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Autore: SanjitaSwan    31/01/2016    2 recensioni
Due coinquilini.
Novanta giorni di astinenza da appuntamenti.
Novanta giorni senza incontrare nuove possibili fidanzate
Novanta giorni per conoscersi meglio.
Come andrà a finire?
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Giuro, non so perché l’ho fatto.
Sembrava un’idea perfetta quando ho visto la foto che mi ha mostrato Johnny.
Inoltre mi era stato assicurato che, a differenza di Tashiji, Albida era tutt’altro che astemia, e, oltretutto, castità e purezza non rientravano nel suo vocabolario, stando alle voci che giravano.
Così, come un completo imbecille, ci sono cascato e ho accettato un altro stupido appuntamento.
Insomma, in quel momento, più che il mio cervello, a rispondere era stato il mio pene in astinenza, e non ho assolutamente pensato a eventuali inconvenienti.
L’unica cosa che avevo in mente, per quanto triste e squallido possa sembrare, era farla bere a dismisura e trascinarla in un parcheggio isolato, o meglio ancora nel letto.
L’idea era partita molto bene, così, per aggiungere qualche punto a mio favore, ho addirittura optato per un abbigliamento elegante.
Naturalmente non mi sarei certo abbassato ai livelli del damerino con cui condivido l’appartamento, ma una semplice camicia bianca e un buon paio di jeans sembrano essere l’ideale.
D’altronde, la mia idea di eleganza è questa, e non mi sognerei mai di mettermi tutto in tiro solo per piacere a qualcuno.
Sanji, nel frattempo, sta come sempre inveendo contro Rufy, che a quanto pare ha lasciato in giro le briciole dopo aver svaligiato il frigo per l’ennesima volta.
Oltretutto in questi giorni, Rufy se ne è inventata un’altra delle sue per rallegrare la convivenza: vuole comprare un cucciolo.
Sanji ovviamente è in disaccordo, perché “già ci sono due animali in questa casa e non ho nessuna intenzione di star dietro a un terzo”, e comunque io sono allergico al pelo del cane.
So che questo non fermerà Rufy, ma spero almeno che, se deve avere un animale domestico, sia qualcosa come un pesce rosso.
Che ovviamente durerà al massimo tre ore.
Sperando con tutta l’anima che Sanji non noti il mio abbigliamento (non perderebbe occasione di sfottermi), mi infilo la giacca e esco senza troppe cerimonie.
Quando Johnny mi ha dato il numero di Albida, la prima cosa a cui ho pensato è stata una serata in discoteca.
Ma oggi è mercoledì, e le discoteche sono quasi tutte chiuse.
Così mi sono dovuto accontentare di un piccolo discopub squallido e scalcinato.
Quando Albida ha approvato la mia decisione, non sono riuscito a capire se fosse un buon segnale o meno: quel locale è pieno di troioni da combattimento che ogni sera si presentano in minigonna inguinale e tacchi quindici, e tutte le volte finiscono la serata con un ragazzo diverso. 
Non che la cosa mi dispiaccia, ma ho anche io la mia dignità in fin dei conti!
Scaccio il pensiero fastidioso e mi concentro sulla ricerca della ragazza.
Non ci vuole molto. 
La squadro: nonostante sia fine febbraio indossa una mini di pelle che a stento le copre le cosce, un paio di spaventosi stivaloni vertiginosi alti quasi fino al ginocchio, una maglietta striminzita a pancia scoperta che lascia le tette strizzate in un reggiseno di almeno due taglie più piccolo completamente esposte.
La quantità di trucco che ha in faccia basterebbe per una decina di clown, e con tutta la lacca che si è spruzzata sui lunghi ricci neri, potrebbe benissimo aver aperto un nuovo buco nell’ozono.
Ok che non mi dispiace l’idea di rimorchiare una zoccola professionista, ma così sembra troppo anche per me!
Mi avvicino per presentarmi, ma appena apre bocca rischio di rimanerci secco.
Cazzo, ha l’alito di un cassonetto dell’immondizia esposto al sole per giorni in pieno agosto!
Cerco di trattenere il fiato senza darlo a che vedere, e entro con lei nel pub.
Ci sediamo al bancone, e lì i miei dubbi sull’esito positivo dell’appuntamento si concretizzano.
Appena si siede la minigonna le si alza, scoprendo tremende smagliature che le occupano tutte le cosce, e che, ovviamente, al buio non avevo notato.
Beh, a guardarla bene realizzo che il buio non mi ha fatto notare parecchi dettagli: alla luce fioca del locale, il trucco le regala decisamente parecchi anni di più (tanto da farmi chiedere se abbia più di trent’anni), le tette sono palesemente rifatte da un chirurgo evidentemente non molto esperto e porta anche un paio di collant contenitivi color carne con diversi buchi.
Idea splendida, Zoro, davvero.
“Allora” chiedo per rompere un po’ il ghiaccio, preparandomi a trattenere il fiato appena chiuderò la bocca. “Che cosa prendi?”
“Per me una doppia vodka pesca Red Bull, grazie!” risponde lei con una voce decisamente poco fine.
Dio, trattenere il fiato non basta, e mi sento il suo fiato pestilenziale venirmi addosso senza pietà.
Poi mi concentro sul suo ordine. 
Cazzo, questa qui o ha un fegato che può benissimo competere col mio oppure ha deciso di ammazzarsi!
Non ho certo nulla da ridire però, così ordino una bottiglia di sakè e la guardo scolarsi il suo vodka pesca Red Bull nel giro di due minuti.
Anzi! Appena lo finisce ne chiede subito un altro, insieme a uno shot di tequila bum bum.
Decido di prenderne uno anche io, e appena lo finiamo lei decide di farmi battere il record mondiale di apnea parlandomi della sua vita.
Scopro che è una parrucchiera (questo spiega le tonnellate di lacca), che si è appena separata dal compagno con cui stava da cinque anni (e mi chiedo il perché, povero ragazzo!) e che il suo livello di vanità potrebbe paragonarsi a quello di Paris Hilton (proviamo a gettarti un secchio d’acqua sulla faccia e vediamo se te lo puoi effettivamente permettere).
Quello che però mi lascia abbastanza senza parole, è il fatto che in tutto questo discorso, ordina altri tre drink e sette shots di tequila bum bum.
Non avevo mai conosciuto una ragazza che bevesse così tanto senza vomitare prima, e dopo averla assecondata con gli shots decido di darci un taglio per vedere fin dove sa arrivare.
Al decimo shot, il lato positivo è che il suo alito ora è deliziosamente corretto con un frizzante aroma di tequila bum bum, e ogni tanto posso anche permettermi il lusso di respirare. Quando la sua bocca è lontana almeno cinquanta centimetri dal mio naso, si intende. 
Il lato negativo è che effettivamente iniziano a fare effetto anche su di lei, e inizia a passarmi la mano lì.
Si avvicina pericolosamente nel compiere questo gesto, e quando è abbastanza vicina da farmi trattenere il fiato fino a esplodere, mi biascica nell’orecchio: “Mettimi una mano sotto la gonna”.
Non ho tempo di fare niente, perché ci pensa lei a compiere questa operazione, afferrandomi la mano con forza e trascinandomela sotto la gonna, su un improbabile tanga fatto di filo del telefono.
Fortunatamente gli shots iniziano a fare effetto anche su di me, seppur molto leggero, e non provo l’impulso di chiederle se sia improvvisamente impazzita.
L’unica cosa che spero è che non mi proponga di scopare in pubblico. Va bene tutto ma una dignità ce l’ho anche io, e l’ultima cosa che voglio è dar libero spettacolo a un branco di ubriaconi maniaci.
Poi però inizia a baciarmi il collo, sbattendomi la matassa di capelli duri di lacca in bocca.
E quando sento che inizia a farmi un succhiotto, capisco che sta decisamente mandando un chiaro segnale.
Ne approfitto per tirar fuori la mano da sotto la gonna, e le propongo di spostarci in un’area un po’ più riservata.
A questo punto lei mi propone di andare a casa sua, dove in questo momento non c’è nessuno.
Il mio cervello mi suggerisce di correre via il più velocemente possibile, conducendo il pensiero al fatto che, probabilmente, non solo dovrò infilare la lingua in quella specie di bidone che dovrebbe essere la sua bocca, ma probabilmente anche in un altro posto che vanta molte probabilità di avere lo stesso tipo di problema.
Ovviamente, però, il mio membro non è d’accordo, e mi ricorda che, oltre al fatto che sono sei mesi che non gli do soddisfazioni, il cervello in questo momento è lievemente annacquato dall’alcool, mentre lui è sano come un pesce.
Mi sembra inutile dire chi sia il vincitore.
Dopo aver pagato, quindi, ci trasferiamo in quella che scopro, appena arriviamo, essere la casa dei suoi.
“Io e Bagy convivevamo da sei mesi, e la casa era sua per contratto. Quindi sono temporaneamente bloccata qui” spiega aprendo la porta.
Fantastico. 
Appena entriamo, lei mi infila la lingua in bocca, in quello che credo sia un tentativo di risucchiarmi via la faccia.
E ci sta anche riuscendo alla grande, devo dire.
‘Non pensare all’alito, Zoro. Ti prego!’ mi ripeto mentalmente, onde evitare di pensare al fatto che un cassonetto umano mi sta limonando e, di conseguenza, far fare a tutto l’alcool ingerito (e probabilmente anche alla cena di Natale dell’anno scorso) un indegno ritorno in scena sul pavimento.
Quella che si sta decisamente rivelando un’assatanata ninfomane in astinenza almeno quanto me, o molto probabilmente di più, mi sbatte sul divano, e con una mossa fulminea mi abbassa pantaloni e boxer.
Poi si dedica a un lavoretto orale che, nonostante il suo problema di igiene orale, devo ammettere che non è assolutamente male.
Peccato che il pensiero di avere il membro all’interno di un vorace cestino dell’umido ha esattamente l’effetto opposto di quello che Albida vorrebbe ottenere con il suo pompino.
Dopo cinque minuti, junior ha ancora qualche difficoltà a erigersi, e lei continua sempre più veloce, fino a staccarlo quasi con i denti.
Sono abbastanza sicuro che, all’interno delle sue fauci, anche il mio buon amico abbia capito che non è stata una grande idea, ma ormai siamo qui, e ci conviene portare a termine ciò che abbiamo iniziato.
L’unica speranza che mi è rimasta è che, dopo il pompino, si passi direttamente al sodo, senza doverle ricambiare il favore.
Finalmente, dopo un lasso di tempo che non so esattamente quanto sia, ma mi pare interminabile, lei solleva la testa e mi fa, con voce assatanata: “Ora tocca a te mangiarmi”.
Ecco! Lo sapevo, cazzo!
Non mi resta altro da fare che armarmi di tutto il coraggio possibile e levarle il tanga leopardato, infilando la testa tra le sue gambe spalancate.
Con grande sollievo, scopro che il suo problema è solo di natura orale, e il resto vien da sé.
Se non fosse per in fatto che, per ogni piccolissimo movimento che faccio, urla come se la stessero scannando, e si muove come se avesse degli spasmi.
Spero vivamente che non abbia vicini anziani, altrimenti si prospetta il finale perfetto di una serata di merda.
Resto lì finché, finalmente, non raggiunge l’orgasmo (con effetti sonori che farebbero acquistare l’udito a un sordomuto).
E a quel punto, con uno sguardo che credo voglia essere sexy e ammiccante, ansima: “Favoloso! Ora di sopra, maschione! Voglio che mi sfondi”
Ah, cazzo, andiamo bene!
Ancora coi pantaloni abbassati, mi trascina in camera sua, chiedendomi se dovrei procurarmi un apparecchio acustico prima di lanciarmi in questa folle impresa.
Appena arrivati in camera, quella poca voglia che avevo passa del tutto.
La stanza dovrebbe essere sua, ma sembra quella di una dodicenne in fissa con le boy band.
Infatti, le pareti sono tappezzate di poster di cantanti che solo un’adolescente rincoglionita ascolterebbe, e in modo particolare del cantante Foxy.
Ommioddio, ci mancava anche questa.
Anche al buio, posso constatare che la stanza è tutta completamente rosa confetto, e gli scaffali strabordano di peluches e barbie.
Il letto è abbastanza piccolo, e dubito che arriverà a domani ancora intero.
Almeno, non dopo quello che ho visto!
Raccolgo quel poco che resta del mio coraggio e abbandono definitivamente ogni tipo di dignità.
Quel che segue è inutile che stia a raccontarlo, si può benissimo immaginare senza troppi problemi.
Nel caso la fantasia scarseggi, basti pensare a un film porno nella camera di una ragazzina tredicenne circondata di pupazzi, dove la protagonista è la figlia dell’esorcista in modalità ninfomane con dei deficit uditivi, e il protagonista è un patetico idiota completamente amorfo che si chiede come si sia cacciato in questa situazione, sperando di non lasciarci i timpani.
Dopo minuti che sembrano anni di quello che credo sia l’esatto opposto dell’apoteosi dell’amore e della passione, lei interrompe i suoi spasmi e le sue urla assatanate, dicendomi: “Io ho fatto. Ora tocca a te”.
Cerco di concentrarmi sulle tette per aiutare il mio povero uccello massacrato, ma in quel momento mi accorgo con orrore di aver dimenticato il preservativo.
Glielo faccio presente in fretta, prima di ritrovarmi imparentato per sbaglio con dei piccoli cassonetti urlanti, e lei mi ordina di uscire subito.
Dopo un altro paio di spinte, esco all’ultimo secondo e la centro in pieno viso, mirando bocca e l’occhio destro.
Immediatamente inizia a gridare come se le avessero spruzzato dell’acido nell’occhio, e strofina via i residui con una mano.
Inizia a lacrimare nero, e la sua faccia diventa subito un Picasso, che tenta di ripulire con la maglietta striminzita, peggiorando notevolmente la situazione.
Provo a sistemare il tutto con un fazzoletto intinto nella bottiglietta d’acqua che trovo sul comodino, e la cosa sembra funzionare.
Ora a guardarla ha metà faccia completamente nera, e la parte visibile senza trucco le fa dimostrare almeno il doppio dell’età che dovrebbe avere.
Proprio come immaginavo.
Non vedo altri motivi per restare, per cui faccio, in tono mogio: “Posso andarmene ora?”
La sua espressione si fa indispettita, e mi fulmina con lo sguardo.
“Ah, questa poi! Prima ti fai i tuoi porci comodi, mi scopi e poi te ne vai?”
Io vorrei sottolineare che l’unica a farsi i suoi porci comodi qui è lei, ma non me ne dà il tempo, e mi indica la porta gridando “Fuori!” con la mano sporca, centrando con le poche gocce del mio sperma un poster, prendendo Foxy in piena faccia.
Lei lancia un rantolo disperato, e si precipita a rimediare freneticamente… proprio con il fazzoletto bagnato che le avevo dato per pulirsi l’occhio.
Risultato: dopo aver reso il poster nero di trucco, si buca, lasciando il povero Foxy senza naso e con il resto della faccia tutta nera.
Manco fosse davvero una tredicenne, inizia a piangere, intimandomi nuovamente di andarmene.
Obbedisco senza fiatare, e mi precipito fuori da quella casa in men che non si dica.
Uscendo, incrocio quella che dovrebbe essere la madre, che mi guarda in cagnesco.
Non potendo presentarmi dicendo “Salve signora, mi chiamo Zoro Roronoa e mi sono appena sbattuto sua figlia ninfomane, facendole quasi perdere la vista e ho trasformato Foxy in Lord Voldemort con poche gocce di sperma”, balbetto qualcosa e fuggo via, più imbarazzato che mai.
Non so se junior abbia imparato la lezione, ma sicuramente io sì: mai più appuntamenti al buio!
Mi fiondo velocemente a casa, intenzionato ad andare a letto immediatamente.
Ma quando sto per infilarmi sotto le coperte, mi arriva un messaggio di Albida.
‘Strana serata. Ma sei simpatico, e non mi divertivo così da anni. Ti va di rifarlo?’
Con la consapevolezza che molto probabilmente non lo farò, decido di rispondere domani, e finalmente mi addormento, facendo uno strano sogno su Foxy che perde il naso durante un concerto.





NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao belli!
Vi sono mancata? (ovviamente no...)
Eccomi qui con il terzo capitolo di questa... cosa.
Scusate il ritardo ma tra vacanze natalizie, poca voglia, poca ispirazione e problemi personali sono riuscita ad aggiornare solo ora.
Che dire... il povero Zoro ha passato una serata insolita che sicuramente non vorrà ripetere mai più.
Ringrazio Piper Parker per i consigli, e spero di non essere sprofondata troppo nel volgare con questo capitolo.
Vi aspetto al prossimo capitolo, con Sanji che vivrà un'esperienza traumatica che lo terrà lontano da appuntamenti di qualsiasi tipo per un bel pezzo, e poi finalmente la vera storia inizierà.
Vi ringrazio di aver letto, spero che vi sia piaciuto il capitolo (recensite, mi raccomando!) e ci vediamo alla prossima (spero il prima possibile!).
Un bacione! :D
SS
   
 
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