Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Mick_ioamoikiwi    31/01/2016    0 recensioni
A Rivellion, terra magica popolata sia da razze intelligenti, come gli umani e da altre razze meno intelligenti, come i Goblin, una ragazza di nome Hannah inizia la propria missione per il completamento del rituale che le permetterà di diventare membro effettivo del proprio ordine, gli Ammazzadraghi. Lungo il suo cammino verrà supportata da Zandalor, mago ultracentenario, l'unico in tutto il Paese a non credere nel tradimento dei draghi che, migliaia di anni prima, hanno assassinato il Divino, salvatore di Rivellion.
Ed è qui che inizia la nostra storia. O meglio, la storia di Hannah.
[Based on Divinity II - Ego Draconis]
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3
 
 
Rimasero seduti a tavola fino a tarda notte, le guardie si convinsero ad andare a dormire solo quando i servi cominciarono a cambiare le candele che, piano piano, si erano completamente sciolte nei propri contenitori.
Hannah aveva passato l’intera serata a parlare con Peavy, apprendendo molte cose che non conosceva sull’Ordo Novus: questo fu anche uno dei motivi per cui, la sua curiosità nei confronti di Hidan, cresceva a dismisura. Fu quindi una degli ultimi ad abbandonare il tavolo, Rhode e il capitano Rodney si erano congedati molto prima di loro: il giorno dopo sarebbero partiti all’alba per una nuova missione.
Lei e tre guardie rimasero a giocare a dadi ancora per un bel po’, poi la stanchezza la costrinse ad andare a dormire.
Camminando lungo il corridoio notò che quasi tutte le stanze erano state adibite ad alloggi per le guardie: molti di loro provenivano dalle caserme delle grandi città come quella di Aleroth; altri erano semplici volontari. In fondo, Vallerotta era un piccolo villaggio situato in uno spiazzo verdeggiante circondato da montagne; i maggiori pericoli provenivano per lo più da qualche cinghiale che si avvicinava troppo alle case o dai goblin, che si divertivano a spaventare gli ignari viaggiatori.
 
Arrivò davanti alla porta della sua stanza, infilò la chiave ed entrò. L’aria fresca della sera aveva riempito l’intera camera, Hannah non poté fare a meno di rabbrividire; accese alcune candele che erano state appoggiate al tavolo e due delle torce che erano appese alle pareti, in modo da avere abbastanza luce per cambiarsi.
Prima di coricarsi si avvicinò alla finestra per chiudere le imposte; guardando fuori vide una figura scura, seduta su di un grosso masso, intenta a scrivere sopra un libro. Tentò di capire chi fosse, poi vide lo stemma dell’Ordo Novus sopra la corazza argentea. «Hidan.» Mormorò. Il ragazzo sembrò averla sentita perché giro, di qualche centimetro, la testa verso di lei. «È questo che vi insegnano all’accademia degli Ammazzadraghi?»
«Come, scusa?» Hannah impallidì. La prima cosa che le venne in mente fu il viso arrabbiato di Zandalor che la rimproverava per essersi fatta scoprire come una pivellina.
«Vi insegnano a farvi scoprire oppure sei tu ad essere un’incapace?» Il ragazzo richiuse il libro, riponendo penna e inchiostro dentro un astuccio in feltro per poi alzarsi in piedi.
«Non ti stavo propriamente spiando.» Tentò di giustificarsi Hannah. «È stato un caso.»
Il ragazzo si girò verso di lei: sembrava avesse gli occhi neri come la pece, se visti alla luce della luna. Le fecero venire la nostalgia, anche lei li aveva di quel colore. Uno dei tanti cambiamenti fisici che aveva dovuto subire prima di divenire membro degli Ammazzadraghi erano proprio gli occhi che, adesso, erano bianchi e vuoti.
«Allora vedi di prendere sul serio il tuo addestramento, non come stai facendo adesso.»
Hannah rimase impietrita. In accademia l’avevano sempre trattata, tutti, come se fosse lei a capo dell’ordine, le avevano sempre dovuto il rispetto che meritava; Hidan invece sembrava non curarsi della posizione che lei ricopriva in quel momento.
«Ascoltami bene, io non pretendo molto ma esigo un minimo di rispetto, all’Ordo Novus ve lo insegnano?»
Hidan rimase immobile. «All’Ordo Novus ci insegnano a portare rispetto soltanto a chi se ne dimostra degno. In questo momento tu non ne sei degna.» Alzò l’angolo destro della bocca in una specie di sogghigno. «Ora, se vuoi scusarmi, vado a dormire. Ci vediamo, aranel
Hannah, stizzita, chiuse le imposte senza rivolgergli più la parola. Si buttò sul letto, addormentandosi quasi subito.
 
La mattina arrivò più presto del previsto, il sole era appena spuntato nel cielo quando Hannah si svegliò: le articolazioni erano decisamente più doloranti del giorno prima.
Si massaggiò le spalle, non aveva dormito neanche un granché perché continuava ad avere dei sogni inquietanti che la svegliavano di soprassalto nel cuore della notte.
Alcune donne le portarono in stanza il necessario per fare colazione; «Non mi fa mancare proprio niente.» Pensò, riferendosi al capitano Rodney.
Buttò giù qualche sorso di latte e qualche pezzo di pane aromatizzato poi si sbrigò a vestirsi, Zandalor odiava i ritardatari. Scese di corsa nel cortile adibito ad arena di addestramento per le guardie: il mago era già lì che la aspettava, intagliando un ramoscello.
«Eccomi.» Esordì, tentando di non pensare ai brutti sogni che aveva fatto.
Il mago alzò lo sguardo su di lei. «Avverto un’aura irrequieta su di te.» Zandalor la fissava da dietro gli occhiali. «Qualcosa non va?»
«Nulla, maestro.» Sperò con tutta se stessa che il mago non potesse vedere nei suoi sogni più nascosti.
«Hannah, la telepatia sarà anche un dono riservato al popolo degli Antichi e a voi Ammazzadraghi ma, fino a prova contraria, sono stato io a insegnare a Isobel e a chi c’era prima di lei, come si usa questo potere.»
La ragazza sospirò. «Ho soltanto avuto un incubo.» Cercò di scacciare dalla mente l’immagine di quell’uomo che aveva i suoi stessi occhi. «Ti prego, continuiamo con l’allenamento. Ho bisogno di liberare la mente.»
Zandalor sorrise. «D’accordo, ragazza mia. Vieni, cerchiamo un posto tranquillo.» Hannah prese la sua spada dalla rastrelliera, i servi l’avevano lucidata a dovere dopo gli allenamenti del giorno prima e adesso sembrava come nuova. Oltrepassarono le mura della città tenute d’occhio dalle guardie: la ragazza ne salutò qualcuno ma, in realtà, si ricordava poco della sera prima perché i ragazzi le avevano offerto qualche bicchiere di birra di troppo; dall’altra parte, invece, riceveva molti saluti e ringraziamenti da parte degli abitanti, come aveva potuto constatare lei stessa le voci correvano velocemente per tutta la regione, a partire dalla capitale Aleroth fino ai sobborghi come Valle Rotta.
«Hannah non farmi diventare vecchio.»
La voce del vecchio mago la riportò alla realtà: gli corse in contro, dall’altra parte del fiumiciattolo che scorreva appena fuori dalle mura.
«Niente manichini?» Disse Hannah, ironicamente.
«Credo che la lezione di ieri ti sia stata di aiuto, dopotutto sei stata per mesi la prima della classe all’accademia. Non ti occorreranno più di tanto i miei insegnamenti sul combattimento corpo a corpo, sei già a un buon livello.»
La ragazza piegò la testa su un lato, per simulare un inchino. «Lo prenderò come un complimento.»
«Bene, da ora in poi sarà meglio lavorare sugli incantesimi. Ti potranno essere più utili in futuro, di certo non qui a Valle Rotta.»
Mentre parlava tracciò, nella terra morbida, un cerchio quasi perfetto con all’interno un pentacolo, servendosi del bastone; per ogni punta disegnò un simbolo diverso. Hannah lo osservava, curiosa di sapere a cosa servisse. Zandalor cominciò a camminare su e giù, pensando a come iniziare il discorso complesso che avrebbe dovuto affrontare.
«Ogni essere vivente, qui a Rivellion, possiede dentro di sé un’energia spirituale, proveniente dalla terra, dall’acqua, dalle piante... un’energia potente e nascosta di cui soltanto poche razze possono farne un saggio uso: essa è il mana.» Indicò il primo simbolo inciso nella stella. «Il mana controlla gli altri quattro elementi che governano il cosmo: acqua, terra, fuoco e aria.» Indicò gli altri quattro simboli. «Il mio compito è quelli di insegnarti ad usare questa forza e a padroneggiarla, in modo da fare di te una vera Ammazzadraghi.»
«Ma io non ho mai usato questa energia, né sapevo di averla! Come potrei-»
«Allenamento, figliola! E concentrazione, costanza, impegno mentale. Sono queste cose che distinguono i nostri cadetti dai normali soldati dell’Ordo Novus... gli Ammazzadraghi hanno servito e protetto i sudditi del Divino per anni senza l’aiuto delle guardie reali.»
Hannah impallidì: non era questo a cui pensava quando si era arruolata nelle fila dell’Esercito Reale: era stata scelta per l’Accademia per puro caso e ora doveva addirittura combattere il nemico da sola: Damian l’avrebbe spiaccicata come una normale blatta delle prigioni. Zandalor le puntò il bastone a pochi centimetri dal mento. «Nel cerchio. Muoviti.»
Hannah obbedì ma, appena oltrepassata la linea disegnata per terra, si sentì percorrere da uno strano brivido freddo. Il mago diede tre colpi col bastone per terra e, come per magia, le linee per terra si illuminarono di una strana luce violacea. «Cosa diamine-» Sentì il corpo estremamente leggero e fragile ma, in fondo, sapeva di essere diversa da prima.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mick_ioamoikiwi