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Autore: ilaperla    04/02/2016    1 recensioni
Federica si trova in un momento imbarazzante della sua vita. Le sue amiche, quelle poche, iniziano a sposarsi e lei dovrà andare al ricevimento tutta sola, data la sua poca familiarità con il genere maschile.
Ma... se invece riuscisse a ideare un piano per trovare un ragazzo da portare quel giorno e poi disfarsene? Niente di più facile... almeno a dirsi. Niente di più imperfetto e pericoloso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 7

 
Il campo da polo era un’enorme distesa di prato finemente rasato e quasi tirato a lucido se fosse stato possibile, attorno era circondato da una mezza staccionata bianca di legno che delimitava il campo da gioco con le sedute destinate al pubblico, che in quel momento era in piedi a conversare tra loro sorseggiando un liquido dorato in dei fini calici di vetro che luccicavano al sole estivo.
All’entrata Luca fece un cenno al responsabile della reception a cui consegnò le chiavi dell'Audi e guidò Federica nella zona che anticipava il lato di attesa dove si sarebbe svolta la gara.
-E’ pieno di gente- sussurrò Federica, ingoiando l’ansia.
-Il polo è lo sport preferito dei borghesi tesoro, quasi allo stesso pari del golf. Solo che il golf è noioso per gli spettatori. Il polo entusiasma e fa scommettere- spiegò lui, posandole una mano sulla schiena e conducendola nella zona dove le persone stavano chiacchierando.
Non c’era prato per terra ma una leggera ghiaia che Federica lodò per non veder affondare nel terreno i tacchi che non sapeva gestire dalla posizione eretta.
-Vuoi bere?- Le chiese Luca composto.
Federica fece un cenno affermativo e il ragazzo fermò un cameriere che si aggirava tra i tavolini con un vassoio pieno di calici mezzi pieni. Chissà come faceva a mantenersi in equilibrio, di certo era più bravo di quanto riuscisse Federica su quei trampoli.
Osservò Luca prendere due calici e se ne sbalordì di quanto era a proprio agio in quei panni di galantuomo. Tutto quello era il mondo di Luca Morelli. Da come riusciva a gestire una camicia di lino con le maniche arrotolate fino ai gomiti, per finire al portamento. Federica si sentì avvampare quando si rese conto di averlo fissato per parecchio tempo, mentre lui era rimasto con la mano allungata a porgergli il calice che lei accettò di buon cuore e ne tracannò due sorsi in fretta. Proprio una signora.
-Luca!
Il richiamo scoppiettante femminile alle loro spalle, fece girare sia il ragazzo che Federica guardando una coppia di donne che si avvicinava.
Federica notò che la donna che aveva chiamato Luca, teneva le braccia spalancate e si avvicinava troneggiando in una gonna così stretta che si chiese come facesse a respirare. Era un completo elegante e signorile, niente di assolutamente volgare. Se non fosse per quel cappellino ridicolo che aveva sulla testa, pieno di velo e due piume di medie dimensioni. Aveva i capelli rossi tendenti più sull’arancione e subito ne associò il nome di “carota”, non lo fece con cattiveria ma Federica aveva la tendenza ad associare ogni cosa che la colpiva. In quel caso il cappellino di pel di carota.
Affianco alla donna, c’era una ragazza che poteva avere l’età di Federica, era minuta e con la testa china. A differenza della signora, aveva i capelli bruni e lunghi che le ricadevano sulle spalle e Federica ne invidiò la lucentezza e la morbidezza già alla vista, non immaginò al tatto. Erano mossi e con un taglio particolare.
Sentì al suo fianco Luca irrigidirsi, ma durò solo un istante perché subito dopo sorrise e si avvicinò a quel duo perfetto.
-Sandra- la salutò posandole due baci sulle guance mentre la donna sorrideva e faceva quel rumore di scocco del bacio così sgradevole.
Luca si allontanò e sorrise imbarazzato alla ragazza che lo guardava intimidita.
-Ciao Carol- ma non si chinò ne a darle un bacio o altro. Strano.
La ragazza gli sorrise e poi staccò lo sguardo dal suo vagando nel piazzale fino a soffermarsi sulla figura di Federica che si sentì colpevole di chissà che cosa e sentì il sangue fluirle dal corpo. Si sentì a disagio e voleva rinchiudersi in un bagno per non uscirne più.
-Allora, sei pronto per la partita?- Domandò Sandra, posando una mano sul braccio di Luca che s’irrigidì notevolmente.
-Diciamo di si- rispose vago, continuando a sorridere.
-E i tuoi genitori non sono venuti?- Tornò a chiedere miss carota dell’anno.
-Hem… no. Non ce l’hanno fatta- rispose Luca a disagio, passandosi una mano tra i capelli.
-Riferirò.
Sandra continuò a sorridere sorniona guardando la ragazza al suo fianco.
-Dovreste vedervi qualche volta, che ne dici cara? Non hai più visto Luca da quando…
-Mamma, ti prego- la rimbeccò la ragazza, frustrata.
-Capisco piccola mia, ma…
-Certo, posiamo vederci per un caffè- questa volta fu Luca a bloccare la signora, sorridendo alla ragazza bruna che arrossì immediatamente.
Qualcosa cadde sulle spalle di Federica fino a sentire le gambe cedere. In quel momento ebbe la conferma che non avrebbe mai e poi mai dovuto ascoltare quella conversazione. Sapeva di non potersi fidare di se stessa, perché sapeva che qualcosa non andava da quella maledetta serata passata con Luca. Si sentì immediatamente travolta da qualcosa che odiava perché era la ragione sul perché non si legava mai con nessuno. Era diventata la ragazza che non piaceva a nessuno per un motivo, e quel motivo ora le doveva ricordare che nemmeno a lei non sarebbe piaciuto nessuno.
Fece un passo dietro l’altro e si allontanò dal trio, per non dover ascoltare la risposta della ragazza o continuare a dover vedere il sorriso di quel ragazzo che doveva essere il suo finto fidanzato. Ma d'altronde avevano una vita al di fuori del loro accordo e tutto doveva continuare con il solito ritmo.
Si trovò a camminare tra i tavoli, a ridosso della staccionata sorseggiando il suo aperitivo frizzante e fresco al punto giusto. I ricchi sapevano fare bene qualsiasi cosa.
Guardò la gente che chiacchierava e anche nel parlare sembrava elegante e composta. Se avesse avuto la sua orrenda macchina, Federica se ne sarebbe già andata via. Non doveva niente a quel ragazzo.
-Hei- a un tratto si sentì afferrare da un gomito, quasi facendole cadere il bicchiere per terra per lo spavento.
-Ma dico, sei impazzito?- Chiese irritata, allontanando il contatto con il ragazzo.
-Scusa- si affrettò a porre rimedio lui, affondando le mani nelle tasche -non ti trovavo più…
-Stavo facendo… due passi. Con questi tacchi ti stanchi più a star ferma che a camminare- gli rispose, indicandogli le scarpe alte.
-Stai bene a proposito, non te l’avevo ancora detto- disse lui, ammirando il completo di Federica che alzò gli occhi al cielo.
-Ti crederò solo quando riuscirò a camminare sui tacchi come una modella.
Luca ridacchio e si guardò attorno.
-Ti va di venire a conoscere Maximus?
-Chi?

-Lui è Maximus- esordì Luca, girando a sinistra nella stalla dove erano posti i cavalli da usare durante la partita di polo.
Federica cercò di rimanere in piedi su quelle scarpe, rimpiangendo le sue amate scarpe da ginnastica logore.
Quando seguì il braccio teso di Luca, si bloccò nel vedere un cavallo di stazza al quanto possente, totalmente nero con una criniera più scura che avesse mai visto. Sembrava essere il padrone di tutto quel posto, faceva muovere gli zoccoli su e giù e sembrò ridestarsi ulteriormente quando Luca gli accarezzò il muso.
-Maximus?- Chiese lei, avvicinandosi titubante. Non sapeva come avrebbe potuto reagire l’animale a un’estranea.
-Avvicinati pure, Max è il cavallo più docile che c’è- la rassicurò lui, sorridendole -Maximus in verità è il nome che gli ha affibbiato mio fratello non appena l’ha visto.
-Sai vero che Maximus è il nome del cavallo di Rapunzel?- Chiese lei, accarezzando il muso del cavallo che chinò la testa per farsi accarezzare meglio. Federica sorrise estasiata, l’animale l’aveva conquistata. Proprio come il suo padrone. Era stupendo nella sua imponenza.
Luca scoppiò a ridere e fece un passo indietro.
-Giorgio, mio fratello, potrebbe essere stato influenzato evidentemente- disse, guardando quella scena tra Federica e il cavallo.
-E Giorgio quanti anni ha?- Chiese lei, girandosi a guardarlo.
-Sei.
-Mi sarei sorpresa se ne avesse di più- gli sorrise.
Luca si trovò a rispondere benevolo a quel sorriso pieno e vero. Ammirando quanto il volto di Federica s’illuminasse quando sorrideva, per non parlare degli occhi attraversati da una luce brilla.
-Hei Morelli, sei pronto a essere stracciato?- Irruppe una voce altezzosa da dietro l’angolo del corridoio.
Un ragazzo alto e massiccio, più di quanto fosse Luca, si avvicinò ai ragazzi. Era vestito da fantino, con gli stivali in gomma neri che gli coprivano i polpacci e il cappellino bianco rigido nella mano destra.
Luca sogghignò, facendosi avanti.
-Ti piacerebbe, ma oggi come sempre la mia squadra ti batterà- lo apostrofò lui.
Il ragazzo sorrise beffardo e guardò Federica con occhio critico.
-Ti sei portato il tifo, interessante- disse poi, allontanandosi.
Federica imbarazzata, tornò ad accarezzare la criniera di Maximus che si faceva toccare più che volentieri.
-Devo andarmi a cambiare- spiegò Luca -la partita durerà quaranta minuti, non di più altrimenti i cavalli si affaticheranno, puoi aspettarmi nella zona ristoro se vuoi vedere la partita altrimenti…
-Farò il tifo per te- disse Federica, guardandolo in modo serio e distaccato.
Luca assecondò con un cenno del capo, indeciso se allontanarsi o meno. Alla fine con un passo dietro l’altro si allontanò lasciando Federica sola con i suoi pensieri.
 
La squadra di Luca era a pari merito con quella del ragazzo possente, trovato nelle scuderie. I due si battevano cercando di soffiare la palla a uno dei due e Maximus era davvero il cavallo migliore del maneggio. Scattante e instancabile. Facendola in barba agli avversari.
Federica era seduta a un tavolino da sola, sorseggiando la limonata che aveva chiesto al bar e godendosi il posto all’ombra sotto la copertura di legno. Il sole stava calando e l’aria era diventata piacevolmente calda, non di quel calore che soffoca. Si stava bene.
-Ciao- la ragazza bruna che prima aveva parlato con Luca, le si era seduta difronte al tavolino rotondo.
-Hem… ciao- rispose lei, appoggiando il bicchiere semi vuoto sul piano.
-Sono Carol, prima non abbiamo avuto modo di presentarci- sorrise la ragazza e Federica non ci trovò nessun doppio gioco in quel sorriso dalle labbra carnose e pittate di un rosso rubino.
-Federica- si presentò in imbarazzo. In queste situazioni, dove l’altra persona era in una fase predominante, Federica si estraniava e si sentiva non alla portata di conversazione.
-Sei un’amica di Luca?- Chiese, guardando i fantini nella radura.
-In un certo senso…- le rispose Federica, guardando Luca lanciare la pallina in groppa a Maximus e fare punto. Sorrise all’esultanza del ragazzo, che incitò il cavallo ad arretrare in difesa. Era sorprendentemente fiero e battagliero.
-Sono contenta che finalmente abbia lasciato da parte la sua vecchia compagnia- continuò Carol, accavallando le gambe e continuando a guardare la partita.
-Come?- Chiese scettica Federica, non sapendo di cosa stesse parlando l’altra.
Non conosceva così bene Luca, anzi… non lo conosceva per nulla e questo le fece male. In confronto, Carol sembrava conoscere parecchie cose della vita di quel ragazzo che per Federica continuava a essere un mistero.
Carol la guardò scettica e fece un sospiro prima di iniziare a parlare.
-Luca è sempre stato molto superficiale, il più delle volte questo era dovuto alla compagnia che aveva attorno. È proprio per questo che ci siamo lasciati…- spiegò lei.
Federica la guardò parlare ancora ma non riuscì più a capire cosa dicesse.
Luca e Carol erano stati insieme e questo non migliorava la sensazione di disagio e pesantezza che Federica sentiva addosso. Un gelo, contrastante ai gradi alti del mese di giugno, passò attraverso la pelle imperfetta di Federica.
Immaginò quando fossero perfetti insieme, quanto potessero volersi bene. Carol sembrava una ragazza che sapesse amare, era sorprendente e vulnerabile. Non era una persona altezzosa, che faceva sventolare i suoi capelli in modo quasi esasperante. Era timida, vera e bella. Dannatamente bella. Il tipo di stereotipo che i ragazzi come Luca Morelli avrebbero voluto accanto.
E si erano lasciati per la superficialità di questo. Una superficialità che andava a bombardare già il precario equilibrio di Federica, che si aggrappava alla propria volontà per scacciare quelle sensazioni che stava iniziando a provare per quel ragazzo.
Il fischio di fine partita la fece tornare con i piedi per terra, guardò Carol che aveva finito di parlare e applaudiva insieme al resto del pubblico. Federica voltò la testa e vide la squadra con la maglia celeste, quella di Luca, esultare con i bastoni per aria e formare un cerchio di grida ed esultanza.
Quando Luca si allontanò dal gruppo, sorrise in direzione di Federica, che credeva che quello sguardo e quel sorriso fossero per lei ma quando lo sguardo estasiato di Luca seguì Carol che si allontanava dal tavolo, le speranze precarie e minime di Federica vennero meno come un castello di sabbia.
Decise di alzarsi e allontanarsi anche lei da quella zona.

Mentre spiava i camerieri aggiustare gli stuzzichini su dei buffet, con la coda dell’occhio vide due ragazzi abbracciarsi in modo candido e amorevole. Mettendo bene a fuoco, notò che i due erano Carol insieme al ragazzo possente della squadra avversaria di Luca.
Carol stringeva il volto del ragazzo tra le mani, guardandolo negli occhi e a tratti posava dei baci casti sulle labbra quando lui finiva di parlare.
Sembravano così a loro agio, diversamente da come si sentiva lei in quel momento. Come se il mondo si fosse capovolto.
Si sentì una guardona e a passi lenti, si avvicinò alla radura del campo sedendosi su una sedia in vimini che accompagnava lo stesso stile dei tavolini. Era un posto più appartato in confronto a dove era prima e si sentì in po’ meglio.
Non sapeva per quanto tempo era rimasta a fissare il vuoto, ma quando la mano calda di Luca si posò sulla sua spalla, sobbalzò per il contatto.
-Non volevo spaventarti- disse lui, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Si era cambiato e i capelli erano umidi.
-Non preoccuparti- rispose lei, tornando a guardare il sole calare lasciando il posto a dei colori magnifici nel cielo.
-Vuoi qualcosa da mangiare?
-No grazie, non mi va.
Rimasero un po’ in silenzio. Un silenzio imbarazzato che Federica odiò con tutto il cuore ma in cui si sentì nuovamente a casa. Lei era così, taciturna e vagamente acida.
-Cosa vuoi fare?- Domandò lui, con voce fioca.
-Vorrei tornare a casa, se non ti dispiace- gli rispose, alzando la testa e guardandolo dal basso.
Luca la guardò a sua volta senza un velo d’ironia, erano tornati ad avere quella distanza che li separava anni luce.
-Va bene, ma se non ti chiedo troppo devo aspettare di ritirare il premio e poi possiamo tornare- spiegò lui.
Federica fece un cenno di assenso, si alzò dalla sua postazione e passò accanto a Luca senza emettere nessun fiato.
Mentre il ragazzo rimaneva lì, interrogativo e perplesso, Federica si allontanò passo dopo passo sentendo il groppone farsi più pensante e se ne preoccupò, perché quel peso proveniva proprio dal petto. Il posto che lei odiava con tutta se stessa.
 
Si era rintanata nelle scuderie insieme a Maximus che stava coccolando e accarezzando da almeno mezz’ora. Sentiva gli schiamazzi della festa in lontananza sorprendendosi che anche i ricchi facessero chiasso. Li vedeva come delle forme aliene, lontani mille anni luce da quello che era lei.
Proprio quando aveva abbracciato la consapevolezza che fosse rimasta tutta la notte in quella stalla, Luca svoltò l’angolo con il borsone a tracolla e una coppa in mano.
-Possiamo andare sorrise in direzione di Federica.
-Devo farti i complimenti allora- disse lei, indicando il trofeo.
-Io non ho fatto nulla, Max è il vero protagonista- osservò Luca, battendo il palmo delicatamente sul collo dell’animale.
-E’ magnifico.
-Già… riesce a tenere fede al suo nome- ridacchiò il ragazzo.
-Andiamo?- Domandò poi.
Federica rispose con un cenno e con un’ultima carezza al cavallo si allontanò un po’ triste per il fatto che non avrebbe più rivisto quello splendido cavallo.
-Ti sei annoiata?- Indagò Luca, mentre faceva scattare l’allarme dell’Audi.
-Credevo peggio- gli rispose Federica, sedendosi in auto.
-In confronto a stamattina, con chi ti sei divertita di più?
Federica lo guardò confusa mentre Luca azionava il motore e quando si accorse dell’espressione della ragazza si affrettò a rispondere.
-Con quel ragazzo…- credette di sentirlo sbuffare.
-Ah, Bartolo!- Rispose sorridendo lei, mettendosi comoda sul sedile e togliendosi le scarpe massaggiandosi i piedi.
-Non ti offendi mica se la campagnola qui presente si toglie le scarpe- disse in sua difesa.
Luca sorrise e scosse la testa, azionando la radio e facendo tornare a cantare Bruno Mars.
-Allora… con chi ti sei divertita di più?- Tornò a chiedere, guardando la strada e tenendo tutte e due le mani ancorate al volante come se potesse sfuggirgli via.
-Mi diverto di più con le mie amiche- rispose lei, muovendo la testa a ritmo della canzone.
-Non sono cose da dire a un uomo, ne va del suo orgoglio- la prese in giro lui.
-E il tuo orgoglio ne è risentito?- Chiese lei, voltando la testa a guardarlo.
-Sta sanguinando- dice lui teatralmente, portandosi la mano sul petto.
Federica scosse la testa ridacchiando, le piaceva quell’atmosfera di battibecchi che si creava con lui. La preferiva mille volte a come si era sentita poco fa.
Decise però di non avere segreti con lui, almeno su quello che riguardava lui stesso.
-Ho parlato con Carol prima- buttò lì, guardando la strada che stavano percorrendo.
-Cosa vi siete dette?- Domandò lui con voce ferma.
-In verità non molto…- rispose lei, rendendosi conto di non aver più ascoltato quello che la ragazza le stava dicendo e si prese per pazza -mi ha solo detto che siete stati insieme e che non è d’accordo sulla compagnia che frequenti.
Luca sbuffò e si passò una mano nei capelli che erano ormai asciutti e vaporosi però senza il solito ciuffo alzato sulla fronte.
-Non stiamo insieme da parecchi mesi e sua madre continua a volerci far incontrare.
-La mamma è Pel di carota, vero?- Domandò lei, facendo ridacchiare Luca.
-Già, ha quel colore di capelli davvero troppo vistoso.
Federica rimase in silenzio per farlo continuare nel racconto.
-A Carol non è mai piaciuta la mia compagnia di amici, è sempre stata una ragazza studiosa, ligia alle regole e non ha mai assecondato alle mie cazzate e con il senno di poi le do ragione. È stata lei a mollare la relazione dopo circa un anno perché si era stancata delle mie puttanate- spiegò lui, per la prima volta aprendosi a Federica, che ne scoprì un mondo nascosto ma che tutto sommato immaginava.
-Com’è finita?- Gli chiese con voce impaurita.
Luca incassò il capo tra le spalle e lo rilasciò subito dopo.
-Con un ultimatum. Dovevo cambiare- le rispose guardingo, sapendo che ora Federica stava mettendo tutti i pezzi del puzzle al loro posto.
-E qui ora la mia domanda, perché hai voluto che io…- ma Federica si bloccò proprio quando Luca girò la strada del quartiere della ragazza.
Ecco perché aveva voluto che andasse con lui a quella stupida partita di polo! Per far vedere alla sua perfetta ex ragazza –ma ancora non proprio ex- di quanto fosse cambiato. Lasciando le sue “puttanate” infantili e facendosi vedere a fianco della zitella, triste e incallita, Federica.
Si sentì il sangue bollire nelle vene, proprio come un vulcano che fosse stato spento per decenni e si fosse svegliato di soprassalto.
-Mi hai sfruttata per i tuoi giochetti- disse lei, con voce ferita, voltandosi a guardarlo.
-Bhè… non dovresti stupirti tanto, visto che anche tu fai lo stesso con me- si difese lui, parcheggiando sul ciglio della strada.
Quello era un colpo basso.
-Tu sapevi benissimo quali erano le mie intenzioni fin dall’inizio. Invece tu cosa hai fatto con me? Mi hai fottutamente usata!- gridò lei incredula.
Luca sbuffò, passandosi tutte e due le mani nei capelli.
-Volevi che te lo dicessi dall’inizio? Volevi che ti facessi sentire di merda fin da subito?- 
Le chiese tagliente, risentito da chissà cosa.
Federica strabuzzò gli occhi pieni di rabbia e pianto. Ma chi era quel ragazzo così stronzo e superficiale che aveva davanti? Possibile che fosse quel ragazzo che l’aveva accarezzata in quella notte e quello che l’aveva scombussolata quel pomeriggio in macchina con una mano sul ginocchio? Che le aveva fatto vedere una parte del suo mondo che lo faceva brillare, come faceva con quel meraviglioso cavallo?
Ad un tratto si sentì un’estranea, proprio come lo erano lei e Luca. Niente di più.
-Vaffanculo.
Aprì la porta e si allontanò da lì, prima che le lacrime giungessero sul suo volto.
Odiava sentirsi vulnerabile. Odiava sentirsi attratta da Luca. 

 
  
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