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Autore: Recchan8    31/01/2016    4 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lidia si alzò in piedi di scatto facendo spaventare Tancredi, ancora inginocchiato in adorazione della ragazza. Per superare la sua fobia doveva innanzitutto scoprirne l'origine e neutralizzarla, e per fare ciò doveva parlare con qualcuno che sapesse la verità sul suo conto, anche se non tutta.
-”Tancredi, vi prego, accompagnatemi alla Rosa Colta”-.
-”Prego?”- disse Tancredi guardandola con perplessità. Lo sapeva che la Rosa Colta era un bordello?
-”Devo parlare con Matrona Paola”-.
Oh, sì, lo sapeva. Tancredi si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo dagli occhi verdi di Lidia. Di tutto si sarebbe aspettato da quella ragazza, ma non che volesse andare a parlare con Paola. Certo, anche lei era un'Assassina, ma per qualche motivo quella avvenente donna mora non gli andava a genio; sembrava che fosse sempre un passo avanti rispetto agli altri e che fosse disposta a tutto pur di mantenere il proprio vantaggio.
-”Come desiderate, madonna”- chinò il capo Tancredi.
Entrambi gli Assassini si tirarono su il cappuccio e uscirono dalla casa di Lidia, dirigendosi a passo spedito in un vicolo poco distante da lì per poter salire sui tetti senza essere visti.
-”Tutto bene?”- domandò Tancredi, già sul tetto. Si chinò e tese una mano a Lidia per aiutarla a salire.
-”Abbastanza...”- rispose la giovane accettando l'aiuto. Afferrò la mano di Tancredi e fece leva sul proprio braccio. Compì un piccolo balzo e atterrò in piedi al fianco del ragazzo moro, il quale aveva seguito estasiato le sue mosse.
-”La vostra grazia ed eleganza mi sbalordisce ogni volta, madonna! Mi domando se anche a letto voi sia...”-.
Lidia arrossì di botto e non ci pensò su due volte a tirargli una gomitata nello stomaco. Tancredi emise un rantolio soffocato e si chinò in avanti, incrociando le braccia all'altezza dello stomaco.
-”S-stavo s-s-scherzando, ma-madonna...!”- riuscì a dire con un fil di voce.
-”Sarà meglio”- disse Lidia gelida.
Quella ragazza era diventata rapida e forte; Tancredi si complimentò con Alfonso Calandri per aver compiuto un ottimo lavoro. Il ragazzo dagli occhi color nocciola non voleva essere da meno: sarebbe riuscito a trovare il modo di guarire Lidia dalla sua paura, a qualunque costo.
Tossicchiando imbarazzato, Tancredi si massaggiò lo stomaco e lanciò un'occhiata a Lidia, la quale si voltò subito dall'altra parte con fare altezzoso.
-”Andiamo, madonna”- si limitò a dire con un sorrisetto sulle labbra. -”Mostratemi cosa Alfonso vi ha insegnato”-.

 

 

-”Tancredi!”- esclamò una cortigiana in abito verde salvia. Si lanciò il ventaglio alle spalle e si gettò tra le braccia del ragazzo moro.
-”Ah, Caterina!”-.
Un'altra giovane dai lunghi capelli castani abbandonò le sue faccende per correre incontro a Tancredi, il quale la salutò con un sorrisone.
-”Fiammetta, sono tornato!”- disse accogliendola tra le sue braccia insieme a Caterina.
Lidia osservò la scena in disparte, sbalordita dal numero di cortigiane che stavano accorrendo alla notizia dell'arrivo di Tancredi. Non ci mise molto a capire che il cugino di Michele era un assiduo frequentatore della Rosa Colta.
-”Ti mancavano le mie labbra, vero?”- domandò maliziosa una ragazza che rispondeva al nome di Bona.
-”Non puoi immaginare quanto...”- rispose Tancredi accarezzandole una guancia.
Dio, ti prego, aiutami!”, pensò Lidia roteando gli occhi. Decise di abbandonare Tancredi alle proprie faccende e si addentrò nel palazzo alla ricerca di Paola. La trovò nel cortile interno intenta a potare un cespuglio di rose. Non appena vide Lidia, la matrona posò le cesoie ai piedi della pianta e si alzò in piedi, andandole incontro.
-”Mia cara, che piacere rivederti! Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo viste?”-.
-”Quasi due mesi”- sorrise debolmente.
-”Ho notato una certa agitazione tra le mie cortigiane”- disse riducendo gli occhi a due fessure. -”E' per caso tornato Tancredi?”-.
Lidia spalancò gli occhi verdi, sorpresa dalla giusta deduzione della matrona. Paola si coprì la bocca col dorso della mano e rise.
-”Le mie ragazze stravedono per lui”- spiegò con una punta di malizia. -”Siete giunti insieme?”-.
-”Sì... A questo proposito, Matrona Paola, avrei bisogno di parlarvi di una certa questione”-.
Paola vide il turbamento negli occhi di Lidia e la fece accomodare su una delle panchine di marmo bianco che si trovavano nel cortile. Dopo aver affidato le cesoie a una cortigiana che passava di lì per caso, la matrona andò a sedersi accanto a Lidia e la esortò con un lieve cenno della mano a spiegare.
-”Io... vivo nel terrore di essere riconosciuta dagli assassini della mia famiglia”- mormorò Lidia, lo sguardo abbassato sulle sue mani intrecciate.
-”Questo perché hai poca fiducia nelle tue capacità, mia cara. Alfonso mi ha parlato bene di te, e non ho ancora sentito l'Arcangelo lamentarsi di qualcosa...”-.
A udire quel nome, la testa di Lidia scattò verso l'alto e i suoi occhi si puntarono in quelli della matrona.
-”Vi ha parlato di me?! Cosa vi ha detto?”- domandò Lidia con voce stridula.
Paola sorrise enigmaticamente e distolse lo sguardo.
-”Assolutamente niente. Bice, ricorda: l'Arcangelo non è una persona comune; non puoi trattarlo come se fosse un semplice ragazzo. C'è un abisso dentro di lui, ma nessuno ha mai ottenuto il permesso di calarsi al suo interno, nemmeno quel bel bocconcino di suo cugino, Lascialo perdere... Gli angeli non sono umani”-.
Lidia perse tutto il suo entusiasmo e si mosse a disagio sulla panchina, prendendo a contorcersi dall'imbarazzo le dita delle mani. Paola, portandosi i lunghi capelli neri su un lato, accarezzò con dolcezza la spalla della ragazza. Non era la prima volta che qualcuno mostrava interesse per l'Arcangelo; nonostante tendesse alla misantropia e il suo volto fosse perennemente nascosto, quel giovane misterioso sembrava essere in grado di far cadere facilmente le persone ai suoi piedi. A lui, però, questa sua particolare abilità innata non interessava. Proprio come un arcangelo, Michele era quasi del tutto estraneo ai piaceri terreni.
-”La paura è tutta nella tua testa”- riprese la matrona dopo un po'. -”Non c'è alcun pericolo che tu venga riconosciuta. Se coloro che hanno ucciso la tua famiglia conoscessero il tuo volto, ti avrebbero eliminata già da tempo, credimi. Purtroppo so bene come funzionano queste cose. Non temere, col tuo bellissimo nome nessuno sarà in grado di risalire alla tua vera identità”-.
Lidia sorrise impacciata, colpita in pieno dalla frecciatina della matrona. Ringraziò Paola per le parole di conforto e si congedò. Passò per l'androne del palazzo e strappò Tancredi alle sue ammiratrici; se non fosse stato per l'agorafobia lo avrebbe volentieri lasciato dov'era. Alzando la voce per tentare di sovrastare le lamentele delle cortigiane, Lidia domandò al ragazzo moro se potesse riaccompagnarla a casa. Ovviamente Tancredi non rifiutò. L'immagine del viso buio e pensoso di Lidia lo seguì per tutto il giorno, anche dopo che si separò da lei per tornare a svolgere i suoi affari. Chissà di cosa aveva parlato con la matrona della Rosa Colta e qual era la causa del suo turbamento...

 

 

Finalmente sola, Lidia si liberò della divisa da Assassino e si sdraiò sul proprio letto. Con lo sguardo fisso sul soffitto, la ragazza dai capelli color cannella fece un respiro profondo e prese una decisione: dopo aver vendicato la morte dei suoi genitori avrebbe fatto il possibile per scoprire la storia che si celava alle spalle di Michele.



 

   
 
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