nemmeno un fiore con me.
-“Oh cazzo! Oh cazzo! “ ripete chiudendo la porta e girandomi intorno mettendosi di fronte ad America.
-“Lasciami indovinare tu sei Axel” gli dico sarcastico e inarcando un sopracciglio,
-“Esatto e sono il suo ragazzo per la precisione.” Sistema i fiori nel vaso sul suo comodino e le sposta i capelli dal viso scoprendo una cicatrice sulla fonte.
-“Senti io non voglio problemi, sono qui semplicemente perché me l’hanno chiesto” rispondo rimettendo a sedere perché in fondo questo è il mio posto e l’ho capito nell’istante in cui l’ho vista.
-“Allora perché il modo in cui la stavi guardando mi ha fatto rizzare tutti i capelli?” risponde acido.
Sembra non pendere nemmeno in considerazione che il frontman di una delle band più famose della Germania è di fronte a lui.
-“Axel smettila!” un ‘altra voce si aggiunge nell’abitacolo e nello stesso istante in cui mi volto sorrido, lei deve essere Kristine.
-“Bill Kaulitz!” sospira di adorazione e la vedo tossire per darsi un contegno . “Non mi aspettavo la tua visita, tuo fratello era sicuro che non saresti venuto”
Mi coglie di sorpresa e resto in silenzio.
Tom è stato qui? Era questo il motivo del suo umore ? era davvero convinto che io fossi senza cuore.
-“Bhè adesso sono qui” rispondo guardando prima lei e poi Axel che nel frattempo si è appoggiato con la schiena al muro e guarda per terra con aria sconfitta.
“E non ho nessuna intenzione di andarmene finchè America non aprirà gli occhi.”
  
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