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Autore: Vago    31/01/2016    3 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
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Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 - Ascolta, rimani qui. Per favore. Non potrei mai permetterti di perdere te... – disse Trado. - O lui.-  aggiunse posando una mano sul ventre di Diana.

Bello. Molto bello. Grazie per averci messo al corrente del fatto che diventerai padre. Forse da morto, ma diventerai padre. Complimenti. Le migliori idee possono venire solo a te.
Aspettare, che so, la fine della guerra?

Su, dai! Sposiamoci quando manca si e no mezz’ora alla prima battaglia di questa guerra!
Forza! Cerchiamo di avere un figlio quando ancora non so se uscirò vivo o morto da quest’impresa!
Bah.
E io dovrei affidare il mio destino a uno come te? Piuttosto apro una distilleria.

Diana dopo mille e mille preghiere si lasciò convincere e rimase con Vanenir nell'accampamento.

I quattro draghi degli elementi partirono in volo. Verso sud. Verso la rocca.
L'ultimo viaggio era appena cominciato.

Adesso ci si mette anche la Trama del Reale a infondermi fiducia?
Ma che ultimo viaggio?! Io ho intenzione di riportare a casa la pelle, non credere.

Il cielo era terso, neanche una nuvola. Una giornata bellissima per un'avventura che avrebbe deciso le sorti del nuovo mondo.
I draghi volavano velocemente, oltre ogni limite fino ad allora raggiunto. Il paesaggio scorreva rapido sotto i loro ventri, le colonne di fuoco che illuminavano la battaglia si facevano sempre più piccole e indistinte.
I draghi volarono per tutto il giorno e per le prime ore della notte senza sosta. Si fermarono a due chilometri dalla rocca per mangiare e riposarsi.
Ardof si stese per terra e guardò le stelle da uno squarcio tra le fronde dei pini.
- Ciao, fenice!-  Ardof balzò in piedi con il cuore a mille e la spada sguainata.
Frida scoppiò a ridere di cuore.

Dopo un po’ questa cosa smette di essere divertente.

- Di nuovo.-  borbottò Ardof tornando a sdraiarsi.
- Posso?-
- Vieni, vieni.-
Frida gli si sdraiò a fianco.
- Il cielo è rimasto lo stesso anche dopo il Cambiamento... guarda, quello è il Grande Carro! – Disse indicando sette stelle – E, se segui le ultime due... ecco la stella polare.-  
- Io non sono mai riuscito a trovare tutte le costellazioni nel cielo... neanche una, se devo essere sincero.-  
- Guarda, basta esercitarsi un po'... infatti là c'è Orione e là – indicò dalla parte opposta – c'è Cassiopea.-  
- Wow... -  
- Già, wow... -
- Frida... -  Ardof si girò di lato alzando appena la testa per poter vedere il viso dell’elfa.
- Si?-  Frida si mosse a sua volta in modo da poter guardare Ardof negli occhi.
Il ragazzo ebbe un attimo di ripensamento, poi disse: - Beh, visto che domani potrebbe finire tutto non nel migliore dei modi mi sembra giusto che tu sappia tutto...-  
- Si...-

Guardate, sarò sincero, avessi un violino, un paio di mani e lo sapessi suonare avrei dedicato loro qualche nota. Ma non ho nessuna delle tre cose quindi… me ne resterò qui a godermi questa scena imbarazzante.
 
- Ecco... vedi, io... insomma... tu... ah! Ho preso una cotta per te. Ecco, l'ho detto. Mi piacevi già all'inizio di questa storia, all'Accademia, ma fino ad oggi non sono mai riuscito a dirtelo.-  
Frida rimase un attimo interdetta, combattuta dentro tra i sentimenti per Ardof e gli obblighi che si era imposta dal fatto di essere l'incarnazione di una dea.
- Ecco! – sbottò Ardof – Ho fatto la figura dell'idiota.-  il Cavaliere si alzò e si diresse verso l’interno del piccolo boschetto che era nato lì vicino, godendo delle acque di quel ramo del Vrag.
- Ardof, senti... devo dirti anch'io una cosa.-  disse Frida inseguendolo. Quando il ventenne si girò lei prese la sua testa tra le mani e lo baciò. Lasciandolo senza fiato.
Acqua gli aveva detto di seguire il suo cuore e lei l'aveva seguito. Ora stava bene. Si sentiva realizzata.

Ow… che scena tenera…

Dentro Ardof a quel bacio era scoppiato un inferno. Si sentiva bruciare dentro. Fuoco non parlava della guerra nel suo biglietto, Ardof aveva sentito dentro di se tutto il fuoco del mondo. Ora era pronto per qualsiasi cosa. Qualunque cosa.
I due Cavalieri si addormentarono abbracciati, Ardof passò la notte tra sogni splendidi e presagi di lotta e morte.
Rivide la Volta Celeste, tutti gli Dei che lo avevano ricevuto, i suoi compagni di scuola, il generale Gibber durante l’iniziazione, i sui amici, il volto freddo di Vago, Nettevì morto, la corona, per un attimo vide anche quell’ultimo istante nel vecchio mondo. Poco prima che il Cambiamento li travolgesse e che cambiasse la sua vita in maniera definitiva.
Venne svegliato da una doccia d'acqua gelata addosso.
- Ehi, bel addormentato, è ora di partire.-  disse ridendo Trado mentre si asciugava le mani.
Ardof salì a fatica sulla sella di Erdost.
“Perché sei così giù? Ieri sera è andata bene. No?”
“Certo... ma oggi potrebbe finire tutto. Potremmo addirittura mandare a quel paese il lavoro che abbiamo fatto fino ad adesso, gli anni all’Accademia, le giornate di viaggio, le vite di chi si è schierato con noi e ha creduto in noi, il sacrificio di Vago... tutto. Tutto quanto.”
“Per vincere bisogna sempre credere nella vittoria. Senza la volontà di fare qualcosa non si arriverà mai da nessuna parte. Ricordatelo. Un cucciolo non imparerà mai a volare se non sente il richiamo del cielo e della libertà, ma ricorda anche che le ali sbattono solo fino a quando tu vuoi che esse si muovano.”
“Si. Forse hai ragione... ma abbiamo davvero delle buone possibilità? Dai, guardaci bene.”
“È proprio perché vi ho visti che sono fiducioso.”
Gli altri Cavalieri montarono sui draghi e partirono verso la piccola sagoma scura della rocca.

Proprio perché vi ho visti sto prendendo in considerazione di cambiare mestiere… se solo potessi.

La costruzione non impiegò molto a manifestarsi in tutta la sua grandezza. La struttura di marmo bianco, avvolta da fiamme nere invisibili.
Sui torrioni sventolavano dei vessilli con ricamata la corona d'oro su sfondo nero. Ad Ardof venne un conato di vomito ripensando alla triste sorte di Nettevì.
Davanti ai portoni della rocca non c'era un filo d'erba, la terra era sterile, secca, morta, nonostante la costruzione fosse stata eretta su un isolotto in mezzo ai due rami meridionali del Vrag.
La vegetazione sembrava aver paura di crescere. Come se temesse ciò che l’uomo che abitava quel maniero poteva farle.
E più ci si avvicinava ai portoni più la terra si faceva sabbiosa e inospitale come quella del più arido dei deserto. 

   
 
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