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Autore: QWERTYUIOP00    02/02/2016    3 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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L’acqua si muoveva leggermente, rimanendo limpida e mantenendo il riflesso del plumbeo colore del cielo.
S’Virr lanciò il sasso che aveva in mano con tutta la forza che aveva, emettendo un leggero gridolino per lo sforzo.
Stava cominciando a recuperare la fluidità nei movimenti, a parte che con la gamba ferita, che rimaneva ancora rigida.
Il sasso ruppe la perfetta superficie dell’acqua che si increspò piegata dalle onde concentriche che si andavano formando.
“Che ora è?” si chiese il Khajiit guardando il cielo. Una leggera brezza passò, facendogli venire i brividi.
“Sono stato anche troppo qui” rifletté S’Virr alzandosi e prendendo la gruccia e fece per avviarsi verso l’accampamento quando si fermò, inizialmente stupito.
Silenziosa, vuota, nera.
Una sagoma slanciata si trovava davanti a lui, avvolta in un oscuro mantello col cappuccio, le braccia conserte, il viso sereno, ma che presentava un’espressione compiaciuta.
Sapeva che sarebbero arrivati, sapeva che non ci avrebbero messo molto, ma quell’arrivo lo lasciò stupito.
Aveva passato i giorni precedenti a pensare cosa avrebbe dovuto dire, e le notti ad osservare il viso sorridente di Tsavi.
Vedendo che il Khajiit non s’accennava a parlare, ci pensò la figura, una Bosmer dai vispi occhi marroni.
-Ho tutto il tempo che voglio per guardarti lanciare i sassi- disse –ma forse tu preferisci che io passi il tempo osservando qualcun altro, o sbaglio?-
Ore e ore passate a trovare un modo per porre la faccenda eppure S’Virr non sapeva come chiederlo.
“Oh, al diavolo” pensò “è un’assassina a commissione, non c’è bisogno di tanti giri di parole”
-La voglio uccidere- dichiarò il Khajiit.
-Oh, questo lo so- ribatté l’assassina –mi basta un nome-
-Non hai capito- riprese l’altro –voglio essere io a farlo. Devo essere io ad ucciderla. Tu devi soltanto permettermelo, uccidendo le guardie per esempio…-
-Non devi essere tu ad insegnarmi il mio lavoro- lo interruppe la Bosmer, curiosa in volto –è un contratto insolito… ma mi affascina, sei fortunato. Forse è per questo che la Madre Notte mi ha scelto per mandare quelle anime al Vuoto. Ah, a proposito… come intendi pagarmi?-
-Tutto quello che sarà nella tenda della contessa potrai prenderlo- rispose S’Virr.
-Non mi serviva la tua autorizzazione- osservò l’altra –ma la mia curiosità mi costringe ad accettare questo incarico…-
L’emissario della Confraternita Oscura si avvicinò silenziosamente al bordo dell’acqua, raccogliendo un sasso nel tragitto.
Rialzatasi, l’assassina ponderò l’oggetto in mano per qualche secondo.
Con un agile e sinuoso movimento, la Bosmer lanciò il sasso verso il fiume, lontano più del doppio del lancio di S’Virr.
-Quando?- chiese infine guardando il Khajiit.
-Stanotte- rispose con decisione lo zoppo –Festeggeranno tutti la fine della rivolta, saranno tutti ubriachi e le difese saranno più lente-
“Proprio come a Leyawiin” pensò macabramente, ritornando con la mente al massacro al castello.
-Sarò qui a mezzanotte- annunciò l’assassina –sii presente, e ringrazia Sithis che io abbia accettato un contratto così… inusuale-
-Avrà i miei ringraziamenti quando Alessia Caro sarà morta- ribadì S’virr, voltando le spalle alla Bosmer e avviandosi zoppicando, supportato dalla gruccia, verso l’accampamento.
Aveva aspettato giorni e giorni, ma il momento era arrivato.
La sua vendetta era a portata di mano.
-Riposerai in pace, presto- sussurrò –Tra poco avrai la tua vendetta, Tsavi-
Giunse all’accampamento, dove i cavalli bianchi di Leyawiin correvano nel tessuto verde degli stendardi ondulanti.
Le sentinelle lo fecero passare accompagnandolo con le solite battutine che per anni avevano tormentato S’Virr, ma che in quel momento non erano nemmeno notate.
La tenda della contessa lo richiamava nel suo cuore, gli occhi giravano senza tregua per non far posare lo sguardo su quell’ingresso, il suo sangue ribolliva nelle vene, i suoi pensieri non conducevano che a quello che sarebbe successo quella notte.
Vicino ai cavalli trovò Lucien, intento ad accarezzarne uno.
-Ah, S’Virr…- sussurrò quello vedendolo –devo parlarti. È che… non sono completamente sicuro…-
-Non sei sicuro?!- esclamò il Khajiit, cominciando ad emettere una grottesca risata –il tuo tempo per ripensarci ce lo avevi… ora non ne hai più-
-Ne sei sicuro? Magari… possiamo annullare il sacramento…- cominciò il ragazzo –è sempre mia madre…-
-Anche se fosse stato possibile, ora non lo è più- lo zittì S’Virr –sono arrivati-
Le pupille del giovane si dilatarono, il suo busto si inarcò sotto il peso della delusione, sconfitto.
-Allora… suppongo non ci sia nulla da fare- disse infine l’Imperiale.
-Ne abbiamo già parlato- concluse il Khajiit –stanotte fatti presente, noi agiremo-
-Noi?- chiese Lucien.
-Accompagnerò l’assassino- annunciò S’Virr.
Il ragazzo annuì silenziosamente, poi, separatosi dal cavallo si avviò verso le tende.
-Dove vai?- domandò il Khajiit.
Lucien Caro sospirò, poi, senza voltarsi, rispose: -A dire addio a mia madre-
Un brivido scosse la schiena di S’Virr.
“Perché vuole mandare tutto all’aria?!” pensò dando un calcio ad un sasso per terra “Ha ucciso suo padre. Deve vendicarsi! Non può mandare tutto all’aria…”
Il Khajiit sollevò la testa, osservando il cielo coperto dalle nuvole provenienti dal nord.
Il sole non era in vista, era impossibile capire che ore fossero, ma quando il crepuscolo sarebbe arrivato S’Virr se ne sarebbe accorto.
E il momento sarebbe giunto.
Zoppicando, si diresse verso il limite del campo, dove vi erano delle panchine, una botte di idromele e qualche boccale.
Raccolto uno di quelli, fece scendere il dolce liquido dorato dal legno della botte e, una volta riempito il contenitore, si sedette.
Una smorfia di dolore apparve sulla sua faccia, mentre la sua mano destra andò subito a massaggiare la parte dolorante della schiena, quella dove un tempo vi era stata una coda, ma che in quel momento era un pietoso moncherino.
“Questa potrebbe essere la mia ultima bevuta” pensò il Khajiit guardando l’idromele nel boccale.
Sollevando lo sguardo, S’Virr notò la verde spianata, circondata da alberi ad ovest e dal Niben ad est, al cui centro si ergeva il forte espugnato dalla legione il giorno stesso.
Vide l’accampamento dei legionari sul limitare della foresta, i cui fuochi erano appena stati accesi, vide alcuni soldati che, senza armatura, giravano per l’accampamento finalmente felici d’essere al sicuro.
In lontananza, vide persino l’albero dal quale pendevano i cadaveri dei due Terentius.
Sollevò il braccio sinistro in quella direzione, chinando il capo, poi bevve l’idromele tutto d’un sorso.
Rinfrescato, appoggiò il boccale vuoto e chiuse gli occhi, accogliendo la vista di Tsavi, sempre sorridente che lo guardava.
Per un attimo, fu felice.
 
 
 
Poi la notte arrivò.
I raggi della luna scendevano pallidi, amplificati dall’acqua cristallina del Niben, passando attraverso la nera coltre di nubi in cielo.
Lentamente, S’Virr discese dal sentiero che conduceva al punto di incontro, il cuore gli batteva in petto.
Credette d’essere il primo ad aver raggiunto il luogo, quando dalle ombre comparve la sagoma nera dell’assassina della Confraternita Oscura.
-Ripensamenti?- fece la donna avanzando sotto la luce lunare.
-Mai- rispose secco il Khajiit, andandosi a sedere sulla roccia dalla quale, qualche ora prima, si era messo a lanciare i sassi nell’acqua.
-Aspettiamo qualcuno?- chiese la Bosmer.
-Il figlio della contessa- disse S’Virr.
-La faccenda è sempre più interessante…- ridacchiò l’assassina, scorgendo in lontananza il ragazzo atteso, recante un sacchetto.
Lucien arrivò sommessamente e si rivolse subito al sicario con tono supplice: -Ti prego, prendi questi septim e torna dai tuoi confratelli… come se non fosse successo nulla, come…-
Il Khajiit voltò la testa di scatto squadrando il giovane.
“No, no…” pensò “non può essere serio”
-Che cosa ti è preso?!- esclamò rivolto a Lucien.
-Non… non ce la faccio…- rispose sulla difensiva quello, che aveva cominciato a tremare.
-Il contratto è stato sancito dal Sacramento- gli disse in tono duro S’Virr alzandosi –Alessia Caro deve morire. E morirà, stanotte-
-Non ve lo posso permettere… non potete farlo…- cominciò Lucien, poi aggiunse: – Guardie! Venite!- facendo per correre verso l’accampamento, quando il Khajiit, di riflesso, mulinò la gruccia in aria per poi colpire Lucien alla nuca.
In una frazione di secondo, il giovane Caro era a terra, morto.
La Bosmer era rimasta immobile ad osservare la scena, alzando soltanto il sopracciglio destro.
L’assassino si chinò a terra verso la sua vittima e, presala per le gambe, ne trascinò il cadavere verso il fiume, rimanendo in silenzio.
Il corpo fu lievemente sollevato dall’acqua che passava sotto la schiena e, dolcemente, si mosse verso il centro del letto.
La sua faccia era contratta, gli occhi erano serrati per il dolore del colpo mortale.
Dopo qualche decina di secondi, scomparve dalla vista dei due assassini sulla riva, avvolto nelle ombre.
L’assassina si chinò, prendendo il sacchetto colmo di monete sonanti dicendo: -lo considero l’inizio del pagamento, se per te non è un disturbo. Sai, è meglio avere delle assicurazioni…-
S’Virr seguì in silenzio, con gli occhi sbarrati, il tragitto del cadavere, l’ultimo viaggio dell’erede della contea di Leyawiin, l’ultimo Caro venuto al mondo, ne era certo.
Inspirando profondamente, si volse verso la Bosmer e, raccogliendo la gruccia, disse: -Andiamo, prima questa storia sarà finita, meglio sarà-
L’emissario della Confraternita si limitò ad annuire, seguendo il Khajiit verso l’accampamento dei soldati di Leyawiin.
Mentre S’Virr si addentrava nell’accampamento, la Bosmer lanciò un incantesimo e divenne invisibile.
Camminarono lentamente tra le tende, puntando a quella centrale e più grande della contessa, la cui entrata era sorvegliata da sei soldati.
Il Khajiit si fermò ad osservare meglio la situazione; oltre a loro non c’era nessun altro nei paraggi.
Tutti i soldati erano andati ad ubriacarsi presso i piccoli falò che risaltavano come scintille nella notte.
Le loro urla e schiamazzi si potevano udire fin da quella distanza.
Persino le guardie presenti all’ingresso volgevano lo sguardo con sofferenza verso i bracieri accesi in lontananza volendo aggiungersi.
“I Nove hanno scelto un destino diverso per loro” pensò S’Virr mentre, fingendo di zoppicare più del normale.
Vedendo inizialmente un movimento, i soldati portarono la mano all’elsa della spada ma, subito dopo, riconoscendolo, la riposero lungo i fianchi.
Dall’espressione sembravano delusi.
-Che cosa ci fai qui, gatto?- chiese uno di quelli –la contessa non ti ha richiesto-
-Devo parlarle- rispose il Khajiit, appoggiandosi alla gruccia.
-Sta dormendo- ribatté lo stesso soldato.
S’Virr si chiese dove fosse l’assassina.
“Ero convinto di averla dietro…” pensò “ora… dovrei… ma dove è finita?!”
Improvvisamente un movimento interruppe i suoi pensieri.
Una guardia alzò la testa, le sue braccia si alzarono per poi ricadere di lato, accompagnate da un verso di dolore della vittima. La gola di quello si aprì da parte a parte e tutti i presenti vennero inondati dai fiotti i sangue emanati dal collo reciso. Ormai cadavere, cadde a terra in preda a convulsioni.
Gli altri cinque sguainarono le spade scattando indietro, volgendo lo sguardo verso il nemico invisibile.
Un pugnale da lancio si materializzò conficcandosi nell’occhio di un soldato, che cadde anch’egli morto.
Gli altri quattro terrorizzati si guardarono prima di lanciarsi all’assalto verso la minaccia sconosciuta.
Un altro pugnale da lancio volò conficcandosi nel fianco di una guardia che rimase indietro, cercando di fermare la perdita di sangue.
S’Virr sollevò la gruccia e la calò con violenza abbattendo il ferito.
I tre superstiti cominciarono a mulinare gli le spade d’argento tentando di colpire la Bosmer che sembrava scomparsa.
Dopo qualche secondo riapparve, senza incantesimo d’invisibilità, dietro le guardie piantando e ritirando il pugnale che teneva in mano nella schiena di un soldato coperta solo da cotta di maglia.
I due superstiti si voltarono di scatto e fendettero l’aria con le loro lame,  che l’assassina schivò abbassandosi di colpo, per poi risalire puntando il pugnale dritto alla gola di uno di quelli.
La vittima cadde all’indietro, lasciando cadere la spada e afferrando con le mani l’arma che era rimasta conficcata nel proprio collo.
Un altro fendente passò a pochi centimetri dal cappuccio della Bosmer, che era rimasta senz’armi.
S’Virr si chinò prendendo la spada e, con agilità inaspettata, si avventò verso il soldato che, colpito al petto, lasciò la solida presa sull’elsa della spada e cadde, morto.
L’assassina recuperò i pugnali dai cadaveri delle guardie.
-Più facile di quanto pensassi- si limitò a dire.
Il Khajiit rinfoderò l’arma ed entrò nella tenda.
La contessa, svegliata dal trambusto, si era alzata dal letto e, in vestaglia, avanzava in quel momento all’interno della tenda.
-S’Virr, cosa ci fai qui? Non ti ho convocata. E cos’era quel baccano?- chiese, aggiungendo con tono preoccupato, vedendo entrare la Bosmer: -E lei chi è?-
Dopo poche rapide occhiate, Alessia Caro comprese e tentò di correre, ma venne bloccata da un incantesimo di paralisi lanciato dall’assassina e cadde a terra, immobile.
Il Khajiit la trascinò verso il letto, ponendola su di esso perché le fosse più vicino.
-È un'assassina della Confraternita Oscura- le sussurrò con tono, si rese conto, insolitamente sadico –e lo sai chi l’ha chiamata? No, non io… , ma il tuo piccolo Lucien…-
Nonostante l’immobilità dei muscoli mimici, il S’Virr poté percepire lo shock interiore della donna, e ciò gli piacque.
-Oh, ma sta tranquilla- aggiunse in tono freddo –è morto. Proprio come Tsavi. Dovrei semplicemente lasciarti vivere per vivere nel lutto fino alla fine dei tuoi giorni… ma… ti giuro. Non ne sono capace. Durante tutta questa una settimana l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti è stato il pensiero che un giorno avrei potuto ucciderti. Per gli dei… quel giorno è arrivato-
Dopo quelle parole, il Khajiit  non sapeva più quali fossero le emozioni nel cuore di Alessia Caro; paura, rabbia, disperazione… per un attimo gli fece quasi pena. Ma chiuse un’ultima volta gli occhi per vedere il prezzo che aveva dovuto pagare e, sospirando, strinse tra le mani il collo chiaro della contessa.
Non un urlo soffocato, neanche un tentativo di difesa, la vedova di Marius Caro moriva in quel momento nella sua calda tenda, mentre i suoi soldati festeggiavano la fine della guerra con boccali d’idromele.
L’assassina osservava a braccia conserte la scena in silenzio.
Dopo qualche secondo, l’assassino sentì l’incantesimo di paralisi lasciare il corpo della contessa.
Quell’ultimo diventò di nuovo flessibile, sotto forma di cadavere, e scivolò dal letto fino a terra.
S’Virr lasciò cadere il corpo mantenendo le mani immobili in aria, esterrefatto.
“Ce l’ho fatta veramente” non poté far altro che pensare.
Si voltò verso l’assassina; c’era qualcosa che non andava, non era come previsto.
Chiuse gli occhi.
E non vide altro che l’interno della sue palpebre.
Lei era sparita.
“Dov’è?!”pensò tremante guardandosi intorno “Cos’ho fatto? Lei dov’è?!”
Le lacrime gli giungevano agli occhi.
“Dov’è, dov’è?! Loro… lei! Me l’hanno portata via… me l’hanno portata via… di nuovo! Che cosa farò adesso?!”
Notò su un mobiletto un piccola lettera.
Per una strana forma di curiosità la prese e si mise a leggerla.
“Indirizzata ad Alessia Caro… dalla madre Arriana Valga?”
Dopo averla letta la ripose da dove l’aveva presa.
“Il tradimento le era stato ordinato da sua madre… la contessa Valga era la vera responsabile?”
Richiuse gli occhi.
Lei ancora non c’era.
Uscì dalla tenda, lasciando sola l’assassina, che non disse nulla, a passo svelto.
“Che cosa farò adesso?” pensò “Ucciderò Arriana Valga”
 
 
Scusate veramente per il ritardo, ma ovviamente quando dico che non avrò impegni, questi arrivano subito, accumulandosi. In più, mi sono bloccato nella scrittura di quello che doveva essere il capitolo 1 e ho deciso di invertire l’ordine, per questo sono presenti dei piccoli “spoiler” in questo testo riguardo al capitolo 2, che, essendo in larga parte già scritto non dovrebbe richiedere molto tempo, spero…
Detto questo, scusate ancora, spero vi piaccia questo capitolo, alla prossima.
   
 
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