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Autore: Ziseos    01/02/2016    2 recensioni
Lo teneva stretto fra le sue braccia, poteva percepire il battito dei loro cuori andare all’unisono, un ritmo dolce e piacevole.
Sentiva anche il suo petto abbassarsi ogni volta che respirava contro la sua spalla, un sospiro leggero e quasi impercettibile, un delicato soffio tiepido.
Lo stringeva a sé con tocco deciso ma al contempo delicato, come se temesse di potergli fare del male con un minimo movimento; era così fragile fra le sue braccia, una creatura così meravigliosa …e così diversa da lui.
"Ben.."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Kylo Ren
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo teneva stretto fra le sue braccia, poteva percepire il battito dei loro cuori andare all’unisono, un ritmo dolce e piacevole.
Sentiva anche il suo petto abbassarsi ogni volta che respirava contro la sua spalla, un sospiro leggero e quasi impercettibile, un delicato soffio tiepido.
Lo stringeva a sé con tocco deciso ma al contempo delicato, come se temesse di potergli fare del male con un minimo movimento; era così fragile fra le sue braccia, una creatura così meravigliosa …e così diversa da lui.
Sì, Ben era la creatura più innocente che avesse forse mai visto coi suoi occhi, quasi non credeva che quel piccolo esserino potesse davvero essere parte di lui… che potesse venire da qualcuno come lui.
Di certo “innocente” non poteva considerarsi un aggettivo che gli calzasse perfettamente, non a lui, a Han Solo.
Un flebile sbadiglio attirò di nuovo la sua attenzione verso il piccolo.
Abbozzò un sorriso quando il piccolo strofinò i suoi piccoli pugni sugli occhi stanchi semichiusi, il viso contratto in una smorfia assonnata.
Gli accarezzò piano i capelli neri e arruffati che gli incorniciavano il viso paffuto dalle gote rosee,sul quale spiccavano piccoli nei ,e silenziosamente scrutò con attenzione i suoi occhi scuri dai quali si dipartivano lunghe ciglia, caratteristiche contrastanti alla carnagione chiara e luminosa del bambino.
Sorrise notando quanto gli ricordasse Leia, a partire dai morbidi e sottili capelli, fino alla fossetta che si formava all’angolo della bocca ogni volta che proruppeva in una risata o semplicemente sorrideva.
E che dire di sè? A guardarlo, sembrava tutto tranne che suo padre.
Come poteva un uomo della sua sorta, creare qualcosa di così diverso e così innocente?
Si chiedeva se gli somigliasse, anche solo un po’.
A detta di Leia, erano forse più simili di quanto sembrasse, per quanto lui faticasse ad accorgersene.
 
Si poneva mille domande, ogni volta che capitava l’occasione di restare solo con lui…
Chi sarebbe diventato un giorno?
Avrebbe seguito la madre, diventando uno dei pezzi grossi della Repubblica? A dire il vero si augurava di no, quel posto era solamente pieno di noie burocratiche, gente tediosa e giornate che scorrevano sempre nello stessso modo.
E se avesse seguito le sue orme? L’idea lo faceva sorridere, forse al pensarlo sentiva dentro di sé una punta d’orgoglio … gli avrebbe insegnato tutti i trucchi del mestiere, le tecniche del “lavoro”, ma sapeva bene che Leia lo avrebbe impedito. Non avrebbe certo permesso che un’altro della famiglia diventasse una sorta di contrabbandiere.
Forse, avrebbe potuto seguire la strada della famiglia Skywalker,  magari sarebbe potuto diventare un Jedi un giorno.
Troppe domande, pensò.
Scrollò la testa.
Non aveva senso tormentarsi in quel modo, e d’altronde non era nemmeno da lui crearsi tanti problemi per qualcosa; quasi mai passava ore a rimurginare su qualcosa che non riguardasse soldi o cose simili, ma ora la sua vita era cambiata e non poteva ignorare tale evidenza.
 
Adagiò piano Ben nella suo letto, mentre il bambino era ancora assopito, e gli diede un’ultimo sguardo mentre rimaneva inginocchiato accanto a lui.
Sì, la sua vita era davvero cambiata, ma non poteva dire lo stesso per sé.
Era pur sempre Han Solo, l’arrogante contrabbandiere di Corellia, ed il capitano del celebre Millennium Falcon.
Non poteva rinnegare chi fosse davvero, per nessuna ragione.
Forse gli occorreva un po’ di tempo per pensare, riordinare le idee…  e l’ambiente rigido e borioso della della Nuova Repubblica non incarnava le caratteristiche del posto perfetto per lui, dove potesse fermarsi a riflettere.
Lo spazio era decisamente qualcosa di più adatto alle sue esigenze, silenzioso e privo di urla infantili. Decisamente perfetto.
Si alzò piano, cercando di non svegliare Ben, e si allontanò dalla stanza lasciando che la porta automatica si richiudesse dietro di lui con un tonfo sordo.
Davanti a lui la porta verso il terrazzo si aprì rivelando la mole di Chewbe, che proietto una lunga ombra nellla stanza, facendo segno a Han che tutto era pronto fuori.
“Bene Chewbe, comincia ad avviare i motori. Vado a prendere un’ultima cosa e ti raggiungo nella cabina di comando. Imposta la rotta verso l’Orlo Esterno, ho saputo che ci sono lavoretti ben pagati…”.
Il wookie annuì allontanandosi verso il Millennium Falcon, situato poco distante dal palazzo della Nuova Repubblica, dove Leia e Han  avevano preso a vivere poco tempo dopo la battaglia di Endor.
Han scivolò silenziosamente nella stanza da letto sua e di Leia, frugando in giro alla ricerca dell’oggetto mancante al suo bagaglio; non appena lo trovò prese a rimirarlo velocemente rigirandolo fra le mani e con un sorriso soddisfatto se lo infilò in tasca, e si rialzò per poter raggiungere Chewbe sulla nave.
L’ultimo pensiero fu per Leia.
Sapeva che non avrebbe preso bene la sua decisione di partire, ma d’altronde non era nemmeno la prima volta che lo vedeva andare via per mesi, e Han non riusciva a rinunciare a quel desiderio, la voglia di libertà era qualcosa che non poteva contrastare o fermare, poteva solo assecondarla quando diveniva troppo forte in lui.
Si caricò in spalla un sacco che conteneva tutto il necessario per il viaggio, e si apprestò ad uscire.
Improvvisamente sentì strattonare i pantaloni e si bloccò sull’uscio della porta, girandosi e guardando in basso.
Con una manina, Ben cercava di trattenere Han afferrandolo per i pantaloni, mentre con gli occhi guardava confuso Han, la bocca dischiusa in una smorfia triste.
“Dove vai…papà?”- chiese con tono supplichevole e sguardo interrogativo.
Han si guardava intorno spaesato, la bocca si era asciugata all’improvviso non appena il piccolo era comparso dietro a lui, ed era rimasto in silenzio guardando Ben senza dire nulla.
“Vai via di nuovo?”- chiese di nuovo il bambino, guardando dritto negli occhi il padre.
Non era la prima volta che lo vedeva partire, ma ogni volta finiva con il rivederlo solo dopo molto tempo.
Han cercò di dire qualcosa ma le parole gli morirono in gola quando Ben chiese speranzoso:
“Torni presto, vero?”
Perché si sentiva così terribilmente in colpa al sentire quelle parole? Non stava facendo nulla di vietato, diamine!
Eppure, dentro di sé sapeva che con i suoi desideri egoisti finiva per fare del male a qualcuno, a sé stesso ..a Leia..e a Ben.
Era finito a fare gli stessi errori dei suoi genitori, cose per cui lui li aveva biasimati per anni, mentre ora era lui a fare la medesima cosa; da quando i suoi genitori lo avevano abbandonato solo sul pianeta di Corellia, aveva giurato a sé stesso che avrebbe fatto qualunque cosa da sé e che le sue scelte sarebbero dipese da lui solo soltanto, avrebbe agito in solitaria cercando di evitare delusioni. Non voleva soffrire di nuovo, non certo dopo essere diventato quel tipo di uomo che ora mostrava d’essere.
Ma ora, si sentiva un ipocrita.
Per anni aveva fatto colpe ai suoi genitori di essersene andati via, di averlo abbandonato  a sé stesso quando ancora aveva bisogno di loro, e ora finiva a commettere lo stesso sbaglio con il suo unico figlio.
Sì, era decisamente patetico.
Ma era pur sempre Han Solo, il contrabbandiere senza scrupoli. Per quanto potesse volerlo, cambiare era difficile e le vecchie abitudini erano dure a morire.
Allontanò Ben con una mano e gli scompigliò i capelli come per salutarlo allontanandosi da lui, mentre il bambino staccava piano le dita dai pantaloni di Han sentendolo andare via.
L’uomo continuò a camminare avvicinandosi al Millennium Falcon, i cui motori già azionati da Chewbe producevano un graduale aumento di spostamento d’aria man mano che la potenza aumentava, segno che la partenza era vicina.
Ben gli corse dietro fermandosi sull’uscio, socchiudendo gli occhi e proteggendoli con un braccio davanti per impedire al polverone sollevatosi dal Falcon di accecarlo, e cercò di individuare la sagoma di Han che si allontanava.
Cercò di sovrastare l’assordante rumore dei motori, alzando la voce verso di lui:
“Ti voglio bene papà..! Torna…”
Le ultime parole si persero fra i rumori del portellone che cominciava a chiudersi alle spalle di Han e al rumore dei motori al massimo.
L’uomo si girò entrando nella nave mentre il portellone finiva di richiudersi alle sue spalle.
Sussurrò a sé le parole in risposta, la voce strozzata:
“Lo so..”
 
 
 
 
 
  
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