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Autore: Crilu_98    30/01/2016    2 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Il Cardinale si stava dirigendo verso le stanze del Re per discutere con lui della situazione italiana* quando incrociò la Regina Anna; nell'incontrare il suo sguardo non poté trattenere un piccolo e soddisfatto sorriso di trionfo.
Il matrimonio tra Luigi XIII e Anna d'Austria non era iniziato tra i migliori auspici: entrambi timidi e chiusi, per alcuni anni non avevano neanche condiviso la camera da letto. Le cose erano in seguito migliorate un poco, ma in quel momento la coppia reale stava nuovamente attraversando una crisi. La sua ascendenza spagnola l'aveva fin da subito resa l'avversaria più potente e pericolosa di Richelieu; il Cardinale sapeva che tra tutti i suoi nemici, Anna era l'unica in grado di poterlo davvero destabilizzare. Il sovrano, infatti, nonostante i numerosi aborti, le dicerie di tradimento e cospirazione e la parentela con quelli che si rivelavano ogni giorno di più come i nuovi nemici della Francia, nutriva ancora un tiepido affetto verso di lei e non smetteva di giacere nel suo letto. Se dal lato politico questo ravvivava nel Cardinale la speranza di un erede per la corona, sul piano personale aborriva l'idea di dover dividere l'attenzione del sovrano con quella donna.
"Una spagnola!" ripeté ancora nella sua testa, osservandola con falsa deferenza.
Anna d'Austria era una donna robusta, dai lineamenti tipicamente ispanici; grandi occhi scuri, labbra piccole e carnose e un cipiglio austero completavano la sua descrizione.
Nel vedere l'inchino di Richelieu sollevò le sopracciglia, con una chiara smorfia di astio e disappunto. Fin da quando era venuta a sapere della politica anti-spagnola che il Cardinale intendeva mettere in atto lo trattava come l'ultimo dei servitori, astenendosi dall'opporsi a lui pubblicamente solo a causa dell'influenza del prelato sul marito. La regina passò oltre, seguita dal suo seguito di dame bisbiglianti e il Cardinale proseguì per la sua strada, intimamente provato, come sempre, da incontri del genere. Si fermò, appoggiandosi alla parete con una mano sul cuore e ascoltando il suo muscolo cardiaco battere all'impazzata:
"E' sempre così" pensò "La vedo in ogni donna..."
Perché nel fissare il volto severo di Anna d'Austria, Richelieu vedeva altri occhi, altre labbra, ascoltava una voce diversa, sentiva un altro profumo. Tutto ciò gli mancava terribilmente e il vuoto faceva male almeno quanto la consapevolezza che né la stima del Re, né qualsiasi altro onore avrebbe potuto conseguire nella vita gli avrebbero mai potuto restituire ciò che il suo stesso sangue gli aveva sottratto.
 
Al risveglio, la vicinanza delle iridi blu di Claire al suo viso lo fece sobbalzare. La ragazza si tirò indietro, ridendo divertita.
-Non vi volevo spaventare, intendevo solo svegliarvi! Certo che per essere un soldato siete proprio pigro!-
François non si prese la briga di spiegarle che da quando Amélie era stata rapita non aveva dormito mai se non per poche ore tormentate dagli incubi. Sospirò, desiderando uscire da quella casa e allontanarsi da Claire Gaillard il più velocemente possibile. La ladra, però, non sembrava dello stesso avviso:
-Allora!- esordì, sedendosi a gambe incrociate davanti a lui -Da dove volete iniziare?-
-Dal vostro interesse personale in questa storia, che dite?-
-Mmmm.... Su, siate serio! Vi ho già detto che la mia è semplice curiosità!-
-Ed io dovrei mettere la mia vita, e quella della mia amata sorella, nelle mani di una ladra... Per soddisfare la sua "semplice" curiosità?-
Claire si mordicchiò un labbro, pensierosa e chiaramente presa in contropiede. Poi affermò, con fare incerto:
-Mettiamola così, Monsieur Marchand: voi mi mettete a parte del vostro segreto - per il quale ammetto di avere un particolare interesse di cui non vi rivelerò il motivo - e io in cambio diventerò la vostra ombra!-
-E in che modo questo può aiutarmi, di grazia?- chiese il giovane sogghignando beffardo.
-In qualsiasi modo: diventerò tutto ciò che vi serve! Una serva, una spia, una ladra, una guardia... Tutto.-
François spalancò gli occhi, sorpreso:
-Sareste pronta a vendervi così, solo per scoprire cosa si cela dietro un anello in mano ad uno sconosciuto?-
-So che può sembrarvi insensato, ma ho le mie buone ragioni, fidatevi!-
-Come desiderate, allora, ma devo premettervi che io stesso non ne so molto. Sei giorni fa mia sorella Amélie si era recata in visita alla Contessa di Blois e sulla via del ritorno, presumo, è stata rapita... O meglio, è svanita nel nulla insieme alla carrozza e ai servitori che l'accompagnavano. Da allora l'ho cercata in tutta Parigi senza esito e un paio di sere fa mi sono presentato a corte per far emettere dal Re un avviso di scomparsa; in quella stessa occasione ho incontrato una donna, una nobile, mia vecchia conoscenza, che mi ha fatto uno strano discorso sull'operato del Re e del Cardinale e mi ha dato a intendere che stava orchestrando qualcosa di molto simile ad una congiura...-
-E la vostra risposta a ciò non è stata quella che lei si aspettava!-
-Esattamente.-
-Posso chiedervi in che rapporti siete con questa donna?-
-Siamo stati amanti, se è questo che vi preme sapere...-
Claire sorrise:
-Sì, lo immaginavo!-
-Perché?-
-Per le parole che avete usato e l'esitazione che avete avuto nel pronunciarle: sembravate la steste proteggendo. Bene, ora mi è chiaro l'antefatto, ma come ci siete arrivato in un vicolo dei quartieri poveri di Parigi inseguito dalle guardie del Cardinale?-
-Il Cardinale Richelieu, non so seguendo quale pista delle sue spie, mi aveva fatto seguire da uno dei suoi uomini. Questi è stato disgraziatamente ucciso, e non credo per caso, a pochi passi dal mio palazzo.-
La ragazza fischiò a quell'ultima affermazione:
-Vi siete cacciato in un bel casino, Monsieur! E come avete intenzione di procedere, adesso?-
Il giovane si stiracchiò sulla sedia, ignorando le proteste dei muscoli indolenziti.
-A dirla tutta- confessò sinceramente -Non ne ho idea!-
 
Amélie accolse con un insolito moto di tenue allegria il familiare scricchiolio della porta delle prigioni. Gli occhi grigi di James MacMallon brillarono nella penombra della cella, rischiarata dai pallidi raggi del sole ormai morente.
-La cena!- mormorò l'uomo, tendendole la ciotola attraverso le sbarre, senza mettere mano alle chiavi. Lo spontaneo sorriso della ragazza si congelò all'istante sulle sue labbra.
-E' successo qualcosa?- chiese, avvicinandosi all'uomo. James rimase impassibile e non rispose.
Amélie sospirò, comprendendo di essere rimasta di nuovo sola e prese il suo pasto.
-Mi hanno visto scendere quaggiù la notte scorsa!- la voce burbera e dura la colse di sorpresa e la spinse a girarsi nuovamente verso lo scozzese.
-E...?-
-Mi hanno caldamente sconsigliato di provarci di nuovo!-
Quelle parole celavano molto più di quanto non esprimessero. Amélie piegò la testa di lato, perplessa:
-Perché allora siete qui? Perché non vi hanno sostituito?-
-Perché hanno il timore che tra i soldati francesi qualcuno possa decidere di aiutarvi... Mentre di certo non potete fare leva su nessun orgoglio nazionale con me!-
La ragazza annuì e sorrise, chinando il capo di lato.
-Perché sorridete?-
-Beh, siete qui, adesso. E voi siete l'unica persona gentile in questo buco, Monsieur MacMallon, l'unica persona che mi è familiare... Il che è buffo, se si pensa che vi conosco da meno di una settimana! Però è vero, siete ciò di più vicino che io abbia mai avuto ad un amico...-
Vedendo che l'uomo si era irrigidito nell'udire quell'ultima parola, Amélie si avvicinò ancora di più alle sbarre e gli prese le mani in uno slancio di commozione. Non era stata educata per quello, rifletté, se sua madre o la sua istitutrice l'avessero vista sarebbero arrossite per la vergogna e l'indignazione; però in quel momento aveva disperatamente bisogno di un contatto umano, anzi, ne aveva sempre avuto bisogno. Nella sua famiglia di uomini e soldati nessuno era stato mai capace di dimostrarle l'affetto che nutrivano nei suoi confronti, meno che mai François con il carattere chiuso e riservato che aveva. Le mani di James erano calde e ruvide al tocco, solcate da profonde rughe e duri calli che derivavano dal continuo maneggiare armi; Amélie avvertì in modo distinto i moncherini delle dita della mano sinistra, ma quella mancanza non le fece così tanta impressione, come invece aveva immaginato. C'era una sorta di fremito, nella parte rimasta illesa, come se la carne sentisse la mancanza di un pezzo e smaniasse per ritrovarlo. La guardia provò a liberarsi, ma la presa della ragazza era ferrea e i suoi occhi chiari cercavano i suoi con decisione e fermezza: pian piano si lasciò vincere dalla sua forza e non tentò più di ritirare le mani. Aveva capito cosa cercava Amélie e nella sua mente stava avvenendo un furioso conflitto: aveva provato sin da subito una grandissima compassione per quella ragazza, sbattuta di colpo in un gioco di cui non conosceva le regole (come era accaduto a lui quando era stato costretto a lasciare la Scozia)  e per questo avrebbe voluto darle l'assistenza e l'amicizia di cui necessitava. Dall'altro lato, però, schierarsi dalla sua parte avrebbe significato incorrere nell'ira di Schmitt, il capitano della guardia, che si era già adirato con lui solo perché le aveva sceso un mantello per sopravvivere al freddo.
Con una punta di vergogna, si chiese come facesse a lavorare per un uomo che lasciava una ragazza giovane, e nobile per di più, a tremare di freddo in una buia cella, considerandola una semplice e sacrificabile pedina in un complotto più ampio. Ma fu solo un attimo: sbatté gli occhi e recuperò la freddezza e l'imperturbabilità che lo caratterizzavano da molti anni a quella parte, seppellendo il vecchio codice d'onore di suo padre in luoghi dell'anima chiusi a chiave.
 
Madie Lefevre sgusciò fuori dalle lenzuola, degnando appena di un'occhiata il giovane con cui aveva passato la notte: quando suo marito era fuori città si divertiva a sedurre e a soddisfare i propri desideri con i numerosi servi del palazzo. Per questo quando Charles le chiedeva di accompagnarlo nelle loro vaste tenute lei rifiutava, sostenendo di preferire la vita gaia e il clima di Parigi rispetto alla monotonia e alle temperature inclementi del Nord della Francia.
Si osservò allo specchio con una smorfia vagamente preoccupata, notando le prime rughe ormai evidenti senza la cera a coprirle.
Un discreto bussare alla porta fece borbottare il ragazzo nel sonno; la Contessa si coprì il corpo con una camiciola di seta ed aprì, guardando con disprezzo la servetta che si inchinò al suo apparire.
-Avevo detto di non voler essere disturbata!-
-Lo so, Madame, mi dispiace, ma una giovane donna si è presentata alla porta, affermando di dovervi consegnare una cosa con la massima urgenza!-
Madie prese in mano il sacchetto di cuoio che la serva le porgeva con estrema cura: non si poteva mai sapere cosa contenessero i doni anonimi.
Un sorriso triste le attraversò il viso, quando vide il giglio di granato brillare sinistro sul palmo della sua mano.
 
* E' un riferimento alla guerra, e alla cruciale importanza dei territori italiani, contesi tra le potenze europee, e in particolare al Ducato di Savoia, costretto da Richelieu ad appoggiare la Francia.
 
 
Angolo Autrice:
Eccomi!
Devo ammettere che la prima parte di questo capitolo è quella che mi preme di più, in parte perché è cruciale per la mia storia e in parte perché è alla base dell'avvertimento "tematiche delicate" che ho messo nell'introduzione: anche se la relazione amorosa di Richelieu non è trattata nello specifico, si tratta pur sempre di un alto prelato e capisco che questo può urtare la sensibilità di qualche lettore. Ma in fin dei conti erano altri tempi... xD
Cooomunque, torniamo ai nostri cari personaggi: François e Claire stringono un patto alquanto singolare, quasi un contratto, mentre l'austerità di James inizia a scricchiolare... E poi, beh, la Contessa ha finalmente ricevuto la risposta che cercava.
Buon weekend a tutte
 
Crilu
 
P.S. Adesso passo ad aggiornare Hereditas, come promesso :D 
   
 
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