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Autore: sorridopernullawow    04/02/2016    1 recensioni
Da una notte rilucente di sangue
nasceranno due fratelli.
Il loro legame richiederà un prezzo
che Alynor dovrà pagare:
il Drago sarà la chiave
che il destino farà girare.
Ciò che uno considererà fratello,
per l'altro sarà eterno nemico;
due facce della stessa moneta,
il cui lancio sancirà le sorti
del mondo amico.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOUNDTRACK: Two Steps from Hell “Strenght of a Thousand Men” (Archangel)
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-Ed ora, signore e signori, il gran finale! Accogliete con un fragoroso applauso il nostro ultimo concorrente: Alastar, figlio di Loran!- esclamò Sir Jorhann attraverso un amplificatore della voce, comodamente seduto accanto al Re nella Tribuna reale.

Un forte boato si alzò dalla folla, ansiosa di vedere il combattimento più atteso della Prova. Alastar non ci fece caso, il suo sguardo era fisso sulla grata centrale che lentamente si stava aprendo davanti a lui, producendo un fastidioso stridio metallico.

-Che entri la Furia Nera! Questo esemplare è stato catturato appena due giorni fa, nei pressi della contea di Nedeon. Lo spettacolo può iniziare!- annunciò infine il Sir, per poi appoggiare a terra l’amplificatore e mettersi comodo sulla sua sedia imbottita in velluto.

Il meccanismo dell’elevatore entrò in funzione, sollevando il Drago fino al livello del campo di battaglia, bloccandosi non appena lo raggiunse. Il Drago aveva finalmente fatto il suo ingresso, la folla era euforica: gli uomini gridavano, le mogli indicavano il giovane ragazzo scuotendo la testa come per dire “Povero ragazzo, che morte orribile lo attende”, i bambini sventolavano felici delle piccole bandiere colorate distribuite all’ingresso, con disegnato sopra il sigillo dell’Arena.

Il ragazzo strinse forte la sua scimitarra, osservando la bestia davanti a lui. Le Furie Nere erano famose in tutto il Regno per la loro incredibile mole, che trasmetteva un senso di maestosità e potenza, e quell’esemplare ne era un esempio lampante. Infatti possedeva tutte le caratteristiche della sua specie: squame nere come le piume dei corvi, con venature color cobalto, muso allungato con la tipica mascella ricurva, corna incurvate sulla sommità del capo.

Alastar notò che un’ala era spezzata, forse dovuta alla cattura spesso eccessivamente violenta, oltre che una particolarità della coda: non era appuntita come quella dei maschi, bensì era piatta con alcuni aculei sulla parte superiore. Era una femmina.

Per non far correre rischi né al Re, né al pubblico sugli spalti, a tutti i Draghi catturati, prima dello svolgimento della Prova , venivano somministrate potenti droghe, in grado di annebbiare i loro sensi di percezione oltre il muro si pietra che segnava confine del campo di battaglia. Per questo sugli occhi del Drago, dalla pupilla sottile e somiglianti a due pietre d’ambra incastonate tra le ruvide squame del muso, sembrava esserci una sorta di membrana semi-trasparente, mentre le narici erano coperte da un sottile strato di erbe dal forte odore e dagli effetti anch’essi allucinogeni. Il Drago poteva percepire solamente ciò che era all’interno del campo, ma come ulteriore misura precauzionale sugli spalti più bassi e attorno alla Tribuna reale era schierato quasi un intero battaglione di soldati, scelti appositamente come protettori del popolo presente.

Improvvisamente il marchio sul collo di Alastar cominciò a divenire incandescente, impedendogli di respirare. Cadde a terra ansimante e cercò di strisciare verso l’entrata del campo di battaglia, ma alcuni soldati saltarono giù da alcuni spalti più bassi, circondando Alastar e puntandogli contro le loro lunghe lance dalla punta dorata per spingerlo verso il Drago.

-Combatti! Combatti!- gridava la folla, ma il ragazzo non riusciva a comprenderle tanta era la sofferenza che provava.

Ma ecco che tra le grida della folla riuscì a distinguere la voce di una donna, chiara e nitida nella sua mente.

-Alzati, figlio mio! Alzati e affronta il tuo destino! Io ho fiducia in te.

Era sua madre, Brianna.

Lentamente sentì ritornare le sue forze e con l’aiuto non molto delicato di un soldato riuscì a rimettersi in piedi.

-Combatti per il tuo Regno figliolo, non essere codardo. Combatti!

Quell’ultima parola continuava a riecheggiare nella sua testa, mentre i soldati, facendosi aiutare da altri compagni, fecero ritorno sugli spalti. Era di nuovo solo contro il Drago, solo per l’ultima volta.

Solamente alcuni istanti dopo, il Drago percepì la presenza di Alastar.

Un Uomo, il suo nemico, la sua rovina. Non desiderava altro che farlo a pezzi e fargli pagare tutto quello che aveva provato: dolore. Dolore per l’ala spezzata, dolore per la perdita del suo compagno, dolore per tutti i suoi simili uccisi dalla malvagità degli Uomini.

Un violento ruggito sovrastò il fragore della folla, facendo gelare il sangue nelle vele a tutti i presenti. Fu quello il vero inizio del duello.

Il petto dell’animale cominciò ad emettere uno strano bagliore, come se le squame esterne si stessero trasformando in pezzi di lava incandescente sovrapposti l’uno sull’altro. In pochi minuti il Drago sarebbe stato in grado sputare fuoco, ma fino a quel momento voleva “giocare”  con l’Uomo davanti a sé, troppo giovane anche solo per rappresentare una minima minaccia.

Alzò la lunga coda, facendola muovere sinuosamente nel modo in cui solitamente fanno i rettili, per poi scagliarla contro il ragazzo scaraventandolo così contro la parete, come se fosse altro che una bambola di pezza.

L’impatto violento contro il muro di pietra stordì Alastar, finito ancora una volta a terra. Provò un dolore lancinante alla schiena e al petto, forse dovuto ad un paio di costole contuse, ma tra le mani stringeva ancora la scimitarra. Il Drago aveva iniziato il suo gioco, e aveva tutta l’intenzione di farlo durare ancora per un po’, per cui si avvicinò per quanto poteva e lo buttò nuovamente contro la parete, questa volta con la zampa anteriore sinistra.

Un profondo taglio si aprì sul petto del ragazzo, macchiando del suo sangue il suolo dell’Arena. Non avrebbe retto ancora per molto, ne era consapevole.
Aveva fallito miseramente. Non ci sarebbe stata alcun onore né per lui né per la madre, l’avrebbe presto lasciata sola al mondo, senza alcun appoggio o persona a lei cara. Un immenso furore riempì il suo cuore, non voleva che la sua vita finisse in quel modo.

Non lo avrebbe permesso.

Il Drago era ormai pronto a carbonizzarlo, cosa aveva da perdere? Se proprio doveva morire, almeno sarebbe morto lottando. Strinse i denti e a fatica si rimise in piedi, puntando la spada dritta verso la bestia.

-Non è ancora finita …- riuscì a dire a denti stretti.

La folla lo acclamò, riconoscendo il suo coraggio nel momento che avrebbe preceduto la sua morte. Dopo quel duello avrebbero scritto il nome di Alastar nel memoriale dell’Arena, con a fianco la parola “coraggio”.

Il Drago sembrò quasi divertito da ciò che aveva detto, chiedendosi che cosa mai poteva fare. Era arrivato il momento di porre fine al gioco, per cui piegò la testa in avanti ed aprì le fauci, in fondo alle quali si poteva già scorgere una scintilla di fuoco.

Ma ecco che all’improvviso il simbolo di Alastar ricominciò a farsi incandescente, però non gli provocò alcun dolore, bensì il contrario: sentì una nuova forza scorrergli nelle vene, qualcosa di innaturale e al tempo stesso terribilmente potente. Le ferite non gli dolevano più, si sentiva quasi rinato.

E proprio mentre il Drago iniziò a sputare fuoco nella sua direzione, il giovane Uomo cominciò a correre nella direzione opposta, dritto verso la bestia.  
In un solo istante si ritrovò davanti al Drago, con la scimitarra conficcata nel petto del suo avversario, esattamente all’altezza del cuore.
Alastar si guardò incredulo le mani sporche di sangue verdastro: aveva vinto. Il Drago cadde accanto a lui, con la spada che gli fuoriusciva dal corpo esanime.

Improvvisamente l’Arena si era fatta silenziosa, nessuno poteva credere ai propri occhi. Quel ragazzo, ormai ritenuto spacciato, aveva ucciso una Furia Nera con un solo colpo e con una velocità soprannaturale, a malapena erano riusciti a vederlo correre tra le fiamme del Drago.

Il simbolo di Alastar ritornò ad essere nero corvino, e tutta la forza che aveva sentito fino ad alcuni secondi prima scomparve così come era arrivata, lasciandolo senza neanche la forza di reggersi in piedi.

Dovette spingersi con il solo uso delle braccia fino a sopra il petto della bestia, dove con un ultimo sforzo riuscì a sfilare la scimitarra dal torace. Respirava affannosamente, tutta la sua energia diminuiva sempre di più, ma doveva finire la sua Prova come voleva la tradizione.

Appoggiandosi alla spada, si sollevò con grande fatica, gemendo di dolore. A piccoli passi zoppicanti arrivò di fronte alla Tribuna reale, dove il Re e tutti i Generali, compreso Sir Jorhann, si erano alzati in piedi dallo stupore.

Alzò la spada verso il cielo, per poi conficcarla dritta nel terreno, con il sangue di Drago che gocciolava sulla lama.
Alcuni soldati dall’armatura scura entrarono nel campo di battaglia, coprendo la testa di Alastar con un pesante cappuccio nero e, sorreggendolo per le braccia, lo scortarono fuori dall’Arena.

Alastar non reagiva, non ne aveva la forza.

Lo condussero in una cella sotterranea dell’Arena, dalle mura spesse e senza neanche una candela che potesse fare luce. Avrebbe passato lì tutta la notte, fino all’alba del giorno successivo, senza alcun aiuto né medicazione.
Se fosse sopravvissuto alle ferite, avrebbe davvero superato la Prova.
   
 
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