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Autore: Alish_Chantica    01/02/2016    1 recensioni
[The Last of Us AU] [Pricefield] Gli umani infetti sono ormai fuori controllo e i sopravvissuti si uccidono a vicenda per recuperare cibo e armi da un mondo stravolto da una pandemia. Max e Chloe dovranno lottare per tenersi stretta la propria vita e cercare di scoprire come debellare questo virus. La trama e l'ambientazione saranno molto simili a quelle di The Last of Us. Niente tornado, niente sparizioni ma soprattutto niente poteri. Questa è la mia prima Fan Fiction, le critiche costruttive saranno molto apprezzate. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 3

 

«Attenzione. Nascondere o aiutare criminali ricercati è un reato punibile con la morte. Non correte rischi. Denunciate immediatamente ogni attività sospetta.»

 

«Dove stiamo andando?»
«Lassù.» disse la ragazza con il berretto indicando un palazzo di fronte a loro il quale aveva una scala d'emergenza in ferro. Il cielo limpido, in qualche modo, riusciva a risaltare la struttura decadente «Così arriveremo al tunnel nord.»
«Come saliamo?»
«Dammi un minuto.» rispose Chloe guardandosi intorno con attenzione. Qualche sacco dell'immondizia, dell'erbetta tenace che cresceva lungo le incavature dei ciottoli e qualche straccio buttato a terra. In un angolo notò un cassone dei rifiuti e le venne un'idea.
«Vieni, aiutami a spostarlo.» Max accorse e l'aiutò a muovere l'oggetto sotto la scala.«Bene.» disse arrampicandosi. Non aspettò neppure l'altra ed entrò nel palazzo senza indugiare. Non c'era neppure l'ombra di un mobile. Hanno portato via tutto. Attraversò un piccolo corridoio che collegava le due palazzine e si voltò distrattamente verso la ragazza dietro di se.
«Allora... cos'è Victoria per te?» domandò Chloe.
«Non so. È un'amica, credo.»
«Un'amica, eh? Sei amica del capo delle Luci. Quanti anni hai, quindici?» chiese sorridendo.
«Le nostre famiglie si conoscevano. E ho diciotto anni, non che centri qualcosa.» rispose sospirando leggermente. Chloe iniziò a salire delle scale a chiocciola. Quel posto puzzava fin troppo di muffa.
«E i tuoi genitori?»
«Se ne sono andati tempo fa.»
Chloe rimase interdetta e si grattò la nuca imbarazzata.
«Mmm, mi dispiace, so cosa ci si prova.» mormorò «Ad ogni modo, invece di restare in una scuola, hai deciso di scappare e unirti alle Luci, giusto?»
Entrambe le ragazze si avvicinarono ad una porta del corridoio.
«Non ti dirò perché mi stai facendo scappare.» rispose l'altra seria.
«Sai qual'è la cosa migliore del mio lavoro? È che non mi importa del perché. La verità? Non me ne frega niente.» disse Chloe roteando gli occhi.
«Bene.» commentò Max dandole un cipiglio infastidito.
«Ottimo.» continuò l'altra aprendo la porta e facendo accomodare la ragazza più piccola. «Eccoci qui.»
Chloe, senza dare alcuna considerazione al suo nuovo ospite, si spostò verso il divano per poi sdraiarcisi sopra chiudendo beatamente gli occhi.
«Che stai facendo?» chiese Max avvicinandosi.
«Nulla.» rispose sbadigliando.
«Ah, bene, e io che dovrei fare?»
«Fai come se fossi a casa tua.»
Max vagò per la stanza per poi tornare sempre al punto di partenza. Sospirò a bocca chiusa e notò qualcosa al collo dell'altra ragazza. Sorrise.
«Bella collana.»
«Uhm...» si abbassò il berretto fino a coprirsi completamente il volto. Non aveva voglia di far conversazione.
Chloe si svegliò di soprassalto quando era ormai notte. Aveva fatto l'ennesimo incubo e sospirò stancamente.
«Ti lamenti nel sogno.» mormorò Max «Odio i brutti sogni.»
Chloe si mise seduta levandosi il berretto e passandosi una mano tra i capelli. La ragazza più piccola era seduta su una poltrona, davanti alla finestra con una polaroid in mano. Aveva iniziato a piovere molto forte e il cielo si era fatto scuro.
«Si, anche io.» rispose Chloe alzandosi. Si rimise il berretto e guardò la ragazza che le dava le spalle. La luce fioca dei lampioni illuminava il volto di Max, sembrava entusiasta ma allo stesso tempo spaventata.
«Non sono mai stata così vicina all'esterno. Intendo, guarda quei soldati, se gli facessi una foto dubito che si vedrebbe qualcosa.» mormorò rigirandosi la polaroid tra le mani. Sembrava tenerci molto. Chloe si grattò la nuca e si avvicinò ad un armadio per prendere una lampada a gas, l'accese e la mise sul tavolo. Max intanto aveva riposto la propria macchina fotografica nella borsa e si era alzata.
«Cosa vogliono da te le Luci?» chiese d'un tratto Chloe ma venì interrotta da Rachel che entrò bruscamente nella stanza completamente bagnata.
«Ehi, scusate se ci ho messo tanto, è pieno di soldati l'ha fuori.»
«Come sta Victoria?» domandò d'impulso Max.
«Se la caverà.» rispose Rachel per poi voltarsi verso l'amica «Ho visto la roba. È tanta. Sei sicura?»
«Certo.»
«Bene, andiamo.» commentò la ragazza con l'orecchino piumato andando avanti e spalancando la porta sul retro iniziando a scendere. Chloe, sospirando a bocca chiusa, spense la lampada.

E io che pensavo di scaldarmi almeno un po'...

Si infiltrarono passando per qualche scorciatoia per poi uscire all'aria aperta. Il vento le accarezzava la pelle provocando piccoli brividi in risposta. La pioggia cadeva incessante e le nuvole nere coprivano le poche stelle rimaste.
«Questa pioggia non va bene.» commentò la ragazza con il berretto.
Rachel si strinse di più nei suoi indumenti e Chloe fu tentata di fare qualche commento sprezzante ma si trattenne. Non era ne il luogo ne il momento giusto. Il paesaggio era pressoché affascinante nonostante la desolazione e la distruzione che lo circondavano. Per colpa delle numerose mine, piogge, bombe e infetti, il ponte principale che collegava la periferia al centro di Boston, era crollato trascinando con se svariate macchine, cartelli stradali, semafori, piccole baracche e persino un intero tir. Nonostante le pessime condizioni, Chloe notò che Max era in qualche modo ipnotizzata in quel quadro a dir poco misera.
«Sono fuori, finalmente...» sussurrò Max in un soffio per poi espirare ed inspirare tranquillamente. Non le importava se il tempo era sfavorevole, quella era la sua prima volta che usciva da una città in quarantena. Stava letteralmente congelando ma non le importava perché l'aria di quei posti nuovi iniziava a diventare parte di lei, quei paesaggi dominati dalla natura assumevano un nuovo ruolo importante che era divenuto fondamentale e, in un certo senso, affascinava gli ignari viandanti. Intanto Chloe si era incamminata e si mosse con cautela tra i vari resti. Non voleva rischiare di farsi scoprire per cui decise che il modo più saggio di continuare era quello di non accendere nessuna torcia.

La parola è l'ombra dell'azione.

«Scendiamo facendo attenzione a dove mettiamo i piedi.» informò Rachel seguendola. Uno dei carichi del tir era inclinato verso il basso così da poter permettere la risalita. Il piccolo gruppo scalò l'oggetto senza fatica ma improvvisamente, davanti a loro, uscirono due soldati armati fino ai denti con i fucili spianati verso la piccola carovana. Chloe, con uno scatto, cercò di mettere al tappeto uno dei due ma fu fermata da un calcio in pieno volto che la fece cedere a terra.
«Non fate cazzate, forza. Giratevi e in ginocchio. E tu scansionali mentre io chiamo la base. Se sono infetti sai cosa fare.» informò uno dei soldati. Dalla voce sembrava una donna. Il trio fu costretto a seguire gli ordini. Chloe poteva sentire la testa che le pulsava ma non ci fece troppo caso.
«Bene. Mani dietro la testa.» ordinò l'altro soldato estraendo lo scan.
«Se chiudi un occhio possiamo pagarti bene.» sussurrò Rachel alla guardia armata.
«Sta zitta.» rispose iniziando a scansionare la ragazza in cerca di qualche segno d'infezione. Rachel risultava negativa, così il soldato passò a Chloe, anche lei negativa. Infine giunse a Max che continuava a tremare leggermente. La ragazza con il berretto scrutò la nuova compagna di viaggio e notò una certa paura nei suoi occhi. Il soldato le appoggiò lo scan sul collo ma nel momento in cui comparve il risultato,  la ragazza con le lentiggini, estrasse un coltello a serramanico e, alzandosi e girandosi nel mentre, ferì ad una gamba la guardia armata.
Max squittì «S-Scusa.»
Il soldato gemette ma, nella foga del momento, riuscì a colpire Max scaraventandola contro una delle tante casse di legno che il tir avrebbe dovuto trasporatare.
«Cazzo! Me la pagherai!» sibilò la guardia armata ferita puntandole il fucile. Chloe, con uno scatto, non ci pensò due volte ad afferrarlo e a buttarlo al suolo. Riuscì, non con poca difficoltà, a sfilargli il fucile e a ucciderlo. In quel momento si sentì un altro sparo e si alzò velocemente voltandosi verso l'origine del suono. C'era Rachel con una pistola fumante in mano e al suolo l'altro soldato. Entrambe le guardie armate erano circondate da una pozza di sangue.
Max sembrò scioccata «Io credevo che... li avremmo legati o qualcosa di simile.» mormorò indietreggiando.
Chloe sospirò alzandosi dal cadavere e ripulendosi. Rachel ne approfittò per raccogliere da terra lo scanner. Ciò che vide le fece gelare il sangue.
«Chloe, guarda qui.»
La ragazza con il berretto si avvicinò incuriosita ma appena vide lo schermo dello scanner rimase interdetta. Voltò lo sguardo verso Max e poi nuovamente sul marchingegno. Il risultato era positivo.
«Tu...» mormorò Chloe «Sei una cazzo di infetta!» gridò estraendo la pistola e puntandola contro la ragazza con le lentiggini.
«Aspetta, aspetta! Non sono infetta.»
«Si, certo!» ringhiò sarcastica la ragazza dai capelli blu «quindi questo mente?» continuò indicando lo scanner.
«Io posso spiegare.»
«Fallo.» disse Rachel severamente.
Max si scoprì velocemente un braccio rivelando un morso di qualche infetto.
«Non me ne frega di come sei stata infettata.» brontolò Chloe inclinando la pistola.
«È di due settimane fa.»
«Impossibile, si trasformano tutti entro due giorni.» si intromise Rachel.
«Ve lo giuro, è di due settimane. Perché Victoria avrebbe dovuto mentirvi?»
Entrambe le ragazze rimasero in silenzio.

Non ha molto senso infatti... ci ha fatto persino vedere la roba e da ciò che mi ha detto Rachel è pure parecchia. Perché farci rischiare di diventare dei clicker scortando una ragazza infetta fuori dalla zona di quarantena? Non credo ci voglia uccidere ma, a causa dei molteplici attacchi, hanno perso molti uomini. Forse non ne aveva abbastanza per contrastarci..? Non ha comunque senso. C'è qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò...

«Aah!» Chloe gemette rinfoderando la pistola «Non ci casco ma il pagamento è notevole per cui vediamo di andare avanti senza fare troppe domande.»
«Sbrighiamoci prima che arrivino i rinforzi. Non voglio farmi beccare un'altra volta.» ammise Rachel passando in testa al gruppo.
Max, dal canto suo, si ricoprì l'arto e le seguì. Si passò una mano sul braccio con la cicatrice del morso. Lo faceva sempre quando si sentiva a disagio o fuori posto, in qualche modo l'aiutava. Il trio riprese la marcia. Era ancora buio e, tra la pioggia e la tensione, nessuno osò proferire parola fino a quando non attraversarono un condotto dell'acqua. Dopo che Rachel forzò la serratura di un piccolo cancello in ferro, le tre ragazze uscirono all'aperto. Il paesaggio cambiava di volta in volta. Max si guardò intorno e si appoggiò vicino ad un muretto decadente. Chloe chiuse il cancello dietro di se e non appena voltò lo sguardo verso la sua amica, notò che quest'ultima stava fissando la ragazza con le lentiggini. Rachel si avvicinò piano a Max rivolgendole uno sguardo neutro ma che celava della preoccupazione.
«Ok, qual'era il piano? Se anche riuscissimo a consegnarti alle Luci, cosa accadrebbe?»
«Victoria... ha detto che hanno le loro zone di quarantena. I loro dottori stanno studiando una cura.» spiegò cercando di parlare in modo chiaro.

Forse è ancora spaventata per quello che è successo con i soldati.

«Non ne ho mai sentito parlare.» precisò Chloe. Max la guardò.
«Quello che mi è successo può essere la chiave per trovare un vaccino.»
«Aah! Ma piantala!»
«È quello che ha detto.» continuò Max.
«Certo, non ho dubbi.» disse Chloe sarcastica.
«Non l'ho chiesto io!»
«Neppure io.» sibilò la ragazza con il berretto sporgendosi.
«E se fosse vero?» intervenì Rachel ponendosi nel mezzo.
«Cosa...-»
«Se fosse così, Chloe? Siamo arrivati fin qui, andiamo fino in fondo.»
«Devo ricordarti cosa c'è là fuori?»
La ragazza con l'orecchino piumato guardò Max per poi prenderla per un polso.
«Chloe, ci pagheranno bene, dobbiamo solo portarla al municipio poi ci penseranno loro.» continuò Rachel trascinandosi dietro l'altra ragazza. Chloe sbuffò calciando via un sasso ma infine si decise a seguirle.


 

Heilà! Grazie per aver letto questo capitolo. Mi scuso per gli errori (orrori) grammaticali che ci sono ma sto avendo problemi con il cellulare e sto provvedendo a salvare tutte le bozze sul computer per non perderle (lavoraccio). Chiedo venia anche per la pubblicazione di questo capitolo ma putroppo non posso essere regolare, spero solo di poterne pubblicare almeno uno al mese nei giorni avvenire. Le recensioni sono sempre molto gradite, grazie ancora e arrivederci al prossimo capitolo!
  
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